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Autore: Winter soul    11/11/2011    2 recensioni
Salve a tutte!;)
In primis, questa è la nuova versione di una fic già esistente che ho cancellato per perfezionarla e revisionarla.
Siamo al settimo anno di Hogwarts.
Voldemort è stato sconfitto, Silente e Piton non ci hanno lasciati.
Draco ed Hermione si avvicineranno in modo assolutamente imprevisto ed inaspettato, e dovranno fare i conti con i loro sentimenti constrastanti ed i loro pregiudizi.
Ma, purtroppo, non son solo queste le difficoltà da affrontare: un' ombra incombe su Hermione Granger, che metterà in serio rischio la sua vita.
E, nel caso che la ragazza dovesse soccombere, sarebbe compromessa la sorte dell' intero mondo magico.
Se Hermione non fosse la figlia dei coniugi Granger, come abbiamo sempre creduto?
Che ruolo avrebbe in tutto questo la famiglia Malfoy, e la nuova figura, tanto misteriosa quanto crudele e affascinante, di Cèline?
Un oggetto arcano ed abilmente occultato, una corsa contro il tempo per la sopravvivenza, una fitta rete di personaggi intrecciati dal destino.
Tra i freddi e umidi sotterranei Slytherin e le alte guglie dei Gryffindor, saremo spettatori di amori, risate, paure, amicizie salde, alcune forse meno.
Ed il segreto del Sangue, segnerà per sempre le loro vite.
Buona lettura,
e recensite numerose! :)
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Angolino della logorroica

Ciao a tutte, benvenute in questa storia!

Per la verità è molto probabile che alcune di voi l’ abbiano già vista, seguita o commentata.

Beh, non mi piaceva più.

O almeno non mi convinceva a sufficienza.

Dopo un lungo periodo di pausa, oggi sono capitata a ridarle un’ occhiata, e ho scovato troppi elementi che stonavano.

Per esempio, mi sono accorta di aver descritto, forse presa dall’ entusiasmo, Draco come un super uomo, per lo meno nel primo capitolo, che ho trovato piuttosto bambinesco come stile.

Quindi, ecco a voi la nuova versione! I capitoli saranno supervisionati e riadattati, alcuni più alcuni meno, e cercherò di rendere la lettura più piacevole.

Se ci riesco, spetta a voi dirmelo ;).

Ringrazio i vecchi lettori, e mi scuso ( facendomi piccola piccola) per averli lasciati con un palmo di naso).

Questa nuova versione la continuerò, prometto, e spero che la seguirete con il calore che mi avete dimostrato in precedenza.

Siete stati fantastici, davvero.

Per in nuovi, invece…

siamo nel settimo anno di Hogwarts, e Voldemort è stato ucciso alla fine del sesto anno, nella famosa battaglia che avrebbe dovuto vedere la morte di Silente.

Invece, il nostro amato preside è vivo e vegeto ( so che così facendo si può cadere nel clichè, ma lo amo troppo per lasciare che ci abbandoni, come il mio ADORATO Piton, del resto).

Ma la strada è ancora in salita, e nulla è detto.              

Dopo un incontro-scontro   insolito e inaspettato ( quanto mai funesto), Draco ed Hermione si avvicineranno.

Alla ricerca di un oggetto comune, da cui dipende il destino di lei.

Tra sentimenti contrastanti, rancori e passioni, si svilupperà una trama complessa e ricca di colpi di scena.

Dopotutto, in mezzo all’ amore ci va infilata anche un po’ di azione e mistero, che ne dite?

Ovviamente la fic ruota intorno alla coppia D/H, ma cercherò con tutta me stessa di dare spazio e consistenza a tutti gli altri personaggi.

Odio le storie dove c’ è posto solo per la coppia principale, che senza il contesto e gli altri protagonisti non sarebbe assolutamente niente.

Detto questo vi lascio alla lettura, sperando che gradirete.

Per favore, lasciate un commentino o un segno del vostro passaggio, se vi va.

Mi aiuterebbe molto sapere il vostro parere, e accetto a braccia aperte consigli e critiche per migliorare.

Dopotutto non sono affatto un’ esperta del fandom, ed è particolarmente difficile scrivere una Dramione.

Se cogliete incongruenze, incoerenze, sprecisioni, lati del carattere dei personaggi che trovate  OOC … beh, io ascolto tutto, il vostro parere per me è fondamentale.

