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Autore: Stray    07/07/2006    4 recensioni
Questa fic. è il continuo di "Walls and dreams" ... beh,ad essere sinceri i personaggi principali questa volta sono Shinichi e Ran (anche se non è detto che Takagi e Sato non facciano qualche apparizione...)!Non ho saputo resistere: la morte di Gin offriva un sacco di spunti. Per esempio: cosa succederebbe se Conan e la sua identità nascosta venissero scoperti da... Commentate, mi raccomando!
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV – Mirror

Ok, vado come un treno, ce la posso fareeee!!!! Una puntualizzazione: il testo della canzone di Ran, è un pezzo della colonna sonora di Detective Conan, ovviamente tradotto dal giapponese… mi è sembrato appropriato e le parole mi sono piaciute tanto… Insomma non è farina del mio sacco.

A parte questo, Buona lettura!!!

 

 

 

IV – Mirror

 

 

Ran guardò nello specchio di fronte a lei mentre si raccoglieva i capelli. Osservò il contorno del suo viso e delle spalle lasciate scoperte dal lungo vestito.

Vide una ragazza in quello specchio, una donna appena accennata, che cercava di sorridere, a tutti, a stessa senza riuscire a curvare la linea marcata delle labbra, strette e chiuse.

Chissà se la voce sarebbe riuscita ad uscire dalla sua gola, quella sera? Chissà se le lacrime invece, sarebbero rimaste nei suoi occhi, senza straripare a tradimento?

Lui non ci sarebbe stato…

Lui non ci sarebbe stato, in quella sala, non le avrebbe sorriso con quel suo fare scherzoso e dolce, non la avrebbe applaudita per poi prenderla in giro bonariamente, al termine dell’esibizione.

Lui non ci sarebbe stato, come non c’era stato mai, prima.

Non le importava.

Non più.

Anche se aveva pianto tutta la notte… e ora stava per ricominciare.

 

 

 

Nella sala, davanti al palcoscenico allestito nella palestra della scuola, la folla di parenti e amici delle concorrenti, si stava lentamente sedendo.

Conan aveva già trovato il suo posto, vicino a Sonoko, che si stava guardando intorno in cerca di Ran – come aveva detto lei -  o in cerca di bei ragazzi – come sospettava Conan - .

Vide inveca l’agente Yumi, che la salutava con un cenno, mentre si avvicinava alla ragazza e al bambino.

“Ciao Sonoko! Ran ha già cantato?”

“No, ma ormai non dovrebbe mancare molto… come mai sei qui?”

Ran mi ha invitato l’altro giorno. Aveva invitato anche Sato e Takagi, ma Miwako era in servizio anche oggi e Takagi…”

Si avvicinò di più ai due, con fare cospirativo.

“Beh, sono tre giorni che non fa una pausa! E posso anche capirlo, vista la situazione…”

Conan sussultò.

“Quale situazione?”

“Oh, sta svolgendo un’indagine riservata… non ha detto di che si trattava neanche a Miwako, quindi dev’essere una cosa seria! Comunque un motivo di tanto impegno c’è…”

Yumi si avvicinò ancora di più all’orecchio di Sonoko, abbassando ulteriormente la voce. Conan si sporse, perplesso e preoccupato.

“Non è ancora ufficiale, ma… sembra che se Takagi risolvesse questo caso, sarebbe promosso a Ispettore!”

Sonoko rimase piuttosto indifferente alla notizia.

“Tutto qui?”

Yumi la guardò incredula.

Ma non capisci? Se lui riuscisse a guadagnarsi una posizione più alta rispetto a Miwako… potrebbe finalmente chiederle di sposarlo!!!

“EEEHHHH????!!!!”

“Sì! Me l’ha confessato lui ieri… è per questo che non molla quell’indagine neanche un attimo! Comunque Sato non deve venirlo a sapere: Takagi vuole farle una sorpresa… Mi raccomando, acqua in bocca!”

Conan trattenne a stento un sorriso: ecco perché Takagi aveva preso così sul serio il suo segreto!

Le luci della sala cominciarono ad abbassarsi lentamente.

“L’intervallo è finito: sarà meglio che vada a sedermi.. a dopo, Sonoko!”

“A dopo!”

Quando le luci furono completamente spente, una delle insegnanti salì sul palco per annunciare i nomi delle ragazze che avrebbero cantato.

Tre compagne di Ran fecero la loro esibizione, prima che arrivasse il suo turno.

Quando Ran salì sul palco, Kogoro e l’ex moglie Eri (che per l’occasione si erano concessi una tregua dai loro soliti battibecchi) si commossero quasi fino alle lacrime.

Ran li salutò con un piccolo sorriso, non troppo convinto.

Conan la osservò a lungo, cercare con gli occhi tra la folla, il volto che già sapeva non essere lì.

Il bambino vide ancora una volta, la delusione e la tristezza togliere luce al viso dolce della ragazza. Non appena la musica partì, Ran cominciò a cantare.

“If I had been able to meet you…”

Aveva una voce bellissima che Conan… no, Shinichi stesso non ricordava così delicate e dolce.

“This broken heart tells of the end of spring.

One petal from this misty flower”

Ma una strana tristezza trapelava da quelle parole, quella voce, quei movimenti lenti e quieti: il bambino sapeva benissimo a chi fossero rivolti.

“And an old song floats back

Gently, even now, into my heart.

