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Autore: Erisedesire    10/11/2011    2 recensioni
Ambientazione scelta: Parco/Lago di Hogwarts
Prompt utilizzato: Fiori
Genere: Fluff, Romantico
Avvertimenti: One Shot, Het
Rating: Verde
Introduzione: “Sola, come al solito, proseguiva a testa alta fra le decine di coppiette appartate ad ogni angolo. Al suo passaggio, tutti si voltavano a guardarla curiosi, chiedendosi perché al posto di un libro non si fosse portata un ragazzo.”
Prima classificata all'Amorentia Contest, giudicata da Mimimi Cullen e vincitrice del premio stile *_*
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Come fiori appena sbocciati 2
Prima classificata all'Amorentia Contest e vincitrice del premio stile *.*

Autore: _madduz_ sul forum, Erisedesire su efp

Titolo: Come fiori appena sbocciati

Personaggio e pairing: Lily Evans, James/Lily

Altri personaggi: Emmeline Vance (accennata)

Ambientazione scelta: Parco/Lago di Hogwarts

Prompt utilizzato: Fiori

Genere: Fluff, Romantico

Avvertimenti: One Shot, Het

Rating: Verde

Introduzione: “Sola, come al solito, proseguiva a testa alta fra le decine di coppiette appartate ad ogni angolo. Al suo passaggio, tutti si voltavano a guardarla curiosi, chiedendosi perché al posto di un libro non si fosse portata un ragazzo.”

NdA: Ho ambientato la storia a fine primavera, durante il sesto anno di James e Lily.

 

 

Come fiori appena sbocciati

Camminava lentamente attorno alle mura di Hogwarts, inconfondibile con un libro stretto fra le braccia e i capelli vermigli scompigliati dal vento che le ricadevano morbidamente sul volto.

Sola, come al solito, proseguiva a testa alta fra le decine di coppiette appartate ad ogni angolo. Al suo passaggio tutti si voltavano a guardarla, curiosi, chiedendosi perché al posto di un libro non si fosse portata un ragazzo.

Evans! esclamò qualcuno alle sue spalle.

Sirius Black la guardava con un grandissimo e scintillante sorriso compiaciuto da dietro un cespuglio. Lily fece per voltarsi e proseguire senza dare segni di averlo visto. Aspetta Evans!” la fermò il ragazzo “Lascia almeno che ti presenti Luna e Stella” disse, e due ragazze biondissime e molto ammiccanti emersero dietro di lui.

Lily si chiese per un attimo se per trovarle avesse sparso degli annunci: “Stella e Luna?!” pensò, “non ci voglio credere.”

“È  meglio che io non lo sappia, Black. Direi che non è il caso che mi fermi un secondo di più.”

Ma Sirius le si parò davanti con un sorriso che la spaventò non poco. “Aspetta, aspetta! Sono sicuro di aver visto qualcuno anche per te un attimo fa. Fossi in te andrei verso la torre di Astronomia, alla tua destra” le suggerì con una strizzatina d’occhio.

“Per tutti i gufi, Black! Non ci andrei nemmeno se ad aspettarmi invece di James Potter ci fosse l’uomo più attraente della terra!” sbottò alquanto infastidita. “Beh, questo è impossibile: Io sono qui, non sotto la torre” le rispose prontamente Sirius, e a queste parole Lily capì di averne decisamente abbastanza. Così, dopo un ultimo sguardo di disapprovazione alle sorridenti Stella e Luna, decise di rifugiarsi sulle rive del lago, esattamente dalla parte opposta a quella indicata da quell’idiota di un Sirius Black.

 

Il Lago Nero era calmo e fresco. Lily era riuscita perfino a trovare un tratto di sentiero tranquillo, privo di sbaciucchiamenti ed effusioni varie, proprio davanti ad alcuni gigli in fiore. Sorrise fra sé, pensando che quello dovesse proprio essere il posto per lei e, finalmente serena, sfiorò piano un piccolo fiorellino bianco, “sul punto di sbocciare, ma ancora troppo timido per farlo. Già, come me” sussurrò piano, socchiudendo gli occhi e beandosi di quell’attimo di pace assoluta.

Gli uccellini cinguettavano, il vento portava il profumo dei fiori fra i suoi capelli sciolti, da qualche parte le api ronzavano dolcemente …

“Ehi, che coincidenza! Lily Evans!”