Un bacio a tutte,

Winter soul.

 

Capitolo I

È dalle foglie secche,le bottiglie di Whiskey e le tazze di the che emergono i tetri pensieri

Settembre era ormai trascorso, e si era portato via l’ aria frizzante, i ricci verdi delle castagne ed il colore giallognolo delle foglie.

Il  vento si era fatto ben più impetuoso, ed il terreno spoglio era abbellito da quel manto bronzeo, tipico della stagione:

l’ autunno stava facendosi da parte,  cedendo il posto all’ inverno.

L’ inverno così freddo, come il sorriso del ragazzo che, poggiato al tronco di una quercia –millenaria probabilmente - , ammirava il disfacimento della natura.

Era gelato quel suo sorriso, pietrificato da anni, troppi anni.

Come i rami agonizzanti intorno a lui.

Ma il paesaggio circostante, quello sì, sarebbe risorto dalle ceneri, a primavera.  

Lui no.

Il sole  avrebbe baciato e scaldato quelle fronde possenti.

“ Il Sole bacia i belli. Allora perché non mi bacia mai ultimamente?”.

Sarcasmo, duro e sferzante.

Aspirò profondamente dalla sua sigaretta sottile di pergamena.

Tra i suoi compagni andavano molto in voga i filtri alla menta, ma lui li detestava.

Erano banali, scontati. Quasi Volgari, nella loro prevedibilità.

Il cioccolato, le essenze floreali, la vaniglia … gli aromi che ci si aspettavano da un diciassettenne medio erano questi.

Ma lui non era un “medio”, lui era un animo nobile.

O almeno così gli era stato detto, con queste parole era stato cresciuto.

Infatti, lui fumava sigarette all’ anice.

Lui era uno spirito affine solo a se stesso, e altrimenti non poteva essere.

-         Draco, ma che fai là fuori senza mantello?! Ti prenderai un accidente!-.

Il ragazzo abbandonò le sue elucubrazioni – o meglio autoelogi - mentali, e si voltò verso la voce squillante che lo aveva appena chiamato.

Inarcò il sopracciglio con un moto di disappunto e, passandosi una mano sul ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte, si decise infine a dirigere lo sguardo verso l’ interlocutrice.

Quello sguardo così vuoto in apparenza, che dopo averlo sondato diventava qualcosa di più.

Così triste.

Forse gli autoelogi erano una saggia  scelta personale per sopravvivere.

Uno sguardo imperscrutabile, di sfumature tempestose.

Che, come ci teneva a ricordare costantemente il proprietario, aveva fatto sospirare più di una ragazza.

Superbia, motivata o meno che fosse.

-         Grazie della premura, Pansy, ma un Malfoy non necessita di una balia-.

E, rivoltole un sorriso di sbieco ( che aveva molto dello strafottente, e poco del bonario); le voltò le spalle e si diresse verso il castello, che si stagliava nitido e scuro, contro il cielo che prometteva pioggia.

La malcapitata, rimasta con un palmo di naso davanti alle acque tumultuose del lago, si limitò ad emettere un rassegnato sospirone.

“ Che ragazzo impossibile…”.

E suggelò il suo pensiero, estraendo dal portasigarette in argento una sottile striscia di pergamena. La portò alle labbra, per inebriarsi del sapore aspro e irresistibile del fumo.

Aspro e irresistibile, come il ragazzo che l’ aveva, poco prima, investita con le sue fredde iridi color del ghiaccio, e con l’ eleganza che trasudava dalla sua figura.

Lui era arrogante, vanesio, supponente.

Espirò il fumo sbuffando, quasi con violenza, nel vano tentativo di cacciare via anche i pensieri, insieme alla nuvoletta grigia.

Nemmeno a dirlo, la sua era una sigaretta alla menta.

Frizzante e pungente come lei.

Ma era una preferenza di molti.

“ Invece solo uno ha scelto l’ anice. Si distingue anche come tabagista, il bastardo”.

Altro tiro, altro sbuffo, altro alito di vento che le spettinava il ciuffo corvino appuntato sulla fronte.

E un sorriso le increspò le labbra, in risposta a quel vento impertinente.

Lui era un disonesto.

Lui era bello per lei, di quella bellezza fredda e distante.

Lui era impossibile, un rompicapo che toglieva il sonno e la pace.

