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Autore: neme_    12/11/2011    13 recensioni
« Lei è il quattordicesimo avvocato che viene qui da me. »
« Lo so. »
« Ma è il primo a dirmi che tornerà. »

Tyki è un giovane avvocato di ventisei anni.
Lavi è il nuovo cliente che ha scelto, colpito dalla sua vicenda che sembra come le altre. Ma già al primo incontro, Tyki capisce che la situazione di Lavi è ben più complicata.
Un incontro, il loro, che spinge Tyki in un viaggio mai intrapreso, allo scopo di capire meglio quel "caso perso".
Perdonate l'aggiornamento che manca da molto. Concluderò la storia non appena avrò trovato un finale adeguato e il modo giusto per trascriverlo.
[Angst][AU][Tyki+Lavi][LaviLina][AlRoad][Suspence][Drammatico][Death][Mistero][Tematiche delicate]
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rabi/Lavi, Tyki Mikk
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
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Author's note; AMICI! FINALMENTE CI RIVEDIAMO! Bè, rivediamo si fa per dire, ma... quanto tempo! Ho passato una settimana in Sardegna -mi sono divertita molto, è bello stare un po' con la famiglia!- ma poi al ritorno sono spuntati fuori un sacco di problemi e internet ha rifunzionato solo oggi! Così l'aggiornamento ha subito un ritardo mostruoso... ma eccoci qui. Ed è davvero lungo questo capitolo... addirittura undici pagine, è il più lungo che abbia mai scritto! Non so se esserne felice o no... mh, credo che ne sarò felice. Spero che lo leggerete comunque, anche perché qui succede proprio di tutto. Compaiono Allen, Road, Alma... succede proprio, ma proprio di tutto. E finalmente è Lavi a vedersi la vita complicata e non Tyki. Bè, mica tanto... perché d'ora in avanti sì che le cose si faranno complicate. Spero di riuscire a renderle bene. Nel frattempo, buona lettura!
Piccola nota: ho deciso di adottare le traduzioni nostrane del manga. Pertanto ho deciso di lasciare Lvellie e non Leverrier come lo chiamano in molti paesi esteri. -eh, sì, qui si menziona pure Lvellie...-
a proposito, ringrazio infinitamente
aki_penn per aver segnalato la storia per le scelte! Grazie di cuore!
Ringrazio ovviamente tutti coloro che leggono con interesse questa storia e dedicano parte del loro tempo a recensire!
Ringrazio
animefan95, Bibi_, Ciel88, Lore Lorenzi e preffy per aver inserito la fan fiction tra le seguite!
Ringrazio di cuore
Athanate, asia94, Dragon Girl31, GLOGLOSSY, RikaScorpion, Seminy_53, Valentyn e Haily per avermi inserito tra gli autori preferiti!





Quarto incontro, ore 18:50
Sto solo facendo il mio lavoro





Dou suru
saiaku na no wa
shinigara ikite iru koto.
Tatoeba ieru koto no nai fukai kizu.
Tatoeba todaeru koto no nai nagai itami,
sore ga omae ni, dore dake,
dore dake wakaru?
Feel alive for yourself,
kitto oretachi wa.
Soredemo ikite yukunda,
yorokobi, ikari, kanashimi,
tanoshimu riaru wa isshun wo.
(Che cosa farai?
La cosa peggiore è vivere mentre sei morto.
Per esempio le ferite profonde
non potranno mai essere curate,
per esempio le ferite che scorrono
non finiranno mai.
Vivere per te stesso,
noi lo facciamo sicuramente.
Viviamo anche con gioia,
rabbia, sofferenza,
noi viviamo dei momenti veri. )
[ Survive – Kenichi Suzumura e Takahiro Sakurai ]
[ Doppiatori di Lavi e Kanda ]





« Linalee... ah... »

Una stanza nuova, un nuovo letto disfatto, altri vestiti sparsi per terra. Ma la situazione era la medesima. Loro due abbracciati, ansimanti, lui che assecondava i movimenti di lei, felice, eccitato, confuso dal profumo che emanava. E lei sorrideva allo stesso modo, lo accarezzava, felice di vedere come riusciva a renderlo felice. Ma non parlava.

« Muoviti... muoviti così... » era bello sentirla su di sé, sentire il suo calore. Lavi avrebbe voluto che quei momenti non avessero mai avuto una conclusione, ed era convinto che anche Linalee lo pensasse, considerando come si muoveva, come si impegnava per rendere quell'ennesima notte indimenticabile. Aveva un corpo splendido, Linalee, lo aveva sempre pensato. E pensare che solo lui poteva toccarla in quel modo lo faceva sentire privilegiato.

La ragazza gli sorrise, gli diede un lieve bacio sulla fronte, poi avvicinò le mani al collo, accarezzandolo come al solito. « Che bel collo, Lavi... »

« Ti piace così tanto...? »

« Sì... » glielo accarezzava insistentemente, muovendosi sempre più piano. Era esasperante, era troppo bello per essere vero. Con nessun'altra ragazza Lavi aveva provato un piacere del genere.

Le mani di lei erano sempre più insistenti, sempre più audaci. Stando con lui, Linalee aveva imparato a mettere da parte un po' di quella timidezza che molti le affibbiavano. Ne era onorato.

Era talmente bello da essere soffocante. Lavi ci avrebbe potuto morire in un momento del genere. Letteralmente.

« Linalee... le mani... »

Lei sembrava non ascoltarlo. Si muoveva sempre più lentamente, mentre le mani, strette intorno a quel collo che tanto le piaceva, stringevano sempre di più.

« Linalee... c-così soffoco... fermati... » si fece forza, Lavi, e cercò di staccarle le mani di dosso. « Li-Linalee... fermati... basta... »

La sua voce aveva raggiunto un tono così basso e strozzato che non riuscì a raggiungere la ragazza. Voleva sperare che fosse così. Anche mettendoci tutta la forza, non riuscì a interrompere quel momento così strano.

« Li... ugh... Lina... lee... b... basta... »

Lei sorrideva. E non smetteva. Finché Lavi non chiuse gli occhi e allentò la presa da quelle mani che tanto amava.

