Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Kat Logan    09/11/2011    10 recensioni
“Qualcuno ha messo fine alla tua vita. Le linee parlano chiaro. Il tuo passato e il tuo presente sono interrotti. Come si fa ad avere un futuro senza questi due?”
“Non sono brava con gli indovinelli!” disse con una risatina nervosa.
L’altra si premurò di mostrarle un sorriso rassicurante, lasciandole la mano e porgendole il mazzo di tarocchi.
“Pesca una carta…”
La mano della bionda venne scossa da un leggero tremore per poi sfilarne una dal mazzo.
“La luna. Rappresenta il tuo presente, è un arcano maggiore”.
“In parole semplici?”
“Gli arcani maggiori sono tutti custodi di grandi segreti. Devi nascondere molte cose…la luna è il sogno, la magia…l’illusione. Alla luce della luna le cose non appaiono chiaramente, sono diverse che alla luce del giorno”.
*
Michiru Kaiō, lavora sotto copertura per un’agenzia sconosciuta dal governo. E’ la migliore nel suo campo, forse perché agisce sempre con il suo fidato e strampalato team, vendendo il proprio operato al migliore offerente.
Haruka si troverà a collaborare con lei apparentemente per la prima volta, ma non tutto è come sembra, infatti Michiru non sa di averla conosciuta già in passato.
Organizzazioni segrete, una fantomatica dea dell’amore, amicizie, amori e ricordi bruciati s’intrecceranno ad una missione che porterà alla luce i buchi neri del passato dei protagonisti.
[Usagi,Seiya,Rei,Ami,Mamoru,Haruka,Michiru,Setsuna,Minako]
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Un po' tutti | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo 1.

Tokyo, prigione dei ricordi e custode dei segreti più profondi

 
 
 

Tokyo, 23 Settembre 2011.
Ore: 22.30
 
Era settembre inoltrato; e il sole aveva cominciato a giocare a nascondino in anticipo rispetto ai caldi mesi di luglio ed agosto, trasformando così le serate tiepide ed autunnali in autentiche notti dense e scure.
La città di Tokyo, sfavillante e lucente come un diamante, grazie alle numerose luci intermittenti e colorate che illuminavano l’atmosfera sin dal primo pomeriggio, non permetteva ad alcun occhio umano di godere del cielo stellato, corte della pallida luna che si stagliava quasi al centro perfetto di esso.
 