Lui era un demonio inconsapevole, che sfoggiava con sicurezza un viso da cherubino.

Lui era sfuggente, evanescente, lui era nebbia che prendeva forma.

Lui era un cuore indurito, ma che batteva ancora.

Avrebbe mai battuto per lei?

No, probabilmente no, ma l’ amore spesso è un sentimento a senso unico.

Pazienza, per lei valeva la pena morire dietro ad uno come lui.

Per lei ne sarebbe sempre valsa la pena.

Semplicemente, lui era Draco Malfoy.

 

*****************************************

 

 

-         Ok, che ne dici di questo? -.

Hermione ,alla vista del vestito ( se così poteva essere chiamata quella striscia di stoffa nera) monospalla e pericolosamente – indecentemente- corto, almeno per i suoi standard,  scosse il capo con forza.

-         Stai scherzando, spero! Con questo sembrerei una poco di buono, non ho nemmeno idea di cosa ci faccia nel mio armadio! -.

La faccia della rossa si rabbuiò all’ istante, e le iridi scure emanarono un bagliore minaccioso.

-         Hermione, non ricordi? -, proferì con voce innaturalmente vellutata e con un sorriso tirato ed inquietante sulle labbra, - il vestito da poco di buono te l’ ho regalato io, due Natali fa-.

Hermione avvampò visibilmente, per poi balbettare qualche tentativo di scusa.

Inutile a dirlo, l’ arrampicata sugli specchi si rivelò disastrosa.

-         No vabbè, io non volevo assolutamente dire … una cosa del genere… è molto carino, di buon gusto, solo che.. ecco, l’ occasione … non lo richiede… informale insomma, festa informale… -

-         Informale un tubo, Hermione! Stiamo spulciando quest’ armadio da un’ ora e trentacinque minuti, senza risultati. Hai chiesto il mio aiuto. Sai come si dice, no? Hai voluto la scopa, bene, ora vola!-.

La riccia, accigliata, borbottò qualcosa su quanto odiasse, per l’ appunto, volare, riuscendo così a strappare un sorriso all’ amica.

Ginevra Weasley si sedette accanto ad Hermione, che si teneva la testa fra le mani, in un chiaro segno di sconforto.

-         Hermione, cara, mi vuoi dire qual è il problema? –

-         Ginny non  lo so, non so nemmeno perché sto facendo tutto questo sforzo, Ron nemmeno se ne accorgerà. A che serve, stasera, farmi bella per lui? Sembro solo ancora più patetica. E stupida.  Lo sai com’ è fatto, no? Si ubriacherà, farà il cretino insieme ad Harry e non mi noterà nemmeno. Io, io non so più.. ah, dannazione!-.

E, in una mossa di sconforto, che aveva molto poco a che vedere col forte temperamento della Gryffindor, si lasciò andare sul letto, gli occhi che pizzicavano ed il suo ego che supplicava per qualche gratificazione.

-         Tesoro, non essere sciocca. Solo perché mio fratello dorme in piedi, e il suo primo pensiero è ingozzarsi come un maiale, non devi perdere così la fiducia in te stessa-.

-         Sai, Ginny, certe volte penso proprio che non ne verremo mai a capo. Resteremo sempre Hermione e Ron, gli “eterni amici indecisi”. Eppure, con Lav-Lav – e, arrivata a questo punto, calcò il nomignolo con tutto il disprezzo possibile- non sembrava avere di questi problemi! Ma cosa voglio sperare, d’ altronde io sono troppo anonima per il grande Re Weasley. Ma sì Hermione, infilati una parrucca bionda e pompati le labbra, magari le puoi usare come canotti nei giorni di piena del lago!-.

La piccola di casa Weasley strinse le labbra per non ridere alla battuta dell’ amica, e sospirò allo sfogo, come aveva fatto per tutti i precedenti.

Aveva sempre saputo che suo fratello, un po’ idiota lo era.

Buono come nessun’ altro, ma la sua sensibilità era paragonabile a quella di un troll.

E, tanto per restare in argomento,  la sua prontezza ricordava incredibilmente quella di Barnaba il Babbeo.

Ma Hermione no, non era così, lei era decisa e intraprendente.

Eppure, ora era ridotta ad uno straccio, la considerazione che aveva di sé era inevitabilmente calata.

