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Autore: dalialio    13/11/2011    4 recensioni
Una ragazza entra a far parte della vita degli agenti dell’NCIS. La sua identità all’inizio li lascerà sconcertati, ma poi si abitueranno alla sua presenza.
La protagonista presto scoprirà di aver creato dello scompiglio nelle loro vite, ma grazie al suo aiuto qualcuno riuscirà a chiarire i propri sentimenti.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'She Cαme Into Our Lives And Chαnged Everything'
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Interceiding Is Often Had - Epilogo

Epilogo

In cui tiro le conclusioni riguardo la mia strampalata avventura


I miei genitori avevano preso sonno già da un po’, mentre io ero rimasta sveglia. Avevo davvero provato a dormire, ma un turbine di pensieri teneva la mia mente occupata e non mi aveva dato modo di entrare nel mondo dei sogni, costringendomi a passare il tempo a guardare fuori dal finestrino dell’aereo e ammirare la coltre di nuvole che sembravano formare un tappeto bianco sotto di me.
Non potevo far altro, in quel momento, se non lasciare che i pensieri vagassero nella mia mente; ma erano caotici: era necessario fare un po’ d’ordine.
Cercai di trovare un collegamento logico tra tutte le immagini e le parole che saettavano nella mia mente, ma senza buoni risultati. Decisi che avrei avuto bisogno di un aiutino.
Tirai fuori un blocchetto e una penna dalla mia borsa e iniziai a scrivere le prime cose che mi passavano per la mente.



1) Agitazione di ieri sera. Cause?
2) Perché ho agito in quel modo?
3) Perché nessuno si era accorto di niente?



