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Autore: rose07    13/11/2011    0 recensioni
Valeryn, Vittorio e Elia quando ancora niente era chiaro.
Piccolo missing moment della mia fanfiction "Splendida Follia".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Ubi maior minor cessat'
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Faceva un gran caldo quel piacevole pomeriggio di maggio. Gli studenti del liceo scientifico si apprestarono ad uscire da scuola, accaldati, annoiati, affamati. La maggior parte di loro seguiva i corsi di recupero pomeridiani, istituiti per alzare al meglio il rendimento scolastico. Valeryn, purtroppo, era finita a recuperare matematica, rischiando il debito per la sua testa dura. Come Elia definiva scherzosamente, “non era lei a non capire la matematica, era la matematica a non capirla”. Lei e il biondo stavano insieme da sette mesi, ormai. A Valeryn piaceva molto stare in sua compagnia, era spassoso, divertente ed anche dolce quando voleva. Non sapeva se era esattamente amore, ma provava un grande affetto per lui. 
Elia scese le scale della scuola con un enorme sbadiglio. La sua impeccabile cresta bionda, un foglio a quadretti in mano. Diede uno scappellotto a Daniel per salutarlo, questi si arrabbiò cercando di mollargli un calcio. 
«Ti ammazzo, a te e a quella stupida cresta di gallo!» roteò con gli occhi, guardando con sufficienza Valeryn «E anche alla tua gallina spennata!» 
La castana fece per ribattere, ma Elia la circondò da dietro con un abbraccio e non le diede il tempo. Si abbassò per darle un bacio, mentre Daniel faceva una smorfia schifata. 
«Bah, siete ripugnanti! Non starò un minuto in più con voi a vedere le vostre zozzerie» 
Cambiò direzione gridando loro un “addio”. 
Valeryn ed Elia si guardarono e scoppiarono a ridere. Era sempre il solito idiota, con i suoi capelli a caschetto che ondeggiavano e la sua parlantina inesauribile. 
Valeryn spostò gli occhi smeraldini sul suo ragazzo, che sorridendo, gettò il foglio dentro un cestino della spazzatura. 
«Basta con questi stupidi recuperi, mi sono rotto le palle!» si stiracchiò, poi posò una mano sulle spalle della ragazza. 
La guardò negli occhi. Era sempre così bella che poteva perdersi in lei ogni momento. Credeva di esserne innamorato. O almeno, era la cosa di più così simile all'amore che aveva mai sperimentato. Forse un'infatuazione così forte da non riuscire a contenersi; aveva una voglia matta di saltarle addosso. 
La strinse a sé, mentre camminavano. 
«Ti va se…» le sussurrò all’orecchio, malizioso. 
Valeryn si voltò verso di lui, stupita. 
«Ma dai, e dove?» chiese nascondendo una risata. 
Lui la trascinò fino al lungo mare, in un pezzo di spiaggia deserta dove erano soliti appartarsi in casi estremi e voglie estreme, ma con immensa delusione, videro che il posto era già occupato da delle persone che scattavano foto al paesaggio. 
Elia sbuffò stizzito, ed anche la ragazza arricciò il naso. 
«Ma che cazzo...» borbottò lui, incrociando le braccia. 
Valeryn si intenerì a quella vista. Elia non era solito mostrare le proprie emozioni, e in quel momento si vedeva chiaramente quanto desiderasse stare con lei. Gli gettò le braccia al collo e lo baciò con passione. 
Lui rimase spiazzato. Dopo che si staccarono, rimasero labbra su labbra. 
«Mi piace quando mi travolgi» sorrise maliziosamente, mentre Valeryn gettava la chioma castana all’indietro senza mollarlo e rideva divertita. 
  

 

 
Vittorio s’incamminò in direzione della piazzetta dove si trovavano quegli scemi dei suoi amici. 
Grandi stronzi a non aspettarlo! Insomma, si disse, non poteva mollare il tiramisù sul più bello, era squisito. 
Camminò ancora, e d’un tratto i suoi occhi grigi furono catturati da due ragazzi che si baciavano. Dietro di loro, uno splendido tramonto. Storse un po’ il naso senza sapere nemmeno lui perché. 
