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Autore: Apple90    13/11/2011    6 recensioni
[Fan Fiction partecipante al concorso "A Caccia di Spaccio" - Missione Auror n.1 - del gruppo "Cercando chi dà la roba alla Rowling"]
Londra. Harry Potter è uno dei migliori Cercatori della Quidditch Premier League. Ha una moglie, una vita serena, un ricco contratto milionario. Molti amici. O presunti tali. La sua vita è fantastica. Niente e nessuno potrebbero mai fargli cambiare idea. Tranne i Dissennatori, che dopo anni di pace compaiono dal nulla per tendergli un agguato. L'inizio del buio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Anima Nera_prologo



 

Le luci intermittenti, sfocate, scorsero veloci davanti ai suoi occhi.

Harry era immobile, sdraiato. Un lenzuolo gli copriva gran parte del corpo. Delle voci, attorno a lui, farneticavano parole incomprensibili.

Si aprì una porta. Un’altra. Poi un’altra ancora.

Le voci si fecero più frenetiche e insistenti, ma Harry non riuscì a capire cosa stavano dicendo. Era come se il tempo procedesse al rallentatore. Percepì l’odore acre di disinfettante nell’aria, accompagnato dal ronzio sordo dei neon appesi al soffitto.

<< Respira. Sta respirando!>> strillò una voce femminile.

Una fitta di dolore lo colpì allo stomaco. Gli si diffuse ovunque, bruciante, come se decine di lame acuminate e roventi gli avessero trafitto ogni fibra del corpo. Il suo cuore prese il volo e iniziò a battere come le pale di un elicottero; sembrava pronto a sbriciolargli le costole. Il dolore intenso lo tramortì, sciolse le briglie del suo forzato autocontrollo e gli diffuse un’innata sensazione di vuoto. Stanchezza. Come se, d’improvviso, le sue forze si fossero esaurite.

<< Harry.>> ansimò un’altra voce. << Harry. Harry. Ti prego. Non ci lasciare.>>

Harry avrebbe voluto rispondere che no, chiunque fosse, non l’avrebbe mai lasciata. Era appena tornato fra i vivi, perché mai avrebbe dovuto far visita a Silente? Tentò di dire qualcosa, ma le sue labbra erano congelate e dalla sua bocca fuoriuscì solo un lamento soffocato. Impercettibile. Lieve come un soffio di vento.

<< Harry, amore mio, ti prego. Ti prego.>>

Un’altra porta venne spalancata e un immenso fiotto di luce gli invase gli occhi. Le sue iridi verde smeraldo vennero accecate da una lampada, che qualcuno proiettò nella sua direzione. Alla sua destra, poco distante dall’orecchio, c’era una grossa scatola nera che emetteva un ticchettio sinistro. Altro dolore. Una puntura al braccio. Poi qualcuno disse: << Il battito si sta regolarizzando.>> Ci fu un’altra sequenza di parole e anime sfocate che transitavano intorno a lui, vicino a lui, senza mai toccarlo.

Per Harry iniziò una lotta interiore: una parte di lui si stava lentamente assopendo, ma il cuore batteva sempre più svelto, andando incontro al fuoco minaccioso che gli ardeva le viscere.

<< Rigenerus Totalis.>>

Un altro lampo accecante.

Harry inarcò la schiena, dimenandosi con le poche forze rimaste in preda agli spasmi. Urlò. Un grido silenzioso, inerme, inespressivo. Il fuoco si fece più circoscritto e gli pervase il petto, come se avesse consumato tutto ciò che aveva incontrato lungo il cammino. Il cuore balbettò altri tiepidi battiti. Due. Ancora uno. Poi il Silenzio.

Non c’era più alcun suono. Alcun respiro.