L'urlo che lanciò il ragazzo, dentro la sua cella, avrebbe potuto far svegliare chiunque. Ma solo Link era presente, e lo guardava con quasi preoccupazione. Se ne era accorto, Lavi, aveva gridato come un bambino che viene lasciato improvvisamente al buio da solo. Aveva gridato “smettila”. E si era svegliato con un sobbalzo, tenendosi le mani alla gola. Sudava, ansimava, si guardava attorno insistentemente per accertarsi di essere al solito posto, al sicuro dal mondo esterno. Era felice, Lavi, meglio la prigione che quell'incubo.

Gettò la testa sul cuscino sospirando, ignorando gli sguardi di Link, il quale non osava fare domande. Certo, non lo aveva mai visto così da quando lo sorvegliava. Pensò di lasciarlo in pace e calmarsi, così non ebbe nulla da ridire quando lo vide riavvolgersi tra le coperte, fin sopra le orecchie, rannicchiandosi più che poteva.

Link non poteva più vedere la sua espressione, ancora terrorizzata. Il suo unico occhio verde non accennava a chiudersi, rimaneva spalancato, fisso sulle pieghe del lenzuolo. Non avrebbe mai ripreso sonno, Lavi. Avvicinò, quasi con paura, le mani al cavallo della tuta vecchia e consumata da detenuto, rendendosi conto che quel sogno non lo aveva coinvolto a tal punto. Solo quelle mani strette attorno al suo collo sembravano vere, e se le sentiva ancora addosso.

Era da tempo che non gli capitava di fare un sogno simile. Era di sicuro una vendetta nei suoi confronti. Linalee che, da qualche parte, rispuntava fuori per punirlo di ciò che le aveva fatto.

Era terribile, terribile. Ma in fondo, se lo meritava.

Era una bella giornata di sole, e a Tyki sembrò che le strade fossero un po' più affollate del solito. Era un peccato che in giornate simili lui dovesse dedicarsi esclusivamente al lavoro. Ma, se gli fosse andata di lusso, magari avrebbe scoperto che Alma viveva in una villa ancora più grande di quella di Anita, magari altrettanto gentile e accomodante. Che gli avrebbe offerto tè, biscotti e un bel bagno in piscina.

« Dio, sembro un poveraccio che vuole scroccare a tutti i costi. » Tyki scosse la testa con un sorriso ambiguo. Si ordinò di tornare a pensare al lavoro, per quanto gli fosse difficile.

Aveva deciso di uscire con sua sorella. Non gli era venuta una trovata simile finché non l'aveva vista litigare con altri suoi fratelli, nelle maniere che solo loro sapevano trovare, e aveva pensato che forse proprio quella sua vivacità avrebbe potuto aiutarlo a gestire un ragazzo poco più grande di Road.

La sorellina però sembrava più concentrata a fissare le strade, in particolar modo un punto preciso della piazza su cui stavano passando, dove diversi bambini, anche suoi coetanei e adulti, si erano fermati per fissare qualcosa, applaudendo e ridendo. Road sorrise, e si trascinò dietro il fratello, pregandolo di fermarsi a guardare.

« Sono i soliti artisti di strada, Road... non abbiamo tempo per queste cose. »

Lei però ignorò altamente le sue parole, trascinandolo con la forza. Rassegnato, Tyki sospirò, guardando l'oggetto di tanto interesse. Giocolieri, cagnolini che eseguivano qualsiasi ordine ricevessero, e clown. Sembrava proprio un circo senza tendone, ma quantomeno riuscivano a divertire e intrattenere.

Road tirò una manica della camicia del fratello, indicando il clown. « L'hai visto? L'hai visto? »

« Cosa? Chi? »

« Il pagliaccio! È Allen, non lo vedi?! »

« Solo tu lo puoi riconoscere truccato in quel modo. »

Effettivamente il ragazzo tanto amato da Road, tale Allen, raggranellava soldi facendo il clown per strada, la ragazza glielo aveva riferito. Ed ecco perché aveva voluto a tutti i costi fermarsi a guardare, altrimenti mai nella sua vita avrebbe prestato attenzione a una cosa simile.

Coi vestiti che indossava sembrava ancora più basso di quel che era. Non spiccava certo per la statura, il giovane Allen, ma a quanto Tyki stava vedendo, fare il clown gli piaceva e lo faceva bene. E Road non la piantò di fissarlo con occhi sognanti nemmeno per un istante, finché lo spettacolo non finì, e trascinò ancora il ventiseienne a sé, per raggiungere il ragazzo e salutarlo.

Lo sorpresero quando si stava togliendo il trucco, svelando così ciò che rendeva Allen diverso dagli altri. Tyki non lo aveva mai visto in vita sua, pertanto non riuscì a trattenere stupore quando scoprì che i capelli bianchi non erano frutto di una parrucca. Aveva degli occhi di uno strano azzurro, tendente al grigio, sicuramente era albino. E aveva una stranissima cicatrice sul viso, che gli segnava l'occhio sinistro e assumeva una forma che ricordava una stella. Tyki non volle immaginare come se la fosse procurata. Ma fu quando il ragazzo si tolse i guanti che si chiese davvero che razza di tipi si sceglieva Road per innamorarsi. La mano sinistra era completamente diversa dalla destra. Sembrava bruciata, anzi, dava l'impressione che qualcuno gliel'avesse tagliata a pezzetti e gliel'avesse riassemblata alla peggio. Era... sì, era deforme. Ma Road non sembrava minimamente disgustata da questo fatto, visto il modo in cui aveva abbracciato il ragazzo. Questi la toccò, anche con quella mano, per togliersela di dosso e mettersi un altro paio di guanti.

« Che ci fai qui, Road? » chiese il ragazzo con un sorriso. Sembrava anche sorpreso di vederla lì.