Michiru, dal piano più alto di un palazzo signorile di recente costruzione, lasciava che il blu dei suoi occhi si perdesse al di la dell’ampia vetrata, unico ostacolo a separarla da quel cielo nero pece.
Nero, come ultimamente era gran parte della sua mente.
Da qualche tempo sembrava aver come dei blackout riguardo alcuni recenti avvenimenti della sua vita, mentre il suo passato era perfettamente integro e limpido nella sua memoria.
“Non si preoccupi, probabilmente è solo colpa dello stress dovuto alla sua attività. Dovrebbe ringraziare di essere viva e in buona salute con tutto quello che rischia ogni volta”.
Quelle erano state le precise parole del medico della Hide Secrets Agency, l’organizzazione segreta per la quale lavorava ininterrottamente da ormai tre anni.
Avanzò scalza, in punta di piedi, sul parquet lucido e pulito.
Con un gesto deciso aprì la vetrata per dirigersi sul balcone dove la brezza settembrina soffiava prepotente.
Venne scossa da un brivido, ma nonostante la maglia in cotone che indossava, fosse troppo leggera per quell’ora e quell’altezza non si tirò indietro.
Si sporse leggermente, guardando il paesaggio sotto di lei.
I rumori della città sembrarono essere attutiti da quel soffio feroce che le scompigliò dispettoso i capelli.
L’eco di una sirena si perse in lontananza così come la frenata brusca dell’auto che inchiodò al rosso improvviso del semaforo nella strada sottostante.
Guardò il passaggio notturno. Nonostante fosse venerdì, la via sembrava essere poco affollata.
Tornò a prestare attenzione al cielo.
Così in alto da essere vicino agli Dei…
Allungò una mano in aria come per provare a toccare quell’oscurità che le stava entrando nelle ossa.
Eppure così lontana dalla perfezione, nonostante quello che dicono.
Una serie di passi alle sue spalle.
Michiru ritrasse la mano e affinò l’udito prestando attenzione a quel suono.
Più vicini a lei.
Un lieve sorriso le incurvò le labbra.
“Seiya!”, esclamò senza voltarsi.
Una parola masticata e soffocata all’istante alle sue spalle.
“ Sei ancora troppo rumoroso!”
Il giovane chinò il capo grattandosi la testa ricoperta dalla lunga chioma mora, legata in una coda.
“Accidenti!” disse con un filo di voce per poi affiancarla sul balcone.
“Miss Kaiō, che ci fa qui?”
“ Ancora con la storia del maggiordomo?” domandò la ragazza trattenendo una risata.
“Certe abitudini sono difficili da dimenticare. Sotto copertura sono sempre il tuo servizievole mastino! E poi…”, la mano di Seiya passò le dita tra i lunghi capelli scompigliati color acqua marina, “ammetto che non mi dispiace ricevere ordini da te!”
“ Oh, ma smettila!”
“Non hai ancora risposto alla mia domanda. E’ di nuovo la tua insonnia a tenerti qui ?”
“Già”.  Michiru si limitò a dare quella scarna risposta alzando lievemente le spalle.
“Hai preso la tua compressa?”
“In realtà…no!” disse restia ad affrontare l’argomento e passandosi le mani su entrambe le braccia cercando di riscaldarsi.
Seiya sparì per qualche istante mentre le sue labbra si fecero scappare uno sbuffo leggero.
Attraversò il salotto arredato con mobili lineari e moderni, arrivando alla cucina.
Michiru contò mentalmente quei passi, udì il dito del ragazzo fare pressione sull’ interruttore della luce, il conseguente prendere un bicchiere di vetro, lo sportello del frigo che si apriva, l’acqua versata, uno sbadiglio, la mano che agguantava il barattolino bianco delle pillole e la luce che veniva spenta.
“Prendi!” Le ordinò una volta nuovamente raggiunta;  porgendole il flaconcino con una mano e il bicchiere colmo d’acqua con l’altra.
“Ho come l’impressione…” prese in mano una pillola,  “che questa roba non mi faccia bene.”
“Non essere sciocca, te l’ha prescritta un medico, mica un ciarlatano! E poi…sono praticamente vitamine e basta, non possono farti alcun male!”
“Ma…”, Michiru guardò con sospetto il farmaco, “ho come l’impressione che mi facciano qualcosa, che…in qualche modo aumentino il vuoto di memoria che sento negli ultimi tempi!”
“Non fare la paranoica, su!” La incitò lui con un sorriso, “ancora qualche giorno e poi non dovrai più preoccupartene!”
