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Autore: _Mars_    12/11/2011    3 recensioni
In fondo lui voleva solo rimanere solo con lei.. ma come sempre i mille antagonisti non l'hanno permesso. Leave us Alone è la storia di un ragazzo e una ragazza, di Ranma e Akane.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ed eccomi qua con l'ultimo capitolo di questa fiction che ormai mi tiro dietro da anni.
Ad essere sincera l'avevo completamente rimossa.. Ma una volta ritrovata e riletta mi è tornata la voglia di concluderla.
Spero vi piaccia e ora vi lascio alla lettura.. _Mars_ (Marzia) ;)

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Parte X

Lasciateci Soli.

"Ryoga, ma sei sicuro che questa sia la strada giusta?"
La voce di Ukyo suonò all'orecchio dell'eterno disperso con una velatura di sarcasmo, si era fermata esausta dal lungo camminare. Erano ormai 8 giorni che giravano per quei boschi alla ricerca di Ranma. "Certo che sono sicuro!" sbottò all'indirizzo della giovane. "Sarà.. ma a me sembra sempre di girare negli stessi punti.." una sbuffata e tornò a seguirlo con passo deciso. Ryoga sembrò notare un segnale sul terreno. "Guarda Ukyo!" La ragazza gli corse incontro. Ryoga sollevò un fazzoletto di stoffa sporco di terra e macchiato di sangue e lo mostrò alla ragazza. "Oddio! Ranma!! Non gli sarà successo qualcosa?!" Gridò spaventata. "Ma no.. sono macchie riconducibili a qualche taglietto. Nulla di più. Non c'è da preoccuparsi." La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Ryoga si guardò attorno circospetto alla ricerca di qualcosa che potesse dargli un aiuto per capire quale fosse la strada giusta da seguire per trovare quel maledetto di un finocchio. "Ryoga.. lo troveremo?" chiese d'un tratto Ukyo. Ryoga si voltò a guardarla. Il viso contratto in una smorfia di tristezza, segno di sincera preoccupazione. Ma ancora non era ben sicuro se fosse solo preoccupata di non trovare Ranma o al contrario di trovarlo. Di trovarsi faccia a faccia con un uomo che ormai aveva preso una decisione. Niente più spasimanti o fidanzate carine. Solo la sua fidanzata ufficiale. Solo Akane.
Il ricordo ancora vivido di quando quella sera, dopo aver riportato Akane al Tendo-Dojo, aveva rifiutato l'invito della dolce Kasumi e della Signora Nodoka, di fermarsi là per la notte. Aveva detto ad entrambe che sarebbe partito subito alla ricerca di Ranma e che non aveva tempo per riposarsi. Così dicendo, zaino in spalla, si voltò e corse via. Dopo circa un'ora però si rese conto di non sapere dove andare, o meglio si rese conto di non sapere nemmeno dove esattamente si trovasse. Poi una voce familiare lo chiamò. Alle sue spalle Ukyo. Stava spazzando il tratto di strada di fronte al suo ristorante. "Ryoga! Quanto tempo? Che ci fai da queste parti?" E fu in quel momento che tutto il dolore che aveva cercato di tenere sotto controllo uscì allo scoperto, cadde sulle ginocchia senza dire una parola. Il viso scuro di un uomo che ha bisogno di un momento di pace. "Konatsu!" Dopo quel richiamo quasi urlato sentì il corpo sollevato da braccia maschili e poi il nulla.
Si svegliò qualche ora più tardi in un letto a lui sconosciuto, in una stanza sconosciuta. Dopo essersi guardato attorno per un paio di minuti ricordò di essere crollato davanti al ristorante della fidanzata carina di Ranma. Si alzò dal letto e scese le scale. Raggiunse la sala del ristorante sottostante. "Oh ben sveglio!" Disse Ukyo vedendolo apparire. Konatsu gli indicò una sedia situata davanti al bancone delle okonomiyaki e Ukyo si propose subito di preparargliene una. Ryoga la divorò in un secondo e la bella ragazza gliene preparò subito altre due. Divorò anche quelle. "Wow.. anche tu come il mio adorato Ranma mangi tanto!".
A quelle parole il volto di Ryoga, dapprima rilassato dopo aver riempito lo stomaco con un pasto caldo, si rabbuiò. Ci fu qualche minuto di silenzio. Konatsu notò l'imbarazzo e annunciò, per rompere il silenzio e, per lasciare i due soli, che sarebbe andato a buttare la spazzatura. Così fece e sparì nel retro del ristorante.
Ukyo guardò il ragazzo fermo e silenzioso di fronte a se. Qualcosa era successo, qualcosa di importante. Qualcosa di serio. Ryoga alzò lo sguardo e lo incatenò con quello della ragazza. "Devi aiutarmi." Il viso di Ukyo il suo sgardo il suo corpo, vennero pervasi da sensazioni difficili da spiegare quando il ragazzo con la bandana cominciò a raccontarle i fatti. Quando le spiegò della decisione di Ranma. Della scelta del suo adorato Ranma. Di quello che poi aveva preferito fare per salvaguardare la vita della ragazza che amava. Ukyo cominciò a tremare. E quindi era finalmente giunto quel giorno. Aveva perso Ranma. L'aveva perso per sempre. perché lui non l'amava come aveva creduto. Ryoga le chiese di aiutarlo nella ricerca del ragazzo. "NO!" gridò Ukyo allontanandosi da lui. "PERCHE'? Perché dovrei aiutarti a trovare Ranma per far felice Akane!?" Ryoga rimase in silenzio, capiva perfettamente come potesse sentirsi la ragazza di fronte a lui. Sapeva perfettamente cosa volesse dire aiutare la persona che ami a stare con un altro.. non era forse quello che stava passando lui adesso? Provò a convincerla, ma Ukyo gli gridò di stare zitto. Allarmato dalle grida della giovane, Konatsu rientrò nella stanza. "Pensaci Ukyo. Così facendo non lo potrai comunque mai rivedere nemmeno in qualità di amica.. Prendendo questa decisione non lo rivedremo mai più." Ryoga prese la sua roba e lasciò il ristorante e si avviò alla ricerca di Ranma. In bocca il sapore amaro di una sconfitta, lo avrebbe trovato con il suo dannato senso dell'orientamento? Forse, ma chissà quanto tempo avrebbe impiegato.
Ukyo si acquattò sul pavimento del locale e iniziò a piangere. Konatsu le fu subito accanto e l'abbracciò per darle conforto. "Signorina Ukyo..". La ragazza strinse i pugni. Può essere tanto importante la persona amata nella nostra vita? Tanto da potersi accontentare di averla accanto anche solo come amica? Si, tanto. Troppo importante. "Prepara il mio zaino da viaggio Konatsu." - "Ma.. Sig" - "Preparalo subito, ho detto!" il ragazzo in abiti da cameriera abbozzò un mezzo sorriso alla ragazza accucciata sul pavimento e si precipitò al piano di sopra. Anche Ukyo aveva preso la sua decisione.