Harry aprì gli occhi, sorpreso, e scrutò terrorizzato parecchie paia di occhi chinati su di lui, visi protetti da mascherine, e aghi. Aghi dovunque, collegati a macchinari di cui non conosceva nemmeno l’esistenza. Avrebbe voluto ricominciare a urlare, ma non ne ebbe la forza.

<< E’ tutto a posto.>> disse una voce. Delle dita si serrarono attorno al suo polso. << Si trova al San Mungo, signor Potter. La faremo tornare come nuovo.>>

 

 

*°*°*°*°*

 

<< Il tuo momento non è ancora giunto.>> Il viso sottile di Silente comparve davanti ai suoi occhi, affabile e sorridente. I suoi limpidi occhi azzurri lo osservarono gioiosi attraverso gli occhiali a mezzaluna. << Perciò sei tenuto a fare la tua scelta.>>

 

Harry si svegliò.

L’aveva fatta eccome, la sua scelta.

Dalla beatitudine e silenziosa stazione di King’s Cross immersa nella nebbia si ritrovò sdraiato su un letto del San Mungo, in una camera dal soffitto bianco e asettico, le pareti verniciare di un fastidioso color verde marcio. Perché poi i muri degli ospedali erano tinteggiati sempre di verde? E’ distensivo. Gli aveva spiegato Seamus Finnigan, un paio di mesi prima, caporeparto del Pronto Soccorso Magico del San Mungo.

Distensivo un cazzo.

<< Harry.>>

Poi quella voce. Quella presenza, al suo fianco, cambiò ogni cosa.

La sua visuale venne oscurata da una folta e riccia chioma castana. E dai suoi occhi, di una delicata sfumatura nocciola, che lo osservarono umidi di lacrime. << Finalmente.>> Hermione, il suo angelo, la sua migliore amica. Allungò delicatamente una mano sulla sua fronte, scompigliandogli la chioma corvina. E quel semplice tocco gli diffuse un innato calore.

<< Hermione, per favore, non soffocarlo.>> sbottò la voce di Ron, alle loro spalle.

Nonostante la luce fosse ancora accecante, Harry riuscì a distinguere ogni particolare del viso di Hermione. Ogni neo, ogni minima imperfezione della pelle. Poi i suoi occhi, così radiosi, scintillanti di gioia, felici di riflettersi nei suoi. Per un attimo dimenticò del tutto la presenza di Ron. E i Dissennatori, Bellatrix, Silente e tutto il resto. Voleva baciarla. Voleva stringerla a sé e ripeterle all’infinito quanto la amava.

<< Hermione.>> riuscì a mormorare in un sussurro poco percettibile. Cercò di alzarsi in posizione seduta, ma lei gli premette prontamente le mani sul petto e lo ricacciò indietro sul cuscino.

<< Sei ancora troppo debole.>>

<< Cosa… cosa mi è successo?>> farfugliò Harry. Aveva la gola arida. Allungò una mano tremante sul comodino e recuperò gli occhiali. La sua vista migliorò notevolmente.

Tutto era così nitido. Limpido. Definito.

<< Schiantato.>> disse Ron, che sedeva con il suo sorriso allegro a un bordo del letto. Indossava un maglione color prugna con un’enorme “R” dorata ricamata sul petto, dalla quale trapelava il colletto stropicciato di una camicia.

<< Con l’Aston Martin e tutto il resto.>> soggiunse Hermione, le labbra strette in una smorfia.

<< Avevamo concordato che gliel’avresti detto dopo.>> le bisbigliò Ron.

<< Via il dente, via il dolore.>>

<< Aspettate.>> Harry fece forza sui gomiti e tentò di tirarsi su. La testa iniziò a girargli vorticosamente e fu costretto a sdraiarsi di nuovo, in preda a un conato di vomito. Un freddo pungente gli penetrò fin sotto la pelle. << La mia Aston Martin?>>

<< Distrutta.>> disse Hermione, con noncuranza, mentre gli stringeva forte una mano fra le sue. << Oh, Harry. Tu stai bene, per fortuna. Non m’importa nient’altro.>>

<< Distrutta?>> Harry impallidì.

