Autore: _madduz_ sul forum, Erisedesire su efp
Titolo: Come fiori appena sbocciati
Personaggio e pairing: Lily Evans, James/Lily
Altri personaggi: Emmeline Vance (accennata)
Ambientazione scelta: Parco/Lago di Hogwarts
Prompt utilizzato: Fiori
Genere: Fluff, Romantico
Avvertimenti:
One Shot, Het
Rating:
Verde
Introduzione: “Sola,
come al solito, proseguiva a testa alta fra le decine di coppiette appartate ad
ogni angolo. Al suo passaggio, tutti si voltavano a guardarla curiosi,
chiedendosi perché al posto di un libro non si fosse portata un ragazzo.”
NdA: Ho ambientato la storia a fine primavera, durante il
sesto anno di James e Lily.
Come fiori appena sbocciati
Camminava
lentamente attorno alle mura di Hogwarts, inconfondibile con un libro stretto
fra le braccia e i capelli vermigli scompigliati dal vento che le ricadevano
morbidamente sul volto.
Sola, come
al solito, proseguiva a testa alta fra le decine di coppiette appartate ad ogni
angolo. Al suo passaggio tutti si voltavano a guardarla, curiosi, chiedendosi
perché al posto di un libro non si fosse portata un ragazzo.
“Evans!” esclamò qualcuno alle sue spalle.
Sirius Black
la guardava con un grandissimo e scintillante sorriso compiaciuto da dietro un
cespuglio. Lily fece per voltarsi e proseguire senza dare segni di averlo
visto. “Aspetta Evans!” la fermò il ragazzo “Lascia almeno che ti
presenti Luna e Stella” disse, e due ragazze biondissime e molto ammiccanti
emersero dietro di lui.
Lily si chiese per un attimo se per
trovarle avesse sparso degli annunci: “Stella
e Luna?!” pensò, “non ci voglio
credere.”
“È
meglio che io non lo sappia, Black. Direi che non è il caso che mi fermi
un secondo di più.”
Ma Sirius le si parò davanti con un
sorriso che la spaventò non poco. “Aspetta, aspetta! Sono sicuro di aver visto
qualcuno anche per te un attimo fa. Fossi in te andrei verso la torre di Astronomia,
alla tua destra” le suggerì con una strizzatina d’occhio.
“Per tutti i gufi, Black! Non ci andrei
nemmeno se ad aspettarmi invece di James Potter ci fosse l’uomo più attraente
della terra!” sbottò alquanto infastidita. “Beh, questo è impossibile: Io sono
qui, non sotto la torre” le rispose prontamente Sirius, e a queste parole Lily
capì di averne decisamente abbastanza. Così, dopo un ultimo sguardo di
disapprovazione alle sorridenti Stella e Luna, decise di rifugiarsi sulle rive
del lago, esattamente dalla parte opposta a quella indicata da quell’idiota di
un Sirius Black.
Il Lago Nero era calmo e fresco. Lily era
riuscita perfino a trovare un tratto di sentiero tranquillo, privo di
sbaciucchiamenti ed effusioni varie, proprio davanti ad alcuni gigli in fiore.
Sorrise fra sé, pensando che quello dovesse proprio essere il posto per lei e,
finalmente serena, sfiorò piano un piccolo fiorellino bianco, “sul punto di
sbocciare, ma ancora troppo timido per farlo. Già, come me” sussurrò piano,
socchiudendo gli occhi e beandosi di quell’attimo di pace assoluta.
Gli uccellini cinguettavano, il vento
portava il profumo dei fiori fra i suoi capelli sciolti, da qualche parte le
api ronzavano dolcemente …
“Ehi, che coincidenza! Lily Evans!”
Lily sbarrò gli occhi, incredula. “Non è possibile!” pensò amareggiata.
“Potter! Tu non dovevi essere il povero
disperato che aspetta invano, sotto la torre, una Raperonzolo che è già fuggita?”
sbottò, sfoggiando la voce più tagliente che riuscì a trovare.
“Quanto sei ingenua, cara la mia Evans. Le
tue parole sono come pugnali dritti nel mio povero cuore puro. Accetta almeno
questo, come pegno del mio amore” la prese in giro, porgendole un grosso giglio
venato di rosso.
“Ah, sei sempre il solito egocentrico,
sbruffone senza cervello, Potter!” strillò, girandogli le spalle e dandosi
mentalmente della stupida per non aver colto il malefico inganno di Black.