La ragazza finalmente si decise a dargli ascolto. Con un gesto secco mandò giù la piccola compressa e bevve un lungo sorso d’acqua porgendogli poi il bicchiere vuoto.
“Me lo porti via?” si rivolse a lui come se realmente fosse il suo domestico.
“Con piacere, signorina!” ridacchiò Seiya divertito, per poi tornare con una coperta calda che mise sulle spalle di Michiru.
“Grazie”.
Arrossì violentemente per quel gesto premuroso nei suoi confronti, ringraziando la complicità delle tenebre.
“Ah, come faresti senza di me?”
“In effetti…non lo so proprio!” Si fece piccola, sistemandosi meglio la coperta.
“Scorderei un mucchio di cose…”
“E’ solo perché sei stanca, dovresti dormire”.
Dormire. Non mi piace cadere nel vuoto. Cadere nel buio.
Da mesi ormai, nessun sogno allietava più le sue notti. Ogni volta che si stendeva nel letto e chiudeva gli occhi le sembrava di essere inghiottita dal nero. Di cadere senza riuscire ad opporsi, in un lungo tunnel senza luce.
“Io vado!” esordì il ragazzo, “devo sistemare alcune cose, in caso tu decida di accettare l’incarico che ti proporranno domani!”
Michiru lo fermò con una presa ferrea al polso, “ne sai qualcosa?”
Seiya sembrò pensarci un momento su, puntò i suoi occhi blu nell’oceano tempestoso che apparteneva alla ragazza.
“Solo che si tratta di una cifra assurda e che non sarà facile…”
“Nient’altro?”
Un cenno negativo del capo fu la sua risposta.
“Io i dettagli vengo a saperli solo una volta che tu hai accettato. Il mio compito è sempre e solo lo stesso…” posò la sua mano calda su quella affusolata di Michiru, facendole allentare la presa.
“Proteggerti e servirti”.
“Non ne ho bisogno!” una certa stizza si era impossessata della sua voce.
Odiava quella cosa. Odiava il fatto che qualcuno dovesse rischiare per lei.
“Dovete mettervi in testa…”
“Abbiamo già affrontato questo discorso” la interruppe Seiya mettendola a tacere.
“Vai a dormire, diventi aggressiva!”
“Non finisce qui!” le gridò dietro, mentre il giovane si era già allontanato quanto bastava per raggiungere la porta d’ingresso.
Lo scatto della maniglia, un leggero cigolio, il rumore che indicava il chiudersi della porta blindata e poi di nuovo il silenzio.
E’ uscito senza darmi ascolto. Come al suo solito.
Quella riflessione venne interrotta dallo squillare insistente del telefono.
Michiru attese.
A quell’ora poteva solo essere una persona.
Quella folle di Usagi!
Decise di non rispondere, consapevole che avrebbe passato l’intera notte al telefono se avesse osato tirar su la cornetta.
Rientrò, chiudendo fuori il freddo e i rumori della città, in attesa che scattasse la segreteria telefonica.
Biiipp!” il suono della segreteria che invitava a lasciare un messaggio.
“Ehi Michiru!!” la voce squillante di Usagi sembrò quasi rimbombare nella stanza. “Devi deciderti a fare un messaggio vocale decente, non puoi lasciare solo questo squallido…” si schiarì la voce e imitò un “Biip!” stridulo e fastidioso come il suono delle unghie sulla lavagna.
“A parte questo…dove sei finita? Sei fuori? Sei uscita con Seiya? Ooh, state insieme?! Voglio i dettagli!!”
Michiru si coprì il viso in fiamme con le mani, mugugnando un “oddio ma è impazzita? Per fortuna che è uscito!”
“Cooomunque…” la voce dell’amica non aveva ancora terminato il suo discorso e sembrava piuttosto restia a concludere quella conversazione a senso unico.
“Ci vediamo domani! Al caffè! Solito orario! Dobbiamo spiarlo!”
E adesso di chi sta parlando?
“Quanto è bello dovres - ” il tempo di registrazione del messaggio era scaduto lasciando a metà il discorso delirante della biondina frizzante.
Michiru tirò un sospiro di sollievo, anche se era coscia che di li a poco, Usagi avrebbe provveduto a richiamare per consumare l’intera memoria dell’apparecchio telefonico, farneticando sull’avvenenza di ragazzi a lei sconosciuti.
Un capogiro le prese alla sprovvista costringendola ad ancorarsi con le mani al tavolo presente alle sue spalle.
Maledizione, la testa!
Aspettò qualche istante, respirando lentamente a capo chino.
I suoi occhi vagarono nell’oscurità, fino ad incontrare una lettera scritta a mano abbandonata sulla superfice in vetro scuro, debolmente illuminata da un fascio di luce lunare.
 
