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Autore: xela182    14/11/2011    3 recensioni
Tonks divisa tra sogni e realtà dovrà affrontare il suo inconscio per salvare una vita
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arthur Weasley, Bill Weasley, Molly Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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NdA: Questa shot è stata scritta per lo Storytelling di Fabi.

Il mio pacchetto era "Sogno" e ho usato la canzone ("Dreams" dei Cranberries da cui ho preso alcuni estratti), il colore, l'elemento magico e un personaggio.

 

 

Inseguendo un sogno

 

 

I riflessi del sole caldo giocavano nell’acqua come i flutti con la sabbia.

Nella spiaggia deserta eccheggiavano risate lontane che riempivano l’aria e il firmamento azzurro, mentre un’inteso e insolito profumo di lillà le avvolgeva le narici.

I capelli leggermente scompigliati dalla brezza, il viso rivolto al cielo, le palpebre chiuse per l’intensa luce del sole, la pelle baciata dai raggi, le mani affondate nella sabbia bianca, mentre i piedi si muovevano ritmicamente nel limpido specchio d’acqua.

Era pervasa da una sensazione di meravigliosa serenità che non provava da tempo.

“Non sento niente, non un suono… tranne il battito del mio cuore”. 

 

- Non guardare… ti prego… non guardare…

 

Era così felice e in pace che aprì un istante gli occhi per osservare il fantastico mondo che l’avvolgeva.

Gettò la testa all’indietro in una risata; un volto familiare stava sbucando dalle onde, sventolava la mano in aria, salutandola.

Gli fece un cenno, poi con il dorso della mano si asciugò gli occhi, lacrimanti dal ridere, e istintivamente volse lo sguardo verso il cielo.

Le nuvole erano talmente candide da sembrare panna e come quando era piccola, inclinò il capo per trovare una forma in quelle immense distese di bianco.

 

- Smettila… guarda giù… guarda giù…

 

Le nuvole si fecero più intense e muovendosi rapide sembravano formare delle parole.

La sensazione di pace sembrò scivolare via mano a mano che cercava di decifrare il messaggio.

Le risate si zittirono e il profumo di lillà svanì di colpo.

Il cielo divenne nero e scuro, il sole che fino ad un attimo prima brillava in tutto il suo splendore era sparito.

Le onde si incresparono.

La sabbia le scivolò da sotto i piedi rapidamente inghiottendola in un vortice mentre l’acqua gelida la sommergeva.

La figura che aveva visto prima era sparita e più chiedeva aiuto più beveva e tossiva, tossiva, tossiva…

 

 

- Coff… coff… coff…

Madida di sudore, al centro del letto, tossiva convulsamente.

I capelli color topo erano attaccati alla fronte, gli occhi arrossati e le gote rosse per lo sforzo che colorivano a sprazzi il volto pallido.

Quando riuscì a calmarsi, ancora ansante, sbirciò l’orologio sul comodino e con una smorfia si lasciò cadere tra i cuscini.

 

 

- Tonks!

La ragazza sussultò, certa di essere stata colta in flagrante.

Nonostante la scrivania fosse piena di scartoffie burocratiche da compilare e circolari da firmare, per lo più provenienti dall’ufficio della Umbridge, Tonks era da almeno mezz’ora intenta a fissare la finestra e l’incessante pioggia che s’infrangeva sui vetri.

- Arthur! Mi hai quasi fatto venire un infarto, lo sai?

Tentò di abbozzare un sorriso, ma il risultato era un volto da cucciolo spaurito.

- Faccia pallida, occhi cerchiati… non hai dormito neanche stanotte, vero?

La ragazza sospirò.

- Ad Hogsmeade c’è troppa umidità. E poi non riesco a dormire senza… - deglutì un paio di volte, mentre cominciava a sentire le lacrime bruciare a fior di ciglia – Senza il mio cuscino.

Mise il volto tra le mani, strofinandoselo come per svegliarsi.

- Ah. Io credevo che ti mancasse semplicemente lui.

Lo sguardo bonario di Arthur Weasley le fece capire che era inutile fingere e lentamente annuì.

- Vieni a mangiare da noi stasera. Ci sarà anche Bill e ti farebbe bene…

- Arthur, - lo interruppe - Ti ringrazio ma non sono davvero dell’umore adatto per…

- Fleur non c’è.

Le strizzò l’occhio con fare complice e riuscì finalmente a strapparle un vero sorriso.

 - Allora come posso non accettare?