“Ehi, non strillare in questo modo, ci
tengo alle mie orecchie. E poi credevo che i gigli ti piacessero tanto” replicò
James portandosi proprio davanti a Lily e offrendole uno dei suoi migliori
sorrisi.
La ragazza indietreggiò di un paio di
passi, rimpiangendo la pace di pochi minuti prima. “Prima di tutto: io non strillo” sbuffò. Poi continuò: “Tu dici
eh Potter? Ti assicuro che quel giglio”
additò il fiore che James teneva ancora fra le dita “non mi piace affatto. Sei
banale Potter. Hai pensato che Lily dovesse per
forza amare i gigli, vero?” lo squadrò sarcastica e pungente, scorgendo con
soddisfazione il disappunto sul suo volto spavaldo. “Ci sono altri fiori che mi
piacciono più dei gigli, ma il tuo ego spropositato non li troverà mai, perché
non fanno proprio parte del tuo grande
stile. Così come non ne faccio parte io” riprese, ed era la verità. A Lily
non piacevano le cose grandi e preziose. Odiava oggetti inutili come il grosso
e luccicante ciondolo d’oro puro che lui le aveva regalato per Natale, per
esempio.
Il volto di James Potter si scurì per un
attimo, colpito in pieno dalla frecciata di Lily. Lei lo notò e dovette
ammettere, suo malgrado, che questa volta aveva un po’ esagerato.
“Non è vero Evans.”
Ma il ragazzo si era già ripreso del
tutto, e ora stava ritto in piedi al suo fianco, scrutandola curioso e
insistente. “Entro questa sera ti porterò il tuo fiore. E non potrai dire che
non ti piace, perché ti porterò proprio il tuo preferito.”
Lily rimase un attimo spiazzata dalla sua
improvvisa sicurezza. Ma poi pensò: “In
fondo è Potter, lui e la sua insopportabile sfrontatezza.” Tuttavia dovette
ammettere, da qualche parte nelle profondità di sé stessa, che quel suo
atteggiamento l’aveva incuriosita.
James sorrise radioso. “Ci vediamo qui
alle otto in punto di questa sera! Non puoi mancare Evans: ti sconvolgerò.” Il
suo viso si stava pericolosamente avvicinando a quello di Lily, così la ragazza
fece un passo avanti e si girò di scatto, gli occhi scintillanti di una luce
tremendamente ironica. “Potter!” esclamò, “cosa diamine ti fa pensare che ci
sarò questa sera? Siamo in primavera, fa caldo, e tutte le ragazze del castello
escono con i loro amati. Forse io ho altro da fare, non ti pare? Non illuderti
troppo: forse farò appena un salto qui, se avrò tempo da perdere.” La sua
acidità raggiunse quasi l’apice, e Lily si congratulò con sé stessa.
Ma Potter … Potter rideva. “Oh, d’accordo.
Allora forse porterò il tuo fiore a Stella. Sono sicuro che l’hai vista, uno splendore non trovi?”
Lily fece appena in tempo a rendersi conto
di stare per perdere il controllo, poi rivolse a James uno sguardo carico di
disprezzo e delusione e , senza aggiungere altro, girò i tacchi accingendosi a
rientrare al castello.
“Stasera alle otto, Evans! E vedi di
essere puntuale” le urlò dietro la voce insopportabile del ragazzo, per nulla
impressionato dalla reazione furibonda di lei.
***
L’orologio
della torre suonava le sei in punto.
Con quale
coraggio osava ostentare tanta sicurezza? Come poteva esserne così certo? Lily
ci aveva rimuginato per il resto del pomeriggio ed era praticamente sicura di
avere capito i pensieri strampalati e tremendamente scontati di Potter.
“Spera di
poterlo considerare un appuntamento. Tutto qui. Se io ci andassi si
presenterebbe a mani vuote, o con un enorme rosa rosso sangue” si disse
scettica.
No, non ci
sarebbe andata di certo. Sapeva già come sarebbe finita: lui e il suo
inseparabile amichetto Black, in giro per i corridoi a vantarsi di essere
riusciti a conquistarla. “La Evans è caduta fra le mie braccia” avrebbe detto Mister Ego.
Ora erano le
sette e venti minuti.