Chi l’ avrebbe mai detto, che Hermione Granger, sotto sotto, covava quella marea di insicurezze? Lei, che camminava fiera ed eretta tra le schiere Gryffindor, lo sguardo acceso ed il sorriso contagioso.

Ginny si profuse  in un’ esclamazione sconsolata, che di femminile aveva ben poco, e gentilmente prese Hermione per un braccio.

-         Cara, vieni con me –

-         Mi rifiuto di provare altri vestiti almeno per la prossima mezz’ ora-

-         Non ti faccio provare nessun vestito, promesso-.

La riccia, titubante, si alzò dal letto e seguì la rossa fino al grande specchio poggiato al muro, che rifletteva la sua figura per intero.

-         Guardati, Hermione-.

Ed Hermione si squadrò.

Vedeva capelli indomabili, normalissimi occhi castani. Niente a che vedere con le iridi chiare e sfumate della Brown.

La pelle bianca, il naso sottile.

Il seno piccolo, in proporzione alla sua figura esile, che di formoso aveva ben poco.

Le gambe, fasciate da semplici jeans.

Le scarpe basse, comode. Terribilmente basse.

Ma a lei andava bene così. A lei andava bene essere ordinaria, non destare le attenzioni maschili al suo passaggio. Amava i suoi libri, amava la sua identità. E, per quanto soffrisse per l’ indifferenza – almeno apparente – di Ronald, lei non avrebbe cambiato se stessa.

Hermione Granger era una specie rara.

Era una ragazza intelligente, una ragazza forte.

Ma era cieca, irrimediabilmente.

Non riusciva a vedere quanto, negli anni, i suoi capelli da crespi e informi fossero diventati selvaggiamente belli.

Non si sarebbe mai accorta, forse, della sfumatura che avevano le sue iridi.

Calde ed intense, brillanti e gioiose.

Erano un pozzo di vita, occhi di miele che con le loro smerigliature facevano breccia nell’ anima.

Detestava il suo incarnato pallido, senza accorgersi di come ciò la rendesse fine ed aggraziata, insieme al suo lungo collo da cigno.

Le sfuggiva la morbida figura del suo corpo, la linea che dal seno  si snodava sinuosa sul ventre piatto e sui fianchi armoniosi, per proseguire sulle dolci colline che erano le sue curve delicate, e sulle esili e lunghe gambe.

Hermione era bella, terribilmente bella di quella grazia ricercata e fresca.

Bella, geniale e cieca.

Un mix letale.

 

*******************************************

 

-OH, AMORE SI, AFFOGHERAI! DAL MIO CALDERON D’ AMOR BOLLENTE, FUGGIR NON POTRAI! -.

La voce da soprano della cantante investiva la Sala Comune dei Gryffindor, trascinando sulle sue note scatenate decine di ragazzi sulla pista improvvisata.

Il banco degli alcolici, che era un “must” delle tipiche feste –abusive- studentesche , faceva la sua bella mostra all’ angolo della sala.

Le accoglienti poltroncine e gli spaziosi divani erano stati radunati da un lato, destinati ad ospitare i ragazzi più incauti ed esausti, dei quali il fegato supplicava pietà.

Niente erbetta magica, la Caposcuola non lo aveva permesso.

Già aveva ceduto a malincuore – molto a malincuore-  alle suppliche dei suoi compagni di casa, per quella festa clandestina. Figuriamoci trovarsi sulla coscienza persone fatte e strafatte!

E la Caposcuola in questione stava giust’ appunto scendendo le scale, in quel momento, accompagnata dall’ inseparabile amica.

Harry James  Potter, posando il suo bicchiere di Burrobirra, si girò verso le due figure. Erano belle, tutte e due.

Hermione era incantevole, nella sua semplicità.

I capelli le ricadevano morbidi sulla schiena, in boccoli stranamente ordinati. Il viso, privo di trucco o altri impiastri, faceva sfoggio del sorriso luminoso che tanto amava della sua migliore amica.

Il corpo aggraziato era fasciato da un vestito verde bosco, morbido e  leggero, che una fascia nera stringeva delicatamente in prossimità del seno.

 Ballerine dello stesso colore, dal tacco pressoché invisibile, facevano bella mostra di loro ai suoi piedi.

Era Hermione, una sorella, una sferzata di vita.