“Cara Michiru, come stai? Gli studi qui in America vanno alla grande! La facoltà d’informatica è semplice per me. Pensa che l’ultima rata l’ho pagata grazie a - ”
La ragazza interruppe bruscamente la lettura mentale di quei fogli già visti ed inchiostrati da una calligrafia fitta ed ordinata, ripiegandoli e mettendoli nella busta bianca a cui appartenevano.
 
Di nuovo lo squillo del telefono.
Biiip!”
Michiru sospirò rassegnata.
“Sono di nuovo Usagi! Non avevo finito! Stavo dicendo che…”
Ogni volta sembra di averla in casa!
La ragazza sorrise tra sé e sé, optando per una doccia calda mentre la voce di Usagi continuava ad essere il sottofondo di quella serata solitaria.
Il sonno non sembrava voler arrivare; e lei aveva bisogno di distendersi i nervi.
Entrò in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Aprì il getto d’acqua calda della doccia.
Si sfilò la maglia e quando la testa riemerse dal tessuto i suoi occhi si puntarono sullo specchio davanti a lei.
Il vapore dell’acqua, aveva cominciato a diffondersi nella stanza rivelandole una scritta nascosta che ora spiccava sul riflesso della sua immagine.
“Los Angeles” lesse sottovoce un po’ stranita.
“Cosa significa?”
Non l’ho mai scritto io; e Seiya non può essere stato. Non si ferma certo qui a fare la doccia, è un raro caso che si fosse addormentato qui sta sera…
La sua mente cercò di correre dietro ad ogni considerazione possibile, in cerca di una risposta plausibile che sembrava non esistere.
“Per quale motivo poi proprio, Los Angeles?”
 
