# Sono felice,
se tu sei felice
“L’avevo
detto io che questo divano era speciale!”
sussurrò Rick mentre la guardava rivestirsi.
“Come?”
domandò Kate cercando le scarpe.
Rick
scosse la testa come a dire che non era niente di importante. Se ne
stava ancora
beatamente sdraiato a contemplarla quando sorrise nel vederla tutta
arruffata
mentre cercava i suoi vestiti.
“Avevi
detto che non saresti scappata via dopo aver fatto
l’amore!” protestò Rick
afferrandole le gambe e costringendola a gattonare sul materasso.
“Ho detto
che non sarei scappata via dopo aver fatto l’amore, non ho
mai detto che non
sarei scappata via dopo averlo fatto due volte!!” lo
baciò veloce e si
divincolò verso la camicetta ai piedi del letto.
“Fregato
da un cavillo!”
Rick si
alzò e raccolse il golfino “Non dimenticare
questo”
Kate lo
afferrò, infilandoselo velocemente. Una volta abbottonato
copriva interamente
la macchia di caffè.
“Si può
essere grati ad un golfino?” domandò grattandosi
una tempia.
Kate
rise, mentre recuperava anche cappotto e sciarpa. “Che ore
sono?” chiese poi
“Le tre
appena passate” rispose Rick porgendole l’orologio
di suo padre.
“La Gates
mi ucciderà!” commentò allacciandoselo
al polso.
“Ryan e
Esposito dicono che è soprannominata Iron
Gates, è vero?” chiese divertito nel
vedere l’integerrima detective Beckett
in evidente difficoltà e, soprattutto, intimidita da
qualcuno.
“Mai
soprannome fu più azzeccato!” disse andando verso
le scale.
Quando
notò che Rick non la seguiva e non si era nemmeno rivestito
chiese “Resti qui?”
“Si, io
stavo venendo qui in ogni caso a scrivere un po’
e...” sospirò guardano il
divano letto completamente disfatto “...ora come ora sono
parecchio ispirato!”
Kate alzò
un sopracciglio stizzita, ma quando guardò anche lei quel
groviglio di lenzuola
un sorriso le sfuggì.
“Però ti
accompagno alla porta” disse con fare galante, inchinandosi.
Salirono
le scale e raggiunsero la porta a vetri.
“Ti
conviene nasconderti, sei solo in boxer, spaventerai i
clienti” disse
scherzando, un po’ imbarazzata e un po’ dispiaciuta
per doversene andare.
“Oppure
accorreranno a centinaia..” disse beffardo, con uno splendido
sorriso
malizioso.
Beckett
lo guardò minacciosa e stava per replicare quando si
ritrovò incollata alla
porta, coinvolta in un bacio caldo e possessivo.
Pochi
secondi e Rick la lasciò libera ma Kate non si mosse di un
centimetro.
Lo
fissava incantata. Non poteva crederci, ma era successo realmente.
Mille
pensieri le affollavano la testa.
Doveva
scappare e anche di corsa. Ma voleva restare, chiusa in quel bar, per
tutta la
vita.
Strizzò
gli occhi cercando di riprendersi.
“Ci...ci
vediamo stasera?” balbettò e incespicò.
Per più
di un’ora era stata passionale, sensuale e intraprendente e
ora balbettava come
una ragazzina alla prima cotta.
“Mi stai
invitando a cena, detective?” domandò divertito,
non che lui stesse meglio, ma
almeno, a quanto pare, riusciva a parlare.
“Io..ehm..
credo di sì.. cioè si, SI, ti sto invitando a
cena!” riuscì a dire con più
convinzione poi.
Era
troppo tenera. Le diede un bacio.
“Alle
venti va bene?” chiese a fior di labbra.
“Alle
venti è perfetto!” rispose regalandogli un
meraviglioso sorriso.
Il
campanello dell’ascensore le annunciò
l’arrivo al quarto piano del distretto.
Raggiunse
la sua scrivania rapidamente cercando di non dare nell’occhio.
Il tempo
di levarsi cappotto e sciarpa e fu subito inondata dalle domande,
alternate,
dei suoi due colleghi detective.
“Beckett
ma si può sapere dove diamine sei stata?”
“La Gates
ha un diavolo per capello!”
“Che
t’è
preso?!”
“Ti è
successo qualcosa?”
“Stai
bene?”
“Ma
quello? Non ce l’avevi il golfino nero
stamattina…”
A Kate
venne un colpo nel sentire quell’ultima considerazione di
Ryan.
Rispose
mascherando l’imbarazzo.