« Passavo da queste parti con mio fratello e... sei bravissimo, Allen! »

« Hai visto lo spettacolo? Grazie! »

Non aspettò oltre, Allen. Una volta ripulito si avvicinò a Tyki e fece un distinto inchino, sorridente. « Piacere di conoscervi. Voi dovete essere il fratello di Road, non è vero? Io sono Allen Walker. »

« Che formalità mostruosamente impeccabile... » si disse Tyki, ricambiando il saluto con un sorriso quasi imbarazzato. « Io sono Tyki Mikk... piacere. »

Allen si mostrò sorpreso, questa volta. « … l'avvocato che si occupa di Lavi Bookman Jr.? »

« Conosci Lavi?! »

« No, io... ho solo letto la notizia sui giornali... all'epoca frequentavo le medie, non ero ancora nella sua scuola. »

« Ah, capisco... » era un po' deluso, dovette ammetterlo. Aveva per un momento sperato di aver trovato qualcun altro che conoscesse il guercio e che magari sarebbe stato disposto ad aiutarlo.

Allen fraintese la sua espressione, mostrandosi dispiaciuto. « Scusatemi... sono stato indiscreto a chiedervi una cosa simile. »

« Eh? Ma no, figurati. Stavo pensando ad altro. »

« Alleeen! » Road sorprese nuovamente il clown con un abbraccio. Ogni scusa, per lei, era buona per stargli appiccicata. « Ti ho detto mille volte che sei troppo formale! Guarda che Tyki è molto più zotico di quel che sembra! »

« Ah, io sarei uno zotico, piccola vipera? »Tyki fece una risata ironica per sdrammatizzare il momento, e prese per un braccio la sorella. « È stato un piacere, piccolo, ma ora io e mia sorella dobbiamo andare. Abbiamo parecchio lavoro da sbrigare. »

« Eeeh?! Uffa! »

« Certo, state tranquillo. In bocca al lupo per il vostro caso. »

Prima di andarsene, Tyki volle togliersi una piccola curiosità. Chiedergli una cosa del genere non era di così vitale importanza, ma non riuscì a resistere alla tentazione.

« Piccolo... tu hai letto sui giornali di Lavi? Che cosa sai di lui? »

« Eh? Uhm... so che ha confessato di aver ucciso cinque persone, e che ben tredici avvocati prima di voi hanno cercato di difenderlo senza risultato. Spero che con voi vada diversamente. »

« Secondo te è stato davvero lui? »

« Ho visto le sue foto sui giornali, ma dalla sua faccia non riesco a capire se possa essere un assassino o no. Mi lascia, come dire... una strana sensazione addosso. Certo, è strano che una persona confessi così a cuor leggero di aver fatto una cosa tanto orribile, peraltro da solo. »

Tyki rimase meravigliato da quella risposta. Per essere precisi, dall'ultima parte. Forse Allen era molto più sveglio di quel che sembrava, il che gli fece piacere.

« Da solo...? Pensi a un complice? »

« Non saprei... ma non riesco a togliermi dalla testa il pensiero che non abbia fatto tutto da solo. »

« … hai da fare adesso, piccolo? »

Road non capiva l'improvviso interesse di Tyki per il ragazzo che le piaceva, ma guardò la situazione da un altro punto di vista. Se Allen si fosse unito a loro, avrebbe passato molto più tempo con lui. Non tutti i mali vengono per nuocere, no?

Lavi non poteva neanche immaginare cosa stesse combinando il suo avvocato. Si era rinchiuso in biblioteca, con Link sempre al suo fianco, sebbene mantenesse un po' le distanze. Aveva pescato da un angolo remoto degli scaffali uno dei libri che amava di più, una storia semplice, la classica fiaba per bambini, una storia che aveva letto tantissime volte, senza mai annoiarsi.

Tutti conoscevano quella storia, con protagonisti bambini, una fata gelosa e un pirata che al posto della mano aveva un uncino e nutriva una fobia esagerata per un coccodrillo. Sì, proprio Peter Pan. Lavi adorava all'inverosimile quella storiella così banale agli occhi degli altri. Gli piaceva pensare a quel posto, l'isola che non c'è. Doveva essere un posto bellissimo, dove il mare non è inquinato, tutti pensano solo a giocare -o a spiare le sirene mentre facevano il bagno, anche questa idea lo divertiva parecchio- e anche i pirati passavano le giornate a solcare i mari e bere vino fino a scoppiare. Un isola dove anche se pioveva i ragazzini non si rattristavano, dove c'è un mucchio di spazio per giocare senza pensare a nulla, dove i pellerossa si mostrano gentili, offrono cibo e invitano gli altri a ballare intorno al fuoco con tanto di penne tra i capelli. Un posto dove non ci sono guerre.

Che fosse sui giornali, sui libri di storia o in televisione, Lavi era sempre stato circondato dalle guerre. Ogni conflitto era scoppiato per motivi che a lui sembravano assurdi. Gli uomini erano degli stupidi, sempre pronti a compiere vere e proprie stragi per i propri interessi. Suo nonno diceva sempre che anche se era una cosa dolorosa, era proprio grazie alla guerra che la storia proseguiva. Grazie alla storia, diceva, le persone possono comprendere i propri errori e andare avanti.

« Allora perché c'è sempre una guerra, da qualche parte? »

« Agli uomini serve più di una sculacciata per capire. »

E il nonno chiudeva sempre i discorsi così. Lasciava sempre le cose a metà, almeno con lui. Era severo, ma dopotutto si era preso cura di lui, lo aveva tirato su da solo, senza chiedere aiuto a nessuno. Lui gli aveva insegnato a leggere e scrivere ancor prima di iniziare le scuole elementari, lo aveva sempre spinto a leggere, leggere, leggere fino ad avere sempre l'odore della carta stampata addosso. Quando viveva con lui a malapena riuscivano a camminare in casa, vista la quantità esorbitante di libri che avevano. Ogni giorno Lavi tornava a casa con un libro nuovo, poi lo prestava al vecchio e ne parlavano anche per giorni interi. Non era affatto noioso stare con lui. Il nonno gli aveva insegnato che era importante sapere e avere la semplice curiosità. E a Lavi la curiosità non mancava di certo. Grazie ai libri aveva persino imparato a cucinare, cucirsi i vestiti da solo e coltivare piante. Senza mai trovarlo noioso.