 

Quando Arthur uscì dall’ufficio Tonks optò per riordinare parzialmente la scrivania; se l’indomani fosse stata ancora così poteva dire addio al suo lavoro.

Mentre con la bacchetta sposava un plico di fogli in un cassetto e con la mano ne sfogliava un altro, un foglietto catturò la sua attenzione.

Era una pergamena strappata, un suo appunto di qualche settimana prima. Stava quasi per gettarlo nel cestino delle cartacce, quando si accorse di aver evidenziato un post scriptum:

 

ѲɅΦ  ҉

 

Allontanò e avvicinò più volte il biglietto tentando di decifrare il messaggio senza riuscirci.

Provò anche a ruotarlo, ma non si accendeva nessuna lampadina nella sua mente.

Aveva solo la vaga sensazione di aver già visto quella scritta, anche se non ricordava assolutamente di averla scritta.

Un brivido freddo le stilettò la spina dorsale, come se dei cubetti di ghiaccio le scivolassero giù per la schiena e una sensazione strana le attraversò il corpo dissolvendosi alla velocità di una fulmine; So di averlo già sentito prima.

Rimase qualche minuto a riflettere, poi scrollò la testa e guardò l’orologio: si rese conto che se voleva essere puntuale dai Weasley doveva sbrigarsi, così cacciò la pergamena strappata in borsa e si rimise al lavoro.

 

*****

 

A Molly non pareva neanche vero di averla a cena dopo tanto tempo.

L’istinto materno che aveva con tutti non aveva escluso Tonks, che ormai era come una figlia per lei, e amava prendersene cura proprio adesso che era in difficoltà, con l’amore di una mamma ma la pazienza di un’amica ed era per questo che Tonks la preferiva, in quel frangente, a sua madre.

Sebbene in presenza di Fleur, Bill non aveva altro per la testa che il matrimonio, Tonks scoprì che in sua assenza le conversazioni del ragazzo erano di tutt’altro genere; ma benchè inizialmente lo ringraziò in cuor suo per averla risparmiata da effusioni amorose, il parlare dell’Ordine durante l’intera cena si rivelò ben più duro per il suo cuore che non assistere alle romanticherie di due promessi sposi.

Stava giocherellando con il dessert di frutta quando la voce di Bill la fece tornare con la testa alla Tana.

- Stai pensando a lui, vero? Ma sta’ tranquilla, manca ancora un giorno alla luna piena.

A quelle parole Tonks trasalì.

In quel momento non stava pensando a lui, né al plenilunio; non stava semplicemente pensando.

Il suo sguardo interrogativo spinse Bill a spiegarsi.

- Il piatto… - lo indicò col mento – Hai disposto la frutta…

Tonks abbassò gli occhi; aveva sistemato banane e kiwi intorno al bordo del piatto a formare un cerchio al centro del quale mirtilli e ribes formavano una linea ondulata.

- Quella è la luna piena. Sai, Antiche Rune. – provò ancora Bill.

La testa di Tonks prese a ronzare; il suo inconscio le stava suggerendo qualcosa che non riusciva a cogliere, si passò la mano sulla fronte come a cercare nella sua mente l’indizio.

- Cara, non ti senti bene? Sei stanca, vero? Sei così pallida!

Tonks alzò gli occhi sulla donna; come al rallentatore vedeva le sue labbra muoversi senza sentire alcun suono.

- Devo andare! – si alzò di scatto rovesciando quasi la sedia – Scusatemi, grazie davvero, ma è meglio che vada.

Bill la salvò dalle domande preoccupate della signora Weasley accompagnandola nel giardino sul retro, dove si sarebbe potuta smaterializzare con tranquillità.

- Tonks, non voglio essere pesante, ma se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa…

La ragazza stava per rispondergli quando sentì mancarle la terra da sotto i piedi ritrovandosi in un istante a terra insieme al sacco del mais macinato per le galline, che si stava spargendo per il prato.

Bill le fu prontamente accanto e con facilità la tirò su, mentre una risata nervosa si stava impadronendo di lei.

- Sono un vero disastro! – esclamò strofinandosi le mani sui pantaloni – Farò meglio a tornare subito a casa prima di distruggere la Tana!

Il primogenito Weasley si accertò che stesse bene prima di lasciarla smaterializzare e dopo qualche minuto Tonks si ritrovò sulla soglia della sua temporanea abitazione, a Hogsmeade.

