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Autore: Mia Swatt    09/11/2011    9 recensioni
Damon Salvatore, lascia Fell’s Church – per trasferirsi a New York, frequentando lì il College a Brooklyn – subito dopo aver conseguito il diploma, insieme alla sua ragazza: Katherine Pierce. Ma la sua vita non è così semplice. Infatti, al liceo, il cuore del ragazzo era diviso tra la bella Katherine e la testarda Bonnie McCullough, nonché migliore amica della fidanzata di suo fratello minore, Stefan. Gli anni passano, e Damon diventa un promettente stagista nella redazione del New York Times, ma succede qualcosa che spazza via tutte le sue certezze: Katherine lo lascia, con un biglietto. Rimasto solo, il ragazzo, decide di tornare nella città natale, per ritrovare tutti i suoi passati affetti. È proprio lì che incontra nuovamente Bonnie; una nuova Bonnie. Ma quanto si cambia in sette anni? E Bonnie, era davvero solo una ragazza testarda o qualcosa di più?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Katherine
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Come va? Io così e così, ho passato una notte tremenda - maledetti incubi! Va bene, giustamente starete dicendo: "e a noi che importa? Dacci il capitolo!" e avete ragione XD ci tengo solo a farvi una domandina...
Leggete, please! Solitamente - quando una storia è corta o in fase di arrivo - autopubblicizzo qualche mia storia, in caso che a qualcuno interessi leggere altro di mio. Personalmente apprezzo questa cosa, in quanto lettrice, perché se l'autrice mi piace come scrive, finita la storia che sto seguendo, mi farebbe piacere leggere altro di suo. E' vero, volendo c'è sempre il profilo di EFP, ma magari a qualcuno fa piacere vedere cosa propone l'autrice stessa... Tutto questo per chiedervi: che saghe seguite? Cosa vi piace leggere? Aspetto, con ansia, vostre notizie per il futuro. Adesso vi lascio al capitolo!

1.
IL RITORNO DI DAMON


Fell’s Church, Virginia. Stati Uniti d’America.
Settembre 2011.

