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Autore: ivi87    11/11/2011    9 recensioni
“Non andare..” sussurrò sua figlia.
Rick restò in silenzio, concentrato sulla ragazzina.
“Non tornare al distretto. Per favore..” riuscì a dire prima che gli occhi le diventassero lucidi.
nuova storia, nuova avventura.
Castle accetta la richiesta della figlia. Riuscirà a stare lontano da Kate? E se venisse a conoscenza di qualcosa di sconvolgente e pericoloso per Kate?
Buona lettura a tutte!! ;D
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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#  Sono felice, se tu sei felice

 

 

“L’avevo detto io che questo divano era speciale!” sussurrò Rick mentre la guardava rivestirsi.

“Come?” domandò Kate cercando le scarpe.

Rick scosse la testa come a dire che non era niente di importante. Se ne stava ancora beatamente sdraiato a contemplarla quando sorrise nel vederla tutta arruffata mentre cercava i suoi vestiti.

“Avevi detto che non saresti scappata via dopo aver fatto l’amore!” protestò Rick afferrandole le gambe e costringendola a gattonare sul materasso.

“Ho detto che non sarei scappata via dopo aver fatto l’amore, non ho mai detto che non sarei scappata via dopo averlo fatto due volte!!” lo baciò veloce e si divincolò verso la camicetta ai piedi del letto.

“Fregato da un cavillo!”

Rick si alzò e raccolse il golfino “Non dimenticare questo”

Kate lo afferrò, infilandoselo velocemente. Una volta abbottonato copriva interamente la macchia di caffè.

“Si può essere grati ad un golfino?” domandò grattandosi una tempia.

Kate rise, mentre recuperava anche cappotto e sciarpa. “Che ore sono?” chiese poi

“Le tre appena passate” rispose Rick porgendole l’orologio di suo padre.

“La Gates mi ucciderà!” commentò allacciandoselo al polso.

“Ryan e Esposito dicono che è soprannominata Iron Gates, è vero?” chiese divertito nel vedere l’integerrima detective Beckett in evidente difficoltà e, soprattutto, intimidita da qualcuno.

“Mai soprannome fu più azzeccato!” disse andando verso le scale.

Quando notò che Rick non la seguiva e non si era nemmeno rivestito chiese “Resti qui?”

“Si, io stavo venendo qui in ogni caso a scrivere un po’ e...” sospirò guardano il divano letto completamente disfatto “...ora come ora sono parecchio ispirato!”

Kate alzò un sopracciglio stizzita, ma quando guardò anche lei quel groviglio di lenzuola un sorriso le sfuggì.

“Però ti accompagno alla porta” disse con fare galante, inchinandosi.

Salirono le scale e raggiunsero la porta a vetri.

“Ti conviene nasconderti, sei solo in boxer, spaventerai i clienti” disse scherzando, un po’ imbarazzata e un po’ dispiaciuta per doversene andare.

“Oppure accorreranno a centinaia..” disse beffardo, con uno splendido sorriso malizioso.

Beckett lo guardò minacciosa e stava per replicare quando si ritrovò incollata alla porta, coinvolta in un bacio caldo e possessivo.

Pochi secondi e Rick la lasciò libera ma Kate non si mosse di un centimetro.

Lo fissava incantata. Non poteva crederci, ma era successo realmente.

Mille pensieri le affollavano la testa.

Doveva scappare e anche di corsa. Ma voleva restare, chiusa in quel bar, per tutta la vita.

Strizzò gli occhi cercando di riprendersi.

“Ci...ci vediamo stasera?” balbettò e incespicò.

Per più di un’ora era stata passionale, sensuale e intraprendente e ora balbettava come una ragazzina alla prima cotta.

“Mi stai invitando a cena, detective?” domandò divertito, non che lui stesse meglio, ma almeno, a quanto pare, riusciva a parlare.

“Io..ehm.. credo di sì.. cioè si, SI, ti sto invitando a cena!” riuscì a dire con più convinzione poi.

Era troppo tenera. Le diede un bacio.

“Alle venti va bene?” chiese a fior di labbra.

“Alle venti è perfetto!” rispose regalandogli un meraviglioso sorriso.

 

 

Il campanello dell’ascensore le annunciò l’arrivo al quarto piano del distretto.

Raggiunse la sua scrivania rapidamente cercando di non dare nell’occhio.

Il tempo di levarsi cappotto e sciarpa e fu subito inondata dalle domande, alternate, dei suoi due colleghi detective.

