ATTENZIONE!
La cronologia e gli
avvenimenti della storia non sono interamente fedeli alla trama
originale della saga.
La seguente fanfiction prende spunto
esclusivamente dai personaggi. I diritti d'autore appartengono a JK
Rowling. Questa FF non è a scopo di lucro.
Buona Lettura! ^^
** PREFAZIONE **
Ero seduta tra gli spalti quando
vidi dei fasci di luce rossa salire in alto ed illuminare il cielo scuro
della notte, avvertendoci che qualcuno dei Campioni aveva bisogno di
aiuto.
Speravo tanto che non si trattasse di Harry. Lui meritava sicuramente la
vittoria, nonostante non avesse scelto autonomamente di partecipare al
Torneo Tremaghi.
Poco dopo, vidi che a chiedere aiuto era stata Fleur Delacour e il mio
cuore poté finalmente tranquillizzarsi dopo essere stato in agitazione
per minuti interminabili.
Ora, a contrastare il mio amico, erano solo in due: Viktor Krum, che
quanto a resistenza fisica dava non pochi problemi, e Cedric Diggory,
furbo e arguto come una volpe.
Se Harry non avesse vinto il Torneo, ammetto che avrei preferito Diggory
come vincitore e non Krum... almeno lui era di Hogwarts.
È vero: accettai di andare al Ballo del Ceppo con Viktor, ma solo per
far ingelosire Ron, il quale non si accorse nemmeno che quella sera mi
ero fatta bella per lui.
Harry lo notò, ma Ronald Weasley era troppo occupato a chiedersi cosa
avesse fatto di sbagliato per farmi infuriare così, che nemmeno si
accorse di quello che avevo fatto per lui.
Per me, quella sera, svanì ogni tipo di interesse nei suoi confronti e
tornai a vedere in Ron solo il buon amico che avevo visto fino a poco
tempo fa.
In quanto a Viktor, beh… lui era sicuramente un ragazzo interessante, ma
non sono mai stata molto attratta da tipi come lui, anche se ammetto che
Krum esercitava un certo fascino anche sulla sottoscritta.
Passò quasi un’ora e tutti ci chiedevamo che fine avessero fatto i
Campioni.
Nessuna segnalazione veniva lanciata in cielo e la Coppa Tremaghi non
era ancora stata trovata.
Ero abbastanza emozionata da tutta la competizione ed ero stata di
grande aiuto ad Harry nelle sue ricerche. Di questo ero contenta.
Mi voltai alla mia destra e vidi Cho Chang preoccupata per il suo
Cedric.
Aveva il viso contratto in smorfie di nervosismo e stringeva i pugni
accanto alle labbra, picchiettando i pollici sul mento ad intervalli
regolari.
Era parecchio tesa. Lo potevo leggere sul suo viso chiaramente.
Mi chiesi come avesse passato il tempo con Diggory durante tutta la
durata del Torneo e mi immaginai entrambi seduti sull’erba a parlare
delle prove, con lei che gli accarezzava i capelli, all’ombra di un
albero.
Era un pensiero piuttosto romantico per la Hermione Granger che
conoscono tutti, ma ammetto che non riuscivo ad immaginarmi Cedric in
atteggiamenti diversi.
Se pensavo a lui con Cho, me lo immaginavo sempre molto dolce e non so
perché. Forse per la sua faccia da bravo ragazzo ed eternamente
sorridente.
Ero immersa nei miei pensieri sul sorriso di Diggory, quando una nuova
segnalazione di aiuto illuminò la notte.
Stavolta si trattava di Viktor Krum, che stava raccontando a Karkaroff
di aver agito sotto effetto di uno strano incantesimo.
Qualcuno cominciò a dubitare della sicurezza di quell’ultima prova del
Torneo.
Infatti, non ci volle molto per far spuntare in cielo un’altra luce
rossa e speravo con tutto il mio cuore che non fosse stata lanciata da
Harry.
In effetti, dopo la fine del Torneo scoprimmo che era stato proprio lui
a lanciarla, ma per avvertirci che era Cedric ad aver bisogno di aiuto.
Avevano avvistato entrambi la Coppa Tremaghi e, fortunatamente per
Diggory, quest’ultimo venne arpionato dalle piante del labirinto ed
Harry preferì proseguire per la sua strada piuttosto che aiutarlo a
liberarsi, anche perché sarebbe stato inutile. Ormai l’avevano catturato
e, quindi, tanto valeva raggiungere la Coppa il più in fretta possibile
e porre fine al Torneo.