Lily sbarrò gli occhi, incredula. “Non è possibile!” pensò amareggiata.

“Potter! Tu non dovevi essere il povero disperato che aspetta invano, sotto la torre, una Raperonzolo che è già fuggita?” sbottò, sfoggiando la voce più tagliente che riuscì a trovare.

“Quanto sei ingenua, cara la mia Evans. Le tue parole sono come pugnali dritti nel mio povero cuore puro. Accetta almeno questo, come pegno del mio amore” la prese in giro, porgendole un grosso giglio venato di rosso.

“Ah, sei sempre il solito egocentrico, sbruffone senza cervello, Potter!” strillò, girandogli le spalle e dandosi mentalmente della stupida per non aver colto il malefico inganno di Black.

“Ehi, non strillare in questo modo, ci tengo alle mie orecchie. E poi credevo che i gigli ti piacessero tanto” replicò James portandosi proprio davanti a Lily e offrendole uno dei suoi migliori sorrisi.

La ragazza indietreggiò di un paio di passi, rimpiangendo la pace di pochi minuti prima. “Prima di tutto: io non strillo” sbuffò. Poi continuò: “Tu dici eh Potter? Ti assicuro che quel giglio” additò il fiore che James teneva ancora fra le dita “non mi piace affatto. Sei banale Potter. Hai pensato che Lily dovesse per forza amare i gigli, vero?” lo squadrò sarcastica e pungente, scorgendo con soddisfazione il disappunto sul suo volto spavaldo. “Ci sono altri fiori che mi piacciono più dei gigli, ma il tuo ego spropositato non li troverà mai, perché non fanno proprio parte del tuo grande stile. Così come non ne faccio parte io” riprese, ed era la verità. A Lily non piacevano le cose grandi e preziose. Odiava oggetti inutili come il grosso e luccicante ciondolo d’oro puro che lui le aveva regalato per Natale, per esempio.

Il volto di James Potter si scurì per un attimo, colpito in pieno dalla frecciata di Lily. Lei lo notò e dovette ammettere, suo malgrado, che questa volta aveva un po’ esagerato.

“Non è vero Evans.”

Ma il ragazzo si era già ripreso del tutto, e ora stava ritto in piedi al suo fianco, scrutandola curioso e insistente. “Entro questa sera ti porterò il tuo fiore. E non potrai dire che non ti piace, perché ti porterò proprio il tuo preferito.”

Lily rimase un attimo spiazzata dalla sua improvvisa sicurezza. Ma poi pensò: “In fondo è Potter, lui e la sua insopportabile sfrontatezza.” Tuttavia dovette ammettere, da qualche parte nelle profondità di sé stessa, che quel suo atteggiamento l’aveva incuriosita.

James sorrise radioso. “Ci vediamo qui alle otto in punto di questa sera! Non puoi mancare Evans: ti sconvolgerò.” Il suo viso si stava pericolosamente avvicinando a quello di Lily, così la ragazza fece un passo avanti e si girò di scatto, gli occhi scintillanti di una luce tremendamente ironica. “Potter!” esclamò, “cosa diamine ti fa pensare che ci sarò questa sera? Siamo in primavera, fa caldo, e tutte le ragazze del castello escono con i loro amati. Forse io ho altro da fare, non ti pare? Non illuderti troppo: forse farò appena un salto qui, se avrò tempo da perdere.” La sua acidità raggiunse quasi l’apice, e Lily si congratulò con sé stessa.

Ma Potter … Potter rideva. “Oh, d’accordo. Allora forse porterò il tuo fiore a Stella. Sono sicuro che l’hai vista, uno splendore non trovi?”

Lily fece appena in tempo a rendersi conto di stare per perdere il controllo, poi rivolse a James uno sguardo carico di disprezzo e delusione e , senza aggiungere altro, girò i tacchi accingendosi a rientrare al castello.

“Stasera alle otto, Evans! E vedi di essere puntuale” le urlò dietro la voce insopportabile del ragazzo, per nulla impressionato dalla reazione furibonda di lei.

 

 

***

 

L’orologio della torre suonava le sei in punto.

Con quale coraggio osava ostentare tanta sicurezza? Come poteva esserne così certo? Lily ci aveva rimuginato per il resto del pomeriggio ed era praticamente sicura di avere capito i pensieri strampalati e tremendamente scontati di Potter.