L’aeroporto di Fell’s Church era sempre lo stesso, nonostante fossero passati setti anni dall’ultima volta che Damon vi avesse messo piedi. Non tornava in quel piccolo paese della Virginia da quando era partito per New York.
Nessuno sapeva del suo ritorno, neanche Stefan.
Arrivò a casa Salvatore circa mezzora dopo l’atterraggio dell’aereo. Ad aspettarlo non c’era nessuno. Suo padre, Giuseppe Salvatore, era al comune della città, era lì che lavorava praticamente da sempre; sua madre, invece, era a scuola. Faceva l’insegnante di Storia.
Quando varcò la soglia riconobbe l’odore famigliare di muschio, che da sempre aveva contraddistinto quelle mura. Quanto gli era mancato tutto quello? Troppo.
Mise a posto i bagagli, si diede una sistemata e decise di fare una sorpresa a suo fratello, facendosi trovare fuori dal College.
A differenza di Damon, Stefan, era andato con Elena all’università della Virginia. Voleva diventare uno psichiatra; Elena, invece, una veterinaria.
Erano da poco passate le due, sarebbero usciti a breve.
― Com’è andata, amore? ― domandò Stefan, ormai ventitreenne, alla sua fidanzata. Lei gli strinse le braccia attorno alla vita e rispose.
― Molto bene! E tu?
― Non vi si può lasciare qualche anno da soli che vi rammollite, eh ragazzi? ― domandò Damon, alle loro spalle. I due ragazzi si voltarono, riconoscendo la voce – se pur diventata più matura e fiera – non credevano ai loro occhi.
― Damon? ― chiese, incerta, Elena.
― L’unico e solo, cognatina!
― Oddio, sei proprio tu! ― urlò lei, buttandogli le braccia al collo. Damon le restituì l’abbraccio, alzando gli occhi al cielo.
― Ah, nessuno resiste al mio fascino… ― sussurrò, prendendosi uno pugno sul braccio.
― Ma falla finita, scemo!
― Damon. ― disse Stefan, ancora inerme dinanzi al fratello. Era sorpreso. Non sapeva che sarebbe tornato.
― Lo so, Stefan. ― sdrammatizzò lui ― Dopo anni in cui mi vedevi solo per webcam e qualche incontro fugace a New York, vedermi dal vivo ti crea uno shock, ma ehi! È tutto apposto, fratellino! Sono io.
― Non cambi mai tu! ― disse Stefan, allargando le braccia ― Fatti abbracciare!
La giornata passò serenamente. I genitori di Damon furono sorpresi, ma felici, nel riaverlo a casa. Stefan ed Elena decisero di organizzare una festa, in onore del suo ritorno a casa. Non voleva ricevimenti, Damon. Né qualsiasi altra cosa simile, ma non poteva dirlo ai suoi amici. Loro erano contenti, non voleva rovinargli l’allegria.
― Bonnie? ― domandò Damon, mentre erano tutti e tre in pizzeria.
― Sta bene. ― rispose Elena ― Ma non credo sappia del tuo ritorno, non ancora almeno.
― Quanto credi di rimanere? ― chiese Stefan, bevendo un sorso di birra.
― Per sempre, direi. ― rispose Damon, addentando un pezzo di pizza.
― E Katherine…? ― azzardò Elena, visto che nessuno aveva ancora toccato l’argomento.
― Non credo si unirà a noi.
― Cos’è successo? ― domandò Stefan.
― Mi ha lasciato. ― spiegò il fratello ― Una sera, sono rientrato a casa dal lavoro e ho trovato tutta la mia roba fuori dalla porta di casa. Lei non c’era, ovviamente. Era fuori città per qualche scatto, non lo so. Fatto sta che tutta la mia roba era lì, in bella mostra! Sulle scatole c’era il mio nome, scritto a lettere cubitali. E poi c’era questo… ― concluse, tirando fuori dal portafoglio il bigliettino con cui Katherine aveva messo fine alla loro storia. Stefan lo prese, passandolo poi a Elena.
― Mi dispiace tanto, Damon. ― disse quest’ultima, riconsegnandogli il pezzo di carta stropicciato.
― Sì, già… Anche a me.
― Quando è successo? ― chiese Stefan, capendo che il motivo per cui suo fratello fosse tornato a casa era senza ombra di dubbio quello.
― Sei mesi fa, più o meno.
― Ma… ― tentò di dire Elena, ma Stefan la bloccò.
― So quello che stavi per dirmi, Elena. ― rispose, comunque, Damon ― Perché due mesi fa, quando mi avete chiamato, ho detto che andava tutto bene? ― non vedendo risposte, continuò da solo ― Sapete come sono fatto. Inoltre, credevo che le cose potessero sistemarsi. Solo qualche giorno fa ho capito che era davvero tutto finito, forse non è mai neanche cominciato niente.
― Che vuoi dire? ― chiese Stefan, non sopportando di vedere suo fratello in quelle condizioni.
― Niente Stefan, non mi va di parlarne. Va bene?
― Va bene.
― Stasera si fa quello che vuoi tu, ragazzone! ― intervenne Elena, cercando di spezzare la tensione ― Quindi, cosa vuoi fare?
― Giocare a biliardo! ― rispose Damon ― Come ai vecchi tempi, vi va?
― Certo, basta che non bari. ― disse Stefan, alzandosi dal tavolino.
― Ehi! Io non baro… ― non finì la frase che sia Elena che Stefan, stavano morendo dalle risate. Damon sorrise, per la prima volta dopo tanto tempo. Capì, così, che quella decisione era stata la migliore. Tornare a casa, da suo fratello, dai suoi amici, era la scelta più saggia che potesse fare.

