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Autore: elyxyz    09/07/2006    13 recensioni
L’immensa Opera del Maestro Inoue, scritta da Kaede e raccontata per bocca di Hana..
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Scelta d’amore

Ad un anno di distanza (pochi giorni di scarto che differenza fanno?), sto per postare l’ultimo capitolo di Scelta d’amore.. sì, finalmente.
Tante cose cambiano in un anno.
Ma vorrei ringraziare chi ha amato o odiato questa storia, ed ha trovato il tempo e la gentilezza per farmelo sapere, attraverso recensioni, commenti e lunghe mail private.
Non sono ancora state scritte le parole giuste per dirvi ‘grazie’.
...Se esistessero, le userei.
Niente elenchi, ma vi penso.

Ely

 

 



Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 40 -epilogo-

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Ciao, amore.” Gli scompiglio i capelli con affetto, abbozzando un sorriso, sincero, ma triste.

Forse, l’unica cosa buona di oggi, è che è sabato. Niente scuola. Niente compagni. Niente domande. Niente risposte.

 

Non l’ho ancora detto a nessuno.

Nemmeno a mia madre. O a Yohei.

 

E chiederò perdono ai ragazzi, per questa mia scelta.

Egoista, certo.

Opinabile, di sicuro.

 

Ma voglio questo tempo per me e per lui, da soli.

 

Che uno può prepararsi mille discorsi pronti, per dirsi addio, ma poi.. trovi mai le parole giuste?

E se la separazione arriva prima di quanto ti aspetti.. quando ogni cosa da dire è superflua, perché non hai più davanti la persona che la deve sentire.. che senso ha?

 

Mi stropiccio gli occhi con il palmo della mano.

Sono stanco. Ma sono lucido.

Ho passato la notte a fissare il soffitto, a vagliare tutte le scelte possibili.

Come se ce ne fossero.

 

Mi sfugge un sorriso amaro, dettato dalla disperazione.

 

Come se ce ne fossero!!

 

E ho pianto tutte le lacrime che avevo.

Forse per non ricominciare oggi.

 

Anche se non sono stato in grado nemmeno di mantenere questa, di promessa.

..di non piangere davanti a lui, di essere forte, per entrambi.

 

Forse non sono un uomo d’onore.

..forse non sono nemmeno un uomo.

 

 

Esalo un sospiro, fissando il mio sguardo su di lui.

 

Ormai ho preso la mia decisione.

Nella lucida consapevolezza di tutte le implicazioni che ne deriveranno.

E non ritornerò indietro.

 

Sfilo il diario dal cassetto, fidato amico delle nostre giornate, e mi accingo a completarne la lettura.

Lo faccio controvoglia.

Ho la netta cognizione che finire di leggere il diario è portare a termine l’ultima cosa che mi lega a lui. L’estrema scusa per procrastinare all’infinito la separazione.

Ma non sarebbe giusto.

Sarebbe da vigliacchi.. e noi due non lo siamo.

 

Ma arrivare a quel 4 ottobre non è solo cocciutaggine. E’ un cerchio che si chiude, là dove tutto è cominciato.

 

 

Mi accomodo vicino a lui, la sua pelle tiepida contro la mia.

In un attimo di follia, allungo le dita sotto al tessuto.. il cuore batte ancora. E non è un monitor a dirmelo. Il mio orecchio sul suo torace.

Forse è questa la cosa più dura da accettare: c’è ancora. E non c’è più.

Un attimo, un attimo appena, un desiderio pazzo mi colpisce: forse sarebbe stato meglio se fosse morto allora, in quella notte d’ottobre..

 

Lo stomaco mi si stringe, nella consapevolezza abominevole che è un’eresia anche solo pensarla, una cosa così.. figurarsi desiderarla..

Mi sento terribilmente in colpa, per questa fantasia macabra.. è un’inutile congettura. E non sarebbe stato più facile, separarmi da lui.. e non avrei avuto il dono di questi 40 giorni, in cui l’ho conosciuto.. in cui ho scoperto che mi amava anche lui.. che avremmo potuto essere felici.. che, forse, almeno un po’ lo siamo stati..

 

Sento la diga dell’autocontrollo scricchiolare paurosamente.. uno, due, tre respiri, per ritrovare un contegno che non so più dove stia di casa.

Racimolo un po’ di coraggio, impostando la voce, glielo devo.

 

 

“Al 18° del primo tempo, eravamo in vantaggio di 4 punti.

Il loro coach ha chiesto il time out, più per strigliare Sendoh, che per reale necessità.

Mph..

Anzai-sensei, invece, era contento di come si erano messe le cose.. ci ha detto di continuare a mantenere la concentrazione, e che stavamo giocando bene.”

 

Dovrei.. so che dovrei fare una delle mie sparate.

Lo prevedeva il copione di questa lettura-monologo.

Ma oggi no. Non ce la faccio.. non riesco a farmi catturare dagli eventi. Un chiodo fisso mi si sta conficcando nel cranio, martellata dopo martellata.. la fine incombente.. come potrei riuscire a distrarmi??

 

Dai, Hana, su..

 

Ennesimo sospiro.

 

“Al 12° del secondo tempo, Mitsui è stato sostituito per fallo commesso da Fukuda.. gli ha spaccato un labbro, con una gomitata, che però non è stata giudicata intenzionale.. io non ne sarei così convinto.. ad ogni modo, siamo riusciti a mantenerci in vantaggio fino a -2 dalla fine, quando Sendoh ha deciso di sferrare il loro ultimo attacco.. due punti ci distanziavano.

E’ partito con un contropiede da manuale, e mi sono lasciato fregare come un allocco.

Che nervi!!

Gli sono corso dietro, ma non ho capito la sua strategia: ha tentato un tiro da tre, (mi costa ammetterlo) perfetto.

 

L’unico sbaglio del Ryonan, è stato credere che noi avessimo gettato la spugna, dopo questo smacco potente.

 

A 49 secondi dalla fine, Taoka sfodera il suo fottutissimo sorrisetto da vincitore, Kakuta passa a Sasaoka, che però è troppo marcato.. io avevo il fiato del Porcospino sul collo, non riuscivo a liberarmi. Erano già belli e convinti che la vittoria fosse loro.

E non hanno calcolato Miyagi, che è piccolo, sì.. ma Kami, quanto corre!!

Mitsui gli ha passato la palla, lui ha dribblato Koshino con un incredibile gioco di gambe ed è andato a canestro allo scadere del tempo.

 

La palla ha eseguito un semicerchio, rotolando lungo tutto il ferro.. siamo rimasti col fiato sospeso, finché il familiare ‘frush’ ci ha decretati vincitori.

Per il rotto della cuffia.. non avremmo avuto tempo per un un’altra azione.”

 

“Se non altro… la tua ultima partita ti ha visto vincente..magra consolazione, però.

 

“Hana non ci ha risparmiato la sua solfa, sul fatto che avremmo vinto con 40 punti di vantaggio, se ci fosse stato lui, in campo, per tutta la gara.. Gli voglio bene.. ma quando fa così lo strozzerei!!

 

Sono tornato a casa, ovviamente di umore nero.

Ok. Era un’amichevole, ma.

E abbiamo anche vinto.. (ma solo di 1 punto).

Quello che non mi va giù, è che lui sia riuscito a fregarmi in modo così elementare.. non sono un pivellino, io!!”

 

Anche i migliori sbagliano.” Tento di rassicurarlo.

 

Nh.. io e il Do’aho ci siamo picchiati negli spogliatoi, dopo l’incontro.. se non fosse una follia, sarei quasi tentato di credere che lo abbia fatto apposta.. Non la rissa.. (ovvio, che ci sia intenzionalità, in quello), ma nel fatto che lui mi abbia dato i mezzi per scaricare la mia frustrazione, dopo lo smacco di quel Mister54 denti.

Anche ripensandoci adesso, mentre lo scrivo.. non è poi così folle..”

 

“Perché era la verità..

 

 

4 Ottobre. Lunedì.

Ed eccoci al giorno fatidico.

 

 

4 Ottobre. Lunedì. “Ore 12.45. Sulla terrazza.

Ieri sera, mezzo addormentato, devo aver inserito il diario in cartella, assieme ai libri che non ho usato. E’ stata una mattinata particolarmente conciliante.. il mormorio cadenzato della professoressa Mitaka, prima; e il gruppo di studio organizzato da Arima-san, poi.. mi hanno permesso di farmi un bel pisolino ristoratore, come non succedeva da un sacco di tempo.

 

Quando ho aperto la cartella per prendermi il bento preparato da Mika-san, ci ho trovato la mia agenda personale..  e perchè no? mi son detto, ed eccomi qua.. non ho voglia di dormire ancora, i ragazzi, giù in cortile, chiacchierano animatamente, c’è un bel sole che scalda, i nuvoloni da temporale sono ancora lontani.. prevedono pioggia per stasera.. è meglio se non mi fermo dopo gli allenamenti, ho scordato l’ombrello a casa, e stamattina sono venuto a piedi, perché la bici ha una gomma a terra..”

 

“Maledetta bici..

 

“Ore 20.00: Stasera a cena con la squadra.

Nh. Chissà cosa combinerà il Do’aho…. Ha insistito perché partecipassi. Nh… Chissà poi perché.

 

“Chissà. Poi. Perché.Ed è il dubbio che rimarrà su di noi per sempre.

Il dubbio che non troverà risposta.

 

Una parte di me crede, spera ardentemente che lui abbia sentito qualcosa, di tutto quello che gli ho confessato, dal primo momento qua dentro.

 

Non ho certezze. Ma la speranza sa essere persuasiva. Mi aggrapperò a questo.

 

Con le unghie. Con le mani. Con i denti. 

Con la testardaggine tipica del Tensai.

 

VOGLIO CREDERE, che lui sappia.

 

Ma il pensiero torna a quella sera, a noi due, che ci prendiamo in giro, dentro a quella tavola calda, agli altri che ridono, perché sanno che non ci saremmo fatti davvero male.. alle allusioni velate di Mitsui, ai suoi “Nh.” dai mille significati, a quel rapporto senza nome che ci legava, all’assurdo timore di dichiararmi, per paura di un suo no.

SOLO col senno di poi, capisco di esser stato un vero idiota.. i segnali c’erano tutti.. ma la paura rende ciechi.

Ciechi e maledetti.

 

Le sue parole, le mie offese.

Quel passaggio in moto.

Dannazione!! –se solo avessi rifiutato-

 

 

Mi resta solo questo, di lui.

Un diario. Le pagine intonse, preludio di vita, da oggi in poi.

Mi manca già. La sua calligrafia, minuta e regolare.

 

Non ci sarà più.

E mille altre cose, non ci saranno più.

 

Non faremo mai l’amore.

O bagni di mezzanotte..

O passeggiate romantiche in riva al mare.

 

Non festeggeremo assieme i nostri compleanni.

Non lo trascinerò a pranzo da mia madre..

..o i sabati al Pachinko, coi ragazzi dell’Armata.

 

Non saprò mai com’è finita con quell’autobus arancione..

..o dove saremmo arrivati..

 

Non sistemeremo casa sua, rendendola viva..

Non sentirò più i suoi Do’aho.’

I sorrisi che non mi ha mai regalato.

 

A chi darò le mie testate?

 

 

Non lo faccio apposta, ma il Destino mi riporta con crudele semplicità al compiersi degli eventi. La ruota ha ripreso a girare.

Mi ritrovo sotto al naso la data del 9 luglio.

 

Non l’avevo cercata. E’ arrivata lei da me.

 

Conosco –oramai- ogni singola parola di questa pagina.

Il risultato non cambia.

 

“Io ero piccolo, d’accordo, ma lo ricordo come fosse ieri: lei che continuava a vaneggiare, satura di morfina che oramai non le faceva più nemmeno effetto, nel suo corpo pieno di metastasi, e il nonno, che confidava a mia madre il suo più grande desiderio: essere lui stesso a donarle la morte, per non vederla più soffrire così atrocemente.

 

Una scelta d’amore, la sua.

 

Avrebbe deciso persino di perderla, di non poterla più avere vicina, al suo fianco, purché lei smettesse il suo calvario..

Purtroppo non è stato possibile.

L’unica nostra consolazione è che, nei suoi ultimi momenti d’agonia, era caduta in coma, e quindi non ha sofferto, nel trapasso.

 

Per me è inconcepibile, pensare di continuare a far vivere una persona, in un modo che non si può neanche più chiamare ‘vita’.

E’ solo un inutile accanirsi.. in nome di cosa, poi?

 

Ecco.

Per le malattie terminali, intestardirsi è pura crudeltà, a mio avviso.

Anche nel caso di morte cerebrale, di coma irreversibile, quando l’organismo si è ormai ridotto ad un inutile vegetale, quando il risveglio è impossibile, al di là di ogni ragionevole dubbio, beh, io vorrei che si potessero staccare le spine.

Per dare un po’ di dignità, ad un corpo rimasto solo.

Una fine decorosa.

Se succedesse a me, per assurdo, io lo vorrei.

 

“Tu lo sai che io non sono d’accordo.

Per me, la vita è sacra.

E nessuno di noi può arrogarsi il diritto di toglierla a qualcuno.. ma ti amo troppo, per non rispettare la tua scelta. Anche se va contro tutto quello in cui credo.

Anche se è una decisione devastante..

 

E’ una scelta d’amore.

 

 

Mi risollevo, infilandomi il diario nella tasca del cappotto.

Da oggi, questo è mio.

 

Mi avvicino a lui, sedendomi sul bordo del letto.

 

“Ti amo.

E non mi stancherò mai di farlo.

Non so cosa succederà domani. E non m’importa.

 

Resterai con me. Una parte di te lo sarà sempre.

Anche quando riprenderò a vivere, quando ricomincerò ad andare avanti.

 

Non ti prometterò di diventare il n°1, o di andare in America, per realizzare il tuo sogno, al posto tuo… non lo farò, proprio perché ho il sacro rispetto dei sogni degli altri, e non sono tipo da appropriarmene.

Non sono un ladro di sogni, io.

 

Voglio realizzare qualcosa di mio, qualcosa per me.

 

Ed è per questo che ti giuro, che darò sempre il massimo.

Che sarai fiero di come saprò sfruttare al meglio il mio talento, il mio genio.

Questo sì, te lo giuro.

Perché tu sia orgoglioso di me.”

 

Gli accarezzo con dolcezza le guance, il suo volto resterà dentro di me.

 

Prima che la determinazione vacilli, mi risollevo dal giaciglio, e fisso i monitor davanti a me.

 

E’ strano.

Si dice ‘staccare la spina’ quando -in realtà- c’è solo un pulsante rosso da premere.

 

Clic.

Un basso ‘biiiiip’ di qualche istante.

E poi il silenzio. Il vuoto.

Il tracciato piatto.

 

E’ la fine davvero.

 

Mi ravvicino a lui, sfilando la mascherina che ci ha divisi per tutti questi interminabili giorni.

 

“Ti amo.” Sfiorando le sue labbra con le mie.

 

Ti amo.

E sono pronto a pagarne il prezzo.

 

Lo penso. Mentre la porta della camera 11 si chiude, dietro le mie spalle. Per sempre.

 

 

-THE END-

 

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- A titolo informativo, l’uso delle lettere maiuscole, delle minuscole e la punteggiatura in generale di questa fic, non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure ignoratela....

 

- Come già detto molte volte, la parte medica e riferimenti specifici al Giappone sono frutto di ricerche approfondite; tuttavia, essendo esse di origine autodidatta, e talvolta modificate per esigenze narrative, potrebbero recare delle imprecisioni.

 

- Piccola curiosità: per gestire il diario di Kaede nel modo più veritiero possibile, mi sono affidata alle poche, ma preziose date che il Sensei Inoue ha scritto nel manga.

Di conseguenza, sono diventata cretina (i bisestili sono bastardi >.<), ma sono riuscita a risalire all’anno ipotetico in cui Ru e Hana sono state matricole allo Shohoku, ed è il 1993, il 1° aprile era di martedì, per la precisione.

Quindi, pur essendo il primo vol. di SD datato copyright 1990, la storia è proiettata tre anni dopo.

 

 

Crono-storia:

Se non vi va di leggerla, saltatela a piedi pari, ma io sento il dovere di spendere due parole sulla genesi e lo sviluppo di Scelta d’amore.

E’ un atto dovuto per Kaede ed Hana, in primis.

 

La trama intera (con quest’esatta conclusione) è nata in una sera di dicembre del 2003, tornando a casa dal lavoro, sotto uno scrosciante temporale.. un idiota ha frenato, e.. per un istante mi sono immaginata se.

 

Nel gennaio del 2004 nasce il primo capitolo, e fortissimi sensi di colpa.

Mi sono chiesta se fosse giusto scrivere ‘per piacere’ su una cosa così dolorosa.

Se non fosse dissacrante per chi, una vicenda così, la sta vivendo sulla propria pelle.

 

Nel gennaio del 2005, ad un anno esatto dal primo capitolo, mi è stato fatto capire che certi temi si possono trattare con delicatezza, senza calpestare la dignità di nessuno.

Io non ho la pretesa di dire cosa va bene e cosa no.

Non è un racconto che vuol farsi portavoce di un messaggio pro-eutanasia, anzi.

Io –egoisticamente- non avrei mai avuto il coraggio che ha avuto Hana.

Mi sono state mosse diverse obiezioni, nel corso della stesura.

Non mi arrogo il diritto di trattare temi sociali, eutanasia, donazioni organi, ecc.. ecc… In questa fic, Hana e Ru non esprimono la mia opinione o le mie convinzioni al riguardo. Anzi.

E’ una fic che parla di sentimenti, e di ricordi. Di gioia. Di dolore. E basta.

Cosa è, cosa non è, spetta alla sensibilità di ciascuno di voi, deciderlo.

 

Nel maggio del 2005, ho scritto la parola fine a questa storia.

Forse non è il finale che la maggior parte vorrebbe aver trovato.. ma è coerente: con la storia e con la mia idea in originis.

Penso che valga la pena non calcare su quanto abbiano perso Hana e Ru, ma su quanto abbiano vissuto.. non tanto la meta.. ma il cammino condiviso.

 

Per questo, non ci saranno proseguiti ufficiali alla storia.

Per me, Scelta d’amore finisce qui.

 

Tuttavia, esistono due epiloghi alternativi, innestati dopo la fine.

A chi non amasse questa fine, sono disposta ad inviarli privatamente.

 

Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@alice.it

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

A chi avrà trovato il coraggio di arrivare fin qui.

Un grazie di cuore.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

   
 
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