Si avvicinò e vide che erano proprio loro, sua cugina di terzo grado, Valeryn, e il suo migliore amico, Elia. 
Sentì qualcosa agitarsi nello stomaco non appena si accorse di loro. Si soffermò su Valeryn che era splendente, stupenda come al solito, e si morse il labbro. Loro tre erano grandi amici, e lei era sua cugina... Doveva smetterla di pensare a cose strane, perché non era proprio il caso. 
Insomma, fino a qualche mese fa avrebbe giurato di essere contento per loro, ma adesso... tutto ciò che sentì fu solo una gran voglia di interrompere quel dannato momento. Si avvicinò di soppiatto, poi saltò loro addosso abbracciandoli, infilandosi nel mezzo. 
«Ehilà, chi si vede!» trillò con un sorriso «Che stavate facendo, eh?!» 
Elia scoppiò a ridere e lo abbracciò a sua volta. Valeryn, invece, rimase spiazzata. 
Li aveva visti? Insomma, era solo Vittorio che importava se li aveva visti... Era suo cugino. Provò un moto di imbarazzo al solo pensiero che lui avesse potuto vederli baciare, il che era strano. 
«Il solito coglione, eh?» Elia lo guardò con affetto 
Vittorio gli fece una boccaccia, poi si voltò verso sua cugina che ancora non aveva mollato. 
«E tu? Anche tu pensi che sia un coglione?» lo disse con un tono strano, quasi lo sussurrò. 
La guardava in modo indescrivibile, come se la vedesse per la prima volta, una piacevole prima volta. 
Lei incontrò i suoi occhi grigi e rimase paralizzata. Era sempre stato così bello? Sentiva qualcosa agitarsi dentro di sé. 
«Eh... Certo, come no» rispose, schiarendosi la voce. Vittorio fece un broncio indignato, poi lasciò andare Elia e la strinse forte facendola quasi soffocare con il solletico. Lei urlava e si dimenava, mentre lui rideva. 
«Ahia, brutto stronzo, mollami!» 
«Come ti sei permessa a dire che sono un coglione?» 
«È stato l’amico tuo, prenditela con lui!» 
Vittorio la mollò facendola barcollare all’indietro. Valeryn lo guardò arrabbiata, con i capelli spettinati, mentre Elia rideva. 
«No, lui è il mio amore, tu non c’entri...» abbracciò possessivamente Elia, e la allontanò da lei. 
I due se la ridevano, perché conoscevano Valeryn, lei era suscettibile, nessuno doveva contraddirla, e cosa ancora più grave, nessuno doveva prendersi gioco di lei! 
Solo Vittorio lo faceva. E beh, anche Daniel, ma a quel tricheco lo zittiva prontamente, era suo cugino che non riusciva a gestire… 
Non sapeva neanche il perché. 
«Vi divertite a prendermi in giro?!»  esclamò incrociando le braccia, gli occhi verdi lampeggianti   
«Anzi, a prendermi in giro, Vittorio, vedo che hai trovato un nuovo hobby divertente!» 
Lui lasciò l’amico e si avvicinò a lei sussurrandole: 
«Qualsiasi cosa riguardi te è divertente, cugina» 
Valeryn sentì il cuore perdere un battito. La sua vicinanza era estremamente fastidiosa. O forse era così piacevole che le procurava un brivido… 
Elia richiamò l’amico, tirandogli un’affettuosa pacca sulla spalla. 
«Allora, che ci fai qui da solo?» 
Vittorio fece una smorfia. 
«Gli altri non mi hanno aspettato, da bravi infami. Sono dovuto scendere per conto mio» 
«Oh, che peccato!» lo scimmiottò sua cugina. 
Vittorio e Elia si voltarono verso di lei. Il castano alzò un sopracciglio, afferrò un suo dito e lo strinse forte. 
«Ahia!» si dimenava dal dolore lei, ma era a metà tra le risate «Lasciami andare, scemo!» 
Ignorando i suoi lamenti, Vittorio continuò a parlare con Elia. 