****

Al Tendo-Dojo tutto procedeva normalmente.
Akane aveva ripreso ad andare a scuola, e con sua immensa sorpresa il giorno stesso del rientro trovò all'ingresso del Furinkan un plotone di ragazzi pronti a sfidarla per poter ottenere un appuntamento con lei. La notizia che Ranma l'aveva lasciata era giunta fin là. Provò ad immaginare come o chi l'avesse messa in giro, ma se in un primo momento questo la ferì, successivamente scoprì che tornare a picchiare qualcuno le dava in qualche modo un senso di pace interiore. Così riprese costantemente anche gli allenamenti. Ogni giorno dopo la scuola correva a casa e andava ad allenarsi nel dojo. La vita le sembrava tornata ad essere molto simile a quello che era prima di conoscere Ranma, ad eccezione di quel vuoto nel cuore che sentiva ogni mattina al suo risveglio e ogni sera prima di addormentarsi. In quei momenti in cui il pensiero ha libertà di sfogo, non avendo altro a tenerlo impegnato.
La Signora Nodoka, passava la maggior parte del tempo a lucidare la sua katana e a lanciare occhiate omicide a suo marito, inutile dire che quest'ultimo passava la maggior parte del tempo nelle sembianze di un panda, come se questo potesse in qualche modo addolcire la donna.
Kasumi e Nabiki erano al quanto tranquille, certe che Ryoga avrebbe riportato Ranma a casa. Certo, la secondogenita del Signor Tendo aveva qualche dubbio sul "quando" questo sarebbe successo. Per questo aveva cercato di ricreare un ambiente quanto più simile al pre-Ranma per la sorella minore, convincendo in questo modo Kuno, nell'ultima assemblea scolastica, a mettere nuovamente la clausola di dover sconfiggere Akane Tendo prima di poterle chiedere di uscire.
La notizia che Shan-pu, Mousse e Obaba fossero rientrati in Cina era arrivata a casa Tendo, portando un pò di serenità nell'animo di tutti, ad eccezione di quello di Akane, che nonostante la bella notizia non riusciva a gioire di nulla da quando aveva scoperto che Ranma non aveva dimenticato nulla di quello successo allo chalet, ma aveva semplicemente preso una decisione che pensava non l'avrebbe fatta soffrire. -Stupido!- pensò dentro di se. La rabbia le montava di giorno in giorno. Quando Ryoga glielo avrebbe riportato a casa l'avrebbe ucciso di botte e si sarebbe subito sentita meglio.


