Ok,
vado come un treno, ce la posso fareeee!!!! Una puntualizzazione: il testo
della canzone di Ran, è un pezzo della colonna sonora
di Detective Conan, ovviamente tradotto dal
giapponese… mi è sembrato appropriato e le parole mi sono piaciute tanto… Insomma
non è farina del mio sacco.
A
parte questo, Buona lettura!!!
IV – Mirror
Ran guardò nello specchio di fronte a lei mentre
si raccoglieva i capelli. Osservò il contorno del suo viso e delle spalle
lasciate scoperte dal lungo vestito.
Vide
una ragazza in quello specchio, una donna appena accennata, che cercava di
sorridere, a tutti, a sé stessa senza riuscire a
curvare la linea marcata delle labbra, strette e chiuse.
Chissà
se la voce sarebbe riuscita ad uscire dalla sua gola, quella sera? Chissà se le
lacrime invece, sarebbero rimaste nei suoi occhi, senza straripare a
tradimento?
Lui
non ci sarebbe stato…
Lui
non ci sarebbe stato, in quella sala, non le avrebbe sorriso con quel suo fare scherzoso e dolce, non la avrebbe applaudita per poi
prenderla in giro bonariamente, al termine dell’esibizione.
Lui
non ci sarebbe stato, come non c’era stato mai, prima.
Non
le importava.
Non
più.
Anche se aveva pianto tutta la notte… e ora stava per ricominciare.
Nella
sala, davanti al palcoscenico allestito nella palestra della scuola, la folla
di parenti e amici delle concorrenti, si stava lentamente sedendo.
Conan aveva già trovato il suo posto, vicino a
Sonoko, che si stava guardando intorno in cerca di Ran
– come aveva detto lei - o in cerca di
bei ragazzi – come sospettava Conan - .
Vide
inveca l’agente Yumi, che
la salutava con un cenno, mentre si avvicinava alla ragazza e al bambino.
“Ciao
Sonoko! Ran ha già cantato?”
“No,
ma ormai non dovrebbe mancare molto… come mai sei qui?”
“Ran mi ha invitato l’altro giorno. Aveva invitato anche Sato e Takagi, ma Miwako era in servizio anche
oggi e Takagi…”
Si
avvicinò di più ai due, con fare cospirativo.
“Beh,
sono tre giorni che non fa una pausa! E posso anche
capirlo, vista la situazione…”
Conan sussultò.
“Quale
situazione?”
“Oh,
sta svolgendo un’indagine riservata… non ha detto di che si trattava neanche a Miwako, quindi dev’essere una
cosa seria! Comunque un motivo di tanto impegno c’è…”
Yumi si avvicinò ancora di più all’orecchio di Sonoko, abbassando
ulteriormente la voce. Conan si sporse, perplesso e
preoccupato.
“Non
è ancora ufficiale, ma… sembra che se Takagi risolvesse questo caso, sarebbe promosso a Ispettore!”
Sonoko
rimase piuttosto indifferente alla notizia.
“Tutto
qui?”
Yumi la guardò incredula.
“Ma non capisci? Se lui riuscisse a guadagnarsi una posizione
più alta rispetto a Miwako… potrebbe finalmente
chiederle di sposarlo!!!”
“EEEHHHH????!!!!”
“Sì!
Me l’ha confessato lui ieri… è per questo che non
molla quell’indagine neanche un attimo! Comunque Sato non deve venirlo a
sapere: Takagi vuole farle una sorpresa… Mi
raccomando, acqua in bocca!”
Conan trattenne a stento un sorriso: ecco perché Takagi
aveva preso così sul serio il suo segreto!
Le
luci della sala cominciarono ad abbassarsi lentamente.
“L’intervallo
è finito: sarà meglio che vada a sedermi.. a dopo,
Sonoko!”
“A
dopo!”
Quando le luci furono completamente spente, una delle insegnanti salì
sul palco per annunciare i nomi delle ragazze che avrebbero cantato.
Tre
compagne di Ran fecero la loro esibizione, prima che
arrivasse il suo turno.
Quando
Ran salì sul palco, Kogoro e l’ex moglie Eri (che per l’occasione si erano concessi una tregua dai
loro soliti battibecchi) si commossero quasi fino alle lacrime.
Ran li salutò con un piccolo sorriso, non troppo convinto.
Conan la osservò a lungo, cercare con gli occhi tra la folla, il
volto che già sapeva non essere lì.
Il
bambino vide ancora una volta, la delusione e la tristezza togliere luce al
viso dolce della ragazza. Non
appena la musica partì, Ran cominciò a cantare.
“If
I had been able to meet you…”
Aveva
una voce bellissima che Conan… no, Shinichi stesso non ricordava così delicate
e dolce.
“This
broken heart tells of the end of spring.
One
petal from this misty flower”
Ma
una strana tristezza trapelava da quelle parole, quella voce, quei movimenti
lenti e quieti: il bambino sapeva benissimo a chi fossero rivolti.
“And
an old song floats back
Gently, even now, into my heart.
Time
after time: the miracle of meeting you,
in a city where the wind whispered through.”
Una
morsa, che stringeva, sempre più forte il cuore.
Era
un’agonia.
Quel
dolore lancinante che trapassava il corpo, era un’agonia. Per entrambi.