Lily Evans
sedeva a gambe incrociate davanti alla finestra del dormitorio femminile, le
dita fra i capelli e il volto schiacciato sul vetro. La sera aveva portato con
sé una piacevole frescura, ma la ragazza era troppo impegnata a farsi scoppiare
la testa di pensieri, per godersela.
“Mi sono promessa di non andarci” pensava
insistentemente, “ma se va davvero da
quella… da quella Stellina luccicante? No, non ci devo nemmeno pensare.”
La verità è
che non ci riusciva proprio. La voce di Potter gli ronzava nel cervello come
una zanzara fastidiosa e succhia sangue. Non le era mai successo, mai e poi mai
si era ridotta in quello stato di semi paranoia per lui.
“È assurdo!”
sussurrò, e il suo fiato caldo creò una piccola nuvola sulla superficie piatta
e fredda della finestra.
Osservò la
nuvola rimpicciolire, i bordi mutare, per un attimo dovette trattenere il
fiato. Eccolo lì il suo fiore. la sua esclamazione aveva tracciato sul vetro
proprio il piccolo e insignificante fiorellino che lei adorava tanto, e che
James Potter sosteneva di poter indovinare.
“Basta”
disse con voce ferma e chiara, “io ci vado.”
Erano le
otto e dieci minuti.
Lily Evans
camminava a passo svelto, le braccia distese lungo i fianchi e i pugni chiusi.
La sua espressione non tradiva alcuna emozione, sembrava quasi si fosse
congelata.
Raggiunse il
Lago Nero in un attimo, ma le ci volle qualche minuto per riuscire a ricordare
dove si trovasse il luogo dell’incontro.
Decise che
doveva essere decisamente verso destra, dopo la torre di Astronomia, quando un
profumo leggero proveniente da sinistra le sfiorò le narici.
“Rose” pensò.
Così Potter aveva miseramente fallito, esattamente come credeva. Un sorriso
soddisfatto e allo stesso tempo sollevato le increspò le labbra, sciogliendo la
tensione che la aveva stritolata fino a quel momento.
Senza
esitazioni si incamminò seguendo la scia di quell’odore. Adesso non vedeva
l’ora di raggiungere quello sciocco per vedere la sua incrollabile sicurezza
sbriciolarsi in mille pezzi.
James la
aspettava proprio davanti ai gigli sui quali avevano bisticciato poche ore
prima, era voltato verso il lago e non parve accorgersi del suo arrivo.
“Hem, hem” tentò
di farsi notare la ragazza.
Le spalle di
lui sussultarono e si voltò di scatto. “Credevo che non saresti venuta, nessuno
ti ha insegnato ad essere puntuale Evans?”
la schernì immediatamente, forse un po’ troppo in fretta, ma i suoi
tratti avevano già assunto la solita e fastidiosa arroganza.
Lily lo
fissò alzando un sopracciglio. “Già, in effetti sono qui per caso, ho passato
tutta la sera con Emmeline e un suo amico molto avvenente di Tassorosso” prima
frecciatina, “sai, Neal è così divertente che il tempo è volato!” seconda
frecciatina.
Scrutò il
volto di James e vide chiaramente il suo sorriso sicuro vacillare appena, ma
lui resse bene il colpo.
“Ne sono
sicuro, Evans. Emmeline si troverà
benissimo con lui.” Lei fece per ribattere, ma lui le mise un indice sulle
labbra. “Shhh!” la zittì. “Non scaldarti, dai. Si sta così bene al fresco
stasera. Non trovi?” le disse dolcemente, scostandole una ciocca color fiamma
dal viso.
Lily non
rispose e abbassò gli occhi a terra arrossendo impercettibilmente. Era stato un
attimo di debolezza, ma per James era abbastanza.
“Chiudi gli
occhi Evans, ho qualcosa per te” le sussurrò all’orecchio.
Lily invece
sbarrò gli occhi, riprendendosi immediatamente. “Scommettiamo che ti sei
sbagliato, Potter?”
James rise
allegro. “Certo Evans, però decido io cosa c’è in palio” le propose, gli occhi
che scintillavano.
La ragazza
sapeva cosa stava per chiederle ed ebbe un momento di esitazione. Doveva
rischiare? Il profumo di rose aleggiava insistente attorno a loro. “Accetto
Potter, cosa credi di vincere? Sappi
che se perdi tu dovrai starmi a dieci metri di distanza come minimo, per il
resto della vita” rispose asciutta.