****

Una mano mi sfiora il petto. Sale su fino al mio viso. Mi costringere a girare il viso verso destra. Apro gli occhi e ti vedo. Bella e innamorata. Mi guardi e mi sorridi. Avvicini il tuo viso al mio e mi baci. D'impulso ti abbraccio, ti stringo a me e poi ti sollevo. Tu ti lasci guidare e pochi attimi dopo sei sdraiata sul mio corpo. Ed è una sensazione meravigliosa. Continui a baciarmi e mano a mano che il nostro bacio si fa più intenso i nostri corpi si avvinghiano come fossero due poli opposti di una calamita. Mi tiro su, e mi metto seduto e tu incroci le gambe alle mie spalle bloccandomi nella tua dolce stretta. Ti sussurro all'orecchio che ti amo, che ti desidero. Tu emetti una risatina maliziosa. Le tue guance si colorano di un rosso vivido. Poi incateni il tuo sguardo con il mio e mi dici "Codardo."

All'improvviso un cinguettio vicino mi sveglia. Un altro sogno. Un'altra volta lo stesso sogno.
Codardo.. è proprio quello che sono. Resto fermo nel sacco a pelo. Una nuova mattina è sorta ed io come quelle precedenti non ho nessuna voglia di fare niente. Mi porto le mani alla faccia, mi sfrego gli occhi. Mi alzo. Mi sono accampato qui, in questo bosco da ormai qualche giorno. Vado alla sorgente d'acqua poco distante dalla tenda e mi lavo. L'acqua fredda mi da sollievo. Torno alla tenda e recupero i fondi della cena avanzata di ieri. Ingurgito quel cibo senza nemmeno riconoscere il gusto che ha. Darei qualsiasi cosa per mangiare una delle tue schifezze Akane. Dopo un'ora buona a non fare nulla decido di riprendermi. Pulisco la piazzola ritiro tutto e disfo la tenda. Preparo lo zaino e mi rimetto in marcia. Meglio continuare il viaggio, sono rimasto fermo anche troppo tempo ormai. Mi carico lo zaino in spalla, alzo lo sguardo al mio cammino e poi li vedo. Cosa ci fanno loro qui?
Ryoga e Ukyo mi guardano, lei ha un'espressione che varia dall'imbarazzo alla confusione. Ryoga invece sembra il mio specchio. Il viso emaciato, gli occhi spenti.
"Che cosa volete?" dico con tono minaccioso. Si scambiano un'occhiata e poi Ucchan fa due passi incerti verso di me. "Ranma.." pronuncia il mio nome con titubanza e nel frattempo incrocia nervosamente le sue mani, quasi torturandosele. Fa altri due passi verso di me. "Ranma, io sono venuta qui per dirti che ti amo e.." - "Ti prego Ukyo!" Le urlo contro. Non m'interessa questo discorso. Non voglio sentirlo. Non me ne faccio niente del tuo amore. Perché nessuno vuole capire che per me c'è solo lei.. "Lasciami finire Ranma.. perfavore." I suoi occhi grandi si velano di tristezza, e sono quasi certo che stia facendo del suo meglio per non piangere. Sbuffo e guardo da un'altra parte. Lei è sempre Ucchan, la mia amica d'infanzia e per quanto possa contare sento di volerle bene, ma sto facendo una fatica enorme a stare qua fermo. Vorrei andarmene. "Io sono qui.. Io sono venuta qui con Ryoga perché so che tu stai sbagliando." Quello che dice richiama la mia attenzione, torno a fissarla negli occhi. Alle sue spalle Ryoga si sfila di dosso lo zaino e lo poggia per terra. "Io ti amo, e so che anche lei ti ama. E se io fossi lei, so che non potrei vivere una vita lontana da te. So che preferire affrontare ostacoli e combattimenti tutti i giorni pur di poter stare al tuo fianco. So che mi spegnerei con il passare dei giorni lontana da te, non troverei un motivo valido per vivere questa vita." Il cuore mi fa più male adesso.. tremendamente. Ucchan.. Quanto ti sta costando dirmi questo? Quanto stai soffrendo anche tu qui davanti a me a cercare di convincermi a tornare da Akane? "Io ti amo Ranma. Ma so che preferirei vivere il resto dei miei giorni