<< Tu stai bene.>> ripeté Hermione, con un sibilo minaccioso. La presa sulla sue dita si fece più salda, soffocante, fino a fargli male. << Ne ricompreremo un’altra. Adesso pensa a rimetterti in forze. I Medimaghi hanno detto che sei scampato alla morte per un soffio. Sono stata così male, Harry. Non sapevo cosa fare. Mi sentivo impotente.>>

<< Te la sei scampata un’altra volta.>> Ron gli strizzò l’occhio. Poi si alzò dal letto e sbadigliò sonoramente, stiracchiandosi come un gatto. Hermione gli lanciò un’occhiata accigliata.

<< Da quanto tempo mi trovo in ospedale?>>

<< Tre giorni.>>

<< Tre giorni?>>

<< Avevi bacino, braccia e costole fratturate.>> sospirò Hermione. << Dopo l’incidente sei stato trasportato d’urgenza al San Mungo mentre gli Obliviatori si occupavano di rimettere a posto la faccenda a Londra. Ero in ufficio al Quartier Generale quand’è successo. Kingsley mi ha avvisata e mi ha accompagnata subito qui. Ero… terrorizzata.>>

<< Terrorizzata è dir poco.>> fu il sagace commento di Ron. In cambio gli fu indirizzato un altro sguardo indispettito. << Oh, andiamo, Hermione!>> esclamò. << Tutto bene quel che finisce bene. Il nostro Eroe ne ha passate di peggio. Come l’Ungaro Spinato. Voldemort. Il Basilisco. Voldemort. I Dissennatori. Voldemort. E poi Harry sta bene. Non è vero, Harry?>>

<< Sì.>> mentì Harry, che aveva male dappertutto.

<< Hai visto? Presto si riprenderà e potrà tornare a giocare.>>

<< La tua sensibilità è paragonabile a quella di un cucchiaino, Ronald.>>

<< Cos’ho detto di male?>> la rimbeccò Ron, le orecchie paonazze. << Le Fenici d’Argento non sono le stesse senza il Miglior Cercatore della Prima Divisione. Nemmeno il vecchio Oliver Baston dei Glasgow Rangers è riuscito a catturare così tanti Boccini a metà campionato.>>

<< Grazie.>> mormorò sommessamente Harry, che gli sorrise.

<< Uomini.>> sbottò Hermione. << Come potete pensare alle automobili e al Quidditch prima ancora della vostra salute?>>

Harry non riuscì a proferire parola del suo viaggio alla stazione di King’s Cross, né tantomeno di Silente, Bellatrix e tutto il resto. Conservava nella sua testa un ricordo sfocato della vicenda, e più si sforzava di concentrarsi per ricordare più il ricordo si faceva nebuloso.

Si sentiva meglio, era al fianco della persona che amava, stava andando tutto bene. Perché rovinare quel momento?

Ron tornò ai Tiri Vispi a metà pomeriggio, promettendogli di fare ritorno l’indomani con una scatola di Cioccorane alla Menta. << E’ una tiratura limitata per celebrare il duecentesimo anniversario di Edmund Testaquercia, creatore della Fabbrica di Mielandia.>> disse tutto allegro, prima di scomparire nel corridoio.

Quando il sole rossastro tinteggiò di un bagliore color sangue le veneziane della finestra, Harry iniziò ad avvertire un vuoto opprimente allo stomaco. Aveva fame. Come se non si cibasse da mesi interi. L’esito delle analisi dei Medimaghi fu positivo e gli fu permesso di trangugiare una minestrina di cipolle e una fetta di formaggio di Noce. Non fu granché, ma perlomeno mise a tacere i fastidiosi borbottii del suo stomaco.

