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Autore: MorgueHanami    08/11/2011    1 recensioni
Mi avevano chiesto il continuo della storia ' La nuit du Chasseur '.
Bene, allora ho deciso di partire dall'inzio.
Da Zero.
Morgue è Lex. Una fortunatissima ragazza, destinata ad affiancare i Thirty Seconds to Mars non solo nell'ambito della Musica...
..ma anche nell'ambiente Vita. E capirà davvero il significato di 'Echelon + 30 seconds to mars = Family'
Ma ormai il concerto era finito; nella mia mente il ricordo di me folle che scavalca le transenne e si aggrappa al palco tendendo la mano al cantante. La security ovviamente ha fatto del suo meglio... stava per sbattermi fuori dall'Ippodromo! Ma Jared li ha bloccati. Jared mi ha preso la mano che tendevo piangente, me l'ha stretta e mi ha tirato sul palco. Mi ha abbracciato, mi ha chiesto cosa avevo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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this War? No, this isn't. This is Love.

A chi avrebbe il coraggio di dare la propria vita

per la Musica.

 

 

Capitolo 9 - Search and Destroy

IL CONCERTO.

 

Non era la prima volta che il mio sguardo si soffermava oltre l'oblò dell'aereo. L'ansia questa volta era la cornice perfetta tra quelle nuvole bianche e pompose come la panna; veniva voglia di tuffarmi tra le nuvole, assaporare il sapore sciapito e umido.. l'umidità si può assaggiare? I polpastrelli suonavano una muta sinfonia sull'orlo del poggiamano su una poltrona color carota, ogni tanto fermati dalla mano di Yra che mi guardava sfregando i denti tra loro. Ma io non riuscivo a stare ferma e puntualmente ritornavo con le mani a suonare silenziosamente. Sentivo già il pizzicare forte dell'adrenalina nelle vene, il coraggio fumare attraverso le pareti dei miei muscoli e la voglia di vincere tenermi gli occhi lucidi e brillanti. Ma ogni emozione svaniva come un lontano bisbiglio sbranato dalla paura... di non farcela o solamente di giocarmi il tutto per tutto e magari anche vincere? Non sapevo rispondere.. alle domande che mi pongo, io, non so rispondere mai.

Il cielo azzurro aveva quel morto presagio di libertà che io ormai da tempo non riuscivo a sentire nè a leggere: davvero ridicola, sarei andata in Francia..

Egalitè. Libertè.Fraternitè.

Egalitè non so cosa significhi, dunque me ne sbatto altamente; Libertè.. beh, l'unica libertà è stata il permesso di soggiorno a casa Zonk, da Evey..poi da Ax... e adesso mi sarei ritrovata ad un concerto senza biglietto; la Frateritè verso gli echelon sarebbe andata a puttane.. contando che avevo intenzione di entrare al concerto senza biglietto.

Avevo così tanta paura che cominciavo a fingere di non sentire le vocine interiori che continuavano a bisbigliare presagi futuri eloquenti e apatici 'E se i Mars non fossero la Libertà? Se ti stai illudendo? Se arriverai lì e Jared non si ricorderà di te? perché diciamocelo.. come fa a ricordarsi di te?Quante altre ragazze avrà visto prima di te e le avrà detto la stessa cosa? E quelle dopo? ti stai illudendo, Donia.. Morgue, molla tutto, sei ancora in tempo. '

Le avevo tappate con la musica, cercando di pensare a cosa era successo mezz'ora prima: il saluto ad Ax. Il suo volto da cane bastonato mi aveva fatto pena; ma non quanta pena mi fossi fatta io in quell'angolo remoto di me stessa che qualche sentimento - forse - riusciva ancora a perceprilo. Sì, mi sentivo soddisfatta e piena di me nel vederlo penare con il viso sofferente mentre guardava avviarmi all'aereo dopo i vari passaggi al Ceck in. Se da una parte sentivo l'irrefrenabile bisogno di non voler partire - un po' per paura, un po' perché il suo volto sembrava quello di Maria Maddalena sotto la croce di Cristo, pentito e piagnucolante - solo per stargli accanto e accarezzargli il volto sussurrandogli che non sarei andata via; dall'altra avevo sinceramente voglia di vederlo patire come ho fatto io.