vivendoti come un buon amico, piuttosto che saperti lontano chissà dove. Senza sapere se riuscirei mai a rivederti.. Per cui ti supplico. Se è vero quello che Ryoga mi ha raccontato, tu devi tornare a casa. Devi tornare dalla tua famiglia. Devi tornare dai tuoi amici. Devi tornare da Akane." Lacrime, maledette lacrime. Sto diventando un pappamolla. Ultimamente non faccio altro che piangere. "Ma come posso metterla costantemente in pericolo!" Dico piangendo. Non faccio in tempo a rendermene conto, il colpo mi colpisce bene in faccia. Cado a terra. Ryoga mi ha dato un pugno. Adesso è proprio di fronte a me mantiene ancora la sua posizione di attacco.
"Amico, le ho promesso di riportarti indietro" mi dice d'un fiato "per cui vedi di non complicarmi ulteriormente le cose" guardo in basso. Le mie mani stringono ciuffi d'erba spasmodicamente. "RANMA!" Ryoga urla adesso "HO TORNI INDIETRO CON ME, OPPURE MI AFFRONTI QUI ADESSO IN COMBATTIMENTO!" - "Ma cosa vuoi stupido porc.." mi solleva dal bavero della camicia e mi colpisce di nuovo, questa volta allo stomaco. "Ryogaaa!" strilla Ucchan per fermarlo, ma lui l'allontana. Mi ritrovo nuovamente per terra questa volte a gattoni "Te lo dico di nuovo Ranma. Ho promesso ad Akane di riportarti indietro da lei. Se decidi di non tornare causandole così un dolore inimmaginabile, allora io ti uccido.. qua e adesso." "AAARRRGHH!!" l'urlo mi sale su dal profondo, alzo, il peso morto che è diventato in quest'ultima settimana, il mio corpo e mi scaravento con tutta la forza possibile su Ryoga. Cominciamo ad azzuffarci. I nostri corpi si incontrano e scontrano in un corpo a corpo che di marziale non ha nulla. Continuiamo a spingerci via e riprenderci. "NON POSSO FARLA FELICE TORNANDO! LO VUOI CAPIRE!?" Urlo fra le lacrime al suo indirizzo. Ryoga mi costringe spalle ad un albero e preme il dorso del suo braccio sul mio collo "NON PUOI FARLA FELICE SCAPPANDO!" Urla di rimando. "NOOO!" lo spingo con forza via da me con un calcio e mi libero. Rimaniamo tutti e due a distanza di pochi passi, immobili ma guardinghi, attenti ai minimi movimenti che l'altro fa. "Codardo.." per un attimo mi è sembrata la voce di Akane. Ma non è così è stato Ryoga a dirlo, a darmi del codardo. La rabbia mi monta ancora di più e capisco che quello di cui ho veramente bisogno adesso è di combattere. Mi lancio verso di lui e carico il colpo, sto per colpirlo e lui sembra non muoversi. Forse lo fa apposta, forse mi sta dando la possibilità di sfogare tutto il dolore che ho dentro, e dovrei fermarmi ma dentro di me sento che non m'interessa di fargli male. Ma qualcosa non va, con la coda dell'occhio scorgo la figura di Ucchan correrci incontro. Senza nemmeno rendermene conto la vedo frapporsi fra me e Ryoga. Un flash back mi riporta a Ryogenzawa, quando, accecato dalla gelosia stavo per assestare un colpo a Shinnosuke, un colpo mai andato a buon fine, perchè Akane mi fermò, precedendomi e dandomi uno schiaffo. E Adesso di fronte a me ho Ukyo, libera la spatola gigante e la frappone fra se ed il mio pugno. Potrei ridurla in pezzi e colpire sia lei che Ryoga. Potrei liberarmi di entrambi e tornare al mio cammino solitario. Ma decido di non farlo. Decido di fermarmi. Dopo pochi istanti, probabilmente attesi a prepararsi alla ricezione del colpo, Ucchan abbassa la spatola gigante e mi guarda incredula. Sono fermo immobile davanti a lei, sporco di terra e sangue. Sposto lo sguardo su Ryoga, vedo che mantiene ancora la sua postura rilassata. Forse si aspettava la mossa di Ukyo. Forse si aspettava anche che io mi fermassi.
Sorrido ad entrambi e sussurro poche parole "Torniamo a casa."

