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Autore: NimuehAlien    09/11/2011    1 recensioni
"L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio." Philip Kindred Dick
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando ci si ritrova nel giro è difficile uscirne. Inizialmente ci si sente felici perchè si prova una nuova sensazione e basta una qualunque sostanza per avere il sorriso stampato sulle labbra. Anch'io ero in questo modo; ma il mio ex ragazzo continua ad esserlo. Chiaramente l'ho lasciato. Insieme ci divertivamo, facevamo follie; poi le cose sono cambiate. Tutto ciò iniziava a starmi stretto... non stavo bene con me stessa. Lui era dolce con me solo quando possedeva quella sorta di veleno nel suo corpo, che aveva il potere di lacerarlo dall'interno. I suoi comportamenti iniziarono a rendermi nervosa.

Una sera ci ritrovammo dentro la vasca da bagno, vestiti. Ci fissavamo... poi mi avvicinai e lo abbracciai.

Ad un tratto gli dissi: << Dobbiamo smettere >> e lui mi rispose: << Non adesso. Prima o poi lo faremo >>. Chiusi gli occhi, ormai stavo per arrendermi.

Ultimamente ero incerta, anche quando facevamo l'amore. Non riuscivo a sentire lo stesso sentimento che provavo una volta. Ero stufa dei suoi sguardi assenti e talvolta persi nel vuoto.

***


<< Fermati! Sei impazzito? >>, gli dissi in preda alla rabbia.

Stava facendo il girotondo con l'auto proprio al centro della strada, in modo piuttosto veloce. Mi girava la testa e più gli chiedevo di fermarsi, più correva.

Stava per darmi uno schiaffo ed io gli presi il braccio, frenandolo. E fu lì che accostò. Mi urlò contro.

<< Vaffanculo >>. Detto ciò, scesi rapidamente dalla vettura. Camminai e poi mi voltai per controllare se fosse ancora lì... Non se n'era andato ma non mi importava nulla.

Guardai dinanzi a me e ad una cabina telefonica c'era il mio vicino di casa, abitava nel palazzo accanto. Più o meno aveva compreso la situazione, aveva visto tutto e soprattutto sapeva con chi stessi.

Attaccò la cornetta e mi fissò... probabilmente perchè indossavo indumenti appariscenti. Lo incrociavo spesso, devo dire.

Aveva degli occhi profondi e in essi intravedevo bontà, sembrava una persona piuttosto tranquilla. Mi trasmetteva serenità. Un clacson mi riportò alla realtà: lui.

Mi avviai verso la macchina ed entrai. Lo guardai adirata. In quel momento provò ad avvicinarsi per darmi un bacio ma io lo allontanai con forza.

<< Che ti prende? >>, chiese.

<< Sei proprio un idiota. Non devi toccarmi >>

Poi finalmente sfrecciò verso casa.

***


Trascorsi giorni colmi di lacrime. Me ne stavo seduta per terra in un angolo a sfogarmi; altre volte decidevo di fumare qualcosa insieme a lui, giusto per dimenticare qualche istante. Ma ero consapevole del fatto che una volta passato l'effetto, mi sarei sentita mille volte peggio.

Presi cinque canne e gliele misi alle labbra, le accesi tutte insieme e lui aspirò profondamente per poi soffiarmi il fumo in bocca. Subito dopo mi baciò... Il suo alito era pesante a causa di tutto ciò. Così mi scostai, sorridendogli forzatamente.

***

Un tardo pomeriggio rincasai e mi diressi in camera da letto.

Era piccola e disordinata. Vi erano delle piccole luci colorate appese alle pareti.

Lui era steso sul pavimento vicino al letto con solo i jeans addosso e totalmente fatto. Teneva gli occhi chiusi e non ebbi per niente paura... ormai ero a conoscenza del fatto che si riducesse in tale stato. Mi ero abituata.

Mi guardai intorno: quell'ambiente era vuoto, freddo e solitario. Anzi, ero io a soffrire di solitudine probabilmente.

Andai verso il comodino, presi una grande borsa e infilai al suo interno tutto ciò che mi apparteneva, o almeno una piccola parte. Avevo preso la mia decisione.

Lui si accorse di me e notando ciò che stavo facendo mi afferrò per una gamba, quasi ad aggrapparsi, costringendomi a restare. Ma io lo colpii con il borsone.

<< Non andare via, ti prego >>

<< Lasciami stare, dimenticati di me >>, e in fretta uscii dalla stanza.

Non ebbe neanche la forza di alzarsi e di seguirmi, fortunatamente.

Aprii la porta d'ingresso e fuggii per le scale, iniziando a piangere. Lasciai quel palazzo e proprio mentre stavo andando alla ricerca di una nuova meta, un'auto passò al mio fianco fermandosi. Al volante c'era il famoso vicino di casa, mi fece cenno di salire ed io acconsentii.

Una cosa che apprezzai tantissimo fu che mi lasciò piangere senza domandarmi cosa fosse successo... Quando smisi mi chiese: << Tutto bene? >>

Mi voltai verso di lui: << Sì... >>

Capendo che in realtà stavo mentendo, accostò nuovamente.

<< E' colpa sua, non è vero? >>

Io non risposi e lui mi avvolse fra le sue braccia. Improvvisamente mi sentii meglio... Per un solo istante dimenticai l'intero accaduto, lasciandomi tutto alle spalle.

Era questo ragazzo a trasmettermi sicurezza e pace. Lo strinsi forte a me quasi ad avere timore che potesse andar via da un momento all'altro e mi persi completamente.

Per la prima volta, dopo tempo, mi sentii nuovamente al sicuro e provai cosa significasse esattamente abbracciare qualcuno. Avrei voluto rimanere in quel modo per sempre.

<< Non ho la minima intenzione di lasciarti da sola >>, mi sussurrò per poi darmi un leggero bacio in fronte.

Quelle parole e quel gesto furono, per me, un'ulteriore conferma che con lui mi sentissi come rinata.

***

E' lui che oggi si trova al mio fianco e mi ha aiutata a tirarmi fuori dal quel circolo vizioso, senza mai arrendersi. Non mi ha mai giudicata, mi ha sempre accettata per quello che ero e che sono. Mi ha sostenuta e soprattutto mi ha donato tutto il suo amore e continua a farlo. Mi chiedo come avrei fatto semmai non ci fosse stato.

Il mio ex, come avevo già detto, è ancora dipendente da quelle sostanze tossiche e non si rende conto che giorno dopo giorno, la situazione peggiora. Seppi che aveva iniziato a far uso anche di cose ben peggiori del semplice fumo. Non mi sono mai pentita di averlo lasciato... con lui non ero mai me stessa; i miei sorrisi non erano spontanei.

Come avrei potuto continuare restare inerme e impassibile di fronte a quel caos che ci circondava e che pian piano mi stava distruggendo?

Finalmente, ho voltato pagina ricominciando tutto da capo.

Sono ripartita da zero, ho una nuova vita e voglio viverla fino in fondo di giorno in giorno come se fosse l'ultimo.

Come ci si sente? E' un qualcosa di indescrivibile. E' come aver vinto una battaglia. Adesso, la felicità è concreta... prima era solamente costruita, o meglio era come se non esistesse poichè in seguito mi ritrovavo all'inferno, bruciando sempre più forte su quella fiamma ardente e appesa a un filo sottile che stava per spezzarsi finchè lui mi sollevò portandomi sopra di esso; mi tese la sua mano, giusto un attimo prima che potessi cadere definitivamente in preda all'oscurità.

  
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