“Cos’è questo terzo grado?!”
fissandoli seria “Sono
stata..trattenuta..” il che, in un certo senso, era
vero… “ora vado dalla Gates
e glielo spiego..” proseguì deglutendo con forza.
“Auguri..”
le dissero in coro Ryan e Esposito.
Bussò
energicamente alla porta del capitano ed entrò a testa alta.
Decise di
prendere la situazione di petto. Lei non aveva niente da nascondere!
O meglio,
aveva mezzo pomeriggio di sesso da nascondere, ma non poteva di certo
capirlo
solo guardandola in faccia no? I contrattempi accadono tutti i giorni,
uno non
se li aspetta, ma accadono, la Gates avrebbe dovuto farsene una
ragione! E poi…
si era persa una riunione, che sarà mai?
Lo
sguardo del Capitano Victoria Gates passò dal fascicolo che
stava leggendo alla
detective in piedi di fronte a lei. Bastò una sua occhiata
per sciogliere tutta
quella sicurezza che cercava di dimostrare.
“Detective
Beckett, mi onora della sua presenza finalmente” disse
beffarda, ma senza il
minimo segno di sorriso sul suo volto.
“Signore,
le chiedo scusa per il ritardo ma ho avuto un contrattempo”
spiegò Kate fingendo
disinvoltura.
“E che
tipo di contrattempo, sentiamo?” domandò il
capitano.
Kate non
se l’aspetta. Non credeva volesse i dettagli.
“E’ una
situazione.. personale, signore…” disse titubante.
“Che
intende? Problemi in famiglia?” chiese sempre seria.
E Kate si
sentì orribile, ma in quel momento la vide come unica
soluzione “Si, si..ecco…
mio padre, non è stato molto bene e…”
la Gates la bloccò immediatamente.
“Beckett,
non mi interessano le condizioni di salute dei suoi famigliari! Il
punto è che
doveva avvisare! Perché non ha risposto alle
chiamate?” tuonò all’improvviso.
Mentre
correva al distretto le aveva viste tutte e dieci le chiamate. Ma ormai
rispondere non sarebbe servito a nulla.
“Credo
che il mio telefono abbia dei problemi..” mentì
ancora “..a volte l’audio non
funziona..”
La Gates
si passò le mani in volto, sconvolta, come se avesse a che
fare con una bambina
di cinque anni.
Beckett
non resistette più. Lei non piagnucolava così per
una stupida riunione mancata!
Prese il
toro per le corda “Signore, mi dispiace, mi sono lasciata
prendere dalla
situazione e ho perso la cognizione del tempo, non accadrà
mai più” disse con
più sicurezza questa volta.
Forse
perché non aveva mentito, solo che la Gates non sapeva di
quale situazione stesse parlando.
“Lo spero
per lei Beckett, c’è sempre bisogno di ausiliari
del traffico a New York…” le
disse minacciosa, prima di congedarla.
Quando
uscì non potè evitare di tirare un lungo sospiro,
seguito poi da una lieve
risatina.
Se era il
prezzo da pagare per stare con l’uomo che amava, si sarebbe
fatta sgridare
tutti i giorni. Sorrise radiosa passando una mano sul golfino.
Alzò gli occhi e
vide Ryan e Esposito che la fissavano straniti e increduli. Si
ricompose in un
attimo e si sedette alla scrivania a compilare rapporti.
Richard
Castle non si era mai sentito meglio in vita sua.
Aveva un
sorriso enorme dipinto in volto da almeno un paio d’ore e, di
questo passo, la
paralisi facciale era ormai assicurata.
Scrisse
per il resto del pomeriggio, poi cancellò tutto. Poi
ricominciò da capo e
scrisse la scena di sesso tra Nikki e Rook più bollente e
romantica che fosse
mai stata scritta.
Due ore
dopo era esausto. Rise tra se pensando ...overdose
da ispirazione...
La sua
Musa già di per sè lo ispirava tutti i giorni, ma
ora, questo nuovo lato di
lei, di loro…
La
situazione si era ribaltata, capovolta, migliorata. Ok basta aggettivi.
Smise di
arrovellarsi il cervello, spense tutto e chiuse l’Old Haunt
diretto verso casa.
“Famiglia,
sono a casa!” disse a voce alta dall’ingresso.
Alexis
fece segno di abbassare la voce indicando il telefono che reggeva
all’orecchio.
“E’ al
telefono con Ashley da un’ora” spiegò
Martha dalla cucina.
“Ohhh che
carini, che dolci che sono!” commentò Rick,
osservando la figlia.