“We
walked a path through the hills,
Hand
in hand.
And
made an unforgettable promise…”
Ran continuava a cantare, anche se faceva male, anche se voleva
solo scappare, piangere, urlare.
“Time
after time
Alone in the city of whirling blossoms.
Can’t
return to when things were not dissipated.
In
this same place, just like on that day
With
my face strewn with tears, I waited for you…”
Conan non sapeva come rispondere a quella dolcezza
delicate che lo scuoteva come una tempesta, improvvisa.
“Everyone
says that they’re lonely… that they have to keep searching for someone…”
Lei
cantava con gli occhi chiusi, come a non voler più vedere quel posto vuoto, che
con la sua assenza riempiva tutto il suo petto.
“But
they’re so fleeting and fragile!”
Conan stava malissimo: non pensava gli sarebbe costato così tanto essere lì, quel giorno. Quel dolore che dilagava,
quell’insaziabile e disperato bisogno di risposte che
lui non poteva dare… faceva talmente male!
Il
bambino sentì il suo cuore troppo piccolo scoppiare, quando vide una lacrima
scendere furtiva e rapida lungo la guancia di lei.
Aiutami ad aspettare…
Improvvisamente
Ran aprì gli occhi.
“Time
after time
If I could have met you in the city of changing hues…
I
wouldn’t need anymore promises.
More
than anyone else, you are so easy to hurt.
I
want to be with you,
time after time,
This time, forever.”
Aiutami a resistere…
La
musica sfumò lentamente, mentre le ultime note si disperdevano nell’aria
lasciando il posto agli applausi.
Ran fece un piccolo inchino, mentre scendeva dal palco per
raggiungere i suoi familiari e i suoi amici. Solo Conan non si mosse dal suo posto, per raggiungerla e
complimentarsi con lei.
Questo
perché sapeva benissimo che qualsiasi cosa le avrebbe detto,
Ran non avrebbe sorriso…
Né
a lui, né a nessun altro.
Quando tornarono a casa, Conan era sfinito.
Kogoro
aveva bevuto troppo, insieme ai suoi amici, brindando alle capacità della
figlia, visto che era riuscita ad essere ammessa tre le 5 finaliste.
In
quel momento varcava la porta sorretto da Eri e Ran.
“Ah
ah… la mia bambina è un talento! E quando diventerà
una star farà tanti tanti
soldini… hic!”
“Sì
sì certo… Ora però, da bravo, vai a letto una buona
volta!”
Ran aiutò la madre a mettere Kogoro sotto le coperte e non meno di
qualche secondo più tardi, l’uomo stava già russando rumorosamente.
Ran preparò una tazza di tè per la madre e gliela portò in
salotto, dove la donna aspettava.
Conan, seduto vicino a lei, guardava la sera lasciar posto alla notte, oltre il vetro freddo della finestra. Eri prese la tazza fumante che Ran
le porgeva.
“Grazie…
Allora, sei contenta di aver superato le eliminatorie?”
“Certo.
Perché me lo chiedi?”
La
donna guardò Ran con occhi da madre.
“Perché sembri tutto tranne che felice…”
Ran non rispose. Continuò a fissare un punto indefinito sul
pavimento. Eri, dopo averla guardata a lungo, continuò.
“Lui
non è venuto, vero?”
Le
mani di Ran ebbero un leggero tremore, che a Conan non sfuggì.
Eri si rivolse a lui, sorridendo.
“Piccolo,
ci lasceresti un attimo da sole?”
“Sì…”
Conan uscì dal salotto chiudendo la porta dietro di sé, ma rimase lì
vicino per continuare ad ascoltare la conversazione.
“Non
so cosa fare… Ormai sono più di tre mesi che non lo vedo, e non so nemmeno se…”
Ran si bloccò, indecisa se continuare o meno.
Eri la incoraggiò a proseguire.
“…
se lui ti ama come tu ami lui?”
Ran arrossì, e senza dire una parole,
annuì.
“Ran, perché non provi a chiederglielo?”
La
figlia la guardò come se fosse matta.
“Dovete
solo chiarirvi e riordinare tutto quello che c’è tra di
voi… o non andrete mai da nessuna parte!”
Eri si alzò, appoggiando la tazza ormai vuota sul tavolo e dirigendosi
verso la porta d’ingresso.
Riconosceva
in Ran la sua stessa fragilità, la sua
stessa insicurezza e lo stesso suo dubbio sui propri sentimenti.
“Non
lasciare che dei malintesi o delle incomprensioni rovinino ciò che provi… come
ho fatto io con tuo padre.”
Ran si alzò di scatto e corse ad abbracciarla, non riuscendo a
trattenere la lacrime.
Conan, dall’altra stanza, sentì quel pianto penetrargli dentro come
un pugnale.
Si
allontanò da quella porta e raggiunse il suo letto, vicino alla finestra. Prima
di addormentarsi, vide la sua immagine riflessa sul vetro scuro.
Vide
un bambino piccolo, che lo fissava con aria di rimprovero.
Vide
un ragazzo dall’aria triste che stava perdendo ciò che di più caro aveva al
mondo.
Vide
se stesso fissare il vetro di una finestra in cerca di risposte.
Qual’era la sua vera immagine,
in quello specchio?