Leggete, please! Solitamente - quando una storia è corta o in fase di arrivo - autopubblicizzo qualche mia storia, in caso che a qualcuno interessi leggere altro di mio. Personalmente apprezzo questa cosa, in quanto lettrice, perché se l'autrice mi piace come scrive, finita la storia che sto seguendo, mi farebbe piacere leggere altro di suo. E' vero, volendo c'è sempre il profilo di EFP, ma magari a qualcuno fa piacere vedere cosa propone l'autrice stessa... Tutto questo per chiedervi: che saghe seguite? Cosa vi piace leggere? Aspetto, con ansia, vostre notizie per il futuro. Adesso vi lascio al capitolo!
1.
IL RITORNO DI DAMON
Fell’s Church, Virginia.
Stati Uniti
d’America.
Settembre 2011.
L’aeroporto
di
Fell’s Church era sempre lo stesso, nonostante fossero
passati setti anni
dall’ultima volta che Damon vi avesse messo piedi. Non
tornava in quel piccolo
paese della Virginia da quando era partito per New York.
Nessuno sapeva del
suo ritorno, neanche Stefan.
Arrivò a casa
Salvatore circa mezzora dopo l’atterraggio
dell’aereo. Ad aspettarlo non c’era
nessuno. Suo padre, Giuseppe Salvatore, era al comune della
città, era lì che
lavorava praticamente da sempre; sua madre, invece, era a scuola.
Faceva l’insegnante
di Storia.
Quando varcò la
soglia riconobbe l’odore famigliare di muschio, che da sempre
aveva
contraddistinto quelle mura. Quanto gli era mancato tutto quello? Troppo.
Mise a posto i
bagagli, si diede una sistemata e decise di fare una sorpresa a suo
fratello,
facendosi trovare fuori dal College.
A differenza di
Damon, Stefan, era andato con Elena all’università
della Virginia. Voleva
diventare uno psichiatra; Elena, invece, una veterinaria.
Erano da poco
passate le due, sarebbero usciti a breve.
― Com’è andata,
amore? ― domandò Stefan, ormai ventitreenne, alla sua
fidanzata. Lei gli
strinse le braccia attorno alla vita e rispose.
― Molto bene! E tu?
― Non vi si può
lasciare qualche anno da soli che vi rammollite, eh ragazzi? ―
domandò Damon,
alle loro spalle. I due ragazzi si voltarono, riconoscendo la voce
– se pur
diventata più matura e fiera – non credevano ai
loro occhi.
― Damon? ― chiese,
incerta, Elena.
― L’unico e solo, cognatina!
― Oddio, sei
proprio tu! ― urlò lei, buttandogli le braccia al collo.
Damon le restituì
l’abbraccio, alzando gli occhi al cielo.
― Ah, nessuno
resiste al mio fascino… ― sussurrò, prendendosi
uno pugno sul braccio.
― Ma falla finita,
scemo!
― Damon. ― disse
Stefan, ancora inerme dinanzi al fratello. Era sorpreso.
Non sapeva che sarebbe tornato.
― Lo so, Stefan. ―
sdrammatizzò lui ― Dopo anni in cui mi vedevi solo per
webcam e qualche
incontro fugace a New York, vedermi dal vivo ti crea uno shock, ma ehi!
È tutto
apposto, fratellino! Sono io.
― Non cambi mai tu!
― disse Stefan, allargando le braccia ― Fatti abbracciare!
La giornata passò
serenamente. I genitori di Damon furono sorpresi, ma felici, nel
riaverlo a
casa. Stefan ed Elena decisero di organizzare una festa, in onore del
suo
ritorno a casa. Non voleva ricevimenti, Damon. Né qualsiasi
altra cosa simile,
ma non poteva dirlo ai suoi amici. Loro erano contenti, non voleva
rovinargli
l’allegria.
― Bonnie? ― domandò
Damon, mentre erano tutti e tre in pizzeria.
― Sta bene. ―
rispose Elena ― Ma non credo sappia del tuo ritorno, non ancora almeno.
― Quanto credi di
rimanere? ― chiese Stefan, bevendo un sorso di birra.
― Per sempre,
direi. ― rispose Damon, addentando un pezzo di pizza.
― E Katherine…? ―
azzardò Elena, visto che nessuno aveva ancora toccato
l’argomento.
― Non credo si
unirà a noi.
― Cos’è successo? ―
domandò Stefan.
― Mi ha lasciato. ―
spiegò il fratello ― Una sera, sono rientrato a casa dal
lavoro e ho trovato
tutta la mia roba fuori dalla porta di casa. Lei non c’era,
ovviamente. Era
fuori città per qualche scatto, non lo so. Fatto sta che
tutta la mia roba era
lì, in bella mostra! Sulle scatole c’era il mio
nome, scritto a lettere
cubitali. E poi c’era questo… ― concluse, tirando
fuori dal portafoglio il
bigliettino con cui Katherine aveva messo fine alla loro storia. Stefan
lo
prese, passandolo poi a Elena.
