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Autore: Rick_Holden    10/11/2011    0 recensioni
Chi sono io?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad ogni passo marco la terra e questa minuscola, granellosa sabbia si modella perfettamente sotto il mio peso. I miei piedi sono diventati scultori del mondo, lo sto modificando con le mie stesse impronte. Tutto resterà per pochi secondi, finché una folata di sabbia non sconvolgerà la mia opera.

Così inutile.

Non ho memoria di quale viaggio io abbia compiuto per trovarmi ora qui disperso.

Non ho memoria di chi o cosa io sia, né di qualsiasi altra cosa.

Sono perso.

Tutto ciò che ho ora sono i miei indumenti ed uno zaino distrutto, sporco e segnato dal tempo, eppure è la cosa più pesante che io abbia mai sentito.

Curioso mi giro e lo apro. Frugo al suo interno tra le mille cose e estraggo la prima che trovo: è un album di fotografie. Lo sfoglio quasi con noncuranza. Scorrono i volti e qualcosa accade: li riconosco subito, sono la mia famiglia. Di colpo qualcosa mi colpisce: è come se una piccola lampadina si fosse accesa e mi avesse illuminato i ricordi, ormai spenti: tutti i giorni passati con loro si appoggiano nei miei pensieri e avvolgono ogni parte di me. Li ritrovo. Sono dove li avevo lasciati.

E’ allora che sento il calore di tre soffici mani appoggiarsi sulle mie spalle. Mi sorreggono dal vuoto. La loro presa mi stringe con forza, ma senza la minima violenza. Mi alzano da terra senza alcuno sforzo e volo. Volo sopra la sabbia ed il deserto.

I miei occhi si chiudono.

Ed io riposo.

 

Le mie ciglia sbattono di nuovo. Mi guardo intorno: sono sopra una distesa sterminata di erba, sormontato da un cielo azzurro e due piccole nuvole. Un misero laghetto affianco a me. Mi affaccio su questo e mi sorprendo: non ho volto. Un vuoto copre quella che pensavo essere la mia faccia.

Chi sono io?

Come sono arrivato qui?

Mi giro: lo zaino è sempre qui con me. Non resisto. Mi lancio su questo e lo riapro voracemente. Estraggo un altro oggetto: stavolta la foto è una sola e non ci sono volti, solo tante mani che si stringono tra loro senza lasciar intravedere cosa ci sia sotto queste. Ancora la mia mente viene colpita e la luce si riaccende: sono i miei amici, tutti i più cari, che tornano nella mia testa a ballare le loro danze di felicità. I loro sorrisi si riflettono in me. Perdo l’equilibrio, sorpreso dalla rivelazione, e cado all’indietro. A mezz’aria una manciata di mani è lì, a fermare la mia caduta: sono i miei amici che mi stringono ora. Sono coloro che mi hanno aiutato. Sono coloro che non mi hanno mai abbandonato. Mi sollevano ancora una volta. Mi sollevano, mi rigirano e mi fanno volare ancora e sempre più in alto. Sono estasiato e i miei occhi vogliono sognare.

Li chiudo e mi abbandono al sonno.

Ed io riposo.

 

Mi risveglio ancora un’altra volta e mi ritrovo solo.

Solo.

Solo dentro la stanza di una piccola casetta di campagna. Ci sono delle voci al di là della porta, ma questa è chiusa a chiave, non posso aprirla, né tantomeno sfondarla.

Lo zaino è ancora qui. Lo peso: ora è molto più leggero, rimane solo un’ultima massa a reggerlo. Piccola, ma pesantissima. La tiro fuori: è una rosa. Una piccola e colorata rosa. Mi piego in avanti e sfioro i suoi petali con il naso, quando un potentissimo profumo inebria il mio corpo. E’ l’odore migliore che io abbia mai sentito, tutto ciò che io abbia amato, tutto ciò che mi ha trascinato. E’ l’odore del dolore e del colore, è l’odore di ieri e di domani. E’ l’odore che ho sempre amato: è il suo profumo. La luce si accende più forte che mai e rischio quasi di rimanere accecato quando rivedo tutti i momenti.

La donna che capisco di aver sempre amato. Rivedo i suoi occhi così splendidi e riassaporo la gioia di vedere il suo sorriso. E’ la felicità che mi sorprende improvvisamente.

La sua mano soffice e calda accarezza il mio volto e con un bacio le sue labbra mi lasciano cadere nel suo sogno.

Sogno eterno.

Ed io riposo.

 

Finalmente apro gli occhi ed il sole mi colpisce: sono davanti alla porta. Ora lo so.

Le voci all’interno si sovrappongono.

Riesco a percepire la miriade di gente al di là delle mura. Sono tutte lì.

Faccio un passo e mi guardo indietro per un secondo: la strada è ancora in costruzione, il mio piede ha modellato il cemento fresco. Ho modellato il mondo ed ora l’impronta si è già asciugata. Il cemento è il mio specchio.

Non c’è sabbia a ricoprirlo: è la mia opera d’arte.

Alzo gli occhi da terra: la porta di casa era già aperta. Aperta per me.

Mi fiondo all’interno ed il sole mi accende. Gli occhi si riempiono di colori, di sentimenti, di poteri: il mondo è davanti a me. Il mondo mi sta accogliendo e le sue labbra silenti esultano soavemente: - Bentornato a casa!-

  
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