Hermione gli raccontò del trambusto sollevato dalla Gazzetta del Profeta in seguito al suo incidente. << L’hanno paragonato alla trovata di un folle viziato e egocentrico, che non è nemmeno in possesso della patente babbana.>> A quanto pareva Rita Skeeter non si era ancora data per vinta, lottando ferocemente alla ricerca di uno scoop che compromettesse irrimediabilmente l’immagine eroica di Harry Potter. << Cagna schifosa.>> commentò acidamente Hermione. E strinse così forte le lenzuola del letto che le sue nocche divennero bianche. << Oh, Harry, ma cosa importa? Stai bene.>>

<< Sono stufo di quella donna.>> sbottò Harry, che si issò lentamente sui gomiti. << Voglio dire, sono quasi morto. Non è divertente. E poi l’ha patente babbana ce l’ho eccome.>>

<< Comunicherò a Santford di inviare un esposto al Profeta.>>

<< Non ti disturbare. Rita Skeeter non si fermerà mai, nemmeno davanti agli Auror.>>

Si guardarono per un lungo istante, poi scoppiarono a ridere.

Harry si mise a seduto sul letto e le fece scorrere un braccio attorno alle spalle, sollevando la mano libera per accarezzarle una guancia. Quella pelle, morbida e setosa. I suoi occhi. Il suo profumo di pesca e miele. Aveva rischiato di non vederla mai più, ed un baratro interiore gli squarciò il petto. Come sarebbe stato non esistere?

Hermione gli scompigliò affettuosamente i capelli. Si chinò, radunando la borsa e le sue cose sparse nella camera. La gioia nel suo sguardo palesava una profonda stanchezza. Era stata lì chissà quanto, senza dormire.

Sua moglie.

Com’era bello poterlo dire. Nella gioia e nel dolore, per sempre, lì al suo fianco.

<< Và a casa.>> sussurrò debolmente Harry, che le strizzò l’occhio. << Sto bene.>>

Il contatto con i cuscini gli trasmise un quieto torpore. Un formicolio gli invase gli arti, addentrandosi fino alle costole. Fu seguito da un fremito, poi da una profonda fitta di dolore che lo costrinse a strizzare gli occhi. Ripagò caro lo sforzo di essersi alzato.

Hermione indossò il soprabito color crema allacciato alla cintola con un nastro d’argento, che le fasciava elegantemente il corpo esile e slanciato. Si sistemò i capelli con una mano, rimirando il proprio riflesso nella finestra. Poi tornò a guardarlo. Con quegli occhi. Con lo sguardo che solo lei era in grado di rivolgergli. << Ci vediamo domani.>>

Harry si sentì pervadere l’anima. No. No. Doveva dirglielo. Subito.

<< C’è una cosa che devi sapere. E’ molto importante. Riguarda, ecco… l’incidente.>>

<< Abbiamo tutto il tempo, amore. Ora cerca a riposare.>> Hermione si chinò su di lui. Le loro labbra si incontrarono. << Domattina ho una riunione con Kingsley. Mi libererò verso le dieci. Verrò qui il prima possibile e, per l’amor del cielo, non accettare dolciumi o schifezze di alcun genere da Ron. Sei debole. La tua alimentazione deve essere controllata.>>

<< Lo farò.>> le promise Harry.

Un ultimo sorriso. Poi Hermione comparve dietro il tonfo attutito della porta, e Harry si ritrovò a scrutare il soffitto buio, sentendosi solo e impotente come un fantasma ferito. La sua salute stava migliorando, ma una parte nascosta di lui si domandò come avesse fatto a ritornare fra i vivi. Era un fantasma? Un Angelo Caduto? Forse, niente di tutto ciò. Semplicemente un uomo che aveva compiuto una scelta: quella di incamminarsi sui suoi vecchi passi, perché quella era la cosa giusta fare.

Perché aveva solo ventisette anni, dopotutto, e una moglie. E… un segreto.

 

*°*°*°*°*°*

 

Incidente automobilistico per Harry Potter.