“Beckett ma si può sapere dove diamine sei stata?”

“La Gates ha un diavolo per capello!”

“Che t’è preso?!”

“Ti è successo qualcosa?”

“Stai bene?”

“Ma quello? Non ce l’avevi il golfino nero stamattina…”

A Kate venne un colpo nel sentire quell’ultima considerazione di Ryan.

Rispose mascherando l’imbarazzo. “Cos’è questo terzo grado?!” fissandoli seria “Sono stata..trattenuta..” il che, in un certo senso, era vero… “ora vado dalla Gates e glielo spiego..” proseguì deglutendo con forza.

“Auguri..” le dissero in coro Ryan e Esposito.

Bussò energicamente alla porta del capitano ed entrò a testa alta.

Decise di prendere la situazione di petto. Lei non aveva niente da nascondere!

O meglio, aveva mezzo pomeriggio di sesso da nascondere, ma non poteva di certo capirlo solo guardandola in faccia no? I contrattempi accadono tutti i giorni, uno non se li aspetta, ma accadono, la Gates avrebbe dovuto farsene una ragione! E poi… si era persa una riunione, che sarà mai?

Lo sguardo del Capitano Victoria Gates passò dal fascicolo che stava leggendo alla detective in piedi di fronte a lei. Bastò una sua occhiata per sciogliere tutta quella sicurezza che cercava di dimostrare.

“Detective Beckett, mi onora della sua presenza finalmente” disse beffarda, ma senza il minimo segno di sorriso sul suo volto.

“Signore, le chiedo scusa per il ritardo ma ho avuto un contrattempo” spiegò Kate fingendo disinvoltura.

“E che tipo di contrattempo, sentiamo?” domandò il capitano.

Kate non se l’aspetta. Non credeva volesse i dettagli.

“E’ una situazione.. personale, signore…” disse titubante.

“Che intende? Problemi in famiglia?” chiese sempre seria.

E Kate si sentì orribile, ma in quel momento la vide come unica soluzione “Si, si..ecco… mio padre, non è stato molto bene e…” la Gates la bloccò immediatamente.

“Beckett, non mi interessano le condizioni di salute dei suoi famigliari! Il punto è che doveva avvisare! Perché non ha risposto alle chiamate?” tuonò all’improvviso.

Mentre correva al distretto le aveva viste tutte e dieci le chiamate. Ma ormai rispondere non sarebbe servito a nulla.

“Credo che il mio telefono abbia dei problemi..” mentì ancora “..a volte l’audio non funziona..”

La Gates si passò le mani in volto, sconvolta, come se avesse a che fare con una bambina di cinque anni.

Beckett non resistette più. Lei non piagnucolava così per una stupida riunione mancata!

Prese il toro per le corda “Signore, mi dispiace, mi sono lasciata prendere dalla situazione e ho perso la cognizione del tempo, non accadrà mai più” disse con più sicurezza questa volta.

Forse perché non aveva mentito, solo che la Gates non sapeva di quale situazione stesse parlando. 

“Lo spero per lei Beckett, c’è sempre bisogno di ausiliari del traffico a New York…” le disse minacciosa, prima di congedarla.

Quando uscì non potè evitare di tirare un lungo sospiro, seguito poi da una lieve risatina.

Se era il prezzo da pagare per stare con l’uomo che amava, si sarebbe fatta sgridare tutti i giorni. Sorrise radiosa passando una mano sul golfino. Alzò gli occhi e vide Ryan e Esposito che la fissavano straniti e increduli. Si ricompose in un attimo e si sedette alla scrivania a compilare rapporti. 

 

 

Richard Castle non si era mai sentito meglio in vita sua.

Aveva un sorriso enorme dipinto in volto da almeno un paio d’ore e, di questo passo, la paralisi facciale era ormai assicurata.

Scrisse per il resto del pomeriggio, poi cancellò tutto. Poi ricominciò da capo e scrisse la scena di sesso tra Nikki e Rook più bollente e romantica che fosse mai stata scritta.

Due ore dopo era esausto. Rise tra se pensando ...overdose da ispirazione...

La sua Musa già di per sè lo ispirava tutti i giorni, ma ora, questo nuovo lato di lei, di loro…

La situazione si era ribaltata, capovolta, migliorata. Ok basta aggettivi.

Smise di arrovellarsi il cervello, spense tutto e chiuse l’Old Haunt diretto verso casa.