***

"E con questo la lezione di oggi è conclusa!" Così dicendo la piccola professoressa Hinako ingurgita l'ultima ciambella al cioccolato che è rimasta nella scatola, prende la sua roba ed esce dall'aula correndo ed esultando felice di poter finalmente andare a giocare. La guardo e non posso far altro che sorridere, ed invidiare quella sua spensieratezza. Ripongo i libri e l'astuccio nella cartella. Un altro interminabile giorno scolastico è dunque finito. Non vedo l'ora di poter indossare il mio karategi e andare in palestra ad allenarmi.
"Akane, io e Sayuri andiamo a prenderci un caffè prima di tornare a casa. Ti va di venire con noi?", Yuka mi sbuca davanti all'improvviso con tutta la sua allegria. Lei e Sayuri cercano di distrarmi da quando sono tornata a scuola. Sono care amiche, ma io non sono di compagnia.. Rimango in silenzio a disagio, perché ormai tutti i giorni si presenta questa scena ed io rifiuto sempre. Yuka capisce e mi rassicura "Tranquilla, sarà per la prossima volta." Entrambe mi salutano e si avviano all'uscita. Rimango ferma al mio posto, ancora seduta sulla sedia, non riesco a muovermi, è come se fossi inchiodata. Perché senza di te non riesco a ed essere felice? Eppure quando non ti conoscevo la mia vita, così com'era mi sembrava abbastanza.. ma adesso sento un grande vuoto dentro. Non riesco più a sorridere. Non è giusto. Non posso continuare così. Mi alzo dalla sedia facendo un enorme sforzo. Afferro il manico della cartella e corro fuori. Yuka e Sayuri sono quasi arrivate al cancello. Grido i loro nomi, loro si fermano e mi sorridono. Dopo averle raggiunte mi unisco a loro. L'amicizia è una cosa importante che va coltivata, anche quando si sta male. Bisogna sapere fare degli sforzi dei sacrifici. Ed io ho intenzione di prendermi cura di questo sentimento che mi lega alle mie due compagne di classe.

Senza che ce ne accorgessimo si è fatto tardi. Ci salutiamo all'uscita del bar, ognuna adesso per la sua strada.
L'aria è fredda e la giacca dell'uniforme ormai non è più abbastanza. L'autunno è ormai arrivato. Ed eccomi qua, è bastato trovarmi improvvisamente da sola per ripiombare nella tristezza e ripensare a te. Dall'ultimo giorno in cui ci siamo visti sono ormai passate due settimane, ma a me sembrano anni. I giorni, le ore, i minuti senza Ranma mi sembrano eterni. E stare senza di te è una condanna d'ergastolo. Avrei preferito morire piuttosto che vivere la vita che sto vivendo adesso.. No. Non devo pensarle queste cose, ho una famiglia che mi vuole bene. E non voglio scappare come hai fatto tu. Io sarò più forte di te. Io sarò.. Cosa sarò senza di te?
Continuo a camminare con la testa piena di pensieri neri e senza accorgermene mi ritrovo davanti al portone di casa. Non mi ricordo nemmeno la strada che ho fatto per arrivare fino a casa, ho camminato lasciando che fossero i miei piedi e le mie gambe a ricordare la strada per me.
Entro, attraverso il giardino e mi ritrovo nel disimpegno di casa. "Sono tornata!" dico ad alta voce mentre mi tolgo le scarpe. Senza aspettare che nessuno venga ad accogliermi, infilo velocemente le ciabatte e corro su per le scale. Finalmente in camera mia. Chiudo la porta alle mie spalle. Sento le voci arrivare da sotto. Mi chiamano ma faccio finta di non sentire.
Appoggio la cartella sulla scrivania. Fuori dalla finestra è già buio. Tiro la tenda e comincio a spogliarmi, appendo la divisa allo stendino e la ripongo nell'armadio. Vorrei andare ad allenarmi in palestra ma ormai è quasi ora di cena, e non voglio saltarla. Kasumi, papà e la Signora Nodoka sono sempre iperprotettivi nei miei confronti, e non voglio che si allarmino vedendomi saltare un pasto. Indosso velocemente una maglia in cotone rosa a maniche lunghe e una gonna corta nera. Mi siedo un momento sul letto e prendo tra le braccia il cuscino. Ci affondo il viso dentro. Il tuo profumo se ne sta andando.. Quando quella sera Ryoga mi riportò a casa dal cimitero, corsi in camera in cerca di solitudine e quando mi buttai sul letto e nascosi il viso nel cuscino il tuo profumo mi pervase le narici. Mi misi a piangere ininterrottamente e mi avvinghiai con forza all'unica cosa che mi illudeva che tu fossi ancora qui. Kasumi entrò qualche giorno dopo in camera per cambiare le lenzuola, arrivai giusto in tempo per impedirle di toccare la federa del cuscino. In quella circostanza urlai contro la mia dolce sorella maggiore. Ma lei non disse nulla, mi sorrise ed uscì dalla stanza. Ed ora sono qui, il viso ancora immerso nel cuscino e il tuo profumo sta scemando.. o forse già non si sente più ed è solo la mia fantasia a farmi credere di riuscire a sentirlo ancora. "Ranma..".

Quando scendo le scale, comincio a sentire il chiacchiericcio provenire dal salotto, accompagnato dall'invitante profumo di cucina casalinga.
Entro in salotto sforzandomi di fare un sorriso che mi muore subito sulle labbra. Seduti uno accanto all'altro ci sono Ryoga e Ukyo. Quest'ultima accenna un sorriso e poi scosta lo sguardo, mentre Ryoga scatta subito in piedi senza dire nulla. Ci guardiamo negli occhi per pochi istanti che sembrano eterni. Lui non dice nulla e sento le forze abbandonarmi. Mi guardo attorno e, nella stanza oltre alle due figure che subito ho notato riconosco, mio padre e le mie sorelle. Dove sono la Signora Nodoka e suo marito? Torno a riguardare Ryoga supplicandolo con gli occhi di dire qualcosa. Lui mi sorride. La mano di Kasumi mi circonda le spalle e con voce gentile mi sussurra poche parole all'orecchio.
Corro. Corro fino al dojo corro perché lui è là. Corro perché Ranma è tornato e adesso è nel dojo con i suoi genitori. Corro e non riesco più a capire nulla.


****


"Ma come hai potuto figliolo..." La sua non sembra affatto una domanda e la capisco, nemmeno io so ancora cosa mi sia passato per la testa. Ho avuto paura, credo. Mio padre assiste alla scena in silenzio, probabilmente teme per le nostre sorti. Quando sono arrivato a casa Tendo accompagnato da Ryoga e Ukyo, mia madre ha subito preso in mano la sua katana. Probabilmente è la punizione giusta per un vigliacco come me. La virilità non so nemmeno cosa sia. Continuo a guardarla negli occhi senza dire una sola parola. Non c'è niente da dire, nulla che possa giustificare un comportamento del genere, nulla che possa fare a menda.
"Nei tuoi occhi leggo amore. Guardati figlio mio, ma come hai anche solo potuto pensare che questa sarebbe stata la scelta migliore per te o per Akane. Non sai come le hai spezzato il cuore. E così facendo mio caro, io credo tu abbia spezzato anche il tuo." Niente di più vero mamma. Adesso mi sento così male da fare fatica a stare in piedi. "Merito di fare Harakiri." dico senza paura. A queste mie parole vedo mio padre cominciare a tremare. A quanto pare è proprio questo il mio destino. Una morte per cancellare azioni disonorevoli. Ebbene me lo merito.. "Sarebbe troppo facile così." Le parole di mia madre mi strappano ai miei pensieri. Cos'ha detto?! Rimango attonito a guardarla e anche mio padre fa altrettanto. "No Ranma, la tua punizione sarà molto più dura di così. Affronterai Akane.. ma non fare quella faccia. Non sai cosa ha passato in queste settimane lontana da te. Non sai se ti vorrà ancora dopo quello che le hai fatto." D'improvviso una fitta al cuore mi sfianca. Non avevo mai pensato a questo. Non avevo nemmeno lontanamente preso in considerazione che Akane potesse decidere di non volermi più vedere. Come potrei sopportare tutto questo? No sarebbe peggio che doversi tagliare il ventre. "Figliolo.." prima che Nodoka possa dire o fare altro la porta del dojo viene aperta con impeto. Ed eccola finalmente. E' là immobile con lo sguardo sorpreso e spaventato di chi vede per la prima volta un fantasma. Un lieve affanno le fa muovere il petto più velocemente rispetto ad un respiro regolare. Le guance rosse accaldate dalla corsa fatta. La mano che ha aperto la porta scivola lentamente al fianco del suo corpo.
"Akane.. entra" le dice mia madre con affetto "Io e Genma stavamo giusto andando in salotto." Così dicendo prende mio padre per mano ed esce chiudendo alle spalle di Akane la porta.

Rimaniamo fermi ai nostri posti per secondi, minuti o forse ore. Gli occhi incatenati gli uni sugli altri, come se anche solo distogliendo per un attimo lo sguardo uno dei due possa come per magia scomparire. Come se ci potessimo svegliare in un qualsiasi momento da un sogno. Lei fa un passo verso di me, un passo incerto. Devo dirle qualcosa, devo spiegarle perché ho fatto quello che ho fatto. Devo chiederle scusa.
"Akan.." Non finisco di pronunciare il suo nome che lei mi corre incontro e prova un affondo. Tenta di colpirmi. Molla calci e pugni. "Akane!" schivo i colpi, ma lei continua ad avanzare, a breve mi troverò spalle al muro. "Akane, ti prego smettila. Lascia che ti spieg.." - "STA ZITTO!" strilla mentre tenta l'ennesimo pungo a vuoto "TI ODIO! TI ODIO" Continua ripetermelo finché la voce non le s'incrina dal pianto. Continua a tentare di colpirmi. Tento di fermarla, le afferro i polsi per bloccarla, ma lei comincia a scalciare come una furia e urlarmi di lasciarla andare, di non toccarla. Mollo subito la presa.. anche a questo non avevo pensato. Non mi sarei mai immaginato di non poterla più toccare. Mia madre ha ragione. Me ne sono andato convinto di farle del bene, inconsciamente sicuro del fatto, che in un qualsiasi momento sarei tornato, lei mi avrebbe accolto a braccia aperte. Ma che uomo sono io? Continuo a ripetermi questa domanda ormai da troppo tempo senza trovare alcuna risposta. Continua ad avanzare cercando di colpirmi, ormai sono spalle al muro e nel momento stesso in cui pronuncia la parola "Codardo" decido di smettere di schivare i suoi colpi e finalmente il suo pugno colpisce il mio viso.
D'un tratto cala un profondo silenzio nel dojo. Akane mi fissa spaventata, o forse semplicemente sorpresa di avermi realmente colpito. Il pugno non mi provoca troppo dolore, almeno non paragonato alle sue parole. E' vederla così che mi fa del male insopportabile. E' vedere quanto male ho fatto io a lei che mi provoca un dolore lancinante al cuore. Piange. Piange in silenzio. Quante volte lo avrà fatto ormai da quando l'ho lasciata sola? Quante volte si sarà chiesta il perché senza riuscire a darsi una spiegazione? Si lascia improvvisamente cadere a terra sulle ginocchia, si porta le mani al viso e cerca di nascondere le sue lacrime. Mi lascio scivolare giù appoggiato al muro. Le circondo i polsi con le mani, questa volta con garbo, e faccio poi pressione per allontanare le sue mani dal viso. Ora torna finalmente a guardarmi negli occhi. Libero i suo polsi e le asciugo le guance bagnate dalle lacrime, ma questo non serve perché Akane continua a piangere. Le lacrime continuano a scendere come fossero infinite. Avvicino il mio viso al suo e appoggio la mia fronte sulla sua. Ora i nostri sguardi sono vicinissimi.


"Ti prego, perdonami." mi dice all'improvviso. Continuo a piangere senza riuscire a trattenermi. Sento che ormai nessun muscolo risponde ai miei comandi. Non riesco nemmeno più a parlare. Continuo a guardare i suoi bellissimi occhi blu mare e vorrei stringerlo forte a me. Vorrei dirgli che lo amo, ma l'unica cosa che riesco a fare è continuare a piangere restando immobile. E poi d'improvviso sempre continuando a guardarmi cominci a piangere anche tu.. Ranma. Perché ci facciamo del male a vicenda? Perché da quando sei entrato nella mia vita, io ho continuato a ferire te e tu a ferire me? Perché abbiamo così paura di essere felici e preferiamo continuare a soffrire? Io non voglio più questo.
"Io voglio essere felice.." dico senza nemmeno accorgermi d'esser stata io a parlare. Vedo il tuo sguardo rabbuiarsi.. che cosa stai pensando? Possibile che dopo tutto questo tu ancora non abbia capito niente. Faccio ricorso a tutte le mie forze e mentre tu spaventato allontani il tuo viso dal mio, io avvicino il mio al tuo fino a coprire completamente la distanza con un bacio sulle tue labbra. E tu resti dapprima sorpreso poi, finalmente ti rilassi e schiudi le tue labbra. Entrambi pronti finalmente ad abbandonarci a noi stessi chiudiamo gli occhi, le mie braccia attorno al tuo collo e le tue a stringermi i fianchi. Un bacio lungo, intenso, pieno di amore che finalmente decide una volta per tutte le nostre sorti.