Pensieri incomprensibili, anche per me! Provai a decifrarli.
Presi in considerazione il primo punto. Agitazione di ieri sera. Sapevo a cosa mi riferivo: la sera prima, mentre sbirciavo la scenetta tra Tony e Ziva nel parcheggio, nascosta dalla felicità per Tony e la soddisfazione per il mio operato, avevo sentito qualcosa di diverso. Ricordavo solo lontanamente la sensazione precisa che avevo provato, ma, la sera prima, ricordavo di averla definita “peso nel petto”*.
Bene, avevo decifrato la sensazione.
Cause? Beh, quello era il problema.
Rimasi a fissare il foglio per un po’, cercando di negare l’evidenza. Poi mi decisi e, accanto a “Cause?”, scrissi una parola.
Gelosia.
Non potevo tenerlo nascosto, non più. Non a me stessa.
Per tutta la sera prima avevo cercato di non darlo a vedere, ma ormai mi era chiaro che ero stata gelosa. Non in maniera possessiva, no! Era qualcosa di diverso, qualcosa di più complicato.
Il fatto era questo: sapevo – come Ziva aveva ben capito qualche giorno prima – di essere riuscita, in qualche modo, ad affascinare Tony. Non nel modo proprio della parola, ma in senso lato. Cioè, ero riuscita a scalfire la sua armatura fatta di comportamenti a volte infantili e battutine pungenti, usandone a mia volta, e a penetrare in profondità. Avevo capito quello che gli serviva e gli avevo dato una mano per ottenerlo; probabilmente era stato questo a creare una sorta di rapporto tra di noi. Ognuno era entrato nel cuore dell’altro e non se ne sarebbe andato tanto facilmente.
Ma non c’era niente di romantico in tutto ciò; si era soltanto creato un legame.
Il peso nel petto che avevo provato, però, era dovuto a qualcos’altro. Ciò che mi aveva turbata era il fatto che, sapendo di aver attirato Tony a me in qualche modo, poi lui si fosse comunque buttato tra le braccia di un’altra. Sapevo che avrei potuto avere qualche chance con lui, ma non avevo colto l’opportunità. Certo, magari la cosa non si sarebbe realizzata, ma avevo davvero fatto di tutto per tenermelo stretto?
No, assolutamente.
Quel dettaglio era ciò che mi permetteva di pensare a Anthony senza rancore. Non ce l’avevo messa tutta per tenermelo stretto, quindi la mia non era stata una totale sconfitta.
Sarei sopravvissuta, dopotutto.
Passai al secondo punto della mia lista. Perché avevo agito a quel modo?
Quella domanda riassumeva un po’ tutto ciò che era successo durante la settimana. Mi chiedevo perché, durante la mia permanenza, avevo cercato di dare una mano a Tony nonostante la mia quasi gelosia.
La risposta era questa: ero stata abbastanza matura da capire che il mio capriccio non mi avrebbe portata da nessuna parte e da accorgermi che Tony mirava a qualcosa, che mirava a Ziva. Così avevo deciso che sarebbe stato bello dargli una mano.
A quel ricevimento l’avevo aiutato a rivelare finalmente i suoi sentimenti. Forse il mio tentativo era stato un po’ confuso e maldestro, ma alla fin fine gli avevo soltanto dato una spintarella nella giusta direzione.
Forse era proprio quello che gli era servito. Sapere che qualcuno lo supportava e che poteva avere una chance. Sapere di poter avere ciò che desiderava per poter essere felice. Tony meritava di essere felice. Aveva sempre lottato per ciò che voleva ottenere, ma quella volta la paura aveva preso il sopravvento. Io l’avevo coccolato e rassicurato – metaforicamente – e Tony era riuscito ad agire.
In quel momento mi sentivo importante. La soddisfazione si fece forte come la sera prima. L’aveva detto anche Tony: se non fosse stato per me avrebbe nascosto i suoi sentimenti ancora per molto tempo.
Accanto alla domanda “Perché avevo agito a quel modo?” feci una freccia e scrissi soddisfazione. Non era il motivo per il quale mi ero comportata così, ma era un effetto collaterale che accettavo di buon grado.
Infine, analizzai l’ultimo punto. Perché nessuno si era accorto di niente?
Quella era una cosa che mi lasciava ancora perplessa.
Tony e Ziva lavoravano assieme da anni e sapevo che avevano vissuto esperienze spesso rischiose. Sperimentare vicende del genere – essere sempre sotto pressione, far fronte a situazioni estreme che il loro lavoro spesso comportava – aveva creato un attaccamento tra l’uno e l’altra che nessuno dei loro colleghi si era accorto esistesse. Perfino loro stessi non si erano resi conto dei propri sentimenti.
Dio, come avevano potuto essere così ciechi?
Davvero nessuno si era accorto di nulla? Nemmeno Jethro, l’occhio attento della squadra, aveva fatto caso al rapporto tra i due? Mi sembrava impossibile. Magari faceva soltanto finta di non vedere.
Quel quesito rimaneva ancora aperto.
Per il resto, potevo ritenermi soddisfatta.




***




Due settimane dopo il mio ritorno a casa da Washington ricevetti uno strano pacco. Firmai la ricevuta che il fattorino mi allungava e portai dentro il grande scatolone, che posai sul tavolo della sala da pranzo.
Mia madre allungò la testa dalla cucina per guardare. “Cos’è?”, domandò curiosa.
“Non ne ho idea”, risposi, alzando le spalle.
Girai attorno al pacco un paio di volte per guardarlo da ogni angolo, ma il suo aspetto esteriore non mi forniva alcun indizio circa il suo contenuto. Soltanto un adesivo giallo, attaccato sulla parte superiore, mi informava che proveniva da Washington. Per il resto, lo scatolone se ne restava immobile sopra il tavolo. Mi aspettavo davvero che da un momento all’altro si aprisse da solo e ne saltasse fuori uno di quei clown con la molla che si vedevano nei film dell’orrore?
“Avanti, aprilo!”, mi esortò mia madre, che era sbucata alle mie spalle.
Afferrai la forbice che mi allungava e tagliai i chilometri di nastro adesivo che lo tenevano chiuso. Poi sollevai le due ali superiori e lo aprii.
Oh, mamma.
“Che diavolo è questa roba?!”, esclamò mia madre. Il suo sguardo vagava frenetico tra il contenuto del pacco. I bicchieroni di plastica rossa la guardavano di rimando.
“È soltanto caffè, mamma”, risposi con tono calmo.
“Quello?”, domandò diffidente, indicando l’ammasso rosso.
Tirai fuori un bicchiere e glielo porsi. “Si chiama CafPow”, spiegai con un sorriso mentre le mostravo l’etichetta. Avevo una vaga idea di chi ci fosse sotto tutto quello.
“E chi te l’ha mandato? È tantissimo!”, esclamò.
In effetti, per essere tanto, nove bicchieroni erano davvero troppi! Sapevo che Abby si scolava quella quantità in un solo giorno, ma io non ero davvero come lei! Non sarei mai riuscita a reggere tanta caffeina.
In quel momento notai che c’era un biglietto attaccato all’interno dello scatolone. Lo lessi.