Eppure, quando ho visto quella lacrima scendergli sul viso in macchina, quando ho visto l'amarezza con cui ha giudato e con cui ha chiuso la propria Nissan in parcheggio.. Beh, tutta la cattiveria per un momento era svanita, riempiendomi di tenerezza. Quella gelosia patita e nascosta, quella sofferenza palpabile come le parole che pungevano i miei sentimenti, riuscivano a darmi un senso di tristezza e tenerezza, di amore quasi materno, che mi frenò nel momento in cui poggiai il piede sulla scalinata.

- Non tornerai. Quindi sappi che ti amo. - mi sussurrò, con gli occhi lucidi; non avevo mai visto Ax piangere e adesso che l'ho fatto, non me ne faccio una ragione.

Ma se da una parte ancora un po' mi sento in colpa di averlo lasciato così, su due piedi, insicura delle mie scelte, dall'altra sono talmente sadica, malvagia e masochista che rivivrei la scena altre mille volte ancora. L'avrei voluto vedere soffrire e piangere per me come avevo fatto io. L'avrei voluto vedere attaccato alla flebo, nel letto remoto di quell'ospedale sterile ed opaco, come lo sono stata io. PER LUI. Volevo vederlo crepare, schiattare, morire per me, solo per sentirmi soddisfatta... riscattata. In quel momento non mi sentii di amarlo, ma di volerlo vedere morto per tutto quello che ho sofferto a causa sua. Ma nello stesso tempo mi rendevo conto che se non fosse stato per lui, i Mars non sarebbero stati così importanti per me nè sarei diventata un echelon.

Ma adesso era tutto finito e il suo volto dolorante era lontano. Non era qui a consolarmi se avessi fallito nè a sorridermi teneramente se fossi uscita vittoriosa da questa storia infinita. Sarebbe stato il fantasma che mi accompagnava lungo la prova, tentato nel mettere inside. Satana, il diavolo che non vuole obbedire a Dio e decide di crearsi un mondo tutto suo: Ax mi ricordava la trasgressione del mio volere, il prostrarmi di fronte ad una scelta non certo desiderata ma forse più semplice e felice.Jacob di Twilight, Paride. Se facessi questo paragone probabilmente in questo istante mi sentirei di dire che so cosa provi Bella, so cosa significhi voler ritrovare Edward scomparso, il desiderio di averlo accanto a se, stare con lui ed essere come lui. E sento anche quanto sia combattuta lei stessa, nel scegliere Paride o Romeo.

Adesso cominciavo a chiedermi cosa potessero regalarmi i Mars che lui non potrebbe: tanto. Troppo. Edward potrebbe regalare l'immortalità e un'anima dannata, Jacob potrebbe regalarle una vita serena e piena di Luce. I Mars potrebbero regalarmi la felicità. E ALessandro? Ax era il tutto il nulla, la terra tra i mondi che non volevo affrontare, i mondi che non volevo essere tenuta a scegliere.

- Sei troppo pensierosa. C'è qualcosa che non va. - l'abilità di Fluo nel comprendere anche solo i miei sguardi era sorprendente. Sospirai facendo un movimento rapido con le spalle, alzandole. - Giah, non sei contenta di venire al concerto? - mi voltai verso Eden, guardandola lievemente scettica. - Sarei stata più contenta se avessi avuto anche io il Golden ticket. - sussurrai acida, incorciando le braccia al petto. Evey e Lex erano sedute avanti a noi e parlucchiavano di qualcosa che non riuscivo seriamente a comprendere . - Andiamo tesoro, sempre meglio che niente! - disse Yra tentando un sorriso incoraggiatore. - Giah. - aggiunse Fluo, sorridendomi - Hai ugualmente un biglietto. - m'irriggidii. No, non ho un biglietto in realtà.