 
*
 
 
Haruka fece scivolare le mani nelle tasche dei jeans stretti che indossava.
Calpestò le foglie morte, cadute sul marciapiede, emettendo ad ogni passo un sinistro scricchiolio.
Gli auricolari nelle orecchie pompavano a tutto volume una canzone dei Foo Fighters; e lei, persa in quelle note, in quei riff aggressivi di chitarra, non prestava attenzione a dove stava andando.
Semplicemente camminava a vuoto, girovagava senza una meta precisa. L’unica cosa di cui era certa, era che se anche fosse stata bendata o avesse scelto di percorrere strade a lei sconosciute, sarebbe sicuramente passata accanto al parco di Yoyogi nel quartiere di Shibuya ritrovandosi poco dopo col naso all’insù a fissare uno degli imponenti palazzi vetrati poco distante dalla stazione di Harajuku.
Ovunque vada mi ritrovo sempre qua senza sapere il perché.
Spense il suo lettore mp3, togliendosi le cuffiette.
Voleva concentrarsi e non essere distratta da altro, voleva capire perché ovunque decidesse di andare puntualmente si bloccava lì sotto. In attesa di qualcosa a lei sconosciuto.
Quel posto le dava una sensazione di familiare, ma nulla di più.
Non riusciva a trovare un ricordo che la legasse a quel luogo in particolare.
La bionda sbuffò innervosita per non aver raggiunto una conclusione, che spiegasse quella stranezza.
Mi sento un’idiota. Però questa via ormai è una persecuzione.
“E’ come se fosse il destino a portarti sempre qui, vero?”
Una voce sconosciuta alle sue spalle la fece sobbalzare.
Era così immersa nei suoi pensieri da non aver colto la presenza di qualcun altro vicino a lei.
Una di queste volte vengo ammazzata se continuo così!
Una donna sembrò uscire dall’oscurità.
Era più grande di lei e una luce strana, porpora, brillava nei suoi occhi a mandorla.
“Non volevo spaventarti, perdonami!”
“Non…non mi sono spaventata!”
“Non ho potuto fare a meno…” la sconosciuta le si avvicinò sorridente, “di notarti!”
Il mio charme colpisce sempre!
Prima che Haruka potesse rispondere con una delle sue battute, quella prese a scuotere la testa in segno negativo.
“Non compiacerti per la tua bellezza, non è per quello che mi sono avvicinata a te!”
Ma come diavolo…legge nel pensiero?
“Ti stai domandando se leggo nella mente, vero?”
“Accidenti, sembri piuttosto brava!” L’incredulità prese possesso del suo viso.
“Più che altro so interpretare le espressioni delle persone!” rivelò la donna tendendole la mano per presentarsi.
“Mi chiamo Setsuna! Setsuna Meiō!”
“Piacere…” disse ricambiando la stretta “Heles!”
Mai rivelare il proprio nome.
“Un bel nome, per quanto falso sia!”
Haruka s’irrigidì. Come faceva quella Setsuna ad essere così perspicace da capire che aveva usato uno dei suoi nomi da copertura?
“La tua aura dice tante cose di te…ma tu…” Setsuna si spostò una ciocca di capelli scuri dal volto scrutando meglio i lineamenti fini dell’altra, “tu non credi in questo tipo di cose, vero?”
Ogni parola che sputava fuori quella donna stava colpendo, affondando, distruggendo ogni certezza, ogni molecola di scetticismo che da sempre albergava in lei.
Si era sempre sbagliata? Esisteva qualcosa di più grande? Gente dalle doti talmente straordinarie da poter prevedere il futuro? Un destino, il fato?
La ragazza rimase interdetta, il suo scetticismo sembrava voler venire demolito all’istante, senza troppi complimenti.
Boccheggiò un momento come in cerca di aria, ma quello che le mancava in non era una manciata d’ossigeno, bensì le parole.
“Ti va di farti leggere la mano? Posso dirti qualcosa anche attraverso le carte...”
“Io non credo in queste cose!” rispose decisa e con tono fermo, Haruka.
“Non ti faccio pagare nulla!” rise leggermente l’altra, senza stupirsi di quella reazione.
“E perché dovresti farlo a gratis?”
Setsuna si appoggiò con la schiena al palo della luce che ora stava cominciando ad emettere un fastidioso ronzio.
“Perché sono convinta che tu abbia un destino piuttosto interessante…per non parlare del tuo passato!”
“E tutto questo lo vedi dalla mia aura?” le fece il verso Haruka ruotando gli occhi, anche se spiazzata completamente.
“Pensavo fossi una a cui le sfide piacessero, evidentemente mi sbagliavo!” una punta di delusione colorò la voce della donna che voltandole le spalle si diresse a passi veloci in un piccolo negozio dalla porta socchiusa, a breve distanza da dove si erano fermate a parlare.
La bionda rimase impalata. Indecisa sul da farsi.
