Mi scuso per il ritardo ma ultimamente soffro del blocco dello scrittore, infatti questo capitolo non mi piace per niente, credo che lo modificherò più avanti...

L'altra sera poi ho pianto, dopo averti accompagnato a casa.

Senza un motivo preciso.

Sono entrata in casa e le lacrime sono sgorgate da sole.

Non so più cosa pensare, non so cosa aspettarmi.

Ok, mi telefoni, magari usciamo e poi?

Nascerà una storia?

O è soltanto un capriccio?

So che non dovrei pensarci, dovrei prendere le cose come vengono,

vivere un giorno alla volta,

ma io sono così, devo pianificare tutto,

ho bisogno delle mie certezze, dei miei piani.

Non pensiamoci più, mi dico, e sospiro.

Ricevo la tua telefonata, quasi non ci speravo più.

Avevo anche già cancellato il tuo numero.

-Si?- -Ciao, sono io- tre parole semplicissime, ma che sono un’ancora alla quale aggrapparsi: sono io , sono ancora qua…

sono più tranquilla se ti parlo al telefono

-Dimmi tutto- -E’ per il caffè che non hai voluto l’altro giorno-..-Ah- -Si, bè, volevo chiederti se avevi piacere che ci vedessimo- -Si, credo di si- -Va bene, facciamo in quel pub vicino casa tua?- -Come vuoi, quando?- -Facciamo domani, se sei libera… - -Si, certo- -Allora, ok?- -Si, grazie dell’invito, buonanotte- -‘Notte-.

Chiudo gli occhi e sospiro.

Il giorno dopo mi preparo per uscire, dopo la doccia, osservo il mio riflesso nello specchio, a lungo.

E se non ti piaccio?

Se la maglietta è troppo scollata?

E i capelli troppo lisci?

Magari ti piacciono ricci…

Mi trucco come al solito, almeno quello… la mia normale routine…

Un po’ di cipria, la matita nera…

Avrò controllato la mia immagine allo specchio almeno mille volte prima ti uscire, sono troppo tesa.

In pub ci vado a piedi, saranno 500 metri.

Scorgo la tua macchina.

Mi stai aspettando sulla porta e mi sorridi.

-Buonasera- -Ciao-

Da gentiluomo quale sei, apri la porta e mi fai passare per prima.

Ti chiedo come stai, mi dici che è tutto ok, e che hai sistemato le burocrazie: il tesseramento*, l’università… Ti siedi di fronte a me e ti osservo.

Stai bene con quella camicia bianca.

Te lo dico e mi ringrazi.

-Non mi hanno ancora tornato la valigia, sono un po’ in crisi, ho solo quello che non metto mai-

sorridi.