La stanza è buia,non c’è nessuno.

Un lieve raggio di sole si fa spazio tra la fessura della finestra.

Mia madre mi chiama,dice di alzarmi,ma non l’ascolto.

Prendo una sigaretta che è sul comodino e l’accendo;che bella sensazione,come se di fumo in quella stanza non ce ne fosse già abbastanza.

Quella stupida seccatura continua a chiamarmi,se non fossi stato così svogliato avrei preso un sandalo e glielo avrei tirato in fronte o in bocca a seconda di come mi giravano,ma siccome la mia pigrizia era inimmaginabile,eppure ero talmente svogliato da non voler muovere nemmeno un muscolo.

Ogni tanto mi domandavo se mia madre sapesse la mia relazione con Temari.

Io,personalmente non gli avevo detto niente ma conoscendo i miei genitori,sicuramente,si saranno accorti o perlomeno avranno sentito quelle piccole urla sommesse e gemiti che ogni tanto sorgono nella notte dalla mia camera.

Eppure,nonostante la loro furbizia e il loro udito sopraffino,i miei non mi hanno detto ancora niente e tantomeno mia mamma ha cercato di prelevare informazione attraverso le sue domande trabocchetto.

Era da un po’ che non la facevo entrare nella mia stanza per pulire e rassettare,non perché me ne volessi occupare io,ma per evitare che sentisse l’inevitabile profumo di Temari tra il letto e la camera.

Avevo ripetuto centinaia e centinaia di volte a quella seccatura che quando veniva da me doveva evitare di mettersi il profumo.

E lei?

Continua imperterrita a imbottirsi di profumo neanche fosse una dama del ‘700!


La sigaretta stava finendo,accompagnata da un altro urlo di mia madre,stanco e seccato mi alzo,la spengo e la butto nel secchio,poi con vari tocchi di ciabatta spedisco la cenere sotto il tappeto.

-Eccomi mamma … - rispondo ai suoi sbraiti assonnato,dando un ultimo sguardo al mio caro letto.