***

Era passata una settimana dal ritorno di Damon a Fell’s Church, e le cose stavano andando piuttosto bene. L’unica cosa che il ragazzo non capiva, era il motivo per il quale Elena, ma anche Stefan, non avesse detto nulla a Bonnie.
Era pomeriggio inoltrato, quando il cellulare del ragazzo suonò per la centesima volta. Il direttore del giornale, per il quale lavorava a New York, continuava a chiamarlo. Voleva che il ragazzo tornasse al suo posto di stagista; aveva futuro, diceva. Ma Damon non aveva affatto voglia di tornare in quella città. New York era stata la sua benefattrice, ma anche la sua rovina. Lì, in quel luogo, lui e Katherine avevano cominciato la loro nuova vita; lì, in quello stesso luogo dove tutto era iniziato, tutto era finito.
Si alzò dal divano, stanco di rimuginare sempre sul suo fallimento amoroso, e si versò un bicchiere di scotch. La casa non era cambiata molto in quegli anni. La libreria era stata arricchita, ma nulla era stato spostato. Suo padre teneva molto all’ordine. Aveva deciso di guardare un po’ di televisione, quando delle voci – provenienti dal portico di casa – attirarono la sua attenzione. Erano Stefan ed Elena.
― Allora, glielo hai detto o no? ― domandò il primo.
― Ancora no. ― rispose la seconda.
― Elena!
― Cosa? Stefan, sai che è un argomento delicato per Bonnie.
― Sì, lo capisco. Ma non puoi aspettare che Bonnie incontri Damon fuori dall’università o in giro per la città. Sarebbe peggio, non trovi?
Elena sbuffò, sapendo quanto le parole del suo ragazzo fossero vere. Ma era combattuta. Come avrebbe fatto a dire a Bonnie che Damon, quel Damon, era tornato a Fell’s Church?
― Lo so, ma Stefan… Come faccio a dirle che Damon è tornato? ― chiese lei, in tono lamentoso ― Sarà una batosta per Bonnie.
― Lo so. Non le è ancora passata, vero?
― No. ― rispose, sospirando pesantemente ― Da quanto si è lasciata con Jeremy non si è messa più con nessuno. Schiva chiunque, lo sai. Credevo che mettersi con Jeremy, dimenticare Damon una volta per tutte, fosse la scelta migliore per lei, invece…
― Invece non riesce a dimenticarlo. Non ci è mai riuscita davvero.
Damon era senza parole. Il respiro era fermo, il suo corpo congelato, immobile. Bonnie, quella Bonnie, era innamorata di lui? Era sempre stata innamorata di lui.
Percepì Stefan tirare fuori le chiavi, così scattò veloce – ma silenzioso – sul divano, facendo finta di non aver sentito nulla.
― Ehi, ragazzi!
― Ciao Damon. ― rispose loro, all’unisono ― Cosa fai? ― proseguì Stefan.
― Niente, ho appena spento la tv. Non c’è mai niente di decente da guardare! ― rispose, alzandosi per mettere via il bicchiere, ormai vuoto ― Com’è andata a lezione?
― Bene! ― rispose Stefan, prendendo la giacca di Elena.
― Stancante. ― disse, invece, quest’ultima, sprofondando nella poltrona.
― Come siete pappamolle. ― scherzò Damon, prendendosi in piena faccia una cuscinata, tirata da Elena ― Grazie tante.
― Figurati! ― rispose lei, sorridente ― Quando vuoi!
― Stefan, la tua ragazza mi tratta male!
― Sono sicuro che te la sei cercata.
Damon sbuffò contrariato, ma non riuscì a togliersi dalla testa neanche per un secondo quello che aveva sentito, qualche minuto prima.
― Come sta andando la mia festa di bentornato?
― Benissimo, ovviamente. ― rispose Elena ― La faremo al Mystic Grill! Ci hanno messo a disposizione non solo l’interno, ma anche il giardino.
― Una cosa in grande…