E poi, c’ era la sua personale tentazione made in Weasley:

Ginevra teneva a braccetto l’ amica, sussurrandole qualcosa e rivolgendole sorrisi ammiccanti. La chioma rossa e lucente si sposava col suo semplice tubino nero, fortunatamente non eccessivamente corto,e la pelle lattea delle spalle era una tentazione non trascurabile per Harry. Quando Ginevra si accorse del suo sguardo, gli sorrise, quei sorrisi privi di malizia, che gli ricordavano la bambina che era stata. Quella stessa bambina che aveva accolto tra le sue braccia, quando tremante e piangente giaceva nella Camera dei Segreti.

Ora non era più una bambina, ma una futura donna.

Ginny, lingua veloce e sguardo sincero.

Harry, indole mite e cuor di leone.

Il moro rispose al sorriso, mentre un vago rossore gli colorava le guance, e si passò una mano a scompigliare i capelli, già disordinati per conto loro.

E, con un sospirone, mosse i suoi passi verso le due donne più importanti della sua vita.

 

********************************

 

Il Re, vittima di una considerevole dose di FireWhiskey, ballava saltando da tavolo in tavolo, evitando rigorosamente di azzeccare il tempo della musica.

Quella mattina, con grande entusiasmo della popolazione maschile della scuola, si era tenuta la  prima partita di Quidditch della stagione, Hufflepuff contro Gryffindor.

La vittoria degli ultimi era stata schiacciante e, nelle fantasticherie della squadra, si delineava già una massiccia coppa lucente, che recava inciso un boccino con le ali spiegate.

Ne conseguiva il festeggiamento di quella sera, tra bottiglie e luci, gioia e cameratismo.

Le sue iridi azzurre incontrarono un paio di familiari occhi color nocciola ed il rosso, con un sorriso sornione, si accinse a scendere dal tavolo per raggiungere l’ “ amica”.

 

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-         No, Minerva, per ora non le diremo nulla –

-         Ma Albus, è giusto che dopo tutti questi anni la signorina Granger sappia la verità -.

L’ anziano preside tirò un sospiro e si prese la testa tra le mani, abbandonandosi contro lo schienale.

Era stanco, esausto, sfinito.

Non tanto per se stesso, ma per il dolore che le convinzioni di quel pazzo avevano causato alla comunità magica, ed ai suoi amati allievi.

Tom Riddle era morto, sconfitto alla fine del precedente anno scolastico, ma il ricordo che ne rimaneva era pericoloso quanto il surrogato in carne ed ossa.

Per poter finalmente tirare il fiato, bisognava estirpare i suoi seguaci, e la vena di follia che aveva causato in loro il fascino irresistibile di quell’ uomo.

Il fascino del potere, della conoscenza, dell’ immortalità, del sangue.

Un’ attrazione perversa e pericolosa, che in quel momento stava allungando per l’ ennesima volta i suoi tentacoli demoniaci.

 Che Questa volta, erano pronti a ghermire Hermione Granger.

Ma lui non l’ avrebbe permesso, non le sarebbe accaduto niente.

-         Minerva, cara, conosci quanto me la signorina Granger. Pensi che se fosse messa al corrente della cosa, non si metterebbe a indagare, a seguire qualche pista? Che reazione pensi che potrebbe avere ? Non è pronta, la metteremmo in una situazione di pericolo. E non lo siamo nemmeno noi, ci sono ancora troppi punti oscuri.  Ora, dobbiamo e possiamo solo aspettare … -.

E, lasciando che la frase in sospeso aleggiasse nell’ aria, si sistemò con la punta delle lunghe dita gli occhiali a mezzaluna.

Da dietro gli spessi vetri le iridi cerulee mandavano lampi di determinazione.

Era anziano. Era stanco e provato. Deluso e segnato dall’ orrore a cui aveva assistito in tutti quegli anni tenebrosi.

Ma lui non si arrendeva, mai. Albus Silente avrebbe combattuto, fino alla fine, al fianco della sua fenice.

Un sorriso sincero, seppur pallido, si delineò sul suo volto, scacciando parte dell’ ombra che quelle preoccupazioni avevano portato.

-         Minerva, serviti un po’ di the. Ci addolcirà la serata -.

E, con un gesto elegante della mano, il canuto preside porse una tazzina alla donna dal cipiglio severo, che corrucciata sedeva di fronte a lui.

 

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