“Non sia mai che mi tiri indietro” sbiascicò un po’ punta nell’orgoglio per l’affermazione della sconosciuta e raccogliendo la provocazione.
“Ehy aspetta!” gridò raggiungendola con poche falcate grazie alle sue gambe lunghe e veloci. “Vediamo se sei davvero brava!” le disse con un sorriso di sfida.
“Bene, accomodati.” Disse con voce lieve Setsuna mentre un tintinnio, dovuto al campanellino appeso alla porta ne indicava la chiusura.
“Vendi strane cose qui dentro…” ne convenne incuriosita Haruka, sedendosi senza smettere di guardare gli scaffali fitti di oggetti a lei sconosciuti e sfere di cristallo che la circondavano.
Setsuna accese alcune candele e le posò sul tavolo in legno scuro intagliato che si trovava davanti all’altra.
“Wow…fai le cose in regola eh? Con tanto di atmosfera da film horror!”
“Fa silenzio...” sussurrò portandosi un dito alle labbra, “non disturbare le carte!”
Decisamente non fanno per me queste cose e lei…ha qualche rotella fuori posto!
Setsuna appoggiò un mazzo di tarocchi al tavolo, dopo averlo mescolato davanti agli occhi dell’altra. Vi appoggiò un orecchio sopra e rimase in silenzio, come in ascolto di qualcosa.
“Oh…” sussurrò.
“Ehm?!”
“Le carte parlano…”
“Si, tutto chiaro, come no. Credo che farei meglio a…”
“Ti tiri indietro?” il tono grave e serio. Gli occhi di Setsuna si ridussero a due fessure.
Haruka si morse il labbro per poi sbuffare. “Certo che no!” disse incrociando le braccia al petto e imbronciandosi appena.
“E’ che tutte queste stranezze non fanno per me!” cercò di spiegarsi gesticolando appena.
“Risulta strano ciò che non conosci, ma non conoscendo le cose…non puoi affermare con assoluta certezza che siano strane realmente”.
Ok troppi giri di parole.
“Dammi la mano…” le ordinò per poi prendere a studiare il suo palmo.
“La linea della vita è interrotta…eppure tu, sei qui. Di fronte a me.”
“Iniziamo con le buone notizie!” disse sarcastica Haruka.
Il sarcasmo era una vera e propria difesa, l’aiutava a mantenere il sangue freddo in ogni situazione, a rimanere lucida.
Per quanto non credesse alla magia, all’occulto e fosse una persona razionale, stava cominciando a sentire una certa tensione al cospetto di quella donna, che seppur le risultasse tremendamente strana sembrava carpire particolari al più delle persone nascosti.
“Qualcuno ha messo fine alla tua vita. Le linee parlano chiaro. Il tuo passato e il tuo presente sono interrotti. Come si fa ad avere un futuro senza questi due?”
“Non sono brava con gli indovinelli!” disse con una risatina nervosa.
L’altra si premurò di mostrarle un sorriso rassicurante, lasciandole la mano e porgendole il mazzo di tarocchi.
“Pesca una carta…”
La mano della bionda venne scossa da un leggero tremore per poi sfilare una carta.
“La luna. Rappresenta il tuo presente, è un arcano maggiore”.
“In parole semplici?”
“Gli arcani maggiori sono tutti custodi di grandi segreti. Devi nascondere molte cose…la luna è il sogno, la magia…l’illusione. Alla luce della luna le cose non appaiono chiaramente, sono diverse che alla luce del giorno”.
Che si riferisca al “mistero del palazzo?”
La giovane mostrò una smorfia poco convinta e alzando le spalle intimò Setsuna a continuare.
“Pesca un’altra carta per il tuo presente…”
“Oh il papa!” esclamò la donna osservando la figura che Haruka le rivelò questa volta.
“Hai un alleato in questa situazione di poca chiarezza! Questa persona sarà la tua guida! Avanti pescane una per il tuo futuro immediato!”
“Non ti esaltare in questo modo però. Mi stai dicendo cose che nemmeno capisco!”
“E’ solo perché non ci ragioni sopra!”
“Se…se come no!” Con fare svogliato scelse un’altra carta, ripromettendosi che dopo quella avrebbe messo fine alla pagliacciata in corso.
La figura di una persona vestita di stracci, sull’orlo di un precipizio catturò l’attenzione di Setsuna.
“Hai trovato il matto!” La donna sospirò, puntando il gomito al tavolino e posando il volto sulla propria mano.
“La carta indica che stai per buttarti in qualcosa di nuovo, la tua scelta non sarà dettata dalla ragione ma dall’istinto! Ora…”
“Ora me ne vado!” la interruppe la bionda alzandosi bruscamente dalla sedia, “mi dispiace ma sul serio non…”
“Scappa Haruka. Scappa al tuo destino!”
Io non le ho detto come mi chiamo.
La bionda venne percossa da un brivido e senza pensarci due volte si lanciò in una corsa sfrenata verso casa, come se fosse inseguita da un fantasma.
 
