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Autore: Rebl_fleur    09/11/2011    8 recensioni
Matt Jeevas era un giovane fotografo 26enne. Grazie al suo talento era riuscito a entrare in fretta nel complicato settore della moda e realizzava servizi fotografici per stilisti, pubblicità e riviste. Era alto, con un bel fisico; capelli ramati che la gente usava definire 'rossi' e grandi occhi verdi e luminosi: spesso e volentieri passava anche lui per un modello. Attualmente lavorava per Elle in California; viveva in un comodo appartamento in una zona centrale di Los Angeles e frequentava la famosa attrice e modella Misa Amane. Tutto nella sua vita sembrava perfetto..
Matt notò con sua grande sorpresa che il ragazzo alto con il caschetto biondo e gli occhi glacialmente azzurri che corrispondeva al nome di Mihael Keehl non aveva aperto bocca per tutto il tempo. Lo osservò, curioso: ora che non aveva più la camicia semiaperta da boscaiolo e i jeans larghi, indossava un completo di pelle nera attillata e se ne stava sulle sue a braccia conserte. [..] Decisamente, il lavoro di modello gli calzava perfettamente.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Un po' tutti | Coppie: Matt/Mello, Matt/Misa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Magazines and Photographs
it rains

Si sfilò il casco lentamente, riponendolo al suo posto e recuperando le chiavi. Si scostò appena i capelli dorati e sospirò.
Aveva la mente completamente vuota, mentre usciva dal garage con passo lento. Alzò lo sguardo al cielo e notò con grande stupore che le nuvole sottili come zucchero filato che aveva visto quel pomeriggio si erano avvicinate formando un'unico complesso sospeso in aria, e annunciavano pioggia in serata.
Quando fu davanti al portoncino del palazzo in cui viveva, un'immagine catturò la sua attenzione. Incatenò lo sguardo a quegli occhi smeraldini stranamente spenti, sforzandosi di non mostrarsi sorpreso mentre il cervello lavorava febbrilmente alla ricerca di una spiegazione. Storse la bocca nell'accenno di un sorriso compiaciuto prima di parlare.
«Matt», disse semplicemente, a mo' di saluto.
Il ragazzo appoggiato al muro non si mosse, continuando a fissarlo torvo.
Mihael digrignò i denti, in risposta a quell'occhiata smorta, poi prese un bel respiro per calmarsi.
«Chi non muore si rivede», continuò, celando per bene il tremito nella voce. 
Era arrivato il momento che aspettava da giorni, doveva essere preparato. Avanzò con noncuranza verso il rosso, che se ne stava impalato accanto all'ingresso.
«Devo parlare con te». La voce di Matt era tagliente e anche un po' ansiosa.
Mihael fece un leggero cenno col capo, avviandosi verso il portone. Si trattenne dal voltarsi per controllare se Matt lo stesse seguendo o meno.
Non riuscì a resistere, e si voltò impercettibilmente mentre saliva la seconda rampa di scale. Matt saliva i gradini in silenzio, apparentemente calmo.
Il biondo trattenne un'altro sorriso e si arrestò davanti a una porta. Infilò la chiave nella toppa e spinse.
 
Matt si guardava attorno con un'espressione indecifrabile, evitando di posare gli occhi sulla figura esile di Mihael. Anche lui sembrava non badare alla sua presenza più di tanto.
L'ingresso era molto semplice. Le pareti erano chiare, e vicino alla porta c'era un grande specchio poggiato su un armadietto di legno scurissimo. Camminarono piano attraverso il breve corridoio, fino a quello che doveva essere un soggiorno. Le pareti erano tutte dipinte di un beige chiaro, ad eccezione di quella a nord che era molto più scura. Il divano di pelle nera spiccava al centro della stanza, di fronte al televisore.
«Vuoi sederti?», domandò con apparente disinteresse il ragazzo dagli occhi gelidi. Era stranamente rassicurante il modo in cui quella voce risuonava nella stanza.
Matt asserì e si avviò verso il divano.
Pochi istanti dopo, Mihael lo raggiunse, contemplandolo qualche istante prima di sedersi a sua volta.
Per diversi minuti, che sembrarono secondi o secoli, si scrutarono a vicenda senza parlare. Entrambi si chiedevano come sembrasse quel momento agli occhi dell'altro. 