Bel lavoro.

Jethro.

P.S. Tony e Ziva ti salutano.


Ah, si spiegava tutto!
“È stato lo zio”, risposi a mia madre.
“Perché?”, domandò.
Sbuffai, stanca di quel terzo grado. “Perché sa che mi piace”, replicai spazientita, poi presi lo scatolone e me ne andai in camera mia.
Non feci caso a cosa mia madre mi disse in quel momento. Avevo altri pensieri per la testa.
Soprattutto un pensiero: la domanda che mi ero posta sull’aereo di ritorno da Washington.
Mi ero chiesta se davvero Jethro non si fosse accorto del legame tra Tony e Ziva, credendo che fosse impossibile e che avesse fatto finta di non vedere.
Quello scatolone era la risposta che cercavo.
Sul biglietto, Tony e Ziva mi salutavano, ma sapevo che non era vero. Mi era parso strano che soltanto loro due mi salutassero e non – chessò - McGee. Sapevo che quella era solo una provocazione da parte di Jethro. E quel bel lavoro non poteva riferirsi ad altro se non al mio intervento nei confronti di Tony.
Quindi lo zio si era accorto di tutto. Sarei stata sorpresa se non fosse stato così!
La mia domanda aveva avuto risposta, alla fine.
In quel momento, potevo davvero sentirmi in pace con me stessa
.



FINE.


_____________________________________

Nota di fine capitolo
*: per sapere a quale sensazione Amy si riferisce, andate a vedere la fine del Capitolo 10
.














*Nota dell'autrice*

La storia è ufficialmente finita. È stata dura, ma alla fine l’ho conclusa. Un po’ mi dispiace, perché questa mia creatura mi ha tenuto compagnia per molto tempo... ma tutto deve avere una fine, prima o poi.
Ehi, però non andatevene, okay? Ci sarà un altro capitolo dopo questo, una sorta di “extra”. Spero che lo leggiate e che lo gradiate :)
Ultima cosa: questa avrà sicuramente un seguito. Dopo aver creato il personaggio di Amy – con il suo carattere, la sua personalità, i suoi pensieri e tutte le sue sfaccettature – è dura lasciarlo andare. Quindi credo che non lo farò! :) ho già qualche idea, ma sono ancora poche e confuse. Ma giuro che mi impegnerò! :)
Credo che la storia, però, possa essere un po’ più complessa e lunga di questa, quindi ci metterò moltissimo tempo per scriverla... chi vivrà e mi seguirà, vedrà! :)
Quindi, chi volesse leggere un seguito, deve essere moooolto paziente... perché io sono molto confusa!! :) :)
Magari riuscirò a creare una serie :)
Ringrazio con tutto il mio cuore (anche se l’ho già fatto in molti capitoli passati (: ) zavarix e kiriri93, le mie fedeli recensitrici, che hanno commentato ogni capitolo :) e ringrazio anche daylight per aver inserito questa storia tra le ricordate e Cecile, KillianDestroy, Maia in Wonderland, perlanera, The perfect Slyth e xrosis 
per avermi seguita! :)
Un bacione a tutti e ci vediamo domenica prossima con l'ultimissimo capitolo ;)
Chiara

   
 
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