Più tardi avremmo scoperto anche che la Coppa non era altro che una
Passaporta che conduceva al cimitero dei Riddle e che Harry aveva
affrontato Lord Voldemort in uno scontro molto duro, dal quale era
riuscito a salvarsi grazie al Prior Incantatio.
Vederlo ritornare dal labirinto così impaurito, ma allo stesso tempo
tanto determinato a porre fine a quella storia, mi diede una strana
sensazione di dolore alla bocca dello stomaco.
Harry ci confessò che per un momento gli passò per la testa di dividere
la vittoria con Cedric, afferrando la Coppa nello stesso momento.
Questo avrebbe comportato la presenza di Diggory al cimitero, insieme a
Voldemort, e Dio solo sa cosa sarebbe potuto accadere.
Qualche giorno dopo la fine del Torneo, gli studenti di Beauxbatons e di
Durmstrang ritornarono a casa, lasciandosi dietro amicizie appena nate,
ma desinate a crescere nel tempo.
Viktor mi diede il suo indirizzo e ci lasciammo con la promessa di
scriverci. L’avrei mantenuta, quella promessa, anche perché tutto
sommato, qualcosa mi legava a Krum, nonostante scoprii più in avanti che
si trattava solo di un sentimento di amicizia.
Ed è più o meno a questo punto del racconto che inizia la mia storia,
quella vera e propria, che voglio raccontarvi affinché sappiate che
nella vita non si può mai dire di conoscere una persona finché la si
conosce veramente. Che a volte capitano cose che non ti aspetti.
E che da un litigio tra innamorati ascoltato per caso, può nascere ed
evolversi nel tempo una situazione complicata e indescrivibile, che solo
chi l’ha vissuta può dire di aver assaporato fino alla fine.
(¯`•¸·´¯) Capitolo 1. (¯`•¸·´¯)
Stavo raggiungendo i miei compagni in biblioteca per l’ennesima ricerca
di Erbologia. Avevano bisogno del mio aiuto e portando con me una pila
di libri
pesantissima, mi recai a passo svelto da Harry, Ron e gli altri, che
ormai mi stavano aspettando da più di venti minuti.
Svoltai l’angolo proseguendo lungo il corridoio, quand’ecco che la mia
attenzione venne attratta improvvisamente da urla piuttosto forti
provenienti da una stanza alla mia destra.
La porta era socchiusa e sentii, in modo molto chiaro, che a litigare
erano Cho Chang e Cedric Diggory.
- Sssh! Non urlare – diceva Cedric,
tentando di farla stare calma.
- Non mi importa d’essere
ascoltata! – ribatteva Cho, gesticolando con le mani – Sono stanca di
questa situazione! Dimmi: perché stai con me!?
Cedric rivolse gli occhi al cielo –
Ancora con questa storia!
- Tu sei solo bravo a lamentarti,
ma non rispondi mai, Cedric! MAI!
- Vuoi abbassare la voce!? – chiese
ancora lui, stavolta urlando a sua volta.
Cho si passò una mano sulla fronte,
sospirando – Perché sei venuto al Ballo con me!? Perché mi hai invitata?
- Perché volevo andarci con te…
- Non mentire! – lo interruppe lei
– Sono stata la seconda scelta! E per colpa tua ho detto di no a
tantissimi altri ragazzi che avrebbero meritato molto più di te le mie
attenzioni.
- Andiamo, Cho! – rispose Cedric,
visibilmente infastidito – Tu non sei dispiaciuta per tutti, ma solo per
Harry Potter! Ammettilo, è con lui che volevi andare al Ballo.
Cho strinse i pugni, portandosi le
mani all’altezza della testa – Sei così testardo! E anche molto
infantile…
- E tu sei patetica! – aggiunse
Diggory.
La ragazza di Corvonero, allora, si
voltò improvvisamente verso la porta, come a volersene andare ed io, che
non volevo essere vista, mi nascosi dietro una rientranza del muro,
coprendomi con le enormi foglie finte di una pianta ornamentale.
Ma Cho non stava andando via. Almeno non ancora.
Si voltò nuovamente verso Cedric, dandogli un sonoro schiaffo sulla
guancia,
che riecheggiò per il corridoio vuoto nel quale ci trovavamo.