«Dicevo, non potevo lasciare il tiramisù dentro al piatto, mia sorella ci ha messo anima e corpo a prepararlo!» 
«Stronzo, potevi pensarmi! Perché non me ne hai portato un po’?» 
«Eh, perché altrimenti si freddava» rispose scherzosamente. 
Elia sorrise ma fece finta di indignarsi. 
«Grazie che mi vuoi bene…» 
«Io ti amo, non ti voglio bene» rise Vittorio, poi si voltò verso Valeryn che ancora tentava di mollarsi da lui, gridando 
«Non senti anche tu un ululo?» si rivolse poi a Elia, mentre questo guardava la ragazza e ridacchiava. 
«Non so, sembra più il verso di una cornacchia» 
Valeryn li maledisse in tutte le lingue possibili. Suo cugino le stava staccando il dito! Eppure, nonostante il dolore, non voleva che la lasciasse... 
Elia scosse la testa con un ghigno. 
«Dai, lasciala stare adesso, e vieni con noi» 
Vittorio sorrise, mentre Valeryn s’imbronciò. Non aveva voglia di stare insieme a suo cugino. Insomma, a parte il fatto che le procurava delle sensazioni strane che non sapeva spiegarsi... e poi… beh, e poi, non era giusto! Per una volta che il suo lato romantico con Elia usciva fuori! 
«No, non voglio che lui viene» ribatté decisa «Mi dà fastidio» 
Vittorio alzò gli occhi al cielo. Non voleva che Valeryn se la prendesse, lui adorava vederla urlare, adorava quando si arrabbiava, adorava quando le parlava e basta. 
«Ah sì?» le sussurrò con sarcasmo, avvicinandosi alla sua faccia 
«Peccato che io venga lo stesso, sono educato e non rifiuto mai un invito» 
Le fece l’occhiolino, poi prese a braccetto Elia e lo portò davanti con sé. 
La castana rimase indietro a guardarli, la bocca semiaperta, indignata, come mai nessuno era riuscito. 
Ma chi era lui a risponderle in quel modo? Perché lui con una sola parola la mandava in tilt, e non sapeva mai come comportarsi? 
Era solo suo cugino... 
  
Elia e Vittorio si sedettero in una panchina, di fronte alla scuola elementare. Valeryn li seguì imbronciata perché parlavano tra di loro e l’avevano esclusa... Lei odiava essere ignorata. 
Vittorio lo sapeva per certo. Ma visto che la ragazza mandava segnali contrastanti verso il suo ragazzo, Elia ridacchiò e disse: 
«Dai, non l’ignoriamo più, altrimenti si mette a piangere» 
«Io non mi metto a piangere!» precisò lei «Solo che mi date sui nervi» 
«Ti dà fastidio se non ti consideriamo?» le fece il verso, Vittorio «povera la mia cuginetta...» 
«Piccola e indifesa» continuò il biondo, ridendo. 
«Così pura, casta, STRONZA!» 
I due scoppiarono a ridere. 
Valeryn incrociò le braccia sbuffando. Elia, scosso dalle risate, l’abbracciò e le diede un bacio sulle labbra. 
Il castano li osservò, sentendo un leggero fastidio montarlo. Erano maleducati a baciarsi davanti a lui... Scosse la testa vigorosamente, come tentando di scacciare quegli stupidi ed inutili pensieri. 
«Che fai, ti muovi per vedere se c’hai la testa? Mi dispiace, non c’è l’hai» lo prese in giro il biondo, che aveva appoggiato un braccio sulle spalle della ragazza. 
Valeryn guardò di sottecchi Vittorio. 
Perché era diventato difficile per lei baciare Elia quando c’era lui? L’avevano sempre fatto, perché adesso si sentiva quasi in imbarazzo? 
Vittorio mise le braccia dietro la schiena e si poggiò contro lo schienale della panchina. 
«Bah» disse guardando il cielo ormai scuro «mi annoio così» 
«Cosa intendi fare?» chiese il biondo 
Vittorio rimase a rimuginare. 
Non sapeva esattamente cosa voleva… 
«Mah, se avessi una ragazza anch’io saprei come occupare il tempo» fece un ghigno malizioso. 