- Non ho il biglietto in realtà. - dissi improvvisamente con lo sguardo assorto dai mille pensieri e la consapevolezza di averlo detto; a quell'affermazione diventai rossa di vergogna. Fluo sgranò gli occhioni verdi, Yra spalancò la bocca e mi gaurdò stranita. Eden scoppiò a ridere istericamente attirando l'attenzione degli altri passeggeri mentre Evey si voltò senza particolare espressione: lei era l'unica che lo sapeva già. Lex si voltò di scatto osservandomi sorridente ' Vabbeh, ma tu sei una pazza, mica un echelon' erano le parole del suo sguardo.

- PAZZA! - urlò Yra, attirando per la seconda volta l'attenzione dei passegeri che si scambiarono qualche parolina sulla nostra presenza. Pure sopra l'aereo aggià fa sti figur e merd, jamm. - Ma ti rendi conto? Come cazzo fai ad entrare senza biglietto? E' una pazzia Donia! Ma quindi.. i tuoi genitori non sanno nulla di tutto questo casino?! - annuii solamente e vidi la faccia di Fluo sbiancare. - Ti prego, qualsiasi pazzia farai, tienici informate. - sussurrò più pallida di quello che già non fosse. Eden continuava a ridere pazzamente, quasi fosse presa più da un attacco di sfogo per il concerto che dalla sorpresa che avevo rivelato. Lex non disse niente e ri girò in avanti, commentando - Dovrai soppassare tanti King Kong - probabilmente si riferiva alla security. - Ma ce la farai. - concluse Evey, voltandosi anche lei, ridacchiando.

Rimasi forse un po' delusa dal loro comportamento. Mi aspettavo qualcosa di più.. non so, di più. Credevo che quella notizia le avesse sconvolte - non che non l'abbia fatto, certo, ma forse immaginavo le loro facce e i loro sguardi in modo differente. O ancora, forse la verità è che un po' se lo sarebbero aspettati da una pazza come me una reazione del genere. Non era anarchia né voglia di evadere, solo voglia di rinascere. Loro se n'erano accorte, perché nonostante la cazzata che stavo per fare, mi erano vicine e sapevano che tutto ciò che avrei tentato di fare avrebbe riscosso su di me qualcosa di tutt'altro che negativo: continuando a tentare mi sarei sentita più forte, in grado di sopportare il masso sulle spalle di una vita pesante e che ogni giorno diventa sempre più cupa e insopportabile.Fredda.

A me piacciono le grida, amo la confusione e il calore, il sole e l'afosità, l'umidità del tempo d'estate. Il deserto. Il contatto con dei corpi durante il concerto, i fianchi che si scontrano con gli altri, la polvere che s'alza per il saltare tutti insieme, l'unisona voce di un coro che disperato cerca la libertà e la certezza in delle parole che finalmente può sentire dal vivo, dette da ciò sembra l'unico appiglio che riesce ancora a farci sorridere e vivere.

 

Amo sentire la pioggia aderirmi le piume del giubbino sul viso, il chiacchiericcio assorto dei gruppi di Echelon seduti tra il fango, l'odore della pioggia che si confonde con il palpabile senso d'ansia che ci avvolge; i capelli che aderiscono sugli occhi, alcuni volti che si protendono al cielo parlando il francese, altri che cantano le canzini di This is war consapevoli che sarebbe stata una sfacchinata.

Consapevoli che aspettare sotto la pioggia fuori i cancelli era una follia. Ma ormai il cielo a pois di nuvole e pioggia illuminava i volti disperati che guardavano assieme verso quel accumulo di ferro scorrevole.

- Diamine, peggio del diciotto! Siamo sotto l'acqua e nemmeno ci aprono!! - la voce di Yra era il megafono dei nostri lamenti, la voce più schietta e possente che riecheggiava in un vociferare di anime assorte a guardare verso l'unica meta: tutti, osservavano attenti i cancelli con lo scopo di correre come cavalli impazziti non appena avessero visto il minimo movimento.

