Scusate
ancora per il ritardo e per la velocità con cui ho scritto
questo capitolo.
Non
è
fantastico però è già qualcosa.
Vale
N
girovagava per la città ripensando a cos’era
successo la
sera prima. Non riusciva a credere di aver incontrato un fantasma e
soprattutto
di essersene innamorato.
E
adesso, quasi del tutto
sobrio, i suoi dubbi sulla sua esistenza si facevano sempre
più fitti.
Paul
stava camminando senza fretta diretto dalla solo persona
da lui conosciuta in grado di rintracciare il ragazzo della sera prima.
Stava
per spalancare la porta dell’”Emporio”
(capirete in
seguito perché è tra virgolette) quando una
persona da dentro il locale lo fece
prima di lui sbattendogliela letteralmente in faccia.
L’urto
lo fece cadere a terra. Ma se credete che questo era il
peggio è perché non avete ancora visto
l’apritore o per meglio dire l’apritrice
della porta.
Una
ragazza dai capelli blu come il mare e dagli occhi del
medesimo colore si fiondò sopra il ragazzo sommergendolo di
scuse.
-Scusami
tanto Paul ti giuro che non era mia intenzione farti
cadere!- continuò lei allungando la mano nella direzione del
ragazzo per
aiutarlo ad alzarsi.
-Lucinda!?-
gridò lui arretrando il più velocemente possibile.
La
ragazza sorrise.
“Ma
tra tutte le persone che potevo incontrare perché proprio
lei?”
-Scusami
ancora Paul…-
-
N-Non importa….- era visibilmente imbarazzato, non ce la
faceva proprio a parlare con la sua ex, soprattutto dopo averla
lasciata per l’altro
sesso.
Un
ragazzo, che per giunta sembrava il clone di Lucinda al
maschile, uscì dal locale andando a sbattere contro
quest’ultima, la quale finì
esattamente sopra Paul, che era intento ad alzarsi.
In
quel momento il viola faceva invidia a un peperoncino
messicano. Ma perché dovevano capitare tutte a lui!?
-Scusami
ancora, oggi sono proprio un’imbranata!- si
giustificò la blu mettendosi la mano dopo il capo.
-Succede.-
Disse paul visibilmente seccato e finalmente libero
di dividersi dalla strada.
-Non
è colpa tua Lucy – Un improvviso attacco di
gelosia
assalì il viola “Come l’aveva
chiamata!?”- Sono stato io a cadere.-
-
Ma no! Ti dico che è colpa mia!-
-
Ma cosa dici!? Sono stato io!-
Intanto
un enorme gocciolone stava calando sulla testa di
Paul, sostituendo completamente l’invidia.
Siccome
i due “piccioncini” non ne volevano sapere di
smettere
Paul, a cui la pazienza era la virtù di cui più
risentiva, gli scansò e quando
finalmente varcò la soglia del locale
Una
ragazza con due buffi codini castani e gli occhi del
medesimo colore mi si parò davanti.
Aveva
un sorriso buffo quanto i suoi capelli stampato in
faccia.
-Ciao
Paul!- disse allegramente lei.- E’ da così tanto
che non
ci vediamo!-
-Dal
funerale.- rispose seccato lui.
-Sì…
ma cos’è che ti porta qui, Paul?
-Vorrei
vedere tuo marito.-
-Certo
vieni con me!-
La
ragazza si girò e si diresse verso il bancone del locale.
Paul
la seguì indifferente.
Arrivati
dietro il banco Kotone spostò un vecchio tappeto
polveroso scoprendo una botola.
La
sollevò e prese una lanterna dal tavolino accanto e
incominciò a scendere con Paul al seguito.