“Spera di poterlo considerare un appuntamento. Tutto qui. Se io ci andassi si presenterebbe a mani vuote, o con un enorme rosa rosso sangue” si disse scettica.

No, non ci sarebbe andata di certo. Sapeva già come sarebbe finita: lui e il suo inseparabile amichetto Black, in giro per i corridoi a vantarsi di essere riusciti a conquistarla. “La Evans è caduta fra le mie braccia” avrebbe detto Mister Ego.

 

Ora erano le sette e venti minuti.

Lily Evans sedeva a gambe incrociate davanti alla finestra del dormitorio femminile, le dita fra i capelli e il volto schiacciato sul vetro. La sera aveva portato con sé una piacevole frescura, ma la ragazza era troppo impegnata a farsi scoppiare la testa di pensieri, per godersela.

“Mi sono promessa di non andarci” pensava insistentemente, “ma se va davvero da quella… da quella Stellina luccicante? No, non ci devo nemmeno pensare.”

La verità è che non ci riusciva proprio. La voce di Potter gli ronzava nel cervello come una zanzara fastidiosa e succhia sangue. Non le era mai successo, mai e poi mai si era ridotta in quello stato di semi paranoia per lui.

“È assurdo!” sussurrò, e il suo fiato caldo creò una piccola nuvola sulla superficie piatta e fredda della finestra.

Osservò la nuvola rimpicciolire, i bordi mutare, per un attimo dovette trattenere il fiato. Eccolo lì il suo fiore. la sua esclamazione aveva tracciato sul vetro proprio il piccolo e insignificante fiorellino che lei adorava tanto, e che James Potter sosteneva di poter indovinare.

“Basta” disse con voce ferma e chiara, “io ci vado.”

 

Erano le otto e dieci minuti.

Lily Evans camminava a passo svelto, le braccia distese lungo i fianchi e i pugni chiusi. La sua espressione non tradiva alcuna emozione, sembrava quasi si fosse congelata.

Raggiunse il Lago Nero in un attimo, ma le ci volle qualche minuto per riuscire a ricordare dove si trovasse il luogo dell’incontro.

Decise che doveva essere decisamente verso destra, dopo la torre di Astronomia, quando un profumo leggero proveniente da sinistra le sfiorò le narici.

“Rose” pensò. Così Potter aveva miseramente fallito, esattamente come credeva. Un sorriso soddisfatto e allo stesso tempo sollevato le increspò le labbra, sciogliendo la tensione che la aveva stritolata fino a quel momento.

Senza esitazioni si incamminò seguendo la scia di quell’odore. Adesso non vedeva l’ora di raggiungere quello sciocco per vedere la sua incrollabile sicurezza sbriciolarsi in mille pezzi.

James la aspettava proprio davanti ai gigli sui quali avevano bisticciato poche ore prima, era voltato verso il lago e non parve accorgersi del suo arrivo.

“Hem, hem” tentò di farsi notare la ragazza.

Le spalle di lui sussultarono e si voltò di scatto. “Credevo che non saresti venuta, nessuno ti ha insegnato ad essere puntuale Evans?”  la schernì immediatamente, forse un po’ troppo in fretta, ma i suoi tratti avevano già assunto la solita e fastidiosa arroganza.

Lily lo fissò alzando un sopracciglio. “Già, in effetti sono qui per caso, ho passato tutta la sera con Emmeline e un suo amico molto avvenente di Tassorosso” prima frecciatina, “sai, Neal è così divertente che il tempo è volato!” seconda frecciatina.

Scrutò il volto di James e vide chiaramente il suo sorriso sicuro vacillare appena, ma lui resse bene il colpo.

“Ne sono sicuro, Evans. Emmeline si troverà benissimo con lui.” Lei fece per ribattere, ma lui le mise un indice sulle labbra. “Shhh!” la zittì. “Non scaldarti, dai. Si sta così bene al fresco stasera. Non trovi?” le disse dolcemente, scostandole una ciocca color fiamma dal viso.

Lily non rispose e abbassò gli occhi a terra arrossendo impercettibilmente. Era stato un attimo di debolezza, ma per James era abbastanza.

“Chiudi gli occhi Evans, ho qualcosa per te” le sussurrò all’orecchio.

Lily invece sbarrò gli occhi, riprendendosi immediatamente. “Scommettiamo che ti sei sbagliato, Potter?”

James rise allegro. “Certo Evans, però decido io cosa c’è in palio” le propose, gli occhi che scintillavano.

