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Autore: GiuNialler    11/11/2011    1 recensioni
Amy. Come tante, capita da pochi. Passioni a miliardi, sogni idem. Una ragazza con degli amici magnifici. Con dei ragazzi magnifici.
Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sabato 11 novembre. 
Ore 13:25
"Signorina McIrand? Le volevo ricordare che in questo momento siamo a lezione, non su un prato a guardare le nuvole." Quella voce arrivò a Amy come un fulmine a ciel sereno. Stava guardando le goccie di pioggia che s'infrangevano sulla finestra della classe, quando il suo professore la risvegliò da quella 'trance'. 
"Scusi professore, non succederà più, era un attimo sovrappensiero, mi dispiace." la sua voce era come un sussurro, era imbarazzata e le sue gote rosse lo dimostravano. Non era assolutamente il massimo essere risvegliata dal prof. davanti a tutta la classe.
"Lo spero. Ora, voialtri, prendete il diario e per lunedì scrivete i compiti. Studiare Freud e tutto ciò che ho spiegato per filo e per segno..." mentre il prof continuava a parlare con la solita cantilena, Amy venne chiamata dal suo vicino di banco.
"Non vorrei essere al tuo posto." disse mentre continuava ad agitare la mano sul diario verde per scrivere i compiti dati dal professore.
"Why? Ero solo sovrappensiero, nulla di che." la ragazza bruna fece spallucce e mise il diario sul banco, visto che aveva finito.
"Ti darà compiti in più, e poi t'interrogherà lunedì su le cose che ha spiegato mentre tu eri 'sovrappensiero'" la rimproverò il biondino.
"Ma tu, sei o non sei il mio migliore amico? Dovresti rassicurarmi, no? A volte mi chiedo se lo fai a posta a mettermi in ansia." la ragazza stava preparando la cartella e non appena ebbe finito la frase la campanella emise il tanto amato suono da tutti gli studenti.
"Sì sono il tuo migliore amico, non lo faccio a posta, e sì mi preccupo per te. Domani pomeriggio vieni a studiare da me?" La domanda la formulò tutto d'un fiato, come se avesse paura che la ragazza lo interrompesse e gli dicesse:"no, mi hai stufato con i tuoi insulsi inviti." il biondino ci teneva alla ragazza ed era quasi certo che, per lui, lei fosse più di una semplice amica.
"Ehi, idiota me l'avevi già chiesto ieri. E comunque sì. Quasi quasi mi fermo da te stasera, non voglio restare sola. Che si mangia?" continuarono a parlare fino a quando non arrivarono a casa del biondino, amavano stare insieme, e molti loro compagni li prendevano in giro perché sembravano una coppietta di innamorati, ma non ci facevano caso. Almeno, lei non ci faceva caso. Lui ... beh, si vergognava un po' di tutto ciò.
 
ore 15:30
"Allora che vuoi fare adesso?" chiese il biondino guardandola negli occhi.
"Che ne dici di fare due compiti? Facciamo filosofia, così mi spieghi cos'ha detto quello là."
"C'è un piccolo problema per domani."
"Quale?" Amy stava cominciando a preoccuparsi, non le piacevano i problemi, non era mai stato un asso nella loro stupida, stupidissima risoluzione. Odiava sia quelli di scuola, sia quelli della vita, sicuramente più complicati, ma con le stesse fondamenta. Non era mai stata un genio in matematica, per quanto ci si dedicasse e si sforzasse.
"Domani mattina alle 6:00 dobbiamo essere in radio per un'intervista." il biondo rispose mordendosi il labbro, pensando che, forse, c'era qualche speranza che lo piantasse in asso, lasciandolo lì, come uno stoccafisso.
"E allora? Almeno potrò suggerire all'intervistatore qualche domanda malefica da farvi, in modo da potervi mettere in imbarazzo. Dai, vieni, andiamo in cucina a studiare, prima che ci ritroviamo a stasera che non abbiamo concluso nulla." la mora prese il suo amico per il polso e lo trascinò in cucina, dove lo fece sedere con tutti i libri davanti mentre lei aspettava speranzosa dall'altra parte del tavolino di vetro.
"Che.. che c'è?" disse il biondino sentendosi osservato.
"Sbaglio o mi devi ripetere ciò che ha detto il prof in vista della mia interrogazione 'a sorpresa' che mi farà sicuramente lunedì? Dai."
"Va bene. A una condizione." il biondino puntò il proprio indice in alto alla parola 'una'.
"Dai Niall, che vuoi?" la ragazza lo stava guardando sgomenta.
"Voglio che tu domani te ne stia zitta zitta alla radio, senza fare alcun rumore. Ci stai?" la guardava strano come per sfidarla, mentre allungava la mano verso di lei.
"Ci sto, biondino. E ti stupirò." lei gli prese la mano e gliela strinse con forza, mentre si guardavano intensamente negli occhi, per vedere chi cedeva prima. Il suono del telefono salvò tutti e due da quelli sguardi taglienti, si girarono entrambi e Niall fu costretto ad alzarsi, per andare a rispondere; la ragazza lo guardò con aria stanca, odiava i telefoni, era più forte di lei, ma si sapeva, era praticamente indispensabili, per quello usava il suo IPhone solo per ascoltare la musica e giocare a Monopoli.
"Sì, sì, non si preoccupi ... ok ... va bene, ci vediamo dopo." Niall riattaccò con aria stranita, sapeva cosa sarebbe successo se tutto ciò sarebbe accaduto. Come poteva spiegarglielo adesso? Cosa avrebbe fatto soprattutto? L'unica cosa da fare è affrontare la cosa piano, con calma, dandole tutto il tempo possibile.
"Ehm, Amy? C'è un piccolo problema." disse. Non era facile, spiegarglielo. "La padrona del tuo appartamento ha avuto un piccolo problema e siete stati tutti sfrattati." Le lacrime cominciavano a spuntare dagli occhi della ragazza, che divennero immediatamente lucidi, e lei si ritrovò con le lacrime che le rigavano le guance, gli occhi che le diventavano rossi a forza di strofinarli. Niall si avvicinò e prese sulle ginocchia la sua migliore amica, consolandola.
"Le tue cose le stanno portando qui, almeno quelle più importanti. Se vuoi puoi restare da noi. Domani dopo la radio ti accompagno a prendere le altre, ok? Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Tranquilla." il biondino, mentre diceva così, le accarezzava il braccio, come fa un padre con la sua bambina che si è appena fatta male; il suo mento era appoggiato sulla testa di Amy, e s'inebriava del profumo che emanavano i suoi capelli castani con i riflessi scuri che si portava dietro da quando era piccola.
"Niall, non lo so, nel senso, qui non vivi solo tu, ci sono anche gli altri ragazzi, insomma ... beh, non li conosco tanto bene. E poi dove dormirei?" la ragazza parlava con la voce spezzata, insomma era stata sfrattata! Non lo poteva dire a sua madre, l'avrebbe richiamata subito in Italia, dove viveva con il suo compagno e il fratellino di Amy; lei non voleva lasciare Londra, non voleva lasciare la scuola, soprattutto non voleva lasciare il suo migliore amico.
"Ehi, stai tranquilla, il posto c'è, e sono sicuro che loro capiranno. Sono pur sempre i miei amici, e presto saremo una famiglia. Come il tuo telefilm preferito, ricordi?"
  
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