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Autore: Slytherin Nikla    10/07/2006    1 recensioni
quando ero più piccola mia mamma guardava un telefilm in cui aveva fatto una comparsata pure george clooney... si chiamava SISTERS... naturalmente non c'entra nulla, ma il titolo mi ha ricordato qualcosa: tre sorelle particolari, un cognome importante, il sangue che a volte torna a scorrere anche in tessuti che sembravano morti... Le sorelle Black! buona lettura a voi, e buone recensioni a me! ^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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judith

La donna si guardava spesso alle spalle, come se temesse di essere seguita; un paio di passanti la fissarono, incuriositi ma fino ad un certo punto: negli ultimi tempi Londra non era più nemmeno lontanamente una città sicura, le aggressioni inspiegabili si moltiplicavano e trovarne i responsabili era impossibile… Era naturale che una bella donna si mostrasse preoccupata per la propria incolumità, in fin dei conti.

Già, perché la donna che si aggirava incerta per le strade affollate era senza dubbio molto graziosa, anche se a ben guardarla la sua bellezza sembrava sfiorita, sciupata; forse a causa dei capelli biondi sciolti sulle spalle, che il vento annodava in continuazione e che lei non faceva nulla per trattenere, o forse per il fatto che sembrava a disagio negli abiti che indossava, o forse ancora per gli occhi arrossati di pianto…Fatto sta che più d’uno di quanti la incontrarono, quella mattina, conservò in fondo alla mente il pensiero di lei e della sua bellezza dimessa. Senza neppure immaginare di chi si trattasse in realtà.

Perché non era un’impressione altrui, si sentiva davvero fuori posto… Indossare vestiti babbani era per lei impensabile, e nel momento in cui – quel momento – gli eventi l’avevano costretta a farlo si era trovata del tutto impreparata. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di cambiare subito tutte le assurdità che aveva addosso con uno dei suoi morbidi, lunghi, elegantissimi abiti da nobile maga. Ma non poteva. Doveva cercare di confondersi con i Babbani, se voleva restare in vita abbastanza a lungo per consegnare il proprio messaggio. In caso contrario sarebbe stata scoperta all’istante… E sfuggire al Ministero della Magia sarebbe stata la parte più facile e piacevole di ciò che l’aspettava.

« Ha bisogno di aiuto, signora? » Il contatto inaspettato di una mano sconosciuta sul suo avambraccio le fece balzare il cuore in gola.

« No ». Vedendo l’espressione dell’uomo di fronte al suo secco rifiuto, si costrinse ad aggiungere un morbido « La ringrazio ». Quello stirò un sorriso, appoggiandosi ad una macchina e colpendone il tetto affettuosamente.

« Ne è sicura? Io e la mia Wendy possiamo portarla ovunque… » La donna ripensò a tutta la strada percorsa a piedi fino a quel momento, e abbandonò parecchia della superiorità con cui conviveva da sempre.

« Non ho soldi per pagarla » L’uomo si strinse nelle spalle e le sorrise bonario.

« Oh, al diavolo i soldi! Oggi dobbiamo ancora fare la nostra buona azione quotidiana, vero, Wendy? E portare questa bella signora a destinazione sarà un piacere… » La donna bionda salì sull’auto mentre il tassista le teneva aperta la portiera posteriore, stupefatta che tanta cortesia potesse esserle rivolta anche da un Babbano sconosciuto che non aveva la più pallida idea di chi lei fosse. « Allora, bella signora, dove la porto? » Lei si protese verso il sedile davanti, e gli passò un pezzo di pergamena ("che razza di carta spessa!", pensò quello) con un indirizzo scribacchiato in fretta. L’uomo pensò che c’era in esso qualcosa di strano, ma giudicò preferibile non intromettersi e di conseguenza cessò di porsi domande al riguardo.

La donna ricordava ogni singolo istante di vita di quella pergamena: da quando aveva ottenuto l’indirizzo a quando l’aveva scritto, a quando aveva strappato via e nascosto quei pochi centimetri per evitare che la sua famiglia lo scoprisse. Ai giorni che esso aveva trascorso appallottolato in fondo alla tasca di un cappotto babbano, da cui era stato estratto solo di rado per la sua preziosità.

Ben presto la stanchezza parve allontanarsi un poco da lei, il lungo viaggio a piedi per non essere rintracciata dai mezzi magici l’aveva davvero stancata ma il sedile dell’auto rappresentava un piacevole intermezzo di relax… E in quel modo sarebbe certo arrivata prima di quanto avesse previsto. Le case e i negozi sfilavano fuori dal finestrino, le persone confuse in una macchia variopinta e sfumata con un solo, informe volto. Era rilassante, così rilassante… Scivolò senza fatica in un sereno dormiveglia, ma fu subito riportata in sé da un’improvvisa frenata.

« Eccoci qui, signora, capolinea! » La donna frugò in tasca nel disperato tentativo che vi fosse qualche moneta babbana, ma non c’erano che qualche galeone e una manciata di falci: un bel gruzzolo, in realtà, ma era quantomeno improbabile che un tassista accettasse del denaro magico.

« Non ho davvero nulla da darle… »

« Gliel’ho detto, signora, non importa » La donna scese dal taxi e richiuse la portiera con un leggero tonfo. Quello fece per ripartire, ma lei lo fermò con un gesto risoluto della mano: non aveva denaro, ma qualcosa poteva dargli.

« Aspetti ».

« Mi dica; ha dimenticato qualcosa? » Sorrisero entrambi: sapevano che non portava con sé altro che se stessa… E il peso del proprio passato.

« Se dovesse trovare delle persone incappucciate, con tuniche nere e maschere d’argento sul volto… » Il tassista sgranò gli occhi: non gli era neanche venuto il sospetto, prima, che potesse trattarsi di una squilibrata! Sembrava solo infelice… « Non mi guardi così, non sono pazza! » Fece una pausa, respirando velocemente « Non importa se mi crede o no, ricordi solo ciò che le dico. Se dovesse imbattersi in quelle persone…Si nasconda. Finga di essere morto, o impazzito. Solo così la risparmieranno… E non dica per nessun motivo – nessuno! – di avermi visto. Le farebbero cose orribili, pur di sapere dove mi ha portato… » L’uomo le rivolse un timido cenno di assenso, lo sguardo vuoto. Non le aveva creduto. Lei si allontanò dall’auto, sperando che almeno ricordasse le istruzioni che gli aveva dato.

Risalì lentamente il vialetto d’accesso alla casa che per giorni aveva tentato di raggiungere, ma quando fu davanti alla porta si bloccò. Improvvisamente non era più sicura che quella che stava per fare fosse la cosa giusta. Osservò quindi come se appartenesse ad un altro la propria mano che si avvicinava al campanello e lo premeva. Il trillo la riscosse.

La donna che venne ad aprire era anch’essa molto bella, sebbene la sua bellezza fosse più ordinaria. Si fermò sulla soglia, immobilizzata, a fissare la donna in abiti babbani che le stava di fronte: lei, vestita così? Doveva esserci per forza un errore. Di sicuro era solo qualcuno che le assomigliava, una senzatetto – e cos’altro poteva essere, con quel volto tanto scavato dalla stanchezza? – che ne condivideva i lineamenti… Poi la voce fiera della donna bionda infranse il silenzio.

  
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