Ma a volte sentiva il bisogno di staccare e concedersi cose senza pretese come Peter Pan. E pensare a quel posto così meraviglioso da risultare irreale, tanto da chiamarsi Isola che non c'è. Dove le guerre non arrivano, almeno all'apparenza. Sì, perché alla fine Lavi si rendeva sempre conto che la violenza si trovava soprattutto in quelle storie per bambini. Che anche lì era necessario inserire le guerre per “andare avanti e raccontare”. Le lotte tra Peter Pan e Capitan Uncino sembravano sciocchezze, ma sempre guerre erano. Aveva ragione suo nonno.

« La guerra c'è e ci sarà sempre dappertutto. Ma è grazie a questa che la storia prosegue. »

« Chiedo scusa, signor Tyki... ma dove ci troviamo? » Allen alternò lo sguardo tra l'avvocato e l'abitazione dinanzi a loro, sempre con Road appiccicata al suo braccio.

Tyki si era nel frattempo acceso una sigaretta, mostrando un atteggiamento tranquillo. Non osava avvicinarsi alla casa, una modesta villetta a due piani senza cancello o giardino. Era lì che viveva Alma Karma. E aveva deciso di portare Allen con sé, perché poteva essere d'aiuto per capire meglio la situazione di Lavi. Senza che il ragazzino sapesse nulla, gli aveva confermato che l'idea che Lavi fosse stato accompagnato da qualcuno, o che qualcun altro sapesse senza aver detto nulla, non era così assurda. Forse proprio Alma era quel ragazzo che si muoveva dietro le quinte. E le foto che aveva visto in casa di Anita erano un ulteriore conferma.

Non si mossero finché non videro un ragazzo uscire da quella casa. Si era ben coperto con un cappotto lungo fino alle caviglie e il passo era abbastanza svelto. Ma Tyki non lo fermò, cercò piuttosto di avvicinarsi alle finestre senza dare nell'occhio.

« Signor Tyki... questa non è violazione di domicilio...? » Allen cercava di mantenere le distanze, comprendendo solo in quel momento che si stava involontariamente ficcando in un guaio.

« No, diamo solo un'occhiata. » rispose subito l'altro. « Per vedere se l'interno è sospetto, poi magari aspettiamo che torni e gli chiediamo di entrare. È prevenzione la mia, capisci? »

« Perché, chi era il ragazzo uscito poco fa? » chiese Road.

« Alma, una vecchia conoscenza di Lavi... e Kanda. » la finestra dava a una piccola e normalissima cucina. La piccola televisione era stata lasciata accesa, Tyki non seppe dire se per una dimenticanza. Ma lui ci credeva poco a casi del genere, soprattutto se avevano a che fare con Lavi Bookman Jr. E poi c'era un altro fatto che lo incuriosiva: perché c'erano due tazze sul lavandino?

« Vuoi vedere che ho indovinato? » fece un largo sorriso, fiero di sé stesso.

« Di che cosa parli, Tyki? »

« Ho pensato che Alma Karma non vivesse da solo. »

« E chi dovrebbe esserci con lui? »

« Yu Kanda, ad esempio. »

Allen si mostrò perplesso, quasi agitato. « Ma lui è stato ucciso! »

« L'hai mai visto cadavere? »

« No, però... »

« E ci credi alle coincidenze, piccolo? »

« … direi di no. »

« Appunto. Insomma, ritrovano i cadaveri di quattro persone, tranne di Kanda. Lavi ha detto di aver indicato il luogo in cui l'ha seppellito, mentre non ha fatto in tempo a seppellire gli altri. Ma se, stando agli orari in cui ha ucciso, Linalee è morta prima, perché seppellire prima Kanda di lei? Io invece penso che Kanda sia in qualche modo scappato. »

« Ma... la polizia avrà trovato tracce che confermassero la sua morte, no? »

« Tu non conosci Lavi, piccolo. Ma ti posso assicurare che lui ha la testa per fregare dei poliziotti smaniosi di far carriera. »

« E allora che facciamo? » sua sorella continuava a guardare l'interno dell'abitazione, quasi interessata al notiziario che stavano trasmettendo.

« Bussiamo e vediamo chi ci apre. Magari in realtà vive con la madre o con la nonna, ma tanto vale tentare, a questo punto. »

Doveva agire in fretta, non sapeva quando Alma sarebbe tornato. Bussò con fare deciso tre volte, e suonò persino al campanello per sicurezza. Dopodiché, i secondi che passarono da lì in avanti furono i più lunghi della sua vita. Fu un attesa snervante fatta persino di preoccupazioni. Perché se si fosse sbagliato avrebbe fatto una serie di figuracce che non poteva proprio permettersi in quanto avvocato, ma in particolar modo, se avesse sbagliato, sarebbe stata una vittoria per Lavi, e lui non gliela voleva proprio concedere. Il fatto che Alma se ne fosse andato un mese prima dell'omicidio lo aveva insospettito a tal punto da spingerlo a fare quella sottospecie di indagine al limite della legalità. Il fatto che Kanda non fu mai stato ritrovato cadavere lo aveva insospettito a tal punto da collegarlo al trasferimento di Alma e convincersi che non era morto, ma semplicemente fuggito. E poi c'era Anita, che aveva mostrato un atteggiamento del tutto diverso da quello che ci si aspetterebbe da una madre che ha perso un figlio. Nemmeno lei riusciva a credere che Lavi fosse un assassino. Tyki non sapeva cosa la spingesse a crederlo così fermamente, ma se non era l'unico a pensarlo, allora non era del tutto pazzo. Non quanto sua sorella -che sembrava addirittura divertita dall'intera faccenda- o Allen che si era lasciato persuadere e lo aveva seguito, convinto di aiutarlo per quanto possibile.

A proposito di lui, poi, si disse Tyki. Chissà se Road era riuscita a far colpo. Il ragazzo sembrava imbarazzato dai continui abbracci della ragazza, ma non la scansava, sorrideva e rispondeva sempre con tono gentile. Tyki si ritrovò a pensare se i due facevano una vita come quella di Lavi e Linalee, fatta di incontri fugaci e segreti nei love-hotel. Immaginarsi Road nel pieno di esperienze simili, lei, che sembrava così bambina, lo fece ridacchiare. Meglio tornare a pensare al lavoro.

Finalmente la porta si aprì, lentamente e non abbastanza per dare la possibilità a chi era fuori di spiare l'ingresso. Il ragazzo che aprì la porta sembrava volersi nascondere, e guardava tutti e tre con fare indagatore.

« Sì? »

« Parlo col signor Alma Karma? »

« Lui in questo momento non c'è. »

« Ah. E con chi parlo, se posso permettermi? »

« Sono suo fratello. Lei chi è, piuttosto? »

« Sono l'avvocato Tyki Mikk. »

Sia Road che Allen lo guardarono sorpresi. Non si aspettavano che si sarebbe rivelato così a cuor leggero. Ma li sorprese di più la presentazione che Tyki fece per loro.

« Questi sono i miei assistenti Road e Allen. »

Assistenti? Ma da quando?

Quello che si era presentato come il fratello di Alma li guardò con una vena d'irritazione. Schioccò la lingua, mise una mano sulla maniglia della porta, tirandola un po' verso di sé. Come volesse chiudere presto quel contatto sconosciuto.

« E cosa vuole un avvocato da mio fratello? »

« Volevo fargli qualche domanda a proposito di Lavi, il mio assistito. So che i due si conoscevano all'epoca in cui il mio assistito ha ucciso Linalee. » frugò nella borsa per qualche istante, per tirarne fuori una foto che ritraeva Lavi con tale Alma, felici e sorridenti. « Tu conoscevi Lavi? »

« Mai visto prima. »

« Ah, sì? Che strano... perché... » tirò fuori un'altra fotografia. « Questo qui ti somiglia tantissimo. »

Il ragazzo osservò la foto per qualche istante. A Tyki sembrò di vedere una piccola distorsione facciale simile allo stupore, ma non riuscì a determinarlo con certezza assoluta, perché il ragazzo fece subito una smorfia e un sorriso irritato.

« Al mondo ci sono sette sosia, non lo sa? »

« A ogni modo, vorrei parlare con Alma del caso. Posso entrare e aspettarlo? »

« No, non può. » fu la risposta, a detta di Allen piuttosto sgarbata. « Non facciamo entrare estranei, anche se sono avvocati. »

« Allora ripasso più tardi. A che ora torna? »

« Non lo so, grazie mille e arrivederci. »

« Allora gli puoi lasciare un messaggio? »

« Sì, sì, ora però se ne vada. » fece per chiudere la porta, ma Tyki, con un movimento svelto e deciso, ci si piombò addosso. Aveva ancora alcune cose da dirgli.

« Ci ho ripensato. Non ti dispiace se parlo con te, vero? Se sei il fratello di Alma, saprai tutto, no? »

« Ehi, ma...! » il ragazzo cercò di spingerlo via. A Road e Allen sembrava proprio una scena da film o fumetti mediocri, e cercarono di trascinarsi dietro Tyki per fargli cessare quella pessima sceneggiata.

« Ma che diavolo vuole da me?! Le ho detto che non so niente, se ne vada! Altrimenti chiamo gente! »

« Va bene, chiama chi ti pare, perché tutti devono sapere che un ragazzo innocente si trova in prigione da tre anni! Tu conoscevi Lavi Bookman Jr.? »

« La pianti! »

« Sapevi che aveva una relazione con Linalee Lee, la ragazza che ha poi ucciso? Sapevi che il corpo di Yu Kanda non è stato mai ritrovato? Perché tu e tuo fratello vi siete trasferiti proprio un mese prima di questi omicidi? Sapevi che Lavi e Linalee erano costretti a incontrarsi negli hotel a causa della gelosia del fratello della ragazza? Sapevi che Lavi era in gran confidenza con Yu Kanda? »

« Silenzio! Non ho idea di cosa stia parlando! »

« Non hai idea di che cosa? Del fatto che un cadavere inspiegabilmente non si trova o del fatto che Lavi amava così tanto una ragazza da pagare sempre e comunque da solo i conti degli hotel? Che voleva così bene a Kanda da chiamarlo per nome? Non hai idea del perché si sia costituito o del perché nemmeno la madre di Kanda crede che Lavi sia colpevole? Tu queste cose le sai, ne hai di idee... e non perché sei il fratello di Alma, vero... Kanda? »

« Insomma, basta! Io non sono Kanda o come si chiama! »

Forse avrebbero continuato all'infinito a spingersi la porta a vicenda per averla vinta, coi poveri Allen e Road che cercavano di calmarli -anche se Road, in cuor suo, li avrebbe lasciati fare volentieri- e di trovare una soluzione più diplomatica. Sennonché arrivò un'altra persona, che con un sacchetto della spesa tra le mani guardava la scena perplesso.

« E voi... e voi chi siete? »

Tyki non voleva mollare di certo, pertanto continuò a spingere la porta, rivolgendo un sorriso al ragazzo appena arrivato. « Parlo con Alma Karma? »

« Sì...? »

« Tuo fratello non mi fa entrare. Puoi provvedere? »

Il ragazzo, dall'altra parte della porta, sbraitò come un pazzo, urlando come più poteva con fare isterico. « Non ascoltarlo, Alma! È uno che si spaccia per avvocato per entrare e derubarci! »

Allen si ritrovò nel bel mezzo di un casino assurdo, ma cercò di fare da mediatore. « No, il signor Tyki è davvero un avvocato! Non facciamo niente di male, vogliamo solo farvi qualche domanda... »

« Alma, non dar loro retta e torna subito in casa! »

« Ma così io da dove entro, scusa? »

« Se il signor Kanda si calmasse un pochino... » esordì Road con un sorriso sghembo, seriamente divertita. Tyki sbagliava di rado, quando lavorava a un caso, e se lui credeva che quel tipo fosse Kanda, non aveva motivo di non credergli.

« Non mi chiamo Kanda, nanerottola! »

Stavolta intervenne Allen. « “Nanerottola” non è un termine da rivolgere a una signorina! » e ignorò con non poche difficoltà i larghi sorrisi che fece Road, emozionata da quella difesa plateale.

« Io però dovrei entrare... » esordì Alma, imbarazzato dall'intera faccenda.

« Allora perché non convinci tuo fratello a calmarsi e farci entrare? » chiese Tyki, mostrandosi fin troppo tranquillo. In realtà si stava addirittura divertendo, perché le reazioni di quello che si spacciava per il fratello di Alma erano così esagerate da suscitare divertimento.

« Calmarmi?! Lei sta cercando di entrare in casa mia! »

« Sto solo facendo il mio lavoro! »

« Un avvocato non pretende di entrare in casa d'altri spingendo la porta! »

« Devo solo fare qualche domanda su Lavi! »

Alma si avvicinò titubante e sorpreso. « Lavi...? »

« Sì, lui! Eravate amici, non è così? Se non avete niente da nascondere, non c'è motivo di reagire così, vero? »

« Lei non è normale! Alma, non starlo a sentire ed entra in casa! »

« Lo farei, ma qualcuno sta bloccando la porta... »

Piombò poi il silenzio da parte del ragazzo così astioso nei confronti di Tyki. Teneva bloccata la porta, ma tutti pensarono che forse si stava convincendo... calmando. Tanto prima o poi si sarebbe comunque arreso e avrebbe lasciato la via libera.

Effettivamente così fece. Mollò improvvisamente la presa, Tyki quasi cadde per terra. L'unico imprevisto fu ritrovarsi il ragazzo con in mano un coltello, e glielo puntava contro con una sicurezza inquietante.

« Sparisca immediatamente dalla mia vita. » gli intimò in un ringhio.

Allen si mise in mezzo, cercando di calmarlo. Anche Road cercò di fare del suo meglio, mentre Alma finalmente aveva libero accesso per casa sua. Anche lui cercò di far rinsavire il fratello, o presunto tale.

« Non... non è necessario reagire così. » fece Tyki, un po' preso alla sprovvista.

« Ah, no? » l'altro sorrise. Era troppo, troppo inquietante. « Chissà di chi è la colpa, eh... »

« Io sto solo facendo il mio lavoro. » anche Tyki assunse un tono che sembrava un ringhio. Alzò comunque le mani, dimostrando così di non avere intenzione di degenerare ulteriormente. « Sto cercando di dimostrare che Lavi è innocente. Ascolta, Kanda... non prendiamoci in giro. So che per qualche motivo è importante che tutti ti credano morto, ma pensa un po' a Lavi... era il tuo migliore amico, no? Tu sai che non ha ucciso Linalee, l'amava, tu te n'eri accorto dall'inizio! Sai che non sarebbe mai stato capace di uccidere lei, Komui, Reever e Miranda. Fermati un momento a ricordare di quando andavate a scuola insieme. Lui trattava Linalee come una principessa, vero? E voleva bene anche a te e Alma. Sono stato a casa di tua madre, Anita... lei soffre, soffre perché ti crede morto e perché sa che non è stato il suo migliore amico a ucciderlo. Lei sa che un innocente si trova in prigione da tre anni, e lo sai anche tu. Sai che Lavi sta facendo di tutto per sembrare quello che non è, e io voglio tirarlo fuori. Ho bisogno del tuo aiuto. Te lo chiedo per favore... metti via quel coltello e aiutami a liberare quello che è ancora il tuo migliore amico. »

Alma si avvicinò di poco all'altro ragazzo, dopo quel discorso. Tutti poterono notare le sue guance rigate da lacrime silenziose. Posò una mano sulla spalla dell'altro, e mormorò. « Yu... basta così. »

L'altro si mostrò ancora irritato e scostante. « Non chiamarmi così o stai a vedere che accoltello anche te. »

Alma però sorrise, seppur con gli occhi ancora velati di lacrime. « Yu... ti prego, basta. Queste persone sanno di te... e Lavi... Lavi è in carcere. Non posso sopportare l'idea che lui stia passando tutto questo da solo... era nostro amico. Ti prego, Yu... ora basta nascondersi. Devi... devi tornare a esistere come Yu, non come mio fratello. »

Furono lunghi attimi di incertezze. Tyki non riuscì a stare tranquillo -come Allen e Road, d'altronde- finché lui, Kanda, non allentò la presa dal coltello, sospirando. Alma continuava a piangere. E Tyki aveva vinto.

Kanda non era cambiato di una virgola. Capelli sempre lunghi, sempre raccolti in una coda, e tremendamente asociale. Ma finalmente stufo di farsi passare per un cadavere.

« Stupido coniglio... » mormorò alla fine, arrabbiato più con sé stesso che con Lavi.

Finalmente in casa Karma c'era un'atmosfera più tranquilla -anche se Kanda riusciva a emanare sempre e comunque un'aura ostile- accompagnati da tè e biscotti appena comprati. Allen guardava il ragazzo che rispondeva al nome di Yu con una certa diffidenza. Aveva visto in quel ragazzo una maleducazione incredibile, ma anche tanta solitudine. Non sapeva niente né di lui, né di Lavi, tanto meno di Linalee, ma Tyki aveva avuto ragione. Kanda non era affatto morto. E la sua esistenza metteva in dubbio tutte le versioni di Lavi che o indicavano come un assassino.

In definitiva, Lavi sembrava proprio aver detto un mucchio di balle. Quantomeno, in realtà le persone uccise erano quattro e non cinque come dovevano essere.

« Bene... siamo calmi, ora? » chiese Tyki, con un sorriso.

« Vi chiedo scusa per il comportamento di Yu... » fece Alma imbarazzato.

« Io non mi scuso affatto. » fece l'altro, tenendo le braccia conserte con aria di supponenza.

« Passiamo al sodo, eh? Kanda... perché sei... perché sei vivo? »

Yu ci mise un po' a rispondere. Perché raccontare andava contro i suoi principi, andava contro la promessa fatta quella maledetta notte di dicembre, dove le vite di tre liceali erano state ridotte a brandelli.

« Non dire nulla, Yu. Risolvo tutto io, ma per farlo ho bisogno del tuo silenzio. Fatti ospitare da Alma. Da questo momento in avanti Yu Kanda è morto, non lo si vedrà più in giro, non potrà più parlare. Ti chiedo scusa, Yu... ti sto costringendo a vivere segregato in casa da qui in avanti. »

« Appunto, è una stronzata pazzesca. Chiamiamo la polizia e raccontiamo quello che è successo. »

« Sei impazzito...?! Io... non posso permettere una cosa del genere! La polizia non deve sapere! »

« Ma così ti arresteranno! »

« Questo non è un tuo problema. Tutto ciò che ha a che fare con me non ti riguarda più. Perché tu sei morto, Yu. Non parlerai mai più di me, e prima o poi ti rifarai una vita da qualche parte. Piano piano ce la farai. Un'esistenza in cui io non ci sono. Giura, Yu. Proprio qui, davanti al corpo di Linalee. Non farai parola con nessuno di quanto è successo. Giuramelo, Yu... e mantieni la parola. Portati questo giuramento fino a quando non morirai davvero. »

« … così si è fatto arrestare, eh? » chiese Kanda, a voce bassa.

« Hanno trovato tracce del tuo sangue. »

« È stata una sua idea per confermare la mia morte. Mi ha fatto un piccolo taglio sulla pancia e ha sparso il sangue qua e là, accanto a Linalee. Così, anche se non hanno ritrovato il mio corpo, hanno comunque dato per certo che fossi morto. Non che l'idea mi andasse a genio, figuriamoci. Ma non mi aveva colpito in un punto vitale. Poi mi ha medicato e io sono andato a vivere con Alma spacciandomi per suo fratello, come aveva chiesto lui. Non ho mai messo piede fuori casa. I pochissimi che sono venuti in questa casa mi hanno creduto suo fratello. È bastato cambiare pettinatura e fingere un tono di voce diverso. »

« Perché tutta questa messinscena? Lavi ha davvero ucciso Linalee? »

« Non dica stupidaggini. Anche lei ha capito quanto ne era innamorato. »

« Allora cos'è successo? »

« Quando sono arrivato Linalee respirava a malapena. Lavi era sporco di sangue fin sopra i capelli. Piangeva disperato, continuava a dire di averla uccisa, ma... figuriamoci. » fece una risatina.

« Allora nemmeno tu sai cosa sia successo? »

« Già... o almeno, non al cento per cento. Era sconvolto, non riuscivo nemmeno a capire le sue parole, tra un singhiozzo e l'altro. Ma non è stato lui. Anche se avessero litigato nel peggiore dei modi, anche se avesse ricevuto schiaffi su schiaffi da Linalee, lui non le avrebbe mai torto un capello. »

« Hanno mai litigato? »

« Mà, qualche volta, discussioni di poco conto che fanno tutti, penso. »

« Lavi l'ha mai tradita? Linalee ha mai sospettato una cosa del genere? »

« Non mi faccia ridere. Avrebbe preferito morire piuttosto che tradirla, anche solo col pensiero. E nemmeno Linalee era capace di tradire. Dovevano nascondere la loro relazione perché Komui era un gran rompipalle quando si trattava di Linalee e uomini, costava fatica ficcargli in testa l'idea che sua sorella era una ragazza di sedici anni che pensava ai ragazzi come tutte. »

« Allora Komui non poteva vedere Lavi? »

« No, al contrario. Chiacchieravano volentieri. Komui era un ricercatore e in casa aveva un mucchio di libri. A Lavi piaceva parecchio leggere e spesso andava a casa sua per farsi prestare un libro o solo vederlo. Komui non ha mai sospettato la relazione che aveva con Linalee, l'ha sempre visto come un suo amico. »

« Solo tu eri al corrente della loro storia? »

« … forse anche Miranda. »

« L'insegnante di sostegno? »

« Sì... anche se di sostegno ne dava ben poco. »

« Sarebbe a dire? »

« Era la persona più insicura che si potesse incontrare. Gli insegnanti di sostegno solitamente si limitano a dare ripetizioni agli studenti più scarsi o ad aiutare i disabili nello studio. Miranda però riceveva anche molte confidenze dagli studenti, come fosse stata la psicologa della scuola, ma prima di dare il consiglio giusto ci pensava almeno mezz'ora. Era troppo, troppo insicura. Faceva cadere le palle anche solo a guardarla. Però molti studenti andavano a sfogarsi da lei, quindi immagino che a loro bastasse parlare con qualche estraneo che non li giudicasse. Ora che mi viene in mente... effettivamente Lavi ha parlato con lei a proposito di Linalee. »

« Ti ha detto anche il contenuto della conversazione? »

« Parola per parola. »

« Racconta, nei minimi particolari. »

« A patto che riferiate a Lavi una cosa da parte mia. »


Lavi l'aveva capito subito che qualcosa era successo. Tyki sfoggiava un sorriso fin troppo felice, quasi fuori luogo per l'ambiente ostile che era il carcere. Ma restò comunque calmo e sorridente, come al solito, lasciando che Tyki si accomodasse al suo posto in tutta calma.

« Non hai una bella cera, ragazzo. » notò l'avvocato.

« Ho dormito malissimo. »

« Chissà, magari la notizia che ti porto ti renderà felice. O ti farà sbiancare di più. »

« … perché? »

« Ho un messaggio da parte di Yu Kanda. »

Anche trattenendosi con tutte le forze, Lavi non riuscì a non spalancare l'occhio sinistro, l'unico che potesse mostrare le sue emozioni. Anche Tyki si accorse del fatto che gli mancò il fiato per qualche secondo, aveva visto le spalle irrigidirsi, e un'espressione che sembrava davvero terrorizzata. Probabilmente in quel momento Lavi si stava dando del cretino, per aver commesso un errore.