Martha
posò il bicchiere d’acqua sorpresa “Sei
di buon umore Richard!” constatò.
“Madre,
sono di ottimo umore, favoloso, magnifico umore!!”
dichiarò aprendo il
frigorifero e rubando un acino d’uva.
“Ti credo
sulla parola, figliolo..e come mai? E’ successo qualcosa di
importante?” provò
a chiedere la donna con noncuranza, fingendo poco interesse.
Rick si
voltò di spalle guardando fuori dalla finestra
“Sbaglio o oggi il cielo è più
blu?”
Martha
capì che voleva solo eludere la sua domanda
“Richard…”
L’uomo
l’abbracciò forte sollevandola un po’ da
terra “Sono l’uomo più felice del
mondo in questo momento!” quando la rimise a terra, Martha
guardò bene in volto
suo figlio.
C’era
solo una persona che poteva portarlo dalle stelle alle stalle, e
viceversa, a
quel modo.
“Non
avrai per caso incontrato Kate?” domandò
sorridendo.
Rick fu
preso alla sprovvista. Non se l’aspettava, ma sapeva che la
madre lo conosceva
fin troppo bene.
“Non
confermo ne smentisco..” rispose infine, con un mezzo sorriso
che lasciava
capire tutto.
In
quell’istante Alexis chiuse la telefonata con il fidanzato e
raggiunse padre e
nonna in cucina.
“Cosa
succede?”
Rick la
stritolò in un abbraccio “Oh, tesoro mio, non ti
sembra più blu il cielo, oggi?”
Alexis
rise tra le braccia del padre “Noto che sei felice,
papà!”
“Molto,
ma non sono sicuro se quello che rende felice me, renderà
felice anche te..”
ammise serio, sciogliendo di poco l’abbraccio.
“Io sono
felice, se tu sei felice” rispose sua figlia guardandolo
negli occhi.
Rick si
sentì un po’ più sollevato
“Stasera non resto per cena ma che ne dici se
domattina ti accompagno alle lezione di scherma e parliamo un
pò?’’
“Possiamo
fare anche dopo cena se vuoi, ti aspetto alzata” propose
invece.
“Ehm…”
Rick pensò qualche secondo a come formulare la frase
“…non sono sicuro di…”
distolse lo sguardo dalla figlia “…tornare a casa
stanotte…”
Alexis si
staccò dal padre “Ehu..che schifo..”
mugugnò ridendo, dandogli un bacio sulla
guancia e correndo in camera sua. Dalle scale si sentì un
“Ci vediamo
domattina!” urlato, prima di chiudere la porta della sua
stanza.
Rick
ridacchiò tra sé prima di guardare la madre
mettersi ai fornelli e, con fare da
diva, ripetergli “Che schifo!”
“Cosa?
Quello che stai per cucinare?” ribattè veloce,
lasciandola di stucco.
Erano le
venti e da un momento all’altro Castle avrebbe suonato il
campanello.
Kate si
era cambiata tre volte dopo aver fatto la doccia.
Non
sapeva che mettersi o cosa aspettarsi da quella serata.
In effetti
ora cos’erano? Erano solo stati a letto insieme o era
l’inizio di una storia?
Le si
attorcigliò lo stomaco per i troppi pensieri. Decise di
vestirsi casual ma con
un pizzico di eleganza che non guasta mai.
E il
tacco 10 fa sempre la sua degna figura.
Preparò
una semplice pasta al sugo, ricetta italiana, che sapeva gli sarebbe
piaciuta.
Mentre si
torturava le mani nell’attesa, il campanello suonò.
Fece un
bel respiro e con passo lento e misurato andò alla porta.
La calma
era la virtù dei forti no?
Quando si
ritrovò gli occhi azzurri di Rick davanti a sé,
quella calma ostentata vacillò
lasciandola in balia delle proprie emozioni.
Rick le
sorrise spostando l’attenzione sull’enorme mazzo di
rose rosse che le aveva
portato.
Kate le
prese incantata da quel rosso splendente e si spostò per
farlo entrare.
Erano
entrambi in evidente imbarazzo e Rick decise di provare a rompere il
ghiaccio.
“Spero
che ti piacciano, non so se sono proprio adatte alla nostra situazione.
In
effetti non credo che ci sia un fiore adatto alla nostra situazione, ma
le rose
rosse sono simbolo di amore e passione e noi
oggi..insomma..è meglio se sto
zitto vero?” le chiese infine esausto per quello sproloquio.
“Si, è
meglio” rispose Kate ridendo, intenerita da quella goffaggine.
