Grazie a Speranza, Layla84, crownless e chibisaru81 per aver commentato l'ultimo capitolo!Siete state gentilissime!!!:))
Di nuovo un abbraccio a elfin emrys per aver betato la storia e avermi detto sinceramente cosa ne pensava!!! Ti adoro!
Infine, ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia ai preferiti, alle ricordate e alle seguite, e tutti coloro che leggono in silenzio!
Fatevi sentire con quest'ultimo capitolo!!!:DDD
E così si conclude un'altra long! :(
Come promesso, dalla prossima settimana potrete leggere 'Misunderstoods' scritta per il contest All you need is love, perciò tenete d'occhio gli aggiornamenti!:))
Per ingannare l'attesa invece, se vi va, date un'occhiata a Ring, la mia ultima flashfic su Arthur!:P
Detto questo, buona lettura!
See you soon! :*
Epilogo
Gaius non era nella sue stanze.
Il fatto in sé non era così strano.
Era pur sempre il medico di corte e, come tale, aveva i suoi impegni. Inoltre la condizione di Merlin era piuttosto particolare ed era
certo che il medico si fosse ben guardato dall'attrarre l'attenzione del re.
Con quello che stava accadendo a Camelot, suo padre avrebbe ordinato esecuzioni al minimo sospetto.
Trovandosi solo, Arthur si era seduto accanto al letto di Merlin in attesa di qualcosa.
Forse di un segno di cosa dovesse fare esattamente.
Fino a quel momento non gli era neppure venuto in mente di porsi quella domanda.
Aveva semplicemente immaginato che la magia sarebbe uscita dal suo corpo per tornare al legittimo proprietario, ma dopo una candela
passata a fissare il volto pallido e più magro di quanto ricordasse del suo servitore, il principe cominciava a nutrire dei dubbi.
«Lo sapevo sai, non avevo dubbi» sbottò infine incrociando le braccia sul petto «Sei il peggior mago che si sia mai visto.
Probabilmente nemmeno la tua magia vuole più saperne di te».
Esasperato provò a scuoterlo per una spalla «Avanti Merlin, ti rendi conto di cosa ho passato per causa tua? Il minimo che potresti fare
è svegliarti!»
Nonostante i suoi ordini, il servo rimase ostinatamente immobile.
Tipico di lui disubbidire in quel modo.
Alla fine, sospirando sconfitto, si raddrizzò sulla sua sedia e attese, Gaius forse avrebbe avuto un'idea migliore di cosa fare.
Sconsolato, Arthur guardò fuori dalla piccola finestra della stanza chiedendosi quanto tempo gli rimanesse.
Quanto tempo rimanesse a Merlin.
«Non sono arrabbiato con te» si ritrovò a mormorare forse più a se stesso che al suo servo.
«All'inizio lo ero, ovviamente. Mi hai nascosto una cosa... enorme. Non capivo perché mi avessi mentito e ammetto che non ne sono
contento neppure adesso, ma... non ti condannerò per questo» la sua mano si posò sul letto, le dita vicine alla mano dello
stregone, così vicine da poterle quasi toccare.
«Sei stupido e goffo, la maggior parte del tempo riesci ad irritarmi più di chiunque altro. E mi hai mentito, non puoi negarlo e, di certo,
non esiste giustificazione per una cosa simile. Giuro che se lo farai ancora ti getterò in prigione io stesso, ma non ti consegnerò a mio
padre. Non l'avrei fatto neppure se me lo avessi detto. Ti avrei minacciato di farlo, ti avrei lasciato nel dubbio per giorni, forse per
settimane, alla fine però non l'avrei fatto e non lo farò».
Il mago non si mosse e Arthur, dopo essersi assicurato che Gaius non fosse ancora rientrato, gli poggiò una mano sulla fronte troppo
fredda scostandogli i capelli neri dal capo «Ma nemmeno io sono stato del tutto onesto con te, vero? Merlin io...» si interruppe, il fiato
sospeso tra i loro volti, le labbra del servo leggermente socchiuse.
Il principe le accarezzò con le dita e, con un sospiro, le coprì con le proprie.
Gli occhi del mago si mossero sotto le palpebre chiuse.
Arthur gli sussurrò il suo segreto all'orecchio, le parole che non aveva ancora il coraggio di pronunciare a voce alta. Che appartenevano
solo a loro due e a nessun altro.