La ragazza sapeva cosa stava per chiederle ed ebbe un momento di esitazione. Doveva rischiare? Il profumo di rose aleggiava insistente attorno a loro. “Accetto Potter, cosa credi di vincere? Sappi che se perdi tu dovrai starmi a dieci metri di distanza come minimo, per il resto della vita” rispose asciutta.

Lui si illuminò, “va bene Evans, ma se perdi tu, e fidati perderai, voglio un bacio.” La sua sicurezza la spaventò un po’: aveva accettato davvero? Quello era indubbiamente odore di rose, veniva dritto dalla sua tunica. Non poteva sbagliarsi, eppure Lily vacillava.

“Ora chiudi gli occhi Evans” le ripeté James, con tenerezza.

Lily questa volta obbedì, non senza esitazione.

“Li puoi riaprire dolcezza” le disse dopo qualche secondo.

Non li aprì.

“Cosa c’è, non mi senti? Ho detto gli occhi, non le orecchie.”

Lentamente, molto lentamente, Lily si tolse le mani da davanti agli occhi.

 Vide il sorriso spavaldo di Potter, il suo petto gonfio e orgoglioso, il suo braccio proteso in avanti e, nelle sue dita …

Le mancò il fiato.

Sbatté le palpebre più volte, sicura di non aver visto bene. Invece quel fiore rimase lì dov’era, a guardarla sornione con i suoi piccoli e sottili petali bianchi.

Una margherita.

Che scherzo era mai questo? Impossibile; assolutamente, totalmente impossibile. Scosse la testa, le labbra forzate in un sorriso incredulo. Guardò Potter dritto negli occhi, supplicandolo con lo sguardo di confermarle che non era assolutamente vero, che quella era una rosa e lei era diventata momentaneamente pazza. James Potter sostenne il suo sguardo, impassibile. Questa volta non c’era traccia del suo ego e della solita arroganza nei suoi occhi, era serio.

 “Ma tu … Tu profumi di rose! Mi stai prendendo in giro Potter!” lo accusò, puntandogli minacciosamente un indice contro il petto.

Il ragazzo sembrò confuso per un attimo, poi il suo volto si schiarì. “Oh, sì, hai ragione. Ma questo odore insopportabile è colpa di Remus! Sirius stava combinando un disastro con il compito di pozioni per domani, e Remus ha inavvertitamente rovesciato boccioli di rosa nell’intruglio, mentre cercava di rimediare. Il risultato è stato un enorme … Boooom! E metà di quella robaccia mi è finita addosso” raccontò gesticolando e ridendo. Ma Lily Evans non ci trovò proprio niente di divertente. I suoi occhi si strinsero, girò i tacchi e cominciò a correre.

“Evans! Ma che stai facendo?!” Potter le fu dietro in un attimo, ma la ragazza stava scappando.

Scappava da quel suo stupido errore, da quell’inganno e, soprattutto, da quella promessa che non poteva assolutamente mantenere.

James la affiancò in una manciata di secondi, dopotutto era un giocatore di Quidditch. “Ma cosa ti prende? Evans, fermati!”  Le si parò davanti e la ragazza finì dritta fra le sue braccia.

James la guardò un po’ preoccupato, quel comportamento non era affatto da lei. La sentì tremare un po’, affannata, fra le sue braccia. “Lily” le disse, “era il tuo fiore vero? Ho indovinato.”

Finalmente la ragazza si riscosse e lo fissò dritto negli occhi. Non sapeva cosa le stesse succedendo, se fosse stata in lei ora avrebbe già schiaffeggiato Potter per averla fermata, se fosse stata in lei avrebbe spudoratamente mentito.

“Sì, una margherita” confermò allontanandosi dalle sue braccia.

“Hai visto Evans? Scommetto che non te lo aspettavi proprio” continuò lui. Ma la parola “scommessa” la spaventò di nuovo. Le ricordò quel bacio che probabilmente lui ora avrebbe preteso.

“Lily, guardami dai.” Le sollevò delicatamente il mento.  Lei lo guardò e lui scoppiò in una fragorosa risata. “Ma cosa ti è preso?” riuscì a chiedere, in preda all’ilarità.

La sua risata le fece bene, perché un istante dopo Lily era di nuovo in sé. “Finiscila Potter!”