 

*****

 

La brezza le carezzava dolcemente il viso, i capelli rosa scintillavano al sole e un sorriso genuino le increspava le labbra, mentre avvicinava alle narici il mazzolino di lillà per poter apprezzare il suo intenso profumo, il vestito, dello stesso colore dei fiori, era leggermente bagnato al polpaccio, dato che se ne stava placidamente seduta sul bagnoasciuga, lasciando che l’acqua le lambisse le gambe.

La sabbia lucente era stranamente morbida, soffice e delicata e le piaceva di tanto in tanto riempirsene le mani.

Si sentiva completa, in pace con se stessa.

“Non sento niente, non un suono… tranne il battito del mio cuore”.

 

- Non aprire gli occhi… non li aprire…

 

Due braccia possenti e calde la cinsero tenendola stretta e anche se sapeva perfettamente a chi appartenessero, si voltò per guardarlo in volto; un viso disteso, sereno, due occhi verdi brillanti che avevano luce solo per lei.

E mentre lui le sfiorava il collo con una scia di teneri baci, lei volse lo sguardo al cielo limpido, interrotto qua e là da qualche soffice nuvola bianca.

 

- No… le nuvole no…

 

Le nuvole sotto i suoi occhi si muovevano come fulmini, assumendo forme diverse e sconosciute ingigantendosi e diventando via via più scure.

La distesa azzurra davanti a lei era nera come l’inchiostro e si ritirava minacciosa, pronta a scagliare un’onda immensa su di lei.

Il respiro si stava mozzando, si portò le mani al collo dove trovò il corpo enorme di un viscido serpende che la stava avvinghiando nelle sue spire mentre si preparava ad affondare i denti nella sua carne.

 

Un urlo lacerò l’aria.

Ansimante, con il corpo imperlato di sudore, Tonks sedeva al centro del letto.

 

 

- Babbani! Hanno uno straordinario modo per complicarsi la vita! – ruggì Kingsley sbattendo un pugno sulla scrivania.

Tonks si stava massaggiando le tempie; due notti insonni e due giorni di guardia erano decisamente due elementi da non associare.

- Credevo fossi a Londra con il Primo Ministro Babbano…

- Lo ero! Ma adesso anziché pensare alla sua incolumità devo trovare una soluzione per i suoi danni!

- A cosa ti riferisci? – chiese con un filo di voce, estraendo dal cassetto una boccettina di pozione azzurra e bevendola avidamente.

- La diga Howden. Potrebbe causare una catastrofe!

Tonks, decisamente rinvigorita dalla pozione energizzante, prese ad ascoltarlo attenta con i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani.

- Pensa ai villaggi sottostanti, alla foresta…

Kingsley venne interrotto da un lampo che abbagliò l’intero ufficio. Come se avesse visto un fantasma, Tonks si avvicinò alla finestra; le gocce di pioggia scivolavano inesorabili sul vetro, ma il bagliore aveva evidenziato una strana scia d’acqua, un cerchio perfetto, tagliato da una linea verticale. L’Auror stava per sfiorarlo con le dita quando un frastornante tuono fece vibrare la vetrata dell’ufficio facendola balzare indietro.

Una strana sensazione di caldo e pressione sul collo s’impadronì di lei; “So di averlo già sentito prima. Ma adesso lo sento sempre di più”.

- Tonks? Tutto bene?

 

Il mais dai Weasley come fine sabbia… la frutta nel piatto… le gocce di pioggia sul vetro… antiche rune… il pezzo di pergamena… il sogno… l’acqua…

 

*****

 

Calcando i passi nel fango e nella poltiglia Tonks lottava contro il tempo per raggiungere la cima della collina prima del sorgere della luna.

Bussola alla mano si era recata istintivamente sull’altura più a ovest della foresta dove si celava solitamente il clan di Greyback, quando non era impegnato a saccheggiare i paesini sottostanti.

Se conosceva bene Lupin, ed era così, avrebbe cercato di tardare il più possibile la trasformazione, cercando il punto più lontano dal sorgere della luna, perciò si era recata da quella parte.

Alle sue spalle si stava facendo strada un debole bagliore bianco e Tonks accelerò il passo, raggiungendo la piccola radura appena in tempo per vedere l’ombra di un uomo a terra che lasciava posto ad un lupo.

 

Silenziosamente il cielo ricominciò a riversare la pioggia, mentre un’argentea nebbiolina prendeva a salire dalla valle.

Tonks si avvicinò alla creatura ma questa con uno scatto feroce dimezzò la distanza.