E in quel momento tutta la famiglia esce allo scoperto. Impiccioni e pettegoli come sempre. Festeggiate e vi abbracciate fra di voi contenti della tanto attesa unione.
Vedo mia mamma e Kasumi commuoversi e sorridersi a vicenda, Nabiki appunta qualcosa sul suo block notes, ma un certo non so che mi dice che stai solo facendo finta di volerci usare come scoop, almeno per questa volta metterai da parte il tuo animo venale. Mio padre esulta felice abbracciando Soun, forse più lieto di non dover fare Harakiri che dell'unione di suo figlio con la figlia del suo migliore amico. Non vedo Ryoga ed Ukyo.. saranno andati via, capisco quello che avete passato per noi due e per questo ve ne sarò eternamente riconoscente. Grazie amici. Grazie a voi ora Akane è finalmente qui, di nuovo fra le mie braccia.


Epilogo.

La prima neve quell'anno scese precocemente, erano solo i primi giorni di Novembre e Nerima era già ricoperta da un manto bianco.
Sul Tendo-Dojo regnava il silenzio. Era tardi e tutti erano già andati a letto nelle loro stanze. Akane era in camera sua seduta sulla sedia, appoggiata alla scrivania a guardare i grandi fiocchi di neve che dal cielo andavano fin giù a coprire il terreno. Ripensò agli ultimi mesi. Da quando Ranma era tornato e aveva chiarito con tutti, famiglia e amici, la loro "situazione", così l'aveva chiamata imbarazzato per spiegare che stavano ufficialmente insieme, lei era tornata finalmente a sorridere. I giorni passavano come al solito, andavano a scuola, litigavano e si insultavano davanti agli altri, ma poi nell'intimità i piccoli gesti d'affetto, le frasi dolci, le carezze, i baci facevano sembrare gli screzi passati come barzellette. Mentre ripensava ai loro momenti intimi, un rossore le colorò tutta la faccia, e proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta "Ehi sono io.. posso entrare?".
Era Ranma. Akane presa alla sprovvista si lasciò scappare un piccolo e stridulo "Ah" e Ranma entrò subito senza aspettare il permesso, allarmato dall'urlo. "Ehi che succede?" le chiese preoccupato. Ma questo non fece altro che rendere Akane sempre più simile ad un pomodoro. Ranma le si avvicinò e poggiò le labbra sulla sua fronte. "Hai mica la febbre? Sei bollente.." disse infine. "No.. cioè.. è che pensavo" - "Pensavi a cosa?" gli chiese lui non capendo. Ci furono secondi di silenzio, Akane sempre più rossa e paonazza in viso. Poi le labbra di Ranma cominciarono a baciarla sul collo salendo poi all'orecchio, sulla guancia, sul bordo delle labbra.. "Pensavi a questo..?" le chiese infine prima di baciarle le labbra. Akane disse si facendo un cenno con la testa. Poi lui la prese in braccio e la sistemò sul letto. "Ero venuto a darti la buonanotte.. ora ti lascio dormire" fece per allontanarsi ma Akane lo trattenne tirando un lembo del suo boxer "Dormi con me stanotte.." disse infine guardando da un'atra parte per la vergogna delle parole appena pronunciate. Ranma rimase immobile sul posto, anche lui sorpreso e imbarazzato dalla proposta della sua fidanzata. Poi lei, non ricevendo risposta alzò lo sguardo a lui titubante, e quando lo incrociò lui le sorrise e s'infilò con lei sotto le coperte.
La neve continuava a scendere con ritmo regolare su tutta Nerima, e in quella fredda notte due ragazzi riscoprivano il loro amore sotto un'altra forma..
Ma questa è un'altra storia.

Fine.

  
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