- Ramona, ti prego smettila!! - sussurrai verso di lei, portando gli occhi al cielo. - siete voi che avete insistito tanto visto che avete i... - Eden mi tappò la bocca giusto in tempo, dandomi un lieve schiaffetto sulla tempia.

- Stai zitta, lo sai che lo facciamo per te. -

- di fatti mi sento anche in colpa, sappiatelo. -

- mavvah, per una volta che facciamo qualcosa di buono per te hai anche da sentirti in colpa? No lo distraiamo e ... - Evey non smise di dire la frase che Lex tremando guardò verso quella folla di echelon pazzoidi che cominciò a correre verso i cancelli.

- CAZZO HANNO APERTO! - urlò Fluo, cominciando a correre e spingere tra le gente; lei è una sardina, dunque riusciva ad intruflorasi anche negli spazi più piccoli e nascosti. E noi la seguivamo sentendoci dietro le bestemmie in lingue sconosciute, maldicenze e scongiure alle nostre famiglie.

- fateci spazio, abbiamo IL GOLDEN TICKET!!! - urlavano Eden e Yra mentre la folla si spostava alle nostre suppliche di un inglese mal pronunciato. Io in tutto quel casino capivo ben poco.. Quando sentì la voce di Fluo mi sembrò di essere stata avvisata di un'imminente fine del mondo; lo stomaco saltò, bucandosi e cominciando a risucchiare ogni tipo di sensazione, tralasciando la nausea; la pelle diventò bianca e i miei occhi si fecero nocciola ma assenti, lucidi e inermi guardavano fissi quella marmaglia di echelon, onde, che fluttuavano tutte urlando verso i cancelli. Le gambe tremavano, quasi non me le sentivo per la corsa frenetica tra la folla, le mani stringevano quelle di Evey in una silenziosa confessione che lei stranamente capì - Sta calma, ce la farai Echelon - eppure più mi avvicinavo a quello che sarebbe stato lo 'Start' di una pazzia, più mi rendevo conto che fisicamente e psicologicamente forse avrei perso.

La pioggia picchiettava sulla mia testa, il cappuccio abbassato lasciava che i capelli si confondessero con le goccie lasciando il mio volto coperto da qualche ciocca, nascosto per la vergogna di quello che stavo per fare. Non mi sarei mai data per vinta- ovvio!! - ma quando vidi dinnazi a me i bestioni della Security che ci guardavano con aria indubbiamente stranita, allora pensai davvero di fuggire.

- Abbiamo i Goldent Ticket, dove dobbiamo andare? - Il Gorilla della Security si avvicinò al gruppo di ragazze. Lo osservai in ogni suo movimento, i miei occhi si confusero nella muscolatura sviluppata e accarezzata dalla maglia nera e attillata. Lo sguardo rude e distaccato, un auricolare all'orecchio e i capelli rasati. Un tatuaggio di morso da vampiro sul collo, alla parte sinistra; Mi incuteva timore, ma cercai di non pensare che - semmai m'avesse preso - mi avrebbe ridotto in cenere. Parlucchiava all'auricolare, mentre le mie amiche si osservavano dubbiose tra di loro, voltandosi di tanto in tanto verso di me. In quel momento di distrazione, quando si voltò e fece cenno di seguirle mentre con la radiolina chiamava qualche suo collega - fu quell'attimo fulmineo, istantaneo, fuori da ogni logica e retorica. Follia era pura follia.. Adrenalina nelle vene e tanto coraggio, con il cuore in gola che pulsava e bloccava il respiro asmatico - e osservava attentamente i Golden Ticket di Yra e Lex, le mie gambe partirono in una frenetica corsa. Veloce, ero veloce, non so speigarmi nemmeno quanto sia riuscita ad essere veloce. Non mi sono mai posta lo sforzo di correre così tanto in vita mia come se stessi per superare Flash. Le mie gambe seguivano le altre Echelon, soppassandole - Sorry, I'm sorry, I'm late! I've lost my friend! - sentivo le voci degli agenti che bestemmiavano qualcosa in francese: si avvicinavano sempre di più e le mie gambe invece di divenire sempre più veloci cominciavano a rallentare. Ero stanca, non mi sentivo più i polmoni che continuavano ad ansimare in quel contesto che mi faceva paura. Adesso mi prendono, cazzo. E' a vota bon che mi prendono!