“Famiglia, sono a casa!” disse a voce alta dall’ingresso.

Alexis fece segno di abbassare la voce indicando il telefono che reggeva all’orecchio.

“E’ al telefono con Ashley da un’ora” spiegò Martha dalla cucina.

“Ohhh che carini, che dolci che sono!” commentò Rick, osservando la figlia.

Martha posò il bicchiere d’acqua sorpresa “Sei di buon umore Richard!” constatò.

“Madre, sono di ottimo umore, favoloso, magnifico umore!!” dichiarò aprendo il frigorifero e rubando un acino d’uva.

“Ti credo sulla parola, figliolo..e come mai? E’ successo qualcosa di importante?” provò a chiedere la donna con noncuranza, fingendo poco interesse.

Rick si voltò di spalle guardando fuori dalla finestra “Sbaglio o oggi il cielo è più blu?”

Martha capì che voleva solo eludere la sua domanda “Richard…”

L’uomo l’abbracciò forte sollevandola un po’ da terra “Sono l’uomo più felice del mondo in questo momento!” quando la rimise a terra, Martha guardò bene in volto suo figlio.

C’era solo una persona che poteva portarlo dalle stelle alle stalle, e viceversa, a quel modo.

“Non avrai per caso incontrato Kate?” domandò sorridendo.

Rick fu preso alla sprovvista. Non se l’aspettava, ma sapeva che la madre lo conosceva fin troppo bene.

“Non confermo ne smentisco..” rispose infine, con un mezzo sorriso che lasciava capire tutto. 

In quell’istante Alexis chiuse la telefonata con il fidanzato e raggiunse padre e nonna in cucina.

“Cosa succede?”

Rick la stritolò in un abbraccio “Oh, tesoro mio, non ti sembra più blu il cielo, oggi?”

Alexis rise tra le braccia del padre “Noto che sei felice, papà!”

“Molto, ma non sono sicuro se quello che rende felice me, renderà felice anche te..” ammise serio, sciogliendo di poco l’abbraccio.

“Io sono felice, se tu sei felice” rispose sua figlia guardandolo negli occhi.

Rick si sentì un po’ più sollevato “Stasera non resto per cena ma che ne dici se domattina ti accompagno alle lezione di scherma e parliamo un pò?’’

“Possiamo fare anche dopo cena se vuoi, ti aspetto alzata” propose invece.

“Ehm…” Rick pensò qualche secondo a come formulare la frase “…non sono sicuro di…” distolse lo sguardo dalla figlia “…tornare a casa stanotte…”

Alexis si staccò dal padre “Ehu..che schifo..” mugugnò ridendo, dandogli un bacio sulla guancia e correndo in camera sua. Dalle scale si sentì un “Ci vediamo domattina!” urlato, prima di chiudere la porta della sua stanza.

Rick ridacchiò tra sé prima di guardare la madre mettersi ai fornelli e, con fare da diva, ripetergli “Che schifo!”

“Cosa? Quello che stai per cucinare?” ribattè veloce, lasciandola di stucco. 

 

 

Erano le venti e da un momento all’altro Castle avrebbe suonato il campanello.

Kate si era cambiata tre volte dopo aver fatto la doccia.

Non sapeva che mettersi o cosa aspettarsi da quella serata.

In effetti ora cos’erano? Erano solo stati a letto insieme o era l’inizio di una storia?

Le si attorcigliò lo stomaco per i troppi pensieri. Decise di vestirsi casual ma con un pizzico di eleganza che non guasta mai.

E il tacco 10 fa sempre la sua degna figura.

Preparò una semplice pasta al sugo, ricetta italiana, che sapeva gli sarebbe piaciuta.

Mentre si torturava le mani nell’attesa, il campanello suonò.

Fece un bel respiro e con passo lento e misurato andò alla porta.

La calma era la virtù dei forti no?

Quando si ritrovò gli occhi azzurri di Rick davanti a sé, quella calma ostentata vacillò lasciandola in balia delle proprie emozioni.

Rick le sorrise spostando l’attenzione sull’enorme mazzo di rose rosse che le aveva portato.

Kate le prese incantata da quel rosso splendente e si spostò per farlo entrare.

Erano entrambi in evidente imbarazzo e Rick decise di provare a rompere il ghiaccio.