Il ragazzo sopravvissuto perde il controllo della vettura. E’ grave al San Mungo.

 

LONDRA – L’incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio di mercoledì, quando Harry Potter, Eroe del Mondo Magico e astro nascente delle Fenici d’Argento, rincasava dall’allenamento pomeridiano con la squadra presso il SilverFox Stadium di Myfair a bordo della sua auto babbana. << Un bolide.>> ha confermato il Professor Barney Hipkiss, ricercatore e Capo dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti Babbani. << Un’automobile del genere – modello Aston Martin DBS – è in grado di eguagliare la potenza di tre Nimbus 2001. E’ senza dubbio un oggetto molto pericoloso, che va maneggiato con estrema cura.>>

Lo schianto lungo l’Autostrada M25, nei pressi del Mills Hill Golf Club. Il veicolo di Potter ha perso il controllo per l’eccessiva velocità, sfondando la paratia divisoria tra le carreggiate e invadendo la corsia opposta. Lo schianto laterale con un camion è stato inevitabile, a detta di alcuni testimoni. Gli Obliviatori e i Medimaghi sono intervenuti tempestivamente sul luogo dell’incidente. Harry Potter è stato trasferito d’urgenza all’ospedale San Mungo, le sue condizioni sono apparse gravi. 

<< La famiglia del Signor Potter, lo staff e i compagni delle Fenici d’Argento Quidditch Club hanno deciso di mantenere un doveroso riserbo per quanto accaduto stamane.>> ha riferito il Presidente delle Fenici d’Argento, Ezius Aistrael. << Pertanto non abbiamo altre dichiarazioni da rilasciare in merito.>>

Secondo le prime stime, la possibilità che Potter abbia perso il controllo a causa della velocità eccessiva del veicolo è la più ricorrente presso l’Ufficio per l’Uso Improprio del Manufatti Babbani. A tal proposito, il Professor Barney Hipkiss si è raccomandato: << L’uso di tali veicoli è assolutamente proibito se non si è in possesso della patente babbana. Svolgeremo i doverosi accertamenti. Consiglio a tutti i maghi e streghe, lettori del Profeta, di acquistare Manici di Scopa. In assoluto il mezzo di trasporto più sicuro.>>

 

Hermione interruppe la lettura dell’articolo con uno sbadiglio esausto.

Depositò la copia spiegazzata del Profeta sul comodino; il viso sorridente di Harry, ritratto in prima pagina, le restituì un sorriso smagliante: era a cavallo della sua Firebolt 2.0, il boccino svolazzante stretto nel suo pugno, con la casacca scarlatta delle Fenici d’Argento. La didascalia della foto diceva: “Harry Potter. Genio e sregolatezza. La scamperà anche questa volta?

Hermione ricacciò un epiteto in gola. Rita Skeeter. Un giorno - ne era certa - si sarebbe vendicata.

Si sfilò gli occhiali da vista, con i quali era costretta a convivere da un paio di mesi a causa dello stress accumulato in ufficio, e si rigirò fra le lenzuola del letto matrimoniale. Allungò istintivamente una mano sul materasso, avvertendo una brutale sensazione di solutine quando non percepì la presenza di Harry al suo fianco.

Era stato fortunato. Sarebbe bastato un soffio di vento, un tassello del destino andato storto, e la vita di Harry sarebbe terminata in quel tunnel. Il solo pensiero le congelò il cuore. No. Non avrebbe mai potuto vivere senza di lui. Perciò era meglio evitare di pensarci.

*°*°*°*°*°

   `•.¸¸.•´´¯`••._.•  The Apple's Corner `•.¸¸.•´´¯`••._.•  

Di seguito, un altro capitolo. Spero vi piaccia.
Grazie a Kia85, Merygreis e Kiki per le recensioni :D

Nient'altro da aggiungere, se non:


AUROR POWER!

   
 
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