Ma continuavo a correre con le gambe che ogni tanto si distraevano, concendendosi un momento di flessione lasciandomi balcollare. Fu in quel momento che sentì una mano afferrarmi lo zaino dietro le spalle, bloccandomi. Non può essere finita la corsa.

Restai in quell'attimo con la gamba alzata che voleva continuare a correre, il cuore fermo in gola e tutta la mia vita che passò dinnanzi in mezzo secondo; quando lo straccio di vita più bello mi passo davanti come un fulmine i miei occhi diventarono lucidi di rabbia e rancore, mentre l'omone della security cercava di trascinarmi indietro con lo zainetto. Continuava a riportarmi indietro, verso i cancelli, con i miei talloni che strusciavano a terra nel tentativo di impiantarsi al suolo. I'LL ATTACK. Mi sarebbe servita la colla, altro che attaccare. Peccato solo che quella guardia era tanto muscoloso e gigante quanto scemo: nll'unico momento di lucidità in cui il mio cervello si prese la briga di funzionare, ricordai che lo zaino dalle spalle si scollava. Velocemente, mollai lo zaino e il giubbino restando con la maglia dei Mars adosso e ritornando a correre. Vidi la guardia gettare tutto all'aria e - proprio come nei film - cominciare a parlare alla radiolina e correre.

Continuavo la mia frenetica corsa verso l'ingoto: la verità è che non sapevo nemmeno dove stessi andando, continuando a seguire la marmaglia di gente che camminava tranquilla, altri che correvano oppure si fermavano stanchi.

- Tra poco iniziano perché piove! - in inglese, ma lo capii. Aumentai la corsa, nonostante le mie gambe avessero voluto voglia di gridare per dirmi di stare ferma, rallentare per lo meno. Ma ovviamente, chi le sta a sentire? Continuavo ad avere la Security alle calcagna, quando improvvisamente sentì un boato di ragazzine impazzite uralare: e dinnanzi a me la vidi, quella folla immensa di persona che mi divideva dal palco. M'intrufolai tra la gente, che si appiccicava a me per la pioggia e mi bestemmiava anche contro: se continuano a bestemmiare così tanto, non durerò per la fine della serata. La secuirty ormai sembrava non trovarmi più e ricordai di guardarmi le tasche, sentendo la sagoma del cellulare sotto il jeans. Ah, menomale. Credevo di averlo lasciato nello zainetto. Peccato per l'acqua. Continuavo a farmi spazio tra le gente, sentendo nuovamente le voci dei King Kong avvicinarsi.

- SHIT! - urlai in inglese, ricorminciando a farmi spazio, spingendo tra la gente. A volte addirittura gattonavo, cadevo a terra mi strusciavo contro i corpi con la scusa di aver perso il cellulare, la macchina fotografica, facendomi sempre più avanti, ora più centralmente per disperdere le mie tracce. Quando mi voltai mi accorsi di aver superato già metà della marmaglia di gente che mi si era presentata davanti inizialmente; sospirai di sollievo. Per la metà del concerto ce la farò ad arrivare avanti... se non mi prendono.