Cedric si toccò la guancia dal dolore e guardò la ragazza stranito,
sorpreso da quel gesto.
- Tra noi è finita, Cedric – disse
poi Cho Chang, uscendo dalla stanza e lasciando la porta aperta alle sue
spalle.
Aspettai che lei fosse lontana, per
uscire dal mio momentaneo nascondiglio.
Mi avvicinai lentamente verso la porta e guardai Cedric tenere ancora la
mano sul volto dolente per lo schiaffo, ricevuto da quella che, ormai,
era la sua ex-ragazza.
Non volevo che mi vedesse. Insomma, sarebbe stato imbarazzante per
entrambi, ma dimenticatami completamente dei pesanti volumi che tenevo
tra le mani, non mi accorsi che alcuni stavano scivolando via, cadendo
pesantemente sul pavimento, poco dopo.
Il tonfo dei libri, ovviamente, lo fece voltare verso di me.
Cedric mi squadrò prima di parlare
– Granger? Cosa ci fai qui?
- Ehm… - non sapevo cosa rispondere
– Io… stavo andando in biblioteca.
Optai per la verità, ma lui intuì
che nascondevo qualcosa.
- Scusa – aggiunsi, tentando di
evitare che facesse altre domande che mi avrebbero messa ancora di più
in imbarazzo – Raccolgo le mie cose e me ne vado.
- Da quanto tempo sei qui, Granger?
– mi chiese lui. Non sembrava arrabbiato.
La cosa mi diede il coraggio di
rispondere in modo disinvolto – Non da molto.
- Cosa intendi per molto? – chiese
ancora Cedric. Stavolta sembrava anche che sorridesse.
- Molto inteso come… ehm… molto –
la mia risposta lo fece ridere.
Non ne compresi il reale motivo. In
quel momento mi chiesi se stesse ridendo perché gli sembravo una
completa idiota o se perché era la situazione a divertirlo.
Si sedette – Non sei molto brava in
queste cose, Granger – disse – Hai ascoltato me e Cho mentre litigavamo,
vero?
Arrossì vistosamente per la
vergogna di essere stata scoperta – Ti assicuro che non volevo! Stavo
andando in biblioteca per aiutare Harry e Ron, quando ho sentito delle
urla provenire da qui e credimi, se la porta non fosse stata socchiusa,
io…
Cominciai a parlare a raffica. Cosa
che mi succede spesso quando sono nervosa o imbarazzata e, in quella
circostanza, ero entrambe le cose.
Fu lui a dirmi di fermarmi,
poggiandomi le mani sulle spalle – Calmati, non è successo niente di
grave. Lo so che non l’hai fatto di proposito.
Respirai lentamente per qualche secondo.
Il rossore doveva essere
notevolmente diminuito, poiché non avvertivo più le guance scottare –
Grazie per la fiducia – aggiunsi poco dopo, in mancanza di qualcosa di
più intelligente e appropriato da dire.
Lui mi sorrise e andò a raccogliere
le sue cose, lasciate su una panca di legno poco lontano da dov’eravamo.
Rimasi lì, nonostante avrei potuto girarmi e andarmene.
È come se Cedric, involontariamente, mi avesse chiesto di restare.
Avvertivo quella sensazione e non sapevo cosa mi avesse spinto a
starmene immobile davanti a lui, ma non potevo restare lì.
Mi imposi di farmi gli affari miei e decisi che andarmene sarebbe stata
la scelta più giusta, anche per permettere a Cedric di starsene un po’
solo, senza avermi tra i piedi.
Presi i miei libri e mi voltai, in direzione dell’uscita, ma Cedric mi
chiese di non andarmene.
- Aspetta – disse improvvisamente –
Un momento…
Lo guardai – Qualcosa non va? –
chiesi.
Cedric spostò il suo sguardo verso
il soffitto e poi, di nuovo, su di me – Non dire a nessuno quello che
hai sentito, per favore.
Fui sorpresa di quella richiesta e
anche leggermente infastidita. Davo l’impressione di essere una spiona
pettegola?
- Non sono il tipo – aggiunsi io,
fredda – La tua reputazione di bravo ragazzo è al sicuro, puoi stare
tranquillo.
Diggory scosse il capo – Ti sei
offesa? – mi chiese.
Non risposi.
- Non sto insinuando che sei una
spiona pettegola.
Era come se mi avesse letto nella
testa, o più semplicemente il mio sguardo aveva lasciato trasparire
nitidamente i miei pensieri.