Elia ridacchiò, Valeryn mise il broncio. 
Perché parlava in quel modo? Le dava sui nervi... 
«Ma chi ti piglia? Così come sei, poi» 
Vittorio alzò gli occhi grigi su di lei. La ragazza si sentì a disagio di fronte al suo sguardo. Quegli occhi erano famelici, sembrava scrutassero a fondo ogni suo più nascosto segreto. 
«Per tua informazione, io ho una fila di ragazze che fanno a botte per stare con me» 
Valeryn fece una smorfia. 
«Ma per favore!» 
Vittorio si mise seduto di scatto. Guardò Elia, accanto a lui, e sorrise. Lo abbracciò. 
«Primo fra tutti il tuo fidanzatino. Cosa credi che sbavi per te? È mio» 
Fece finta di baciarlo. Elia rise e si lasciò baciare sulla guancia. 
Valeryn scrollò le spalle, scuotendo la testa. Era sempre il solito idiota… 
Lasciò andare Elia e si abbandonò nuovamente contro la panchina, guardando ancora il cielo. D’un tratto la malinconia lo sorprese, socchiuse gli occhi e pensò a cosa sarebbe potuto succedere a distanza di giorni, mesi, magari anni... sarebbe rimasto tutto uguale tra di loro? 
Non aveva nessuna certezza in quel momento. Non era innamorato di nessuno, a volte non si fidava nemmeno di nessuno. Solo con Elia riusciva a parlare, ad essere sé stesso. Solo con Elia, e anche con lei… In quel momento li vide abbracciati e un velo di tristezza s’impossessò dei suoi occhi. 
Gli sembravano così sbagliati insieme... Il suo migliore amico e sua cugina... Poteva mai funzionare? O era lui ad essere diventato patetico, a farsi troppe seghe mentali su di lei? 
Valeryn, che diamine c’entrava con lui? Le voleva bene, davvero tanto bene, ma... 
Beh, c’era un ma a quel punto. 
Stava delirando. Si, forse era proprio così… 
Elia lo fissò interrogativo. Era pensieroso, non smetteva di guardare il cielo. Che diamine aveva il suo amico? Forse non era stata una buona idea a farlo venire insieme a loro. 
Ma loro erano il magnifico trio del gruppo! Loro stavano sempre insieme, erano perfetti tutti e tre. 
Doveva fare qualcosa per rianimare quella serata. Guardò Valeryn che fissava il vuoto, mentre Vittorio era ancora perso tra le stelle. Prese il pacchetto di sigarette che adorava tanto, e ne sfilò tre. 
Una la portò in bocca, le altre due le porse a loro. Entrambi si voltarono verso di lui, interrogativi. 
«Fumiamo» 
Valeryn e Vittorio si lanciarono uno sguardo, poi portarono le rispettive sigarette alla bocca e le accesero. Il castano gettò il fumo, guardando il suo migliore amico. 
Elia fumava spesso. E quelle tre sigarette condivise significavano solo una cosa: che loro tre sarebbero rimasti sempre uniti, in un modo o nell’altro. 
Sorrise raggiante. Poggiò le gambe sopra il biondo e aspirò il fumo con aria da snob. 
«Sapete?» disse ad un certo punto, facendoli voltare verso di lui «A me non importa quello che potrebbe succedere tra di noi, non mi importa se litigheremo, se saremo lontani un giorno... Io ci sarò sempre per voi, ve lo giuro» 
Valeryn rimase spiazzata da quelle parole. Non immaginava che suo cugino potesse avere così paura di un ipotetico cambiamento nel loro rapporto. Lo fissò. Era troppo bello, Vittorio. Guardò Elia. Era bello anche lui. 
Li voglio tutti e due, pensò stupidamente ed egoisticamente. Poi si diede della cretina. 
Che diamine pensava? 
Il biondo sorrise verso il suo migliore amico. A volte provava dei sentimenti strani verso di lui, gli voleva così bene... era forse qualcosa che riusciva anche a sorvolare il semplice bene. 
Non lo sapeva, o forse non voleva indagare abbastanza perché non aveva il coraggio di scoprire certe cose. 