- Oh, tra poco iniziano. E' questione di minuti dicono. -

- Ah, ma come mai non ci sono i gruppi spalla? -

- Piove e per velocizzare cantano direttamente i Mars. -

Quella notizia mi fece fermare per qualche secondo. Nello stesso attimo sentì il cellulare squillare dalla tasca, ma non lo presi. Rimasi a fissare il palco in silenzio, ammutolita. Mi ero pietrificata senza sapere il motivo, con le gambe che non riuscivano a muoversi e lo stomaco bloccato da un colpo secco: una gomitata. Questa scena l'ho sognata. Sentii le gambe afflosciarsi e il busto inclinarsi e piegarsi in due, con le mani poggiate sul ventre e gli occhi lucidi ma appannati. Stavo per crollare però qualcuno mi prese la spalla, sussurrandomi parole che non compresi.

- de..de..devo anda..andare avanti... - sussurrai, cominciando a prolungare la mano avanti a me, mentre sentivo pian piano il sangue che sembrava fermarsi e non circolare più nelle vene. Ma i miei piedi compivano ancora qualche passo, mentre sentì dalla gabbia toracica i polmoni sussurrare qualche respiro instabile prima che s'annullassero completamente, sentendo alla gola un nodo che mi impediva di respirare. Ma continuavo a camminare e stavolta la gente sembrava farmi passare. Forse c'era ancora la Security dietro che cercava di pedinarmi, quando improvvisamente non sentì più nulla: tutti i suoni pian piano cominciavano ad essere echeggiati ma lontani, ovattati da una campana di vetro. Gli occhi lucidi lasciavano una panoramica appannata e a stento riuscivo a intravedere le figure. Tutto ciò che per qualche attimo sentì fu un sapore ferroso in gola; poi un tonfo sordo con il terreno. Sono caduta, mi sento morire. E sono cosciente. Le mie gambe erano una parte inesistente che ormai non sentivo, il busto era qualcosa che indolensito pulsava e batteva forte dentro di me. Ma sembravo morta, perché non sentivo il battito del mio cuore. I miei polmoni ormai non respiravano più e sentivo il sangue fermo nelle vene, senza circolare. Chiusi gli occhi e in quel momento vidi un'immagine strana: Jared che mi tendeva la mano, nel tentativo di aiutarmi per rialzare.

Quando riaprì gli occhi, guardai le persone che mi guardavano a terra. Ma soprattutto notai un particolare che mi fece ricordare perché dovevo rialzarmi e combattere: a pochi metri da me, piazzata lì di color argento - quasi ad indicare la salvezza - sembrava esserci una transenna. Mi rialzai lentamente, nonostante mi sentissi completamente azzerata. Affaticata- con la pelle bianca e smorta, il corpo a novanta gradi piegato e le fitte nello stomaco - mi scusai con gli echelon mentre mi dirigevo alla transenna .

- S..sto.. stt..o.. m..male... d..devo...pass..are. - un italiano mi capì e mi diede la mano, aiutandomi. Non riuscivo a vedere bene, ma da quel po' di lucidità che rimaneva, riuscì a riconoscere i suoi tratti somatici: biondo, occhi forse scuri e labbra rosee. - Ti aiuto io. - mi sussurrò gentilmente, prendendomi sotto spalla.

Poi, quasi come se avessi toccato la libertà, il contatto con qualcosa di ferroso. Rigido, freddo. La transenna. Mi accasciai su quel appoggio a me così familiare. Mi sentii stranamente a casa. Il ragazzo sorrise - perché lo sentì - e si accasciò al mio orecchio, sussurrando

- Tu sei la pazza del 18 giugno. Vero? - annuii lentamente, mentre gli occhi mi si chiusero. Sentii le lacrime solcare il viso e le labbra stirarsi in un sorriso. - Sta venendo la Securitty. - continuò a sussurrare e a quel putno m'irrigidì. - Tranquilla son... - si bloccò, sentendo quell'improvviso boato di ragazzine urlanti che gridavano quel nome. - Sei fortunata, sentirai Escape. Stanno cominciando. - disse il ragazzo ma io non lo compresi. Captavo solo il nome Shannon, che continuava a rompere i timpani.

Poi, improvvisamente... mi accasciai. Non respiravo. Non sentivo il mio corpo. Vuoto. Annullata. Solo una mano afferrarmi e gli occhi chiudersi. Non ce l'ho fatta. Le voci in lontananza. Sto andando via.