 
 
La luce dello schermo del pc attirò l’attenzione di Haruka una volta rientrata nel proprio appartamento.
Riprese fiato, compiendo alcuni respiri profondi e piegandosi in avanti con le braccia sulle ginocchia continuando a fissarlo a distanza.
Non capiva cosa l’era preso, quella reazione non era certo da lei.
Era una che non si lasciava impressionare facilmente e che soprattutto non fuggiva a gambe levate, eppure non aveva mai corso così velocemente in vita sua.
Una volta che il suo respiro fu tornato regolare si dedicò al suo computer.
Fece per spegnerlo quando una finestra di conversazione si aprì all’improvviso davanti ai suoi occhi.
“Ma che…qualcuno è entrato nel sistema!! Un maledetto Hacker!”
Fece per chiudere la strana finestra virtuale ma il messaggio che comparì sotto i suoi occhi la impietrì.
“Sicura di sapere chi sei, Haruka?”
Di chiunque si trattasse sapeva il suo vero nome, ma l’agenzia non poteva essere, non era quello il loro modo consueto di comunicare e di certo non si perdevano a fare certe domande.
“Chi sei? Come fai a sapere il mio nome?” Digitò il messaggio velocemente, incuriosita e tesa allo stesso tempo.
Si sedette alla scrivania impaziente di leggere la risposta alla sua domanda.
“La dea dell’amore”.
“Questa è bella!”
Stava per digitare che non aveva tempo da perdere ma un altro messaggio la precedette.
“C’è un incarico che devi accettare. Riguarda la HSA.”
“L’ Hide Secrets Agency? Come fa questa persona a conoscerla? E…”
“Devi fidarti, sono qui per aiutarti”.
Le parole della veggente le tornarono alla mente prepotenti.
“Che questa Dea dell’amore sia…il mio papa? E l’incarico di cui parla… la carta del matto!”
Una mano spettinò i corti capelli miele per poi posarsi sui suoi occhi stanchi.
“Devo essere stupida a farmi impressionare in questo modo…”
Perché dovrei darti ascolto?” Chiese all’interlocutore misterioso.
“Perché hai molto da perdere”.
“Questa serata ha davvero dell’assurdo!” Haruka si alzò, dirigendosi in cucina a prendere una birra dal frigo, quando tornò alla sua postazione ad attenderla c’era un altro messaggio.
“Dai, fulmine. Fidati!”
 
Il tempo sembrò fermarsi. La bottiglia le scivolò dalle mani, schiantandosi sul pavimento con un sonoro tintinnio prima che i cocci di vetro schizzassero rovinosamente sulla moquette.
“Non è possibile…” la bocca rimase semi aperta. Mentre lo sterno cominciava a bruciarle per la scarsa ossigenazione.
I muscoli sembrarono non voler rispondere più ad alcuno stimolo ed anche solo il serrare la mascella divenne un’operazione troppo impegnativa da compiere.
Solo una persona mi chiamava così. Quella bambina…com’è possibile?
Le dita digitarono la sua ultima frase, prima che la sua mente si scollegasse per scivolare nel tunnel dei ricordi.
“Accetto. Cosa devo fare?”  La sua ultima scritta rimase a lampeggiare sullo schermo bianco in attesa di una risposta che non sarebbe tardata ad arrivare.
 
 
 
 
 


Note dell’autrice:
 
Dopo tre giorni di scrittura ecco il risultato! Spero non lo riterrete noioso, nonostante sia un capitolo “lento”.
Immaginate che questa fic sia un puzzle composto da pezzettini piccolissimi, ecco, anche le cose che sembrano cavolate qui sono in realtà tasselli che serviranno al quadro generale, perciò sono necessari capitoli di questo genere prima di arrivare a quelli alla “rambo”, per cui smaniate tanto xD intesi? Abbiate pazienzaaa!!
Una piccola puntualizzazione su Seiya, qui è un uomo come nell’anime. Essendo un AU è un uomo e basta, non un travestito o come vogliamo “catalogarlo”, altrimenti risulterebbe una brutta copia di Haruka e come sappiamo di Ruka ce n’è una sola! (so che nel manga è una donna ma mi attengo alla seconda versione sopra citata u.u).
In caso sia OOC o riteniate che qualsiasi personaggio lo sia, beh avvisatemi che lo aggiungo agli avvertimenti della fic!
Come avete visto, il signorino e Michiru hanno un rapporto un po’ strambo, figurarsi se non facevo diventare un mezzo mentecatto  pure lui! XD
Piano piano verranno presentati tutti i personaggi, Usagi compresa. Prevedo una storia piuttosto lunga perché cercherò di affrontare le vicende di tutti quanti e non solo di Haruka e Michiru.
Donne avvisate…mezze salvate! ;D
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Kat Logan