«Ti voglio bene, Vic» gli sussurrò piano, dopo aver gettato del fumo dalla bocca. 
Vittorio alzò lo sguardo su di lui, forse non aveva capito bene. Lo guardò negli occhi e sorrise. 
«Anche io» disse altrettanto piano, poi si morse un labbro «Mi... Mi giuri che non smetteremo mai di essere... amici?» 
Elia negò con la testa. 
«Te lo giuro» 
Valeryn li guardava senza capire. 
«Anche se io ti facessi la cosa più grave a questo mondo?» 
Il biondo scoppiò a ridere. 
«Ti ucciderei, ma ti vorrei bene lo stesso» 
«Davvero?» 
Gli occhi grigi di Vittorio incontrarono i suoi. Non sapeva nemmeno perché voleva la certezza di quello. 
Sapeva solo che aveva bisogno di saperlo sempre vicino. 
«Se non ti volessi bene credo che ti amerei» si lasciò scappare Elia, alzando gli occhi e ammirando le stelle. Vittorio ridacchiò piano. Poi si voltò a guardare Valeryn, che li osservava con gli occhi lucidi. Non era abituata a quegli slanci d’affetto da parte loro. 
«Ehi, piccola» le disse con un sorrisino «Guarda che vogliamo bene pure a te» 
La ragazza sospirò socchiudendo gli occhi. Perché d’un tratto si sentiva così confusa... 
«A-anche io, Vitto…» 
Lui sorrise compiaciuto. Poi abbracciò Elia, e questo fece lo stesso con la sua ragazza. Si ritrovarono tutti e tre vicini. 
«Ad ogni modo, in ogni circostanza, mi promettete che noi tre resteremo sempre insieme?» 
I due annuirono. L’amicizia e l’amore non potevano morire mai. 
L’amore... Che cos’era l’amore?, si chiese Vittorio. In quel momento gli occhi smeraldini di Valeryn s’ incastrarono con i suoi. Che sentimento difficile l’amore… Spesso s'insinuava tra l’amicizia e rovinava ogni cosa... 
Elia, d’un tratto, si schiarì la voce e battè le mani. 
«Ci vuole qualcosa che ci faccia ricordare per sempre di questa sera» 
Afferrò la borsa di Valeryn e tirò fuori una macchina digitale grigia. La poggiò sopra un auto parcheggiata proprio di fronte a loro, e sorrise con il suo splendido sorriso. 
«Ci vuole proprio una bella foto ricordo» poi ridacchiò «Sì, siamo solo noi, ma siamo anche i migliori» 
Fece l’occhiolino e Vittorio rise insieme a lui. Corse a sedersi mentre l’autoscatto partiva. 
La foto scattò, immortalando per sempre i loro sorrisi così sinceri. 
Un attimo prima dello scatto, gli occhi di Valeryn e Vittorio si erano incontrati. E in quel momento capirono, ciò che non avrebbero voluto mai capire... 
  
 
 
 
  
Elia guardò quella foto scattata mesi prima. Fece una smorfia, strinse forte la fotocamera. 
Lui, Valeryn e Vittorio. 
Ma che diavolo rappresentavano loro tre assieme? 
Si erano solo illusi, si era solo illuso, quello stronzo di Vittorio l’aveva illuso. 
Strinse un pugno, e guardò i loro sorrisi, così complici, così raggianti. 
Guardò lui... Così bello, così stronzo... 
Come aveva potuto fargli una cosa del genere? Credeva gli volesse bene davvero. E invece erano tutte stronzate... 
Lui e Valeryn, insieme, lo avevano tradito. 
Si erano innamorati alle sue spalle. 
Si sentiva così male che voleva spaccare tutto. Strinse ancora una volta la macchina fotografica, poi la lanciò sul letto. 
Gli faceva schifo l’amore. 
Gli faceva schifo l’amicizia. 
Gli faceva schifo Vittorio, si disse, coprendosi il volto con le mani. 
Ma ancora di più si faceva schifo lui stesso, perché, nonostante tutto, non riusciva a smettere di voler bene a quel bastardo, quello stronzo, quel traditore del suo migliore amico. 
 

   
 
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