 

 

E' tutto quello che ricordo, di quel concerto.

Un susseguirsi rapido di eventi, come un catalogo di ingredienti per cucinare la torta.

Nessun dettaglio, arrivo subito al dunque..

perché tutto ciò che ricordo di questo giorno,in realtà, è che fui consapevole di essere morta, per un momento.

Morta e poi resuscitata. Grazie a Loro.

 

 

 

 

« Se potessi semplificare il battito del mio cuore

sentirete il batterista di una Band in metallo pesante.»

( Jovanotti - Serenata Rap )

 

 

In quel silenzio austero una parte del mio ormai morto corpo - le mie orecchie cominciarono a sentire delle percussioni. Ovattate, ma le sentivo. Pian piano accarezzavano il timpano facendosi sempre più vicine. Attraversavano le vene ormai vuote di sangue che non circolava, quelle note percosse cominciavano a farsi spazio nei meandri del mio corpo. Lente, accarezzavano la pelle fredde e cercavano di rompere la gabbia toracica, traforando il mio cuore. E ci riuscirono.

Improvvisamente il mio cuore sembrò ritornare a battere, come se quelle percussioni avessero fatto da defibrillatore ad un organo ormai spento, non funzionante.

 

Percussione. . .

. . . Battito.

Battito . . .

. . . Percursione.

 

La batteria di Shannon delineava il mio battito cardiaco; in quel momento sembrava che fosse lui a decidere cosa fare della mia vita: mi sentivo come se fossi la batteria di quel batterista, avevo la sensazione che se lui avesse smesso di toccare con le bacchette la pelle della grancassa e i piatti giallastri, io avrei smesso di vivere nuovamente.

 

 

 

« Ho preso la chitarra senza saper suonare,

volevo dirtelo adesso stai a sentire.»

( Jovanotti - Il più grande spettacolo dopo il big Bang)

 

Il battito del cuore andava a ritmo con le percussioni di Escape, quando improvvisamente sentì Tomo arrivare in compagnia del suo strumento: in quel momento sentì il nodo in gola sciogliersi brutalmente in una tosse funesta, che mi fece sgranare gli occhi e alzare il busto da terra, ritornando ad aggrapparmi alla transenna. Una tosse funesta mi fece risentire i polmoni rinascere e assieme a loro l'udito, che adesso riusciva a distinguere tutti gli strumenti - uno per uno - e anche le note della canzone. Con fatica mi aggrappai al ragazzo italiano che continuava a sorridermi: adesso i miei occhi vedevano di lui ogni forma, ogni piccola imperfezione che lo rendeva immancabilmente dolce e gentile. Rialzandomi pian piano ricominciai a sentire i polmoni respirare a piena vita, ma la vista mi si offuscò di nuovo. Non osavo parlare perché nonostante sentissi di nuovo il mio corpo nascere, quel sapore ferroso non riusciva da andare via dalla lingua e dalle papille gustative.

Una fitta di dolore mi fece nuovamente piegare in due e fui costretta a chiudere gli occhi, lasciando rigarmi il viso da qualche lacrima. Ma Tomo sembrava con le sue corde rimettermi in vita, darmi la forza di aggrapparmi alla transenna.

- Tutto bene? La security sta venendo a prenderti, cosa vuoi fare? - la voce del ragazzo dolce e le sue parole mi ferirono mortalmente. Sentì un'altra fitta oltrepassarmi il costato, ma il cuore continuava ad andare a tempo con la batteria. Io ero viva, grazie ai loro strumenti. Loro manipolavano la mia esistenza come se fossi la loro marionetta con i fili ancorati agli strumenti.

 

« Look at my eyes, you're killing me.

All I wanted was You..»

( 30 Seconds to Mars - The Kill )

 

Le fitte continuavano ad aumentare, riducendomi ad un piccolo riccio pendente sulla transenna. Nonostante mi sentissi viva, il mio corpo sembrava non digerire quella gomitata ricevuta durante la mia scalata verso il palco, ma certo non voleva arrendersi nemmeno adesso che ero così vicina al palco che mi ci sarei potuta aggrappare e sfiorare i piedi di Jared.

La batteria avevo dato motivo al mio cuore di ritornare a battere, mentre i polmoni grazie alle corde di Tomo erano ritornati a portare aria al corpo, cervello compreso nonostante ancora fosse mal funzionante.

Quella voce, poi, rituonò tra le note della batteria e del basso, tra gli echelon impazziti che adesso urlavano quel nome come se fosse la loro unica e suprema ancora di salvezza. L'unico salvagente che avevamo su una barca che era in procinto di affondare. Era la voce di Jared che m'illuminò lasciando ogni singolo globulo bianco e rosso fermarsi.

Stavo morendo di nuovo, al suono caldo e melodico della sua voce, al suo sensuale tono basso e accattivante che ti attira e coinvolge. Jared improvvisamente mi fece spalancare gli occhi, sentendo nuovamente l'anima vibrare in questa prigionia corporea, la sentivo fare a pugni con la pelle e i muscoli, ogni singolo pezzo di me che la intralciava. Alzai lo sguardo verso la sua angelica figura e scoppiai in lacrime: silenziosa, le mie labbra sorrisero beatamente e gli occhi avevano finalmente la visuale limpida e lucida.

- THIS IS WAAAAAAAAAAAAAAAAAAR! - urlò Jared dal palco e portando i suoi fari azzurri su di me.

- JAR... - provai ad urlare il suo nome ma quel disgustoso sapore ferroso mi bloccò la voce e sputai sangue. Mi ripiegai nuovamente alla transenna, mentre sentì qualcuno afferrarmi il braccio. Sentivo il sangue colarmi dalle labbra e cadere a terra come il ticchettio incessante di un orologio a pendolo, mentre nell'ultimo briciolo di razio che rimaneva, la mia mano prese il bracciale sul quale era inciso 'Donia' e alzandosi lanciò la catenina sul palco - talmente vicino che Jared sentì il bracciale arrivargli sulle scarpe.

In quel momento una nuova fitta mi prese le viscere, tanto da farmi piegare sulla transenna. Chiusi gli occhi.

- DONIA! - sentì la voce di Jared pronunciare il mio nome dal microfono con in mano il bracciale, prima di perdere completamente conoscenza.

Sentì delle mani afferrarmi e il mio viso essere calpestato dalla pioggia velenosa; sentì la voce di Jared echeggiare nella mia mente, mentre qualcuno con poca gentilezza mi allontanò dalla folla.

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Mi scuso per il ritardo, ma il problema è che la scuola mi impegna tantissimo e non ho nemmeno il tempo di gaurdarmi in faccia! >.< Scusate se questo capitolo complessivamente fa schifo, soprattutto per la punteggiatura! Avrei voluto farlo molto ma molto più bello e appassionante e soprattutto più lungo.. ma per non farvi aspettare troppo l'ho diviso, quindi il continuo lo leggerete nel prossimo capitolo che vi avviso.. potrà essere strappalacrime v.v

 

PS. Oggi 2.12.11 ho apportato delle piccole modifiche al capitolo. Mi hanno detto che non è piaciuto granchè, perché sono arrivata subito al dunque. Avete ragione, a me nemmeno piace principalmente per questo.. Ma purtroppo l'ho immaginato così fin dal primo momento; Donia ricorda poco e niente di questo evento. Ho preferito farvi avere.. un'ottica a metà,ecco. Chiamiamola così. Narratore interno alla vicenda. Se il narratore non sa o non ricorda, nemmeno il lettore potrà sapere e leggere.

Spero che questo appunto possa farvi capire :3 Sto scrivendo il prossimo capitolo.

Giuro che vi farà piangere. O almeno, provo v.v

WIld <3 

  
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