Cercai di non mostrargli quanto fossi infastidita dalla situazione e
feci in mondo di trasmettergli l’impressione opposta.
- Non è quello che stavo pensando –
dissi.
- Te l’ho già detto, Granger –
ribatté lui – Non sei brava in queste cose… non sai mentire – continuò,
stavolta senza sorridermi – Siete tutte uguali.
- Cosa!? – chiesi confusa. Stava
iniziando a generalizzare e la cosa mi infastidì non poco.
Cedric mi diede le spalle – Certo,
tutte uguali. Se non ottenete quello che volete ve la prendete sempre
con gli altri e quando qualcuno vi sbatte in faccia la realtà la mettete
sulla difensiva, interpretando il ruolo delle piccole vittime
incomprese!
Feci qualche passo nella sua
direzione – Come ti permetti?! – chiesi lentamente e cercando di
mantenere la calma – Te la prendi con me perché la tua ragazza ti ha
lasciato!?
Mi accorsi immediatamente di aver
esagerato.
Ero stata un po’ troppo dura. In
fin dei conti non parlava sul serio, ma si stava solo sfogando dopo
essere stato lasciato.
Mi sentii una bambina per quello
che gli avevo detto, troppo infantile per capire come ci si sente in
questi momenti.
Lui, però, sembrava essersela presa
– Cosa ne sai tu di queste cose!? Eri tu quella che piangeva la sera del
Ballo, da sola, sui gradini delle scale, non io!
Mi ferì con quelle parole, ma
incassai il colpo perché in fondo me l’ero meritato. Eravamo pari
adesso, ma l’istinto mi fece comunque reagire.
- E’ vero – risposi senza alzare la
voce – ma almeno io non ho invitato un’altra persona come seconda
scelta, solo perché un’altra mi aveva dato buca…
Cedric cambiò espressione – Almeno
non sono stato IO la seconda scelta.
- Cosa stai cercando di dire…? –
chiesi non troppo sicura del significato di quella frase.
Diggory rise tra sé e sé – Andiamo,
Granger! Una ragazza sveglia come te non può non aver capito. Parlo di
Ronald Weasley, che tu volevi tanto che ti invitasse al Ballo, ma che
non si è deciso a farlo finché non si è visto costretto! – disse, in un
modo talmente veloce che mi fu impossibile replicare o difendermi – E
cosa hai fatto, tu?! Ci sei andata con Viktor Krum!
- Viktor ed io siamo amici, ci sono
andata volentieri in sua compagnia! – ribattei non appena mi fu
possibile.
- Certo, non lo metto in dubbio…
Ci fu qualche attimo di silenzio
nel quale mi resi conto che stavamo discutendo per niente.
Non ricordavo nemmeno perché avessimo iniziato a litigare.
E tutte quelle parole urlate a caso… non avevano alcun senso. Eravamo
impazziti o cosa?? Non ci conoscevamo, non avevamo nessun tipo di
rapporto d’amicizia, eppure ci stavamo urlando delle cose orribili. Cose
che non avrei avuto il coraggio di rinfacciare nemmeno ad amici come
Harry, ad esempio. Mi aveva colpito su un tasto ancora dolente, quando
si riferì alla storia di Viktor e Ron, e nonostante avessi chiuso ogni
tipo di relazione non di amicizia con quest’ultimo, continuavo a starci
male se ci pensavo.
Eravamo arrivati ad un livello di sopportazione molto basso, io e
Cedric, e una volta urlati i nostri pensieri l’uno all’altra, ci
sentimmo più liberi, ma comunque feriti.
La verità fa male e noi eravamo stati molto bravi a rinfacciarci la
realtà.
Decisi di prendere parola e di
calmare gli animi – Come siamo arrivati a questo? Insomma, noi non ci
conosciamo e non sappiamo niente l’uno dell’altra. Quindi credo che sia
meglio per entrambi chiudere qui la conversazione e metterci una pietra
sopra. Faremo come se nulla fosse successo.
Cedric mi guardò negli occhi e
avvertii un velato senso di colpa nel suo sguardo – Va bene – aggiunse –
Io… io credo che sia meglio così.
Abbozzai un sorriso, né troppo
vistoso né troppo entusiasta e tentai di avvicinarmi per vedere quale
sarebbe stata la sua reazione.
Mi fermò con il solo uso della parola.