Ma poi il guercio sorrise, assumendo un atteggiamento ironico. « Parla coi defunti, Tyki? »

« Potrebbe essere. »

« E... cosa le avrebbe detto? »

« “Sei un coglione, stupido coniglio. Vedi di uscire in fretta da là”. »

Tornò a regnare il silenzio opprimente e soffocante. Come in quel sogno dove Linalee, proprio lei, cercava di ucciderlo. Forse era un segno... avrebbe dovuto accorgersene. Avrebbe dovuto riconoscere prima i propri limiti, in fondo era un essere umano anche lui, che compiva errori. E lui di sbagli ne aveva fatti parecchi, quel ventun dicembre. Sbagli che erano costati la vita a Linalee, e in seguito a Komui, Miranda e Reever.

Gli tornò alla mente, all'improvviso, il viso di Komui, quasi sempre semi coperto da una tazza di caffè. Lui non aveva mai sospettato la relazione che aveva con Linalee, così lo faceva entrare in casa senza problema, e si sentiva anche al sicuro quando sapeva che ad accompagnare Linalee a casa era lui.

« Lavi, hai mai letto questo libro? Se vuoi te lo presto. »

« Davvero? Grazie! Appena lo finisco te lo restituisco. »

« Fai con comodo. A scuola come va? »

« Bene, bene. Ultimamente non sto fermo un attimo. Sai, le elezioni per la presidenza del comitato si avvicinano e... »

« Sei nervoso, eh, signor presidente? »

« Dai, mica si sa ancora! E non sono affatto nervoso! »

« Comunque stai tranquillo, che Linalee voterà sicuramente per te. E già che ci siamo, le dirò di imbucare taaanti bigliettini per te a mio nome. »

« Ah ah ah ah! »

« A proposito di Linalee... grazie per quello che fai per lei. »

« Mh? »

« Lei ha sempre sofferto molto per la morte dei nostri genitori. Anche se mi sforzavo molto per farla sorridere, lei rimaneva un po' sulle sue, sempre impaurita dal resto del mondo. Aveva paura persino a uscire di casa. Però con te ride e scherza tranquillamente, e poi tu l'aiuti sempre con lo studio, l'accompagni a casa... ti ringrazio davvero. »

« … figurati. Per me non è un problema. »

« Però se scopro che hai messo le mani tra le sue gambe ti trapanerò il cranio. »

« Non lo farei mai, Komui... quindi smettila di dire cose così tetre con quel sorriso. Farò il possibile per far sì che Linalee stia tranquilla come ora. »

E invece non ce l'aveva fatta. Aveva fallito miseramente. Linalee non c'era più, e lui non pensava di certo che la morte potesse rasserenare qualcuno. Al contrario, lui non aveva proprio idea di cosa ci fosse dopo la morte. Il non sapere lo irritava un po'. Il non sapere dove si trovava Linalee lo mandava nel pallone.

« Ovunque tu sia, Linalee... mi avrai perdonato? » si diceva.

Tyki richiamò i suoi pensieri sbattendo un pugno sul tavolo, senza risultare troppo violento. Non lo guardava con aria severa o di superiorità. Non provava neanche tanta pena. Pensava solo di dover fare il possibile per tirar fuori un innocente da quel postaccio. Perché non era stato Lavi. E quando lo vide così impacciato, nel sapere che lui con Kanda ci aveva parlato, lo aveva addirittura intenerito. Vide tornare quel liceale che amava la vita, che teneva i suoi amici, che cercava di vivere normalmente anche se con una benda sull'occhio. E che amava una ragazza così tanto da avere il coraggio di addossarsi colpe del genere.

Non avrebbe mai lasciato un ragazzo del genere in quel luogo.

« Yu... » esordì il guercio. « … è cambiato molto? »

« Per niente. » rispose Tyki con un sorriso. « Ed è davvero asociale come si dice. »

« Ah ah ah... »

« … non hai nient'altro da dire? »

Lavi portò le mani sul tavolo, intrecciandole con fare impacciato. Prese un bel respiro prima di rispondere. « Le chiedo scusa. L'ho ingannata. »

« Avrai avuto le tue buone ragioni. Ora però... che ne diresti di smetterla? »

« … non lo so. »

« Il mio proposito di scarcerarti non lo abbandono mica. »

« Lei è proprio strano, Tyki. » disse il ragazzo con una risatina.

« Kanda mi ha detto che una volta hai incontrato Miranda per parlarle di Linalee. »

« Di solito incontravo Miranda per aiutarla a sistemare scartoffie della scuola, in qualità di membro del comitato. Solo una volta ho sentito il bisogno di sfogarmi con lei... a differenza di Yu lei non avrebbe avuto nulla da ridire, non mi avrebbe rimproverato. »

« Cos'era successo? »

« Avevo litigato con Linalee. Lei era nel torto, ma quella volta esagerai. E poi... quel giorno vorrei davvero dimenticarlo. Proprio nell'ufficio di Miranda incontrai... qualcuno. »

« Chi era? »

« Si chiamava Malcolm C. Lvellie. Era un nuovo professore. »

Gli sembrò un po' più mansueto. A Tyki sembrò che quel nome suscitasse davvero il voltastomaco di Lavi. Ora che Tyki si era avvicinato di poco alla verità, le cose sarebbero un po' cambiate.

Ma trattandosi di Lavi Bookman Jr., non sarebbe stato facile. Tasselli riuniti e assemblati alla rinfusa si stagliavano nella mente di Tyki. Ma ce l'avrebbe fatta. Che Lavi lo volesse o no.





Tachitsukushite sou naru yo,
moshi sono ashi de aruku no nara.
Mata musuu no sen ni deau,
doko he yukou ga tsunagaru.
(Cosa accadrebbe se restassimo ancora?
Se vuoi camminare con queste gambe,
ti rivedremo innumerevoli volte.
Non importa dove, sono connesse)
[
Survive – Kenichi Suzumura e Takahiro Sakurai ]
[Doppiatori di Lavi e Kanda]

   
 
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