“D’accordo, d’accordo, hai ragione, è solo che…” dovette fermarsi, “è solo che sei scappata! Insomma, le ragazze fanno la fila per ricevere un mio sguardo, e tu scappi? Non ti capirò mai Evans.” Anche James era ritornato il solito egocentrico.

La ragazza alzò gli occhi al cielo e lui si trattenne dal continuare. “Ti ho stupita vero?” chiese allora.

“Già, Potter, questo lo devo ammettere. Ora dimmi come hai fatto perché non ci credo che lo hai scoperto da solo” rispose ironica.

Lui si fece serio, come quando le aveva porto la piccola margherita che stritolava ancora fra le dita. “Non lo so, Evans. Lo sapevo e basta. Tu credi che io non ti conosca affatto, credi che io non sappia che detesti le cose appariscenti come il giglio che ho cercato di regalarti questa mattina. Sapevo che preferivi quello piccolo e bianco, non ancora sbocciato: ti ho osservata mentre lo sfioravi.” Lily scosse la testa, senza capire. “Aspetta, lasciami finire. Quello che continuo a cercare di dirti, anche se tu credi che io pensi solo a me stesso, è che lo so come sei. Tu invece non lo sai.” La ragazza sgranò gli occhi, senza riuscire a trattenersi.

“Pensi di potermi conoscere meglio di quanto mi conosca io?! Stai scherzando vero?”

“Lily, non sto scherzando” insistette lui, si stava davvero spazientendo. Fino ad ora le aveva mostrato il suo strato più superficiale e immaturo, ora cercava di andare più a fondo, come lei aveva sempre voluto. Ma non era disposta ad ascoltarlo.

 “Te l’ho detto, potrei avere metà delle ragazze della scuola … No, non mi interrompere. Sto cercando di dirti che invece voglio te. Tu credi di essere come questa” le disse, porgendole una margherita che ormai perdeva i petali, “invece sei come quel giglio bianco e rosso, se ci fosse stato un girasole nei paraggi, ti avrei regalato quello, perché tu sei già sbocciata Evans, solo che non te ne accorgi. E non so come ti sia venuto in mente che potessi portarti una rosa, stasera: così banale quando so benissimo che tu sei tutta strana. No, non fare quella faccia, intendo in senso buono.” “Particolare?”lo aiutò lei. “Sì, particolare. Più unica che rara, e per fortuna direi.” Sorrise nel vedere il suo sguardo indignato. “Lo vuoi capire o no che io ti amo Lily Evans?”

La ragazza aveva seguito il suo discorso con attenzione, sbalordita da quello che lui le stava dicendo, dal modo in cui sembrava davvero sapere qualcosa di lei, molto più di quanto lei credeva possibile. Si era accorta perfino che lui si era sforzato di non essere irritante. Ma ci aveva messo del tempo prima di capire che quel ragazzo dagli occhi nocciola e i capelli tutti arruffati le stava facendo la prima dichiarazione d’amore seria che lei avesse ricevuto.

Rimase qualche minuto in silenzio, senza sapere come reagire, e ne fu sconvolta perché era la prima volta che le succedeva.

“Io …” tentò, “sono molto colpita, Potter. A quanto pare appari più stupido di quel che sei in realtà, ma …”

“Ma?” James era molto più agitato di quel che dava a vedere.

“Non so se è quello che voglio” mormorò alzando gli occhi verso il tramonto.

Una folata d’aria li investì, strappando gli ultimi petali bianchi dalla povera margherita di Lily.

“Questa però me la tengo” sorrise lei, e anche il viso di James si aprì in un sorriso pieno di tenerezza.

Senza esitare un attimo di più James la strinse ancora fra le braccia e, prima che lei potesse capire cosa stava succedendo, posò delicatamente le labbra sulle sue. Solo per un secondo, ma per lui valse una vita.

“Forse questo ti aiuterà a capire se è quello che vuoi. Puoi sempre far finta che sia solo una stupida scommessa però.”

James Potter si voltò e scomparve nella luce aranciata del tramonto, lasciando Lily sola, confusa e senza parole da dire.

 

Sapevano entrambi che c’era qualcosa che si muoveva fra loro, forse leggero e delicato come un tenero bocciolo di giglio, oppure rosso  vermiglio come i suoi capelli e quelle rose che lei odiava tanto. Forse occorreva ancora del tempo però, prima che lo scoprissero davvero, forse per ora era solo una sciocca scommessa.

   
 
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