Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: bells swan    14/11/2011    17 recensioni
“Edward Anthony Masen Cullen è un guerriero e ha il fisico di un guerriero, lo sguardo fiero e possente di un futuro Re. Un uomo, forse un Consigliere della Corte visto l'età avanzata, si avvicina col cavallo al Principe, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Il Principe abbassa la testa per permettere all'uomo di parlare senza sporsi troppo dal suo cavallo. Alla fine, Edward alza la testa, lanciando un'occhiata alla folla riunita e passando in rassegna tutti quanti. Senza sapere il perchè, si sofferma su di me. Non tanto, solo tre secondi, ma bastano per fare un cenno al suo Consigliere nella mia direzione.”
- Edward è un Principe guerriero. Bella, la sua schiava...
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo so, è strano vedere una nota prima del capitolo visto che scrivo sempre alla fine ma qui è necessario.
Dunque, la storia è giunta al suo termine. Questo, secondo i miei calcoli, dovrebbe essere il penultimo capitolo, oppure il terzultimo. Quindi ancora uno – o due – capitolo e la storia terminerà. Non sto a dirvi nulla a questo proposito perché lascerò i miei sentimenti liberi quando pubblicherò il prossimo capitolo e metterò fine alla storia.
Comunque sia, dal capitolo precedente a questo, c’è un salto temporale di 5 giorni, sia chiaro, e il capitolo narra una giornata sola. Lo specifico nel caso vi poteste confondere : ) Il ciclo di Bella, anche se son passati 5 giorni, è terminato (c’è a chi dura 3 giorni, chi 4, chi 5, chi 6).
Niente note alla fine, vi auguro semplicemente buona lettura, sperando che il capitolo vi sia piaciuto come quelli scorsi.

p.s.: purtroppo questo capitolo è molto lungo e gli occhi mi stanno bruciando a forza di stare al pc; perdonatemi se non rispondo alle recensioni, sapete che lo faccio sempre e che - le rare volte che salto - è per motivi improrogabili.... Un bacio!



 
 

Image and video hosting by TinyPic


 

Edward farà ventisette anni tra sette giorni esatti.
Dal mio arrivo al palazzo reale, sono passati precisamente ventidue giorni e devo dire che non mi dispiace affatto.
Durante questi ultimi cinque giorni, ho fatto visita ai miei genitori spesso, rendendo mio padre e mia madre molto felici. Io non sono da meno.
Edward non è cambiato: è passionale, sebbene con il mio flusso mestruale – che fortunatamente è terminato – si sia dovuto contenere molto, ma mi rispetta. E poco sembra importargli il mio essere una semplice serva.
“Isabella, tutto bene?”
Mi risveglio dai miei pensieri, fissando confusa Esme. “Certo. Perché me lo domandi?” chiedo.
“Perché stai sorridendo. Pensavi a qualcosa in particolare?” chiede, un pizzico di malizia nel suo sguardo e nel tono della sua voce.
Arrossisco ancora di più, abbassando lo sguardo e sorridendo imbarazzata. “Nulla di interessante. Pensavo alla mia famiglia” spiego, mentendole.
“D’accordo.”
Il tono della voce di Esme mi fa capire che non ha creduto alla mia bugia ma lei non insiste e gliene sono grata.
 
Dal giorno in cui Edward mi ha permesso di vedere i miei genitori, dentro me ho il forte desiderio di ripagarlo per la felicità che mi ha causato. Posso rivedere quando voglio i miei genitori e sto con lui, cosa che non mi dispiace: sono doppiamente felice.
Ma, essendo una semplice serva, non posso ricambiarlo offrendogli un viaggio, o un gioiello, o qualcos’altro. Non posso nemmeno comprargli uno di quei libri classici che ama, non potendomelo permettere.
C’è una cosa, ben diversa da queste, che sfiora la mia mente da un bel po’. Un metodo di ringraziamento originale che spero possa renderlo felice quanto lo sono io.
Vorrei soddisfarlo. Intimamente. Solo che tutto ciò che so me lo ha insegnato lui… Quindi, l’unica cosa a cui sono riuscita a giungere è far visita a una di quelle donne che lavorano nelle varie locande del paese. Farmi spiegare varie cose, anche solo il minimo indispensabile.
Oggi Edward non c’è, è uscito insieme al Re per questioni di Stato. È la giornata ideale, perché Aro è con lui e nessuno si occupa di me, contrariamente agli altri giorni.
Edward ha fatto in modo che Jacob, un ragazzino che lavora alle scuderie, mi accompagnasse ogni qual volta desideravo andare a far visita ai miei genitori al villaggio.
È l’unico con il quale le Guardie Reali mi permettono di uscire, altrimenti posso dire addio ai miei piani.
Decisa più che mai ad andare alla locanda, poso con uno scatto il libro che stavo leggendo e porto con me uno scialle. Cammino velocemente, senza tuttavia correre per non destare sospetti. Quando arrivo nelle stalle, sospiro trovandovi già Jacob dentro.
“Ciao, Jacob.”
Jacob, preso alla sprovvista, si volta verso di me, illuminando il suo volto con uno splendido sorriso quando mi riconosce. “Ciao, Bella!” esclama, avvicinandosi entusiasta a me.
Nessuno mi ha mai chiamato con questo soprannome, è il primo ad utilizzarlo. Mi piace, è come se fossimo più intimi. Sorrido anche io. “Jacob, devo chiederti un favore.”
“Vuoi che ti accompagni dai tuoi genitori?” Jacob non si è mai irritato per il nuovo compito di Edward, tutt’altro. Ne sembra entusiasta, realmente felice.
Mi avvicino a lui, il sorriso scomparso sul mio volto. “No. Non da loro. Devi accompagnarmi in una delle locande di Madame Victoria.” Vedo il suo sorriso, sempre presente sul bel volto di ragazzo, scomparire lentamente quando il reale significato delle mie parole penetra nella sua mente. “Ma…”
“Ascoltami, Jacob. Nessuno dovrà mai venire a saperlo, nemmeno il Principe. Rimarremo poco, e poi andremo anche dai miei genitori, per non destare sospetto. Non farò nulla di male, te lo prometto, devo andarci perché… perché sì, non posso dirti altro, mi dispiace.”
Jacob è ancora più confuso ma non posso rivelargli il reale motivo della mia richiesta.
Tuttavia, annuisce. “Non lo dirò a nessuno… Ma per favore, Bella, andiamocene presto. Ho paura che se il Principe lo viene a scoprire mi faccia frustare” mormora, ansioso.
“Te lo prometto, Jacob” giuro, mettendomi una mano sul cuore.
Sospira, annuendo ancora. “Andiamo.”
 
“È questa la locanda meno famosa di Madame Victoria?” chiedo, scrutando attentamente il posto. Madame ha tante locande, per questo è una tra le donne del villaggio meglio conosciute. Non posso andare in una locanda qualunque, devo scegliere quella che da meno nell’occhio. Non posso rischiare.
“Sì. Entra Bella, ti vengo a prendere tra un quarto d’ora esatto, non di più!” esclama perentorio.
“Per me va bene, Jacob. Quindici minuti bastano e avanzano.” O almeno spero.
È il primo pomeriggio, e non c’è nessun uomo. Anche per questo motivo sono venuta adesso. Quando entro, è tutto buio, non vedo niente. “C’è nessuno?” esclamo, alzando la voce.
“Chi siete voi?” domanda una voce femminile, adulta.
Il locale si illumina, facendomi notare vari tavolini sparsi tutt’intorno. Niente di eclatante.
“Voi siete Madame Victoria?” domando. Voglio prima averne la conferma.
“Madame Victoria non è qui, ragazzina. Cosa vuoi da lei?” chiede perentoria. Sembra infastidita.
Mi avvicino. “Volevo solo porgerle delle domande, nulla contro di lei, o voi, o i suoi tanti locali. Solo a scopo personale” chiarisco, pensando sia questo il problema.
Difatti, noto la ruga tra le sopracciglia scomparire dalla fronte della donna, pur tuttavia mantenendo sempre un’espressione ansiosa. “Posso fidarmi?” chiede, titubante.
“Certamente. Non voglio creare problemi, davvero. Voglio fare delle domande, anche a voi potrei farle.”
“Domande su cosa?” chiede, sinceramente confusa.
Arrossisco, titubando io stavolta. “Domande… sull’atto fisico…” mormoro con fatica.
Il volto della ragazza si illumina in un sorriso molto dolce. “Quanti anni hai?” chiede.
“Diciassette.”
“Vuoi imparare a soddisfare tuo marito?” continua.
“No… cioè sì, devo soddisfare un uomo ma non è mio marito” chiarisco ancora.
Sospira, il sorriso scomparso. “Siediti.” Fa un cenno a uno dei tanti tavolini nel locale, sedendosi di fronte a me. Non c’è nessun’altro a parte noi due.
“Io ho ventidue anni. Alla tua età, non sapevo nemmeno cosa fosse l’orgasmo. Tu lo sai?”
Annuisco, arrossendo quando le parole di Edward, pronunciate cinque giorni fa, si fanno strada in me.
La ragazza bionda continua. “C’era un ragazzo… Si chiamava Garrett. Lui mi promise di sposarmi, se in cambio gli avessi dimostrato tutto il mio amore. Mi sono concessa a lui all’età di quindi anni. Sai cosa ha fatto dopo? Se n’è andato, lasciandomi da sola con un bambino appena nato. Suo figlio.”
“Oh mio Dio” sussurro, incapace di credere alla crudeltà di questo ragazzo. Di questofarabutto. “Lui lo sa?”
“Certo che lo sa, anche se mi ha accusato di mentirgli. Ma non importa.” Scuote la testa, scrollando le spalle. “Io non ti conosco, né tu conosci me. Se ti sto raccontando tutto questo è per farti capire che un uomo non sempre dice la verità. Se tu vuoi sapere come soddisfare il tuo ragazzo, per me va bene, ma non aspettarti che lui ti sposi.”
Scorgo dolore nei suoi occhi, un dolore che fa male persino a me. Le porgo la mia mano. “Sono Isabella.”
Aggrotta le sopracciglia. “Perché me lo chiedi?” mormora, confusa.
“Perché così mi conoscerai e io conoscerò te” spiego, divertita.
Sorride anche lei, prendendo la mia mano e stringendola. “Io mi chiamo Tanya. Allora, cosa vuoi sapere?”
 
Esattamente quindici minuti dopo, esco dalla locanda un tantino sconvolta. Le parole di Tanya, insieme al suo sguardo divertito per la mia espressione, rimbombano nella mia testa.
‘Prendigli il pene tra le mani e imita la penetrazione. Gli piacerà.”
Cioè, dovrei toccarlo? Con le mani dovrei toccare quel coso?
‘Leccala con la lingua. Prendila tra le labbra. Lo farà impazzire. Piacerà anche a te.’
Su questo dubito seriamente. Dio mio, il solo pensare alla mia testa fra le sue gambe a… a fare quella cosa mi fa venire la nausea!
“Bella!”
Sussulto quando sento qualcuno chiamare il mio nome. Mi rilasso quando capisco che è Jacob e salgo in carrozza.
“Tutto bene?” chiede, preoccupato.
“S-sì.” Sto ancora pensando.
 
Farlo o non farlo? Me lo domando da tutto il pomeriggio.
Dopo essere stati dai miei, io e Jacob siamo ritornati al palazzo prima che faccia buio ma di Edward nemmeno l’ombra. Jacob è rimasto nelle stalle, io sto per raggiungere le cucine. O meglio, vorrei, perché qualcuno mi chiama.
Sussulto quando vedo che quel qualcuno è Dimitri. Soprattutto, mi rendo conto che siamo soli.
“Ciao Isa, come stai?” chiede, sorridendomi e avvicinandosi a me.
Tento di ricambiare il sorriso senza dargli una brutta impressione. “Bene. E tu?” Perché se Jacob mi chiama Bella non mi disturba ma se Dimitri mi chiama Isa vorrei ricordargli il mio nome completo?
“Adesso meglio.” Sorride ancora di più, avvicinandosi e costringendomi ad arretrare. Sembra non notarlo. “Senti… che ne dici se d’ora in poi ti accompagno io da mamma e papà? Eh, che dici? Jacob è soltanto uno stupido ragazzino, io saprò proteggerti meglio” continua, annuendo alle sue stesse parole.
Mi indispettisco, abbandonando i buoni propositi. “Se Edward mi ha messo accanto Jacob ci sarà un motivo, no? Edward sa perfettamente che ha solo quattordici anni, ma l’ha fatto ugualmente. Quindi mi va bene” sentenzio.
Ride, accarezzandosi i capelli. “Oh, Isa, Isa… Adesso chiami il nostro Principe per nome? Devo ricordarti che fra di voi due non potrà mai esserci nulla? Servi solo a scaldargli il letto, ti getterà via come se fossi una vecchia camicia” sibila, serio.
Evito di rispondergli, benché vorrei solo schiaffeggiarlo, e mi giro, pronta ad andare via. Ma una mano mi costringe a voltarmi di nuovo, fronteggiandomi di Dimitri.
“Dimitri, non dovresti stare alle stalle?”
Volto la testa, ringraziando mentalmente Mike.
Dimitri abbassa la mano e io affianco immediatamente Mike. Dimitri non lo degna di una risposta. “Rammenta le mie parole, Isa. Ti renderai conto che non mi sto sbagliando. Ti getterà via non appena compirà gli anni, vedrai!” esclama.
“Che cosa?”
Mike, io e Dimitri ci voltiamo, trattenendo il fiato nell’osservare la figura sconvolta di Edward fissarlo vicino ad Aro.
“Mio Signore…”
“Cosa accadrà il giorno del mio compleanno?” continua Edward, con tono di voce che non ammette repliche.
Pentito, Dimitri scuote la testa. “Mio Signore, io non so cosa accadrà il giorno del vostro compleanno. So solo che il Re ha mandato a chiamare mia cugina Jane per servirvi” spiega, pentendosene subito dopo.
Guardo sconvolta Edward, per capire se lo sapeva o meno. È chiaro che Jane deve servirlo in un modo in particolare… e io? Che ne sarà di me?
Edward, però, sembra essere ancora più sconvolto di me. “Ti conviene scomparire. Adesso” intima a Dimitri, non ammettendo repliche.
Nemmeno s’inchina: Dimitri scappa letteralmente via.
“Che voleva dire quel figlio di puttana?” domanda immediatamente ad Aro, ignorando la presenza di una donna.
“Mio Signore, calmatevi…” Aro tenta di calmarlo ma invano.
“Che significa che manderanno a chiamare sua cugina? E Isabella che fa, la rimando a casa dopo essermela scopata per quasi un mese?”
È chiaro che non ragiona più e tuttavia non posso impedirmi di arrossire di fronte alle sue parole. O di non gioire notando che mi vuole ancora con sè, che mi vuole senza nessun’altra donna intorno.
Edward non aspetta risposta, si rivolge a Mike. “Accompagnala nelle sue stanze” ordina, prima di andarsene via. Aro lo segue immediatamente.
Io e Mike rimaniamo immobili senza capire. “Ti senti bene?” chiede infine, preoccupato, sorprendendomi della sua informalità.
“Sì. Grazie Mike.” Mi vien da sorridere quando vedo un po’ di rossore tingergli le guance.
“Dovere, signorina Swan. Andiamo.” È ritornato il buon vecchio Mike di sempre.
 
Non vado in camera; preferisco la biblioteca. Non appena entro dentro questa, mi scontro con un corpo forte e caldo. Tremendamente caldo. E anche tremendamente familiare.
“Edward!”
Non mormoro altro, Edward non me ne da in tempo. Mi conduce dentro la biblioteca, chiudendo la porta a chiave e premendo il suo corpo contro al mio, la mia schiena a sua volta contro il muro.
Non ho paura, è da un po’ che con Edward mi sento al sicuro. Non ho mai avuto paura; timore sì. Adesso, tutto ciò che sento è solo una forte eccitazione.
Respira affannosamente, come me, la sua fronte contro la mia.
I miei occhi sono catturati dalla sensuale visione delle sue labbra socchiuse, che ricordo perfettamente morbide e delicate. Anche nei momenti più passionali.
Come richiamate dai miei pensieri, le sue labbra si posano sulle mie nel più dolce dei baci. Ricambio immediatamente il bacio, posando le mie braccia intorno al suo collo. Mi stringe a sè con forza, invitandomi con i gesti a circondargli i fianchi con le mie gambe. È una posizione scomoda a forza dei miei abiti ma sembra non importargli poi molto.
Il bacio si intensifica, facendomi desiderare sempre di più.
Edward mi fa scendere, senza smettere di baciarmi. “Non ci arrivo in camera da letto” sussurra al mio orecchio, mordicchiandolo leggermente dopo avermi voltato, la mia schiena contro il suo petto.
Assaporo il momento, chiudendo gli occhi e riaprendoli in seguito, sospirando quando posso percepire il gonfiore tra le sue gambe premere sul mio fondoschiena. “Ma qui potrebbe entrare qualcuno...” sussurro, inclinando di lato la testa per dar maggior accesso alla sua bocca sul mio collo, le sue mani che toccano lascivamente il mio seno.
“No, non entrerà nessuno” continua, iniziando a slacciarmi l’abito da dietro.
Giusto: ha chiuso la porta.
“E se dovessero provare a entrare?” chiedo timorosa, quando mi fa voltare per mettersi davanti a lui, togliendomi definitivamente l’abito. Rimango solo con una leggera camiciola.
Mi sorride teneramente, facendomi aumentare i battiti del cuore. “Se proveranno ad entrare troveranno la porta chiusa. Sei al sicuro, Isabella.” La sua voce è melodiosa, capace di farmi socchiudere gli occhi al suo tono roco.
Sono al sicuro, e lo so. Me l’ha dimostrato tante di quelle volte che dubitarne sarebbe ingiusto da parte mia. E voglio dimostrargli che mi fido di lui, completamente, in modo assoluto.
Ricambio il sorriso, accarezzandogli la base del collo.
Edward mi riprende in braccio, baciandomi, e avviandosi verso la poltrona. Si siede, me sopra di lui, iniziando ad aprire la sua camicia.
“Lo possiamo fare qui? Non l’abbiamo mai fatto fuori dai tuoi appartamenti” sussurro, fissando le sue lunghe dita sbottonare la camicia; le stesse dita che mi hanno fatto più e più volte fremere in questi giorni.
“C’è sempre una prima volta per tutto” risponde prontamente Edward, divertito.
Sorrido apertamente, dandogli ragione.  Mentre si spoglia, lo bacio, strusciandomi su di lui e facendoci gemere entrambi.
La poca luce del giorno penetra dentro la grande biblioteca ma non mi vergogno. È strano ma è così. Edward mi fa sentire bene, mi fa sentire bella, desiderata. Una vera donna. Mi fa sentire speciale.  So che il nostro rapporto è destinato a terminare, ma al momento voglio godere di ogni aspetto positivo della faccenda. E voglio fare in modo che qualunque cosa accadrà, Edward si ricordi di me.
“Aspetta” sussurro, un’idea nella mia mente. Ricordo alla perfezione i consigli di Tanya e, anche se all’inizio mi sembravano assurdi, adesso desidero soddisfarlo più che mai. Se Tanya, una ragazza molto più esperta di me, afferma che l’uomo impazzisce se gli faccio una determinata cosa, ebbene, la farò.
Edward mi fissa confuso ma si ferma subito.
Un altro principe non l’avrebbe mai fatto…
Scendo dalle sue gambe, inginocchiandomi davanti a lui, le mie ginocchia sul pregiato tappeto della biblioteca.
Edward è riuscito a denudarsi; con fatica ma c’è riuscito.
“Isabella, che vuoi…?”
Lo interrompo prima che possa dire altro. Vedo che è davvero confuso, e non mi spiego il perché. Insomma, è un uomo! Saprà bene ciò che voglio fargli…
Come mi ha spiegato Tanya, accarezzo la sua erezione, alternando le strette, cercando di essere decisa e delicata allo stesso tempo. Potrei fargli molto male e questa è l’ultima cosa che voglio. Anzi, non lo voglio affatto.
Immediatamente, lo sento emettere un breve ansimo, gli occhi che gli si chiudono per un secondo. Ritorna a fissarmi, il respiro leggermente più veloce, l’espressione affamata. Continuo ad accarezzarlo, aumentando sempre di più il ritmo. Non vado troppo veloce, ma nemmeno lentamente. Il respiro di Edward si fa sempre più corto.
E quando vedo che non ce la fa più, abbasso lo sguardo sulla mia mano e sul suo membro uniti. Prenderlo o meno, in bocca? Tanya ha detto che quando accarezzi intimamente l’uomo, per lui è come impazzire ma mi ha detto anche che il piacere aumenta ancor di più se lo prendi tra le labbra. E per ripagare Edward, sono disposta a farlo, anche se preferirei farne a meno.
Sussulta quando trovo il coraggio per farlo, quando finalmente poggio le mie labbra sulla sua erezione. Posa una sua mano tra i miei capelli, stringendo senza tuttavia impormi nulla.
Inizio a succhiare piano, sorprendendomi. Non è male, è tutto il contrario di ciò che mi ha raccontato Tanya. Forse, a Tanya disgusta l’atto perché costretta a farlo… io ho voluto. O magari per altro, non so. Forse, sono io quella strana; forse a tutte le donne non piace tranne che a me. A me piace; c’è grande soddisfazione quando sento Edward in preda al piacere grazie a me durante le nostre notti. Adesso che faccio io qualcosa per lui – e non il contrario come sempre – la soddisfazione è certamente più alta.
E poi, Edward è così caldo, morbido e duro nello stesso tempo, ha un così buon odore che non può certamente ripugnarmi. Non provo piacere, questo sì, ma solo una gran soddisfazione, una soddisfazione che aumenta sempre più di grado ad ogni gemito più forte di Edward.
“Ma chi ti ha insegnato una cosa del genere?” domanda esterrefatto, senza tuttavia abbandonare la presa.
Non posso parlare; emetto solo un breve gemito che lo fa tremare ancora di più – per fargli capire che non appena mi lascerà stare risponderò. Ovviamente, non posso raccontargli di Tanya. Gli dirò che è stato un semplice atto dettato dal desiderio di soddisfarlo. Non posso essere sincera, ma voglio avvicinarmici.
Con uno scatto improvviso, mi tira su, mentre mi siedo a cavalcioni su di lui. Indirizza la sua erezione verso il mio centro, entrando in me senza attendere oltre. Fa male, tanto male. Ma non me ne pento.
Edward inizia a muoversi, perso, mentre anche io inizio a sentire quel languore familiare. Adesso anche come si chiama. Non è dolce, non è delicato, non si muove lentamente. È affamato, vorace, spinge forte e rudemente in me, ma invece che morire dal dolore sto impazzendo dal desiderio. Forse non sono tanto normale…
Dimentico persino di rispondergli, la mia priorità al momento è un’altra. È farlo tremare per la voglia che ha di me, esattamente come tremo io per l’intensità con cui lo desidero. Inizio a muoversi, seguendo i miei desideri, sapendo però che a lui piacerà di più.
Stringe la presa sulle mie gambe, aumentando ancor di più il ritmo. La sua testa si abbassa su un mio seno, catturando fra la labbra un capezzolo. Stringo la mia mano intorno ai suoi capelli, temendo quasi di fargli male. Continua a succhiare, senza fermarsi, facendomi gettare la testa indietro.
È incredibile fare una cosa del genere in pieno giorno, con le cameriere che circolano indisturbate per il palazzo. È incredibile che sia proprio io a farlo. Ma lo faccio. E sicuramente non me ne dispiaccio.
Emetto un gemito più strozzato degli altri quando raggiungo ciò che ora so chiamarsi orgasmo, seguita da Edward. Anche lui emette un ansito, allentando di poco la presa e respirando affannosamente.  Posa la fronte contro il mio petto, mentre entrambi cerchiamo di calmare i nostri respiri. Qualche secondo dopo nella mia completa immobilità, poggia la sua schiena contro la poltrona. Esce da me, facendo attenzione a non sporcare niente mettendo la sua camicia sotto di me e coprendoci me con la mia camiciola. Mi alza solo il tempo necessario per indossare i calzoni.
Mi attira immediatamente a sé non appena si siede, lasciandomi delicati baci lungