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Autore: _CodA_    11/11/2011    7 recensioni
Sono passati due anni dalla fine del liceo e purtroppo le strade di Santana e Brittany si sono separate, ma non i loro cuori...
Ritrovandosi, riusciranno a mettere da parte il passato e gli errori commessi? Ogni capitolo è accompagnato da una o due canzoni che rispecchiano, con le loro parole, la situazione delle due protagoniste.
Spero vi piaccia! :)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Concludiamo, vi va?

 

Aprì la porta di casa in silenzio, un silenzio strano ed improvviso, angusto, mentre le lasciavo lo spazio per poter entrare.
Era spiazzante ritrovarla qui, tra quelle quattro mura, dopo quello che avevamo passato. Sembravano passati anni, quando in realtà era stata solo qualche settimana.
Ma in quei pochi giorni erano successe così tante cose e ora quella casa racchiudeva così tanti ricordi, la maggior parte spiacevoli, che mi intristiva; mi scombussolava vedere lei ancora inesperta, indecisa nei passi, come se quella casa non le appartenesse, perché teoricamente era ancora così.
La vidi accomodarsi timidamente sul divano, seduta sulle sue stesse gambe lunghe e sottili, e fissare il vuoto, pensierosa.
Avevamo lasciato così tante cose in sospeso, situazioni e avvenimenti con cui dovevamo ancora fare i conti, credendo di poterli ignorare e ricominciare come se nulla fosse accaduto.
Ma improvvisamente le questioni irrisolte mi travolsero e mi infastidirono.
Non potevo più sopportarle, erano risalite a galla e una volta per tutte andavano cancellate o quanto meno chiarite.
Mi avvicinai a lei, poggiando le chiavi sul mobile accanto alla porta e poi proseguendo verso il divano.
In silenzio, notandomi dopo poco accanto a sé, lei si voltò per guardarmi e donarmi un sorriso, così bello quasi da farmi dimenticare i miei buoni propositi.
Seguì con gli occhi la curva delle sue labbra, così perfette, così vicine...
Scuotendo il capo cacciai quei pensieri per concentrarmi su qualcosa di più importante.
“Credi che potremmo parlare di come siamo arrivate fin qui?”
Mi guardò interrogativa.
“A piedi.. mi sembra ovvio..”
Non potei trattenere una risata lieve ma piena.
“Voglio dire… dopo tutto quello che è successo.. ritrovarci ancora qui, in questa casa, insieme.. non ti sembra strano? Non ti sembra che ci sia qualcosa in sospeso?”
Abbassò lo sguardo, triste.
Allora non ero la sola ad avere quei dubbi, quelle incertezze, che sembravano corrodere anche il più felice dei momenti!
Si torturò abbondantemente le dita, sfregandole e pizzicandole, per mascherare imbarazzo e disappunto.
“Perché siamo scappate, San?” chiese tutt’a un tratto.
La guardai sconvolta. Mi convinsi che volesse incolparmi della fuga, come se non l’avesse voluto anche lei. Poteva essere così? Potevo averla inconsciamente costretta a seguirmi, senza altra via di scelta?
Boccheggiai per trovare le parole, incredula e ferita.
“D-dovevamo… Brandon.. non ci avrebbe mai lasciate andare.. insomma… credevo lo volessi anche tu..” completai con voce spezzata e le lacrime che si trattenevano, per chissà quale miracolo, nell’angolo interno degli occhi straziati.
“No.. Siamo sempre fuggite via, abbiamo sempre scelto la via più facile… perché siamo scappate l’una dall’altra anni fa, San?”
Leggermente fui sollevata dal suo chiarimento, ma lo sconforto mi pervase di nuovo, quando sapevo che non avrei saputo dare risposta alla sua semplice eppure complicata domanda.
“Io… io...” abbassai lo sguardo sconfitta “Non lo so”.
Il suo sguardo mi suggerì che non fu soddisfatta della mia risposta.
“Si che lo sai! Devi saperlo! Altrimenti avremo sprecato due anni della nostra vita senza motivo! Devi dirmelo, San! Devi dirmi perché siamo fuggite, perché ti sei allontanata da me! Perché?”
Aveva iniziato a piangere e urlare e dimenarsi sul divano, cercando di aggrapparsi alle mie spalle, scossa dai tremiti e dai singhiozzi.
I miei occhi sbarrati la guardavano consumarsi di malinconia, rabbia, odio, solitudine che anche io avevo provato, che ci eravamo tacitamente inflitte a vicenda per tutto questo tempo.
E non sapevo che dirle. Non c’era motivo, era questo esattamente il nostro problema.
Avevamo lasciato andare, avevamo mollato e non avevamo creduto nel nostro amore, forse io più di lei.
Non ci avevo reputate abbastanza forti, abbastanza innamorate: non eravamo abbastanza.
Ma la mia scelta, e anche la sua, l’avevo ripagata con la sofferenza di ogni giorno, per quei due anni in sua assenza.
Afferrai le sue mani che erano sulle mie braccia, la guardai forte negli occhi.
E pronunciai con convinzione le mie parole, anche se le lacrime mi tradirono.
“Io.. non so perché ci siamo allontanate, cosa ci ha spinto a separarci… posso solo immaginare che sia stata la paura di sprecare il nostro tempo, di impedirci di vivere i sogni l’una dell’altra solo per stare insieme… ma ora capisco che è stato solo un errore, un grosso errore che pagherò probabilmente per il resto dei miei giorni..”
Mi guardava piangendo, trovando amare e dure le mie parole, quasi rassegnate.
Ma io continuai.
“.. Ogni giorno ripenserò a quei due anni, due anni persi, andati, che potevo trascorrere con te, che avrei condiviso con te. Mi sono persa la tua crescita, la tua determinazione, il tuo lavoro.. sei diventata una donna senza di me e per questo non mi perdonerò mai..”
Tirai su col naso e respirai prima di trovare ancora la forza per continuare.
“Abbiamo… abbiamo condiviso tutto, io e te. Sin da bambine. Ti ho vista imparare, giocare, sporcarti nel terreno solo per far imbestialire tuo padre; ho assistito alle tue cadute e alle tue vittorie, alla nascita del tuo talento di ballerina… sono stata il tuo primo bacio, la tua prima volta…”
Abbassai lo sguardo, ancora leggermente imbarazzata quando si parlava di questo. Lo ero sempre stata, mi ero sempre vergognata di quella notte, quella prima, che avevamo condiviso, importante eppure spaventosamente patetica. A questo sorrise, sapevo che sorrideva dalla sua stretta marcata, dalla sua abitudinaria voglia di ridere affettuosamente di me quando mi vedeva in difficoltà così.
Con coraggio rialzai lo sguardo verso di lei e continuai.
“.. ho assistito ai tuoi pianti e ho curato le tue ferite.. ho lottato per te.. ti ho difesa.. e tu ti sei presa cura di me, credendo in me, più di chiunque altro. Anche quando ti vedevo con qualcun altro sapevo di appartenerti, sapevo che se avessi avuto il coraggio di dirtelo e di farmi avanti saresti stata mia, senza riserve. Perché ci amavamo, ci siamo sempre amate.”
Ora fu lei ad abbassare lo sguardo, nuovamente triste, come se tutto questo non fosse più possibile.
Ma io sapevo che eravamo qui per questo, per ricominciare, per riprendere da dove avevamo lasciato, e ritrovarci fino alla fine dei nostri giorni.
“Per cui ti chiedo… ti chiedo di dimenticare questi due anni, di lasciar perdere il motivo della nostra lontananza, di ignorare la mia maledetta codardia.. e di amarmi, come hai sempre fatto.”
Alzò il viso e mi sorrise; e fui rincuorata, comprendendo la sua risposta taciuta.
“Ci sono ancora tante cose da chiarire, San”
“Lo so…”
Ignorò la mia flebile interruzione.
“Con Brandon devo chiudere veramente, non posso andar via così e credere di aver sistemato ogni cosa. Non potrei stare con te una vita, sapendo di aver lasciato in sospeso il cuore di un altro..”
Sapevo bene cosa significava lasciare il cuore in trepidante attesa, in un limbo di incertezza e speranza… Per cui non trovai da obiettare.
“E non voglio dimenticare. Voglio parlarti di questi due anni. Voglio dirti tutto, come se fossi stata lì con me. Ti racconterò delle mie paure, di quante volte ti ho sognata cercando conforto. Di quante volte ho abbracciato il cuscino fingendo fosse il tuo corpo a toccarmi.. E ti racconterò del mio lavoro, della mia crescita, della mia caduta finale.. e di quanto, senza di te, non posso andare da nessuna parte.”
Annuì piangendo, con un sorriso felice sulle labbra, ora che eravamo veramente noi stesse, con due anni da recuperare e una vita da vivere, felice ed insieme.


Vorrei, non so, che lei, o no…
Le mani, le sue
Pensiero stupendo…



Guardandola, lasciando che il mio sorriso coinvolgesse gli occhi ancora intrisi di lacrime, strinsi ancora le sue mani nelle mie e alzandomi la invogliai a seguirmi, a camminare silenziosamente fino alla mia camera, alla nostra.
La feci distendere sul letto, lei che si lasciava condurre da me, senza mai staccare il suo sguardo dal mio.
La guardai mentre separai le nostre mani e mi sfilai la maglia.
La guardai mentre sfilai i suoi pantaloni.
Si accinse a levare la sua maglia e dovette separare i nostri sguardi, che si cercarono immediatamente un attimo dopo.
Salì sul letto avvolgendola con le mie gambe, salendo su di lei per sentire i nostri corpi vicini.
E lei ne approfittò per sbottonare i miei jeans.
Li lasciò scivolare sulle mie gambe con i piedi e mi guardava, mentre le sue mani vagavano sul mio addome.
 
Si potrebbe trattare di bisogno d’amore… meglio non dire.

Sentivo la nostra pelle, calda, iniziare a toccarsi e avvertivo i nostri respiri affaticarsi man mano che proseguivamo, nel silenzio risuonavano nelle mie orecchie.
E la guardavo.
La guardavo e lei accennava un sorriso per assicurarmi che fosse tutto apposto, che potevo toccarla.
Ma le mie mani erano ancora ferme ai lati del suo viso, che mi tenevano stabile a cavalcioni su di lei, mentre i capelli neri ricadevano sulle sue spalle, la solleticavano, e si mischiavano con i suoi, biondo chiaro.
La guardavo seria, lasciandola interdetta, anche titubante non comprendendo le mie intenzioni a questo punto.
Sembravo immobilizzata, indecisa, quasi pentita.
Invece il mio sguardo era fisso nel suo perché innamorato, stavo facendo l’amore con i suoi occhi, con il suo corpo, anche solo guardandola.
La ammiravo nella notte quasi giunta alla fine, sul mio letto, sotto di me;
mentre respirava, il suo petto si sollevava lentamente e il suo respiro toccava il mio.
Improvvisamente, cosciente di poterla spaventare se avessi continuato a fissarla senza fare o dire niente, mi calai su di lei per baciarla.
Chiuse istantaneamente gli occhi e toccai le sue labbra con le mie, senza approfondire il bacio, gustando anche il più lieve tocco, riscoprendo i brividi che mi donava quella bocca.
Toccai la sua pelle con la mia e mi sentì fremere, non solo di voglia e di desiderio, soprattutto di paura.
Ero spaventata al solo pensiero di toccarla, terrorizzata, quasi come quella prima volta.
Solo che stavolta non avevo paura di farla male o di rendermi ridicola, ma semplicemente temevo svanisse, temevo scappasse, temevo si tramutasse in un sogno.
Così la baciai con tutta la delicatezza possibile, con il labbro tremante, gli occhi strizzati e le mani che mentre viaggiavano si fermavano per accarezzare, per rendere reale quel lembo di pelle appena sfiorato.
E mentre tremavo io, rabbrividiva lei, di piacere, di consapevolezza che questa volta sarebbe stata la nostra nuova prima volta, la prima di una vita.
 
Pensiero stupendo, nasce un poco strisciando…
 
Così mentre guidò la mia mano giù sul suo addome e ancora più giù, tra le sue gambe, impaziente oramai per le mie involontarie torture, spalancò gli occhi, mi guardò intensamente e io la sentì, la sentì tremare più forte; a lungo le mancò il fiato, poi riprese veloce, e il sudore le imperlò il viso finché non poggiò la sua fronte alla mia, piegandosi verso di me, ansimando sulla mia bocca.
Mi accarezzò la guancia, il viso, sfiorò con il pollice le mie labbra umide e grandi.
 
E lei adesso sa che vorrei
Le mani le sue
E poi un' altra volta noi due

 
Non le diedi occasione di baciarmi. Spinsi più forte e lei boccheggiò, inerme, estasiata.
Fu un gemito, un lamento, quasi un pianto, breve ma intenso, in cui si rilasciò.
Bellissima.
E io ricaddi su di lei, la abbracciai, nascosi il viso nel suo collo, nei suoi capelli, nel suo profumo…
E lei mi carezzò la schiena lentamente, ancora esausta, sorridendo.
Baciò la mia spalla, mentre ansimavamo entrambe.
Volevo piangere, volevo urlare, volevo divorarla di baci, per ringraziarla di essere rimasta qui, tra le mie braccia, in questo letto, a fare l’amore con me, ancora una volta, di nuovo ma in modo diverso.
E allora piansi, nell’incavo del suo collo, scossa dai tremiti, rilasciata completamente su di lei, mentre mi accarezzava.
Lei però capì; capì che fu un pianto di gioia, un pianto per scacciare via i cattivi pensieri, l’ansia e la paura che mi avevano attanagliato per mesi, la solitudine che una volta per tutte sconfiggevo, l’amore che dopo anni avevo ritrovato.
“Ti amo” sussurrò lei, nel mio orecchio coperto dai capelli.
Ma io sentì le sue parole e mi si strinse il cuore di gioia, mentre la mia mano cercava la sua, la trovava, la stringeva, sentendo le dita occupare finalmente il proprio posto.
“Un giorno accetterai di diventare mia moglie?” le chiesi così d’un tratto, senza più paura di nulla, nuda sul suo corpo.
La sua risata risuonò nella stanza, nella luce che ora sorgeva nuova dalla finestra, a poco a poco, lentamente.
Era naturale, felice, spensierata.
Dopotutto insieme avremmo affrontato ogni cosa.
“Anche subito, se è questo che ti preoccupa…” alla fine rispose.
E io sorrisi sulla sua spalla, baciandole il collo teneramente, stringendo ancora le sue dita intrecciate alle mie.
“Dormiamo, ti va?” suggerì.
“Così?” chiese lei, solo per avere una conferma, trovandolo giusto.
“Si… buonanotte, Britt”
“Buonanotte, San..”
Mi accomodai meglio sul suo petto, per poter sentire il battito del suo cuore tutta la notte, per potermi cullare anche solo con il suo respiro.
Lei, solo lei, mi avrebbe fatta sentire così per il resto della vita: felice.
“Ce l’abbiamo fatta, eh?” non riuscì a trattenermi, anche se avevo già gli occhi chiusi, l’orecchio in ascolto del suo cuore, e gli arti rilassati.
“Di nuovo insieme..” sussurrò.
E non servì altro per farmi addormentare con un sorriso e il cuore che batteva forte.
 
Pensiero stupendo.
 
 
 
Fine



Ultima piccola nota:
E approfitto per ringraziare tutti, tutti quelli che hanno commentato, recenstnsito, preferito, ricordato, seguito, questa storia, chi assiduamente, chi anche solo una volta; chi ha passato la notte a leggerla tutta d'un fiato ;) anche chi dopo il primo capitolo ha detto basta!
Grazie di cuore a tutti <3
_CodA_


Canzone: "Pensiero stupendo" di Patty Pravo (ho ideato  tutta la storia  partendo dal finale, volendo usare questa splendida canzone.)
  
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