Lui si
illuminò, “va bene Evans, ma se perdi tu, e fidati perderai, voglio un bacio.”
La sua sicurezza la spaventò un po’: aveva accettato davvero? Quello era
indubbiamente odore di rose, veniva dritto dalla sua tunica. Non poteva
sbagliarsi, eppure Lily vacillava.
“Ora chiudi
gli occhi Evans” le ripeté James, con tenerezza.
Lily questa
volta obbedì, non senza esitazione.
“Li puoi
riaprire dolcezza” le disse dopo qualche secondo.
Non li aprì.
“Cosa c’è, non
mi senti? Ho detto gli occhi, non le orecchie.”
Lentamente,
molto lentamente, Lily si tolse le mani da davanti agli occhi.
Vide il sorriso spavaldo di Potter, il suo
petto gonfio e orgoglioso, il suo braccio proteso in avanti e, nelle sue dita …
Le mancò il
fiato.
Sbatté le
palpebre più volte, sicura di non aver visto bene. Invece quel fiore rimase lì dov’era, a guardarla sornione con i suoi
piccoli e sottili petali bianchi.
Una margherita.
Che scherzo
era mai questo? Impossibile; assolutamente, totalmente impossibile. Scosse la
testa, le labbra forzate in un sorriso incredulo. Guardò Potter dritto negli
occhi, supplicandolo con lo sguardo di confermarle che non era assolutamente
vero, che quella era una rosa e lei era diventata momentaneamente pazza. James
Potter sostenne il suo sguardo, impassibile. Questa volta non c’era traccia del
suo ego e della solita arroganza nei suoi occhi, era serio.
“Ma tu … Tu profumi di rose! Mi stai prendendo
in giro Potter!” lo accusò, puntandogli minacciosamente un indice contro il
petto.
Il ragazzo
sembrò confuso per un attimo, poi il suo volto si schiarì. “Oh, sì, hai
ragione. Ma questo odore insopportabile è colpa di Remus! Sirius stava
combinando un disastro con il compito di pozioni per domani, e Remus ha inavvertitamente
rovesciato boccioli di rosa nell’intruglio, mentre cercava di rimediare. Il
risultato è stato un enorme … Boooom! E metà di quella robaccia mi è finita
addosso” raccontò gesticolando e ridendo. Ma Lily Evans non ci trovò proprio
niente di divertente. I suoi occhi si strinsero, girò i tacchi e cominciò a correre.
“Evans! Ma
che stai facendo?!” Potter le fu dietro in un attimo, ma la ragazza stava
scappando.
Scappava da
quel suo stupido errore, da quell’inganno e, soprattutto, da quella promessa
che non poteva assolutamente mantenere.
James la
affiancò in una manciata di secondi, dopotutto era un giocatore di Quidditch.
“Ma cosa ti prende? Evans, fermati!” Le
si parò davanti e la ragazza finì dritta fra le sue braccia.
James la
guardò un po’ preoccupato, quel comportamento non era affatto da lei. La sentì
tremare un po’, affannata, fra le sue braccia. “Lily” le disse, “era il tuo
fiore vero? Ho indovinato.”
Finalmente
la ragazza si riscosse e lo fissò dritto negli occhi. Non sapeva cosa le stesse
succedendo, se fosse stata in lei ora avrebbe già schiaffeggiato Potter per
averla fermata, se fosse stata in lei avrebbe spudoratamente mentito.
“Sì, una
margherita” confermò allontanandosi dalle sue braccia.
“Hai visto
Evans? Scommetto che non te lo aspettavi proprio” continuò lui. Ma la parola “scommessa” la spaventò di nuovo. Le
ricordò quel bacio che probabilmente lui ora avrebbe preteso.
“Lily,
guardami dai.” Le sollevò delicatamente il mento. Lei lo guardò e lui scoppiò in una fragorosa
risata. “Ma cosa ti è preso?” riuscì a chiedere, in preda all’ilarità.
La sua
risata le fece bene, perché un istante dopo Lily era di nuovo in sé. “Finiscila
Potter!”
“D’accordo,
d’accordo, hai ragione, è solo che…” dovette fermarsi, “è solo che sei
scappata! Insomma, le ragazze fanno la fila per ricevere un mio sguardo, e tu
scappi? Non ti capirò mai Evans.” Anche James era ritornato il solito
egocentrico.