Sistemò
le rose in bella mostra sul tavolino basso in salotto e poi
tornò in cucina.
Ci voleva
qualcosa che aiutasse a rilassare entrambi.
“Vino?”
domandò lei estraendo due bicchieri dalla credenza.
Ne
bevvero un sorso cercando di darsi un contegno e fingendosi a loro agio.
Poi i
loro sguardi si incrociarono e contemporaneamente scoppiarono a ridere.
Entrambi
svuotarono i loro bicchieri in un sol colpo, ammettendo così
l’un l’altro di
essere totalmente agitati.
Rick
allungò un braccio verso di lei “Vieni
qui” disse improvvisamente più serio.
Lei si
lasciò attirare tra le sue forti braccia, poggiando il viso
sulla sua spalla e
cingendogli la schiena.
L’uomo
respirava forte il profumo di ciliegia dai suoi capelli e lentamente
cominciò a
dondolare in una specie di dolce danza che li cullò per
alcuni minuti.
Bastò
quell’abbraccio per spazzare via tutta la tensione e
l’insicurezza.
Cenarono
più sollevati, le mani intrecciate sul tavolo. La bottiglia
di vino ormai
vuota.
Rick si
complimentò per l’ottima cucina di Kate e la
aiutò a sparecchiare.
Avevano
parlato di molte cose, di quello che avevano fatto in quei mesi di
separazione
e di cosa era successo con Josh.
...Mi
piaceva davvero tanto. Ma non era abbastanza… aveva detto lei. Senza contare il
fatto che
nell’ultimo periodo era ossessionato all’idea che
lei frequentasse Castle anche
fuori dal lavoro.
Poi
l’atmosfera si era alleggerita un po’,
raccontandogli di Lanie e Jenny
traumatizzate dalla sua moto, e della Gates e di quanto tutti al
distretto la
temessero.
Si
spostarono sul divano.
“Che
scusa hai usato per questo pomeriggio?” le chiese
avvolgendole un braccio
attorno alle spalle.
Kate si
coprì il volto con le mani in imbarazzo al ricordo
“E’ stato terribile, a
momenti voleva i dettagli! Io speravo di cavarmela con un ‘mi scusi ho avuto un
contrattempo’ e invece mi ha tempestata di
domande…” disse colorandosi un po’ di
rosso.
Rick rise
immaginandosi la scena “E i ragazzi?” chiese poi.
“Idem, mi
hanno fatto il terzo grado! E poi Ryan se ne esce con ‘e
quel golfino? Stamattina non l’avevi’ mi
è quasi venuto un
colpo!”
Rick le
spostò una ciocca di capelli, ammaliato da quella Kate
così spontanea e
naturale.
E adorava
la sua capacità di arrossire in ogni momento.
Le diede
un lieve bacio che lei ricambiò, trasformandolo in un bacio
più profondo e
sensuale.
“Scusami”
sussurrò Kate quando ripresero fiato.
“Per
cosa?” domandò stupito Rick.
“Per quel
messaggio che ti ho lasciato mesi fa”
“Non fa
niente, credo ci abbia fatto bene invece”
Già,
forse sarebbero i soliti Castle e Beckett senza quel messaggio.
Un’altro
bacio li unì ma stavolta fu Rick a parlare dopo essersi
allontanato e
guardandola bene come se avesse i raggi x al posto degli occhi.
“Ora non
hai più scuse detective, me la devi fare vedere!”
Kate
arrossì nuovamente e Rick si affrettò a precisare
“una tua foto sulla Harley,
intendo! Katherine Beckett non l’avrei mai
detto…”
“Era un
doppio senso piuttosto evidente!” tentò di
giustificarsi lei, alzandosi e
frugando in qualche cassetto.
“Sei tu
che sei troppo maliziosa!”
Lo
raggiunse sul divano con un album di fotografie in mano “Tra
noi due la
maliziosa sarei io, eh?” gli disse con una delle occhiatacce
di sempre che
tanto gli erano mancate.
Sfogliò
qualche pagina ben attenta a non mostrare allo scrittore troppe foto e
ne
estrasse una di quando aveva 16 anni, a cavallo del suo gioiellino.
Quando
gliela porse Rick restò incantato. Era bellissima
già da adolescente e i tratti
del viso erano pressoché gli stessi. Era la sua musa da
bambina, allegra e
spensierata.
Ancora
non sapeva quanto la vita sarebbe stata dura per lei.