“Spero che ti piacciano, non so se sono proprio adatte alla nostra situazione. In effetti non credo che ci sia un fiore adatto alla nostra situazione, ma le rose rosse sono simbolo di amore e passione e noi oggi..insomma..è meglio se sto zitto vero?” le chiese infine esausto per quello sproloquio.

“Si, è meglio” rispose Kate ridendo, intenerita da quella goffaggine.

Sistemò le rose in bella mostra sul tavolino basso in salotto e poi tornò in cucina.

Ci voleva qualcosa che aiutasse a rilassare entrambi.

“Vino?” domandò lei estraendo due bicchieri dalla credenza.

Ne bevvero un sorso cercando di darsi un contegno e fingendosi a loro agio.

Poi i loro sguardi si incrociarono e contemporaneamente scoppiarono a ridere.

Entrambi svuotarono i loro bicchieri in un sol colpo, ammettendo così l’un l’altro di essere totalmente agitati.

Rick allungò un braccio verso di lei “Vieni qui” disse improvvisamente più serio.

Lei si lasciò attirare tra le sue forti braccia, poggiando il viso sulla sua spalla e cingendogli la schiena.

L’uomo respirava forte il profumo di ciliegia dai suoi capelli e lentamente cominciò a dondolare in una specie di dolce danza che li cullò per alcuni minuti.

Bastò quell’abbraccio per spazzare via tutta la tensione e l’insicurezza.

Cenarono più sollevati, le mani intrecciate sul tavolo. La bottiglia di vino ormai vuota.

Rick si complimentò per l’ottima cucina di Kate e la aiutò a sparecchiare.

Avevano parlato di molte cose, di quello che avevano fatto in quei mesi di separazione e di cosa era successo con Josh.

...Mi piaceva davvero tanto. Ma non era abbastanza… aveva detto lei. Senza contare il fatto che nell’ultimo periodo era ossessionato all’idea che lei frequentasse Castle anche fuori dal lavoro.

Poi l’atmosfera si era alleggerita un po’, raccontandogli di Lanie e Jenny traumatizzate dalla sua moto, e della Gates e di quanto tutti al distretto la temessero.

Si spostarono sul divano.

“Che scusa hai usato per questo pomeriggio?” le chiese avvolgendole un braccio attorno alle spalle.

Kate si coprì il volto con le mani in imbarazzo al ricordo “E’ stato terribile, a momenti voleva i dettagli! Io speravo di cavarmela con un ‘mi scusi ho avuto un contrattempo’ e invece mi ha tempestata di domande…” disse colorandosi un po’ di rosso.

Rick rise immaginandosi la scena “E i ragazzi?” chiese poi.

“Idem, mi hanno fatto il terzo grado! E poi Ryan se ne esce con ‘e quel golfino? Stamattina non l’avevi’ mi è quasi venuto un colpo!”

Rick le spostò una ciocca di capelli, ammaliato da quella Kate così spontanea e naturale.

E adorava la sua capacità di arrossire in ogni momento.

Le diede un lieve bacio che lei ricambiò, trasformandolo in un bacio più profondo e sensuale.

“Scusami” sussurrò Kate quando ripresero fiato.

“Per cosa?” domandò stupito Rick.

“Per quel messaggio che ti ho lasciato mesi fa”

“Non fa niente, credo ci abbia fatto bene invece”

Già, forse sarebbero i soliti Castle e Beckett senza quel messaggio.

Un’altro bacio li unì ma stavolta fu Rick a parlare dopo essersi allontanato e guardandola bene come se avesse i raggi x al posto degli occhi.

“Ora non hai più scuse detective, me la devi fare vedere!”

Kate arrossì nuovamente e Rick si affrettò a precisare “una tua foto sulla Harley, intendo! Katherine Beckett non l’avrei mai detto…”

“Era un doppio senso piuttosto evidente!” tentò di giustificarsi lei, alzandosi e frugando in qualche cassetto.

“Sei tu che sei troppo maliziosa!”

Lo raggiunse sul divano con un album di fotografie in mano “Tra noi due la maliziosa sarei io, eh?” gli disse con una delle occhiatacce di sempre che tanto gli erano mancate.

Sfogliò qualche pagina ben attenta a non mostrare allo scrittore troppe foto e ne estrasse una di quando aveva 16 anni, a cavallo del suo gioiellino.

Quando gliela porse Rick restò incantato. Era bellissima già da adolescente e i tratti del viso erano pressoché gli stessi. Era la sua musa da bambina, allegra e spensierata.

Ancora non sapeva quanto la vita sarebbe stata dura per lei.

“Non ne ho una recente, non l’ho più usata molto..dopo…” e Rick sapeva benissimo che quel dopo era riferito all’omicidio della madre.

Tese la mano per riavere lo fotografia ma Rick si alzò di scatto ancora con gli occhi puntati sulla Kate ragazzina “Aspetta un secondo..”

Impossibile, non poteva essersene accorto. Aveva scelto quella foto proprio perché scattata in una giornata ventosa e i capelli le coprivano un po’ il volto.

Rick posava lo sguardo ad intermittenza prima sulla foto e poi sulla donna, ormai da qualche secondo.

“Ok, ora ridammela!” disse lei nervosa, raggiungendolo.

Rick scappò di lato, arrivando in cucina con la foto ancora ben stretta tra le mani.

“Oh mio Dio, Kate!!” urlò lui una volta capito tutto

“Ti assicuro che non è come sembra” cercò di mitigare Kate.

“Ti sei rifatta il naso!”

“Allora si, è come sembra…” ammise sconfitta.

Rick smise di correre e le lasciò prendere la foto. L’abbracciò e con l’indice tracciò il contorno di quel bel nasino.

Lei sapeva bene che ora lui avrebbe voluto sentire il racconto della Katie nella foto e così lo accontentò “A quel tempo ero così insicura sul mio aspetto e mi ero fissata di avere un naso orrendo. Lo odiavo e non lo sopportavo. Così quando cominciai a lavorare per comprarmi la moto in segreto mettevo da parte qualcosa anche per l’operazione.”

“Ma quanti lavori facevi?”

“Babysitter, dog sitter, ripetizioni, qualunque cosa trovassi!”

“Eri già parecchio testarda eh!?”

“Già, ad un certo punto mia madre capì che non mi davo così tanto da fare solo per la Harley”

“Cosa successe?” domandò Rick rapito da quel nuovo lato della sua musa.

Una ragazza normale e vanitosa come giusto che fosse.

“Le dissi le mie intenzioni, non lo consideravo un grosso problema. Invece mia madre la prese parecchio male. Mi disse Katie perché vuoi rovinare il bel lavoro che ho fatto? Quel nasino l’ho fatto io con tanto amore!

“E tu che le hai risposto?”

“Che era un nasone, non un nasino!”

Entrambi risero, poi Kate proseguì “Il discorso andò avanti per parecchi giorni, ovviamente tenendo all’oscuro papà. Mi avrebbe veramente chiusa in convento se l’avesse saputo.”

“Come l’hai convinta?”

“In realtà non credo di esserci mai riuscita veramente, ma capì che in un modo o nell’altro mi sarei rifatta il naso, anche di nascosto e magari da qualche macellaio incapace, così anche se non capiva pienamente la mia decisione mi accompagnò in una clinica privata”

“E tuo padre come la prese? Cosa gli avete raccontato?” domandò Rick sempre più incuriosito.

Kate scoppiò a ridere al pensiero “Mia madre gli raccontò che l’avevano chiamata con urgenza in ufficio spiegandole che durante l’ora di educazione fisica mi ero presa una pallonata in piena faccia, spaccandomi così il naso e che andava immediatamente ricostruito”

“Tuo padre ancora oggi è ignaro di tutto?” domandò divertito.

“Non saprei, non credo che l’avesse completamente bevuta. E comunque si sono sempre raccontati tutto, perciò credo che ad un certo punto gliel’abbia confessato..”

Rick l’abbracciò forte e le lasciò un dolce bacino sul naso “Sono sicuro che eri carinissima, ma questo adesso è il mio nasino!” abbassandosi poi sulle sue labbra.

Kate si abbandonò quasi come fosse il loro primo bacio anziché l’ennesimo di quella giornata.

La serata stava ormai per finire, era quasi mezzanotte e Kate pensò di mettere bene in chiaro che non intendeva dormire da sola quella notte.

Molto lentamente si staccò da lui con passo sinuoso da gatta.

“Dove vai?” chiese, infastidito da quel distacco.

“In camera da letto” rispose sempre di spalle, continuando ad ondeggiare i fianchi “Non vieni?”

 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

ed ecco un capitolo tutto caskettoso dopo che sono stati separati così tanto!

Però gente preparatevi che dal prossimo capitolo il signore oscuro comincia a fare capolino xD

 

Un bacione e tutte!! xD

   
 
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