Cosa pensa? Cosa ha capito? Perchè ancora non dice nulla?
Mihael storse la bocca, impaziente.
«Possiamo evitare la parte in cui ci studiamo in cagnesco e andiamo dritto al punto? Questo silenzio è opprimente», bofonchiò.
«Hai una bella casa», commentò Matt, accennando un mezzo sorriso. 
Mihael rimase interdetto, gli occhi poco più aperti. Poi si rilassò e scoprì i denti in un ghigno storto.
«Grazie».
Matt si morse il labbro, fissandosi i piedi. Rimase pensoso mentre estraeva il pacchetto di Lucky Strike dalla tasca, sotto lo sguardo curioso di Mihael.
«Non ti dispiace, vero?», domandò con tono monocoorde, senza essere davvero interessato alla risposta. 
In ogni caso, aveva bisogno di fumare, con o senza il permesso del padrone di casa.
«Fai come se fossi a casa tua».
Matt gli lanciò un'occhiata di traverso, chiedendosi se effettivamente in quella frase ci fosse un doppio senso da cogliere, ma poi scosse piano la testa, pensando che più probabilmente la sua paranoia stava diventando patologica. 
Prese una boccata di fumo velenoso, rilassando tutti i muscoli. Ora andava decisamente meglio.
Mihael continuava ad aspettare, immobile per non tradirsi. Dentro fremeva, fuori era impassibile.
Aspettava, ma Matt continuava a fumare come se notasse appena la sua presenza. Strinse i pugni.
«Mi spieghi perchè?», domandò a un tratto il rosso, cogliendolo totalmente di sorpresa. 
Mihael non ebbe bisogno di domandare a cosa si riferisse.
«Non credo di avere un motivo particolare. Volevo e l'ho fatto», fu la risposta piatta e semplice. «Spero di non averti.. turbato», aggiunse poi, accennando un mezzo sorriso.
Matt non rispose, avvicinandosi alla finestra semi-aperta per buttare la cicca. Prese un respiro profondo e si appoggiò al davanzale, rimuginando su quelle parole.
Mihael attese un istante, prima di alzarsi e raggiungerlo con passo lento e controllato, indugiando vicino a una parete piena di libri.
Parlò piano, mentre scorreva distrattamente i titoli dei volumi che un tempo aveva letto con interesse.
«Devo supporre che sia accaduto qualcosa in particolare che ti ha motivato a venire qui, ora?». 
Si voltò di poco per notare la reazione del rosso. Quello si limitava a guardarlo con un'espressione a metà tra il confuso e lo sbigottito. 
«Mi spiego: se tu avessi avuto davvero intenzione di parlarmi, lo avresti fatto appena il giorno dopo, non dopo quattro. Quindi immagino che se non fosse successo qualcosa che ti ha spinto a parlarmi, con buona probabilità non l'avresti fatto mai. Corretto?». 
I suoi occhi indagavano con malcelato divertimento il volto sorpreso del ragazzo che se ne stava immobile accanto alla finestra.
Matt non trovava la concentrazione per muovere neanche un muscolo, sconvolto dalle deduzioni più che perspicaci del biondo. Poi corrugò la fronte e sorrise appena.
«Corretto»
Mihael rise, muovedo qualche passo in direzione della finestra. Studiò i movimenti del rosso che sorpredentemente non arretrava inorridito.
«Non devi dirmi più niente?»
Matt non rispose, tornando a fissare fuori dalla finestra. Le nuvole s'inspessivano sempre di più, minacciando un temporale. Dopo quasi tre settimane di sole, era più che normale che arrivasse la pioggia.
No, non aveva nulla da dire. Aveva tante curiosità nella testa, ma non sarebbe riuscito a fare neanche una domanda. La presenza di Mihael non lo disgustava come pensava avrebbe fatto, anzi lo attirava come una calamita. Possibile che stesse accadendo davvero? A lui? E cosa doveva fare? Sbuffò grattandosi la testa.
Mihael non si mosse, studiando tutte le reazioni di Matt, riconoscendole una ad una. Preoccupazione, paura, ansia, rabbia, paura. 
Qualcosa dentro di lui si strinse come in una morsa, lasciandolo senza fiato.
«Io non sono gay», sibilò il rosso stringendo i pugni.