“Non ne
ho una recente, non l’ho più usata
molto..dopo…” e Rick sapeva benissimo che
quel dopo era riferito
all’omicidio
della madre.
Tese la
mano per riavere lo fotografia ma Rick si alzò di scatto
ancora con gli occhi
puntati sulla Kate ragazzina “Aspetta un secondo..”
Impossibile,
non poteva essersene accorto. Aveva scelto quella foto proprio
perché scattata
in una giornata ventosa e i capelli le coprivano un po’ il
volto.
Rick
posava lo sguardo ad intermittenza prima sulla foto e poi sulla donna,
ormai da
qualche secondo.
“Ok, ora
ridammela!” disse lei nervosa, raggiungendolo.
Rick
scappò di lato, arrivando in cucina con la foto ancora ben
stretta tra le mani.
“Oh mio
Dio, Kate!!” urlò lui una volta capito tutto
“Ti
assicuro che non è come sembra” cercò
di mitigare Kate.
“Ti sei
rifatta il naso!”
“Allora
si, è come sembra…” ammise sconfitta.
Rick
smise di correre e le lasciò prendere la foto.
L’abbracciò e con l’indice
tracciò il contorno di quel bel nasino.
Lei
sapeva bene che ora lui avrebbe voluto sentire il racconto della Katie
nella
foto e così lo accontentò “A quel tempo
ero così insicura sul mio aspetto e mi
ero fissata di avere un naso orrendo. Lo odiavo e non lo sopportavo.
Così
quando cominciai a lavorare per comprarmi la moto in segreto mettevo da
parte
qualcosa anche per l’operazione.”
“Ma
quanti lavori facevi?”
“Babysitter,
dog sitter, ripetizioni, qualunque cosa trovassi!”
“Eri già
parecchio testarda eh!?”
“Già, ad
un certo punto mia madre capì che non mi davo
così tanto da fare solo per la
Harley”
“Cosa
successe?” domandò Rick rapito da quel nuovo lato
della sua musa.
Una
ragazza normale e vanitosa come giusto che fosse.
“Le dissi
le mie intenzioni, non lo consideravo un grosso problema. Invece mia
madre la
prese parecchio male. Mi disse Katie
perché vuoi rovinare il bel lavoro che ho fatto? Quel nasino
l’ho fatto io con
tanto amore!”
“E tu che
le hai risposto?”
“Che era
un nasone, non un nasino!”
Entrambi
risero, poi Kate proseguì “Il discorso
andò avanti per parecchi giorni,
ovviamente tenendo all’oscuro papà. Mi avrebbe
veramente chiusa in convento se
l’avesse saputo.”
“Come
l’hai convinta?”
“In
realtà non credo di esserci mai riuscita veramente, ma
capì che in un modo o
nell’altro mi sarei rifatta il naso, anche di nascosto e
magari da qualche
macellaio incapace, così anche se non capiva pienamente la
mia decisione mi
accompagnò in una clinica privata”
“E tuo
padre come la prese? Cosa gli avete raccontato?”
domandò Rick sempre più
incuriosito.
Kate
scoppiò a ridere al pensiero “Mia madre gli
raccontò che l’avevano chiamata con
urgenza in ufficio spiegandole che durante l’ora di
educazione fisica mi ero
presa una pallonata in piena faccia, spaccandomi così il
naso e che andava
immediatamente ricostruito”
“Tuo
padre ancora oggi è ignaro di tutto?”
domandò divertito.
“Non
saprei, non credo che l’avesse completamente bevuta. E
comunque si sono sempre
raccontati tutto, perciò credo che ad un certo punto
gliel’abbia confessato..”
Rick
l’abbracciò forte e le lasciò un dolce
bacino sul naso “Sono sicuro che eri
carinissima, ma questo adesso è il mio nasino!”
abbassandosi poi sulle sue
labbra.
Kate si
abbandonò quasi come fosse il loro primo bacio
anziché l’ennesimo di quella
giornata.
La serata
stava ormai per finire, era quasi mezzanotte e Kate pensò di
mettere bene in
chiaro che non intendeva dormire da sola quella notte.
Molto
lentamente si staccò da lui con passo sinuoso da gatta.
“Dove
vai?” chiese, infastidito da quel distacco.
“In
camera da letto” rispose sempre di spalle, continuando ad
ondeggiare i fianchi
“Non vieni?”
Angolo
dell’autrice:
ed ecco un capitolo tutto
caskettoso dopo che sono
stati separati così tanto!
Però gente preparatevi
che dal prossimo capitolo il
signore oscuro comincia a fare capolino xD
Un bacione e tutte!! xD