La ragazza
alzò gli occhi al cielo e lui si trattenne dal continuare. “Ti ho stupita
vero?” chiese allora.
“Già, Potter,
questo lo devo ammettere. Ora dimmi come hai fatto perché non ci credo che lo
hai scoperto da solo” rispose ironica.
Lui si fece
serio, come quando le aveva porto la piccola margherita che stritolava ancora
fra le dita. “Non lo so, Evans. Lo sapevo e basta. Tu credi che io non ti
conosca affatto, credi che io non sappia che detesti le cose appariscenti come
il giglio che ho cercato di regalarti questa mattina. Sapevo che preferivi
quello piccolo e bianco, non ancora sbocciato: ti ho osservata mentre lo
sfioravi.” Lily scosse la testa, senza capire. “Aspetta, lasciami finire.
Quello che continuo a cercare di dirti, anche se tu credi che io pensi solo a
me stesso, è che lo so come sei. Tu invece non lo sai.” La ragazza sgranò gli
occhi, senza riuscire a trattenersi.
“Pensi di
potermi conoscere meglio di quanto mi conosca io?! Stai scherzando vero?”
“Lily, non
sto scherzando” insistette lui, si stava davvero spazientendo. Fino ad ora le
aveva mostrato il suo strato più superficiale e immaturo, ora cercava di andare
più a fondo, come lei aveva sempre voluto. Ma non era disposta ad ascoltarlo.
“Te l’ho detto, potrei avere metà delle
ragazze della scuola … No, non mi interrompere. Sto cercando di dirti che
invece voglio te. Tu credi di essere
come questa” le disse, porgendole una margherita che ormai perdeva i petali, “invece
sei come quel giglio bianco e rosso, se ci fosse stato un girasole nei paraggi,
ti avrei regalato quello, perché tu sei già sbocciata Evans, solo che non te ne
accorgi. E non so come ti sia venuto in mente che potessi portarti una rosa,
stasera: così banale quando so benissimo che tu sei tutta strana. No, non fare quella faccia, intendo in senso buono.” “Particolare?”lo
aiutò lei. “Sì, particolare. Più unica che rara, e per fortuna direi.” Sorrise
nel vedere il suo sguardo indignato. “Lo vuoi capire o no che io ti amo Lily Evans?”
La ragazza
aveva seguito il suo discorso con attenzione, sbalordita da quello che lui le
stava dicendo, dal modo in cui sembrava davvero sapere qualcosa di lei, molto
più di quanto lei credeva possibile. Si era accorta perfino che lui si era
sforzato di non essere irritante. Ma ci aveva messo del tempo prima di capire
che quel ragazzo dagli occhi nocciola e i capelli tutti arruffati le stava
facendo la prima dichiarazione d’amore seria
che lei avesse ricevuto.
Rimase
qualche minuto in silenzio, senza sapere come reagire, e ne fu sconvolta perché
era la prima volta che le succedeva.
“Io …” tentò,
“sono molto colpita, Potter. A quanto pare appari più stupido di quel che sei
in realtà, ma …”
“Ma?” James
era molto più agitato di quel che dava a vedere.
“Non so se è
quello che voglio” mormorò alzando gli occhi verso il tramonto.
Una folata
d’aria li investì, strappando gli ultimi petali bianchi dalla povera margherita
di Lily.
“Questa però
me la tengo” sorrise lei, e anche il viso di James si aprì in un sorriso pieno
di tenerezza.
Senza
esitare un attimo di più James la strinse ancora fra le braccia e, prima che
lei potesse capire cosa stava succedendo, posò delicatamente le labbra sulle
sue. Solo per un secondo, ma per lui valse una vita.
“Forse
questo ti aiuterà a capire se è quello che vuoi. Puoi sempre far finta che sia
solo una stupida scommessa però.”
James Potter
si voltò e scomparve nella luce aranciata del tramonto, lasciando Lily sola,
confusa e senza parole da dire.
Sapevano
entrambi che c’era qualcosa che si muoveva fra loro, forse leggero e delicato
come un tenero bocciolo di giglio, oppure rosso
vermiglio come i suoi capelli e quelle rose che lei odiava tanto. Forse
occorreva ancora del tempo però, prima che lo scoprissero davvero, forse per
ora era solo una sciocca scommessa.