Mihael si sentì in dovere di rispondere a quella affermazione, ma non con cinismo.
«Non lo sei», affermò affiancandolo, lo sguardo rivolto verso la coltre di nubi sulle loro teste. Matt gli lanciò un'occhiata rapida, che Mihael non ricambiò.
«Ma allora..» cominciò il rosso, ma fu delicatamente interrotto dalla punta di un dito sottile sulle sue labbra.
«Allora cosa, Matt? Importa davvero? Ti disgusta così tanto il fatto di non avere un etichetta a cui adattarti?», Mihael rise amaramente. «Nessuno può dirti chi sei, e tu non devi sentirti in dovere di spiegarlo»
Matt si sentì profondamente colpito da quelle parole, nei suoi occhi solo lo stupore e il riflesso della lucentezza di quelli di Mihael. Le prime goccie di pioggia cominciarono a bagnare il suolo, imitate dalle gemelle che scendevano copiose.
Matt scosse la testa e con durezza ribadì: «E' sbagliato».
«Non è sbagliato, è umano».
La voce di Mihael era poco più che un sussurro spento, lo scrosciare della pioggia copriva le sue parole, ma Matt lo udì perfettamente, come se avesse urlato nelle sue orecchie.
Aveva ragione? Si, ne era convinto.
Cosa fare adesso? Era sempre stato un ragazzo brillante, non poteva di certo continuare a fingersi stupido.
"Tentar non nuoce.."
Non poteva più nasconderselo, in quel momento desiderava solo di sentirsi di nuovo fuori dal mondo, estraneo al tempo, allo spazio, alla ragione e alla morale. Ricordava fin troppo bene l'ultima volta che si era sentito così, anche se era stato per una sola, minima frazione di secondo.
Mihael lo cercò con lo sguardo e quello che vide gli fece perdere un battito. Matt era a poco più di dieci centimetri dal suo viso, l'espressione seria che piano mutava in un sorriso appena accennato.
Il biondo inclinò la testa e lo guardò con freddezza calcolata, mentre un brivido gli correva lungo la schiena.
«Ebbene?», sbottò, incrociando le braccia al petto.
«Vediamo un po' se hai ragione», rivelò il rosso sottovoce, quasi non volesse farsi sentire, prima di azzerare le distanze. 
Le loro labbra si unirono lentamente, senza fretta, con un po' di timore e tanto desiderio. Fu un leggero sfiorarsi a fior di labbra, perchè entrambi avevano ancora qualcosa da dirsi, prima di abbandonarsi a ciò che bramavano.
«Non mi racconti più cosa ti ha fatto cambiare idea?», mormorò Mihael col fiato corto e il battito a mille. 
Matt storse la bocca. «Sei stato tu», rispose vagamente; gli occhi verdi brillavano e le gambe tremavano.
«Prima», obiettò il biondo, gli occhi ridotti a due fessure in segno di sfida.
Matt rise. «E' ..imbarazzante». 
Non gli diede il tempo di ribattere ancora e Mihael non protestò, perchè ritrovò presto le labbra che da giorni bramava, che sembravano quasi fatte apposta per modellarsi sulle sue. 
Mai il suono della pioggia fu più piacevole, facendo da delicato sottofondo ai loro tocchi e i loro sguardi incatenati. Cose fosse quel senso di calore che entrambi sentivano crescere non seppero spiegarselo; dopotutto avevano abbandonato qualsiasi pensiero razionale già da molto, ormai.


ndRebl_fleur: Non sono morta, se pensavate fosse successo. Vi chiedo di perdonare il mio gigantesco ritardo, ma per diversi motivi non ho trovato mai il tempo e l'ispirazione necessari alla scrittura di questo capitolo. Spesso mi sono ritrovata a fissare la tastiera senza trovare le parole, e tuttora non sono sicura di aver reso bene ciò a cui avevo pensato dato che, come spesso capita, ciò che ho scritto non corrisponde esattamente a ciò che era nelle mie intenzioni.
Commenti, consigli, insulti: accetto tutto. Ho davvero bisogno di sapere cosa ne pensate, arrivati a questo punto. Ho sbagliato qualcosa? I personaggi erano OOC? Sono troppo fluff? Ho scritto cose che non stanno nè in cielo nè in terra? Fatemi sapere!
xoxo
  
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