In risposta il suo petto fu investito da un'ondata di calore mai provata prima.
La sfera luminosa che conteneva la vita di Merlin uscì dal suo corpo lasciandogli una forte sensazione di perdita e malinconia. Arthur
trattenne il fiato guardandola tremare indecisa, quasi non volesse abbandonarlo.
«Ritorna da lui» bisbigliò il principe sentendosi un'idiota a parlare con quella cosa, ma la magia sembrò capirlo e, un attimo dopo, tutto
il corpo del mago si illuminò.
Merlin spalancò gli occhi, le iridi blu coperte da un velo dorato. Quando li richiuse, un battito dopo, la luce scomparve e tutto tornò
come prima.
«Merlin?» senza nemmeno accorgersene, Arthur gli aveva afferrato una mano stringendola fino a stritolarla.
Il mago gemette e aprì gli occhi.
Il suo sguardo sgranato e confuso trovò il viso del principe «Mi hai detto che mi ami?» sorrise radioso.
Arthur si ritrasse subito lasciandogli la mano «Non essere ridicolo, perché mai dovrei dirti una cosa simile? Sei il solito idiota» borbottò
sentendosi avvampare.
«Mi era sembrato...»
«Ti era sembrato male».
«Arthur...» la mano di Merlin si strinse attorno alle sue dita, lo sguardo preoccupato.
Il principe attese che parlasse col cuore in gola.
«Merlin?» la voce di Gaius e il rumore della porta che si richiudeva li fece sobbalzare entrambi, Arthur saltò in piedi mentre il medico
entrava quasi correndo nella stanza «Sei sveglio!» esclamò con ovvio sollievo e i suoi occhi si sgranarono alla vista del principe «Sire»
mormorò guardandolo con diffidenza. Arthur non lo biasimava visto il loro ultimo incontro «Sarete felice di sapere che il cielo sta
tornando al suo stato normale».
«Il cielo?» mormorò Merlin aggrottando la fronte confuso «Cos'è successo al cielo?»
«Questa è una delle tante cose che mi spiegherai non appena Gaius ti avrà visitato» gli puntò il dito contro il principe «Insieme al
perché ritieni sia una grande idea fare patti con le streghe» continuò guardandolo impallidire e voltarsi verso il suo mentore in cerca
d'aiuto con una certa maligna soddisfazione «Insieme ad un resoconto del perché un mago ritiene che vivere a Camelot sia una cosa
intelligente, e del perché finisco sempre col mettere a posto le tue idiozie» concluse con un ghigno.
Merlin spalancò la bocca un paio di volte per poi richiuderla, incapace di formulare una risposta.
«Ci vediamo più tardi Merlin, spero che avrai ritrovato la voce per allora» gli disse nel suo tono da babbeo reale.
«Sire» lo fermò sulla soglia.
Arthur attese, ma non si voltò «Anche io» mormorò con voce roca.
Il principe non aveva bisogno di chiedere per sapere che era la risposta alle parole che gli aveva sussurrato poco prima, ma che avrebbe
negato per sempre di aver detto «Non so di che parli, Merlin» gli rispose cercando di cancellare dal proprio volto quella stupida
espressione da beota che sapeva essersi formata.
Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che quella del suo servo era anche più stupida.
In cortile Arthur si fermò di nuovo a guardare verso l'alto.
Il cielo stava finalmente schiarendo, e i raggi della luna facevano la loro timida comparsa.
Era strano come tutti dessero per scontate le cose più importanti solo perché sono quelle che stanno sempre lì, ma in fondo è difficile
dare un peso a qualcosa che non ti abbandona mai. Almeno fino a quando non la perdi.
Sentendosi stranamente felice, il principe di Camelot si sedette sui gradini di marmo e volse il viso al cielo.
Tutto il resto poteva attendere.
Voleva restarsene lì ad osservare il colore del cielo, la luce delle stelle, forse perfino l'alba.
E poi sarebbe tornato dal suo servo a continuare la loro conversazione e magari, chi lo sapeva... avrebbe trovato il coraggio di dirgli in
faccia il suo piccolo segreto.
O magari glielo avrebbe semplicemente mostrato.
Qualcosa gli diceva che Merlin non avrebbe affatto obiettato.
«Ti amo»
«Anche io»
EnD