Time after time: the miracle of meeting you,

in a city where the wind whispered through.”

Una morsa, che stringeva, sempre più forte il cuore.

Era un’agonia.

Quel dolore lancinante che trapassava il corpo, era un’agonia. Per entrambi.

“We walked a path through the hills,

Hand in hand.

And made an unforgettable promise…”

Ran continuava a cantare, anche se faceva male, anche se voleva solo scappare, piangere, urlare.

“Time after time

Alone in the city of whirling blossoms.

Can’t return to when things were not dissipated.

In this same place, just like on that day

With my face strewn with tears, I waited for you…”

Conan non sapeva come rispondere a quella dolcezza delicate che lo scuoteva come una tempesta, improvvisa.

“Everyone says that they’re lonely… that they have to keep searching for someone…”

Lei cantava con gli occhi chiusi, come a non voler più vedere quel posto vuoto, che con la sua assenza riempiva tutto il suo petto.

“But they’re so fleeting and fragile!”

Conan stava malissimo: non pensava gli sarebbe costato così tanto essere lì, quel giorno. Quel dolore che dilagava, quell’insaziabile e disperato bisogno di risposte che lui non poteva dare… faceva talmente male!

Il bambino sentì il suo cuore troppo piccolo scoppiare, quando vide una lacrima scendere furtiva e rapida lungo la guancia di lei.

Aiutami ad aspettare…

Improvvisamente Ran aprì gli occhi.

“Time after time

If I could have met you in the city of changing hues…

I wouldn’t need anymore promises.

More than anyone else, you are so easy to hurt.

I want to be with you,

time after time,

This time, forever.”

Aiutami a resistere

La musica sfumò lentamente, mentre le ultime note si disperdevano nell’aria lasciando il posto agli applausi.

Ran fece un piccolo inchino, mentre scendeva dal palco per raggiungere i suoi familiari e i suoi amici. Solo Conan non si mosse dal suo posto, per raggiungerla e complimentarsi con lei.

Questo perché sapeva benissimo che qualsiasi cosa le avrebbe detto, Ran non avrebbe sorriso…

a lui, né a nessun altro.

 

 

 

Quando tornarono a casa, Conan era sfinito.

Kogoro aveva bevuto troppo, insieme ai suoi amici, brindando alle capacità della figlia, visto che era riuscita ad essere ammessa tre le 5 finaliste.

In quel momento varcava la porta sorretto da Eri e Ran.

“Ah ah… la mia bambina è un talento! E quando diventerà una star farà tanti tanti soldini… hic!”

“Sì certo… Ora però, da bravo, vai a letto una buona volta!”

Ran aiutò la madre a mettere Kogoro sotto le coperte e non meno di qualche secondo più tardi, l’uomo stava già russando rumorosamente.

Ran preparò una tazza di tè per la madre e gliela portò in salotto, dove la donna aspettava.

Conan, seduto vicino a lei, guardava la sera lasciar posto alla notte, oltre il vetro freddo della finestra. Eri prese la tazza fumante che Ran le porgeva.

“Grazie… Allora, sei contenta di aver superato le eliminatorie?”

“Certo. Perché me lo chiedi?”

La donna guardò Ran con occhi da madre.

Perché sembri tutto tranne che felice…”

Ran non rispose. Continuò a fissare un punto indefinito sul pavimento. Eri, dopo averla guardata a lungo, continuò.

“Lui non è venuto, vero?”

Le mani di Ran ebbero un leggero tremore, che a Conan non sfuggì.

Eri si rivolse a lui, sorridendo.

“Piccolo, ci lasceresti un attimo da sole?”

“Sì…”

Conan uscì dal salotto chiudendo la porta dietro di sé, ma rimase lì vicino per continuare ad ascoltare la conversazione.

“Non so cosa fare… Ormai sono più di tre mesi che non lo vedo, e non so nemmeno se…”

Ran si bloccò, indecisa se continuare o meno. Eri la incoraggiò a proseguire.

“… se lui ti ama come tu ami lui?”

Ran arrossì, e senza dire una parole, annuì.

Ran, perché non provi a chiederglielo?”

La figlia la guardò come se fosse matta.

“Dovete solo chiarirvi e riordinare tutto quello che c’è tra di voi… o non andrete mai da nessuna parte!”

Eri si alzò, appoggiando la tazza ormai vuota sul tavolo e dirigendosi verso la porta d’ingresso.

Riconosceva in Ran la sua stessa fragilità, la sua stessa insicurezza e lo stesso suo dubbio sui propri sentimenti.

“Non lasciare che dei malintesi o delle incomprensioni rovinino ciò che provi… come ho fatto io con tuo padre.

Ran si alzò di scatto e corse ad abbracciarla, non riuscendo a trattenere la lacrime.

Conan, dall’altra stanza, sentì quel pianto penetrargli dentro come un pugnale.

Si allontanò da quella porta e raggiunse il suo letto, vicino alla finestra. Prima di addormentarsi, vide la sua immagine riflessa sul vetro scuro.

Vide un bambino piccolo, che lo fissava con aria di rimprovero.

Vide un ragazzo dall’aria triste che stava perdendo ciò che di più caro aveva al mondo.

Vide se stesso fissare il vetro di una finestra in cerca di risposte.

Qual’era la sua vera immagine, in quello specchio?

 

 

 

 

 

 

  
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