― Damon Salvatore torna a Fell’s Church. ― parlò Stefan ― È un evento che va assolutamente festeggiato.
― Va bene, va bene! ― disse lui, alzandosi ― Andrò a farmi un giro, così voi piccioncini potete tubare un po’ in santa pace. ― strizzò l’occhio, prese la giacca di pelle nere e uscì.
Fell’s Church non era granché come città. Troppo antica, troppo piccola, troppo mistica… Attirava un sacco di turisti, a causa della sua storia assurda. Si narrava, infatti, che Fell’s Church fosse stata fondata da alcuni vampiri e che dopo, gli essere umani, decisero di scacciarli, uccidendoli uno ad uno. Che stupidaggini, pensò Damon.
Era, così, troppo assorto nei suoi pensieri per accorgersi della ragazza che quasi gli sbatté addosso. Era minuta, con lunghi capelli scuri. Stringeva al petto dei libri, evidentemente era appena uscita dall’università.
― Scusami. ― disse Damon ― Non ti avevo vista… Bonnie?
La ragazza sgranò gli occhi, non credendo a chi avesse davanti. Damon Salvatore. Cosa ci faceva lui lì? Il suo cuore cominciò a battere furioso nel petto, sia per rabbia che per gioia. Due sentimenti troppo diversi e contrastanti perché potesse ragionare lucidamente. Non rispose, lo supererò semplicemente, pregando che lui non la seguisse. Speranza vana.
― Bonnie! Aspetta un attimo. ― disse lui, afferrandole un braccio ― Sei proprio tu, vero?
― No, sono sua sorella gemella. Ora se non ti dispiace… ― cercò di fargli mollare la presa, senza riuscirci.
― Sì, sei proprio tu! Sei… sei diversa.
― Sono passati sette anni, Damon. ― rispose Bonnie, riuscendo a liberarsi da quella presa ferrea ― Cosa credevi di trovare? Ancora la ragazzina di sedici anni, con i capelli rossi, corti, e le lentiggini?
― No, solo che…
― Solo che, niente. ― lo zittì lei, tagliente ― Gli anni passano per tutti, Damon. Sono passati anche per me. Ora, se vuoi scusarmi, devo tornare a casa. Caroline mi aspetta per cena. ― si voltò, lasciando Damon lì, come un baccalà a fissarla. Non se la immaginava così, proprio per niente. Aveva lasciato una Bonnie ragazzina, una bambina. Ora, invece, quella che si era trovato davanti, era una donna. Una donna fiera e orgogliosa.
― Ah comunque, bentornato a Fell’s Church. ― disse Bonnie, prima di salire in macchina e sparire, inghiottita dal tramonto che stava, lentamente, calando sulla città.

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Ecco il primo capitolo di questa piccola flash! Cosa ne pensate? Come potete vedere la caratterizzazione dei personaggi è molto diversa, sia che si parla di serie televisiva sia che si parla di saga scritta. Stefan e Damon sono fratelli, per davvero. Non c'è odio, non c'è rancora... Loro si vogliono bene - Damon vuole bene a suo fratello minore, senza se e senza ma. Elena ha un carattere frizzante e scherzoso. Ama Stefan, solo lui. Vede in Damon un futuro cognato, un amico, un fratello maggiore con cui scherzare e prenderlo in giro - questo particolare si vedrà molto anche nei prossimi capitoli -, ma tutto qui. Damon, per Elena, è solo questo. E poi c'è Bonnie... Ma di lei è inutile parlare, come personaggio verrà scoperto man mano. Solo una cosa: come avrete potuto leggere la descrizione di Bonnie è diversa, ora. Non sono diventata pazza! Ma, a differenza di Elena che è rimasta bionda ect. ect., Bonnie è cambiata, infatti lo spiega. Che altro dirvi? Ci leggiamo Mercoledì prossimo!

  
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