Gli enormi occhi gialli iniettati di sangue e il manto brunastro non appartenevano a Lupin.

Era una trappola.

In un attimo Tonks fu circondata dal branco.

A destra riprendeva il pendio nel buio totale; cercare riparo in quella direzione sarebbe stato un suicidio, la sua vista notturna contro quella dei mannari ne usciva irrimediabilmente sconfitta.

A sinistra il sentiero illuminato dalla luna portava a valle verso il lago.

L’unica possibilità era riuscire a sorprenderli prima che la attaccassero.

Senza muovere un muscolo contò mentalmente fino a tre e col braccio teso alla sua destra cominciò a schiantare uno a uno i lupi.

Si abbassò lesta per evitare quelli dietro di lei e sferrò un incantesimo scudo per liberarsi di quelli di sinistra, poi si lanciò di corsa verso il sentiero.

Sentiva ululare dietro di sé il capobranco che richiamava altri lupi, ma non aveva tempo per voltarsi a controllare la situazione.

Una nube coprì la luna e in un attimo fu tutto buio.

I passi dietro di lei incalzavano, mentre lei procedeva sempre più incerta fino a che un cumulo di foglie zuppe non la fece ruzzolare fuori dal sentiero sul ciglio di una rupe a ridosso del lago.

Prima che potesse rialzarsi un ombra nera a quattro zampe si scagliò su di lei.

Lanciando un grido Tonks tentò di ripararsi con le braccia nel momento stesso in cui un lampo illuminò la foresta mostrando un lupo dal manto grigio che si avventava sull’altro, salvandola.

Tonks si riprese lanciando un potente Lumos  su tutta la zona.

Lupin stava lottando con un lupo nero grosso il doppio di lui ed era in netta difficoltà.

L’altro stava per azzannarlo al collo quando Tonks lo scagliò lontano.

In un balzo fu accanto a Lupin che guaiva ed era ferito.

Tonks riuscì a prendergli il muso tra le mani e guardare i suoi occhi verdi ancora umani, ma fu un attimo.

La roccia sotto di loro franò e in un secondo si trovarono in balia delle onde del lago.

L’acqua era gelida e Tonks a fatica prese una boccata d’aria, con lo sguardo atterrito verso il cielo nero, le nuvole che saettavano da una forma all’altra, alzò un braccio in cerca d’aiuto, poi un’onda la travolse.

 

*****

 

Il tiepido sole del mattino bussava silenzioso dopo la tempesta notturna, il cielo si tingeva di rosa e azzurro, limpido e sereno senza nuvole all’orizzonte e uno stormo di gabbiani volava stridendo nel firmamento.

L’acqua del lago era tornata placida e silenziosa mentre sfiorava appena la spiaggia.

Tonks si tirò a sedere affondando i palmi nella sabbiolina. Dietro di lei una distesa di lillà baciati dai primi raggi del mattino, emanava un profumo talmente forte da svegliarla del tutto.

Si sentiva stranamente asciutta e libera, il che significava che non aveva addosso i vestiti bagnati della sera prima. Si guardò stranita, perché infatti indossava una camicia lilla più grande di lei che le arrivava sino a metà cosce, rammendata in vari punti e leggermente lisa.

La testa le ronzava e mise una mano tra i capelli, tirandoseli distrattamente e notando stupita che erano rosa cicca.

Stava per scattare in piedi quando un’ abbraccio familiare la trattenne.

- Dammi un pizzicotto, ti prego. Dimmi che non sto sognando!

Lupin rise e le voltò il viso verso il suo.

I loro occhi dopo tanto tempo s’incontrarono.

“Non sento niente, non un suono… tranne il battito del mio cuore. So di averlo già sentito prima. Ma adesso lo sento sempre di più, perché viene da te. Perché sei un sogno per me”.

 

 

NdA bis: Il racconto si spegne in alcuni punti per poi accendersi in un’altra scena; l’effetto è voluto nel senso che segue il filo dei sogni, che spesso si mescolano (come i caratteri che ho usato), si cambiano tra loro e rimangono confusi e nebulosi nella mente. Le rune me le sono inventate in base ai caratteri del computer. La frase “Non sento niente, non un suono… tranne il battito del mio cuore” è tratta dal film “C’è posta per te” nel momento in cui parte la canzone “Dreams” dei Cranberries; di questa canzone ho citato i seguenti versi: "So di averlo già sentito prima. Ma adesso lo sento sempre di più, perché viene da te. Perché sei un sogno per me”.

  
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