Penso che, dopo questa, inizierò a postare qualche one-shot che spero leggerete e, nel frattempo, proverò a ritagliarmi tutto il tempo necessario per lavorare ad una nuova originale che ho in mente.
Ad ogni modo, bando alle ciance e passiamo alle scuse (eh sì, avete letto bene!) e ai ringraziamenti.
In primis, grazie a chi ha lasciato ogni volta delle recensioni. Poi, grazie a chi ha letto, anche se ha letto in silenzio e a chi si è affezionato alla mia dolce, confusionaria Dafne. E scusate, scusatemi tanto se la fine non è quella che avevate desiderato... cogliete l'indizio. Trovate la verità. So che ne siete in grado! <3
Donnie vi ama, forse voi... mi amerete un po' meno ;)
California king bed.
*
Epilogo.
Mi chiamo Dafne Marsili- Dafne come quella della mitologia -e tornare in Italia fu l’unica scelta sensata che feci in California. Dopo quella di scrivere le lettere, ovviamente. Mia madre mi accolse a braccia aperte ed asciugò tutte le lacrime che scorsero interminabili per settimane intere. Avrei dovuto fare ritorno all’Università, ma visto che tutti sapevano tutto- Misteriosa rottura tra l’italiana e Mr. Facebook, recitavano i giornali più clementi –non me la sentivo di stare in mezzo alla gente.
Poi, il 14 febbraio- neanche a farlo apposta –successe l’impensabile. Successe che mi innamorai di nuovo, successe che la luce si riaccese nel mio cuore e nei miei occhi, successe che diventai davvero donna, questa volta per sempre.
Ero in cucina e stavo facendo zapping per evitare quegli odiosi film d’amore che ti propinano sempre in giorni come questo, quando mio fratello mi disse che c’era qualcuno per me, nella mia cameretta. Entrai e… rimasi di stucco.
«Sposami, Dafne. Sposami adesso. Andiamo a comprare il vestito più bello del mondo, troviamo il sindaco e sposiamoci, prima che arrivi la notte.» disse lui tutto d’un fiato. Era inginocchiato ai piedi del mio letto, nella stanza che mi aveva vista crescere.
«Dimmi perché- azzardai, con gli occhi inumiditi da un pianto finalmente bello –Dimmi perché, dimmi che è vero, dimmi che non so sognando…» singhiozzai, in preda ad un’improvvisa e lacerante paura. Era un sogno? Era un sadico scherzo? Ero diventata pazza e quella altro non era che un’allucinazione?
Mi diedi un pizzico sulla guancia, ma lui si alzò e mi baciò le labbra. Era tutto vero. Tutto meravigliosamente mio, anche se non me lo meritavo.
Punto A – Mark.
«Perché ti amo, Dafne. Ti amo e voglio che solo tu sia la mia principessa. Io voglio che qui dentro- premette una mano sulla mia pancia –che proprio qui ci sia un piccolo me, un giorno. So che sei stata a letto con lui… e chiamami sciocco, ma io voglio fidarmi di nuovo. Ti ho odiato, solo il tuo Dio sa quanto ti ho odiato. Ma non posso vivere senza di te. Ho vissuto da schifo. Non so fare il bagno a Beast!» rise, accarezzandomi i capelli. Poi restammo in silenzio per qualche minuto, di nuovo abbracciati, di nuovo vicini, di nuovo noi.
Ci sposammo davvero quel giorno, nonostante i dubbi di mio padre, e tutti gli errori, tutte le domande e tutti i turbamenti sparirono davvero.
Girammo l’Italia in luna di miele e gli insegnai l’italiano perché non era giusto che conoscesse il cinese per via della sua ex-fidanzata.
Io ero sua moglie, ne avevo tutto il diritto.
Dopo un mese partimmo per Palo Alto, ed è a Stanford che sto per discutere la mia tesi. Mi sto per laureare a Stanford. Chi l’avrebbe mai immaginato.
Dicono che vogliono girarci un film sulla mia storia, presto o tardi, ma mio marito pensa che in ogni caso non andremo a vederlo. La nostra vita è solo nostra, a prescindere da tutti i libri stupidi che hanno scritto ispirandosi a noi. A volte la cosa mi lusinga, altre è davvero snervante. Dopotutto, ho solo sposato un miliardario: tante donne lo fanno per interessi… io, almeno, l’ho fatto per amore.
Punto B – Andrea.
«Perché lo so che ami lui, ma io sono quello giusto per te, Dafne. Noi non apparteniamo a quel mondo, ma ci apparteniamo in questo. Io ti amo, meraviglia, e so che anche tu, sotto sotto, ci tieni a me. Devi solo imparare a gestire la cosa. E poi… io so cucinare la pasta, a differenza di un certo americano!» sorrise, baciandomi di nuovo. Risposi al bacio, riempendomi di delicatezza. Ecco cos’avevamo sbagliato io e Andrea: avevamo bruciato le tappe. Se avessimo fatto le cose con ordine, se ci fossimo amati con l’innocenza degli adolescenti, forse nessuno sarebbe rimasto ferito da tutta quella storia.
Ma ne avevamo di tempo io e lui, di certo non avremmo corso anche quella volta.
«Sì. Sì, Andrea, lo voglio. Voglio imparare ad amare te. Promettimi che mi farai stare bene!» gli chiesi, con gli occhi incollati nei suoi.
«Te lo prometto, piccola mia» sussurrò, provando a lasciare un altro bacio sulle mie labbra. Io, però, lo fermai.
«Ma ci sposiamo un altro giorno. Possibilmente di un altro anno. Sono ancora giovane io!» ridacchiai, strappandogli l’anello che aveva tra le mani. Lo misi da sola all’anulare: dopotutto, una promessa è una promessa… e noi la sugellammo esattamente un anno dopo, sempre nel romantico giorno di San Valentino.
Non ho più sentito Mark ma, a quanto pare, gli americani non si sono dimenticati di me: fra poco devo discutere la mia bella tesi, ma domani devo partire per New York. C’è un editore che mi ha chiesto di raccontare la mia storia, di scrivere un romanzo autobiografico, insomma. Inutile dire che Andrea verrà con me. L’idea mi eccita tantissimo, anche se non saprei da dove cominciare perché non sono per niente brava a raccontare le cose; tendo spesso a riassumere, salto passaggi importanti, rendo tutto troppo schematico e sintetico. E se poi quell’eventuale libro dovesse finire nelle librerie di Palo Alto? Se Mark mi facesse causa o se, peggio ancora, tornasse a reclamare qualcosa?
Stringo la mano di mio marito, lui ha appena finito di esporre la sua tesi, è il mio turno ora. Ci guardiamo negli occhi per un istante interminabile e dolcissimo. Quanto siamo giovani, quanto siamo belli. E siamo insieme, tutto il resto nemmeno conta più.
Epilogo 2.o.
L’ho detto e lo ripeto, la vita è una questione di scelte. Di punti, per la precisione.
Cos’è successo davvero? Chi ho sposato? A quale angolo ho svoltato?
Facciamo che questo lo conservo come un segreto: al mondo basti sapere che, per una volta, nella mia vita… sono una donna felice. Una donna felice, sposata, laureata… e con la possibilità di una dolce attesa.
Che sia questo il ritardo giusto?
- Fine -