- Credimi, non volevo intendere
niente di offensivo nei tuoi confronti e poi non te l’ho chiesto per
difendere il mio “buon nome” – disse, indicando le virgolette con
entrambe le mani – Lo faccio per Cho… non voglio che subisca gli sguardi
maliziosi delle pettegole che circolano in questa scuola.
Mi pietrificò con lo sguardo. Mi
resi conto di aver inteso male le sue parole.
Riflettendoci, mi aveva solo chiesto di non farne parola con Harry e
Ron, visto che era consapevole del fatto che tra noi non c’erano
segreti.
Cedric uscì dalla stanza senza neanche salutarmi, sfiorandomi la spalla
con il braccio e facendomi capire che in quel momento era come se si
fosse completamente dimenticato della mia presenza.
Un po’ me lo meritavo. Ero stata affrettata nel mio giudizio, ma anche
lui non era stato assai delicato nei miei confronti.
Abbastanza dispiaciuta per ciò che era appena successo, raggiunsi Harry
e Ron in biblioteca, dove mi stavano aspettando insieme ad altri nostri
amici.
- Era ora – disse Ron, appena mi
vide – Cosa hai fatto tutto questo tempo?
Mi sedetti acanto ad Harry,
pensando a quale scusa sarebbe risultata più veritiera – Io… ho… ho
riportato un libro alla Professoressa McGranitt che mi aveva prestato
per una ricerca.
Ron sembrò crederci, ma Harry mi
conosceva troppo bene per cascarci.
Si accorse che stavo mentendo, ma non lo disse davanti a Ron e si rimise
a studiare, come se nulla fosse.
Nonostante avessi la mente occupata dalla ricerca di Erbologia, non
riuscivo a togliermi dalla testa il mondo in cui Diggory mi aveva
evitato poco prima di andarsene e, a dire il vero, un po’ tutta la
discussione ritornava con brevi flashback attimo dopo attimo.
Forse me l’ero meritato, ma la cosa andava chiarita assolutamente.
La verità è che non ero per niente abituata ad essere in astio con
qualcuno e non essendomi mai trovata in quella situazione, prima d’ora,
non riuscivo a trovare un modo per mettere le cose a posto.
Tornata in Sala Comune con gli altri e ritrovatami sola, rimuginai
parecchio sul da farsi e più mi sforzavo di cercare una soluzione, più
mi sembrava irreparabile mettere pace tra me e Diggory.
Qualche giorno dopo, vidi Cedric camminare lungo lo stesso corridoio che
stavo percorrendo e istintivamente cambiai strada, per non incontrarlo.
La Hermione che conoscevo non si sarebbe mai comportata in modo così
stupido, evitando qualcuno per uno sciocco e “animato” scambio di
vedute.
Insomma, non era mio amico.
Bastavano due parole dette così, magari anche non del tutto sentite, per
mettere le cose a posto, ma la cosa sembrava piuttosto difficile.
Doveva essere la mia poca esperienza in questo campo a farmi fare di un
minuscolo sassolino, una montagna altissima.
Inconsciamente, però, desideravo davvero mettere le cose a posto e così,
un pomeriggio, mi feci coraggio e cercai Cedric Diggory, per potergli
parlare.
Non mi andava che lui, ormai abbastanza in confidenza con Harry, potesse
trovarsi in imbarazzo stando in mia presenza e viceversa, soprattutto.
Quante volte avevo rinunciato a passare del tempo con Harry e Ron, solo
perché li avevo visti in compagnia di Diggory…
Non era assolutamente una situazione sostenibile ancora per molto.
Cercai Cedric ovunque, ma sembrava essersi dileguato, finché non lo
raggiunsi nell’unico posto dove avrebbe potuto essere un Cercatore in
attesa di una partita: nel campo di Quidditch, appunto.
Si stava allenando da solo e per un breve momento provai pena per lui.
Di solito era Cho ad aiutarlo durante gli allenamenti, a meno ché non si
trattasse di giocare contro Corvonero (in quei casi non le era
concesso), e vederlo lì, tutto solo, mi diede un senso di vuoto allo
stomaco.
Mi avvicinai lentamente, nervosa e timorosa di quella che sarebbe stata
la sua reazione vedendomi lì.
Mi feci coraggio e lo chiamai –
Cedric? – dissi.
Lui si voltò e guardandomi,
sorrise. Fu a quel punto che iniziai anche a tremare. |