― Mi dispiace
tanto, Damon. ― disse quest’ultima, riconsegnandogli il pezzo
di carta
stropicciato.
― Sì, già… Anche a
me.
― Quando è
successo? ― chiese Stefan, capendo che il motivo per cui suo fratello
fosse
tornato a casa era senza ombra di dubbio quello.
― Sei mesi fa, più
o meno.
― Ma… ― tentò di
dire Elena, ma Stefan la bloccò.
― So quello che
stavi per dirmi, Elena. ― rispose, comunque, Damon ― Perché
due mesi fa, quando
mi avete chiamato, ho detto che andava tutto bene? ― non vedendo
risposte,
continuò da solo ― Sapete come sono fatto. Inoltre, credevo
che le cose
potessero sistemarsi. Solo qualche giorno fa ho capito che era davvero
tutto
finito, forse non è mai neanche cominciato niente.
― Che vuoi dire? ―
chiese Stefan, non sopportando di vedere suo fratello in quelle
condizioni.
― Niente Stefan,
non mi va di parlarne. Va bene?
― Va bene.
― Stasera si fa
quello che vuoi tu, ragazzone! ― intervenne Elena, cercando di spezzare
la
tensione ― Quindi, cosa vuoi fare?
― Giocare a
biliardo! ― rispose Damon ― Come ai vecchi tempi, vi va?
― Certo, basta che
non bari. ― disse Stefan, alzandosi dal tavolino.
― Ehi! Io non baro…
― non finì la frase che sia Elena che Stefan, stavano
morendo dalle risate.
Damon sorrise, per la prima volta dopo tanto tempo. Capì,
così, che quella
decisione era stata la migliore. Tornare a casa, da suo fratello, dai
suoi
amici, era la scelta più saggia che potesse fare.
***
Era
passata una
settimana dal ritorno di Damon a Fell’s Church, e le cose
stavano andando
piuttosto bene. L’unica cosa che il ragazzo non capiva, era
il motivo per il
quale Elena, ma anche Stefan, non avesse detto nulla a Bonnie.
Era pomeriggio
inoltrato, quando il cellulare del ragazzo suonò per la
centesima volta. Il
direttore del giornale, per il quale lavorava a New York, continuava a
chiamarlo. Voleva che il ragazzo tornasse al suo posto di stagista;
aveva
futuro, diceva. Ma Damon non aveva affatto voglia di tornare in quella
città.
New York era stata la sua benefattrice, ma anche la sua rovina.
Lì, in quel
luogo, lui e Katherine avevano cominciato la loro nuova vita;
lì, in quello
stesso luogo dove tutto era iniziato, tutto era finito.
Si alzò dal divano,
stanco di rimuginare sempre sul suo fallimento amoroso, e si
versò un bicchiere
di scotch. La casa non era cambiata molto in quegli anni. La libreria
era stata
arricchita, ma nulla era stato spostato. Suo padre teneva molto
all’ordine.
Aveva deciso di guardare un po’ di televisione, quando delle
voci – provenienti
dal portico di casa – attirarono la sua attenzione. Erano
Stefan ed Elena.
― Allora, glielo
hai detto o no? ― domandò il primo.
― Ancora no. ―
rispose la seconda.
― Elena!
― Cosa? Stefan, sai
che è un argomento delicato per Bonnie.
― Sì, lo capisco.
Ma non puoi aspettare che Bonnie incontri Damon fuori
dall’università o in giro
per la città. Sarebbe peggio, non trovi?
Elena sbuffò,
sapendo quanto le parole del suo ragazzo fossero vere. Ma era
combattuta. Come
avrebbe fatto a dire a Bonnie che Damon, quel
Damon, era tornato a Fell’s Church?
― Lo so, ma Stefan…
Come faccio a dirle che Damon è tornato? ― chiese lei, in
tono lamentoso ― Sarà
una batosta per Bonnie.
― Lo so. Non le è
ancora passata, vero?
― No. ― rispose,
sospirando pesantemente ― Da quanto si è lasciata con Jeremy
non si è messa più
con nessuno. Schiva chiunque, lo sai. Credevo che mettersi con Jeremy,
dimenticare Damon una volta per tutte, fosse la scelta migliore per
lei,
invece…
― Invece non riesce
a dimenticarlo. Non ci è mai riuscita davvero.
Damon era senza
parole. Il respiro era fermo, il suo corpo congelato, immobile. Bonnie,
quella Bonnie, era innamorata di
lui?
Era sempre stata innamorata di lui.
Percepì Stefan
tirare fuori le chiavi, così scattò veloce
– ma silenzioso – sul divano,
facendo finta di non aver sentito nulla.
― Ehi, ragazzi!
― Ciao Damon. ―
rispose loro, all’unisono ― Cosa fai? ― proseguì
Stefan.
― Niente, ho appena
spento la tv. Non c’è mai niente di decente da
guardare! ― rispose, alzandosi
per mettere via il bicchiere, ormai vuoto ― Com’è
andata a lezione?
― Bene! ― rispose
Stefan, prendendo la giacca di Elena.
― Stancante. ―
disse, invece, quest’ultima, sprofondando nella poltrona.
― Come siete
pappamolle. ― scherzò Damon, prendendosi in piena faccia una
cuscinata, tirata
da Elena ― Grazie tante.
― Figurati! ―
rispose lei, sorridente ― Quando vuoi!
― Stefan, la tua
ragazza mi tratta male!
― Sono sicuro che
te la sei cercata.
Damon sbuffò
contrariato, ma non riuscì a togliersi dalla testa neanche
per un secondo
quello che aveva sentito, qualche minuto prima.
― Come sta andando
la mia festa di bentornato?
― Benissimo,
ovviamente. ― rispose Elena ― La faremo al Mystic
Grill! Ci hanno messo a disposizione non solo
l’interno, ma anche il
giardino.
― Una cosa in
grande…
― Damon Salvatore
torna a Fell’s Church. ― parlò Stefan ―
È un evento che va assolutamente
festeggiato.
― Va bene, va bene!
― disse lui, alzandosi ― Andrò a farmi un giro,
così voi piccioncini potete
tubare un po’ in santa pace. ― strizzò
l’occhio, prese la giacca di pelle nere
e uscì.
Fell’s Church non
era granché come città. Troppo antica, troppo
piccola, troppo mistica… Attirava
un sacco di turisti, a causa della sua storia assurda. Si narrava,
infatti, che
Fell’s Church fosse stata fondata da alcuni vampiri
e che dopo, gli essere umani, decisero di scacciarli, uccidendoli uno
ad uno. Che stupidaggini,
pensò Damon.
Era, così, troppo
assorto nei suoi pensieri per accorgersi della ragazza che quasi gli
sbatté
addosso. Era minuta, con lunghi capelli scuri. Stringeva al petto dei
libri,
evidentemente era appena uscita dall’università.
― Scusami. ― disse
Damon ― Non ti avevo vista… Bonnie?
La ragazza sgranò
gli occhi, non credendo a chi avesse davanti. Damon Salvatore. Cosa ci
faceva lui lì? Il suo
cuore cominciò a battere
furioso nel petto, sia per rabbia che per gioia. Due sentimenti troppo
diversi
e contrastanti perché potesse ragionare lucidamente. Non
rispose, lo supererò
semplicemente, pregando che lui non la seguisse. Speranza vana.
― Bonnie! Aspetta
un attimo. ― disse lui, afferrandole un braccio ― Sei proprio tu, vero?
― No, sono sua
sorella gemella. Ora se non ti dispiace… ― cercò
di fargli mollare la presa,
senza riuscirci.
― Sì, sei proprio
tu! Sei… sei diversa.
― Sono passati
sette anni, Damon. ― rispose Bonnie, riuscendo a liberarsi da quella
presa
ferrea ― Cosa credevi di trovare? Ancora la ragazzina di sedici anni,
con i
capelli rossi, corti, e le lentiggini?
― No, solo che…
― Solo che, niente. ― lo
zittì lei, tagliente ― Gli
anni passano per tutti, Damon. Sono passati anche per me. Ora, se vuoi
scusarmi, devo tornare a casa. Caroline mi aspetta per cena. ― si
voltò,
lasciando Damon lì, come un baccalà a fissarla.
Non se la immaginava così,
proprio per niente. Aveva lasciato una Bonnie ragazzina, una bambina.
Ora,
invece, quella che si era trovato davanti, era una donna.
Una donna fiera e orgogliosa.
― Ah comunque, bentornato a
Fell’s Church. ― disse Bonnie, prima di salire in macchina e
sparire,
inghiottita dal tramonto che stava, lentamente, calando sulla
città.
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Ecco il primo capitolo di questa piccola flash! Cosa ne pensate? Come potete vedere la caratterizzazione dei personaggi è molto diversa, sia che si parla di serie televisiva sia che si parla di saga scritta. Stefan e Damon sono fratelli, per davvero. Non c'è odio, non c'è rancora... Loro si vogliono bene - Damon vuole bene a suo fratello minore, senza se e senza ma. Elena ha un carattere frizzante e scherzoso. Ama Stefan, solo lui. Vede in Damon un futuro cognato, un amico, un fratello maggiore con cui scherzare e prenderlo in giro - questo particolare si vedrà molto anche nei prossimi capitoli -, ma tutto qui. Damon, per Elena, è solo questo. E poi c'è Bonnie... Ma di lei è inutile parlare, come personaggio verrà scoperto man mano. Solo una cosa: come avrete potuto leggere la descrizione di Bonnie è diversa, ora. Non sono diventata pazza! Ma, a differenza di Elena che è rimasta bionda ect. ect., Bonnie è cambiata, infatti lo spiega. Che altro dirvi? Ci leggiamo Mercoledì prossimo!