Uniti
Volevate
tanto essere uniti, giovani italiani? Così sarete uniti per sempre...
Gli occhi ambra di Feliciano
erano pieni di lacrime, spalancati in quell’orrore. Quelli di Lovino erano
stati chiusi da una benda bianca, e teneva la testa appoggiata al muro,
canticchiando una lieve nenia. Fino a quando avrebbero potuto sopportare ciò?
Fino a quando... quella famosa frase avrebbe violentato i loro timpani?
“Abbiamo
fatto l’Italia, adesso dobbiamo fare gli italiani”
Ma non era così che avrebbero
voluto essere uniti. Quei mostri spietati non si commossero alle grida di
dolore di Feliciano, mentre chiamava chiunque in suo soccorso, il nonno, il
fratello che non sapeva dove si trovava, Germania... Sacro romano impero... Il
suo corpo fu preso, usato, rivoltato come un calzino, e infine, bendato, affinché
i punti si rimarginassero.
Da
sempre noi siamo, calpesti e derisi, perché non siam popolo, perché siamo divisi
Chi mostrava ora lo specchio? Chi
era lui? Spalancò bene gli occhi, passandosi le mani tra i capelli castani. Le
mani... quelle mani storte... perché nel sadismo della ricostruzione, qualcuno
si era sbagliato a posizionare la destra e la sinistra... Le cicatrici
prudevano ancora un po’, ma gli avevano assicurato che era normale.
- Normale, cosa ormai è normale
in me?
Si
sentì chiamare, il suo nome, Italia, e sorrise. Adesso doveva proprio andare,
dovevano parlargli, doveva capire cosa ci faceva lì... E perché fosse nato con
un occhio ambra e uno turchese.
Un mio ipotetico pensiero di
mezzanotte sull’Unione d’Italia. Spero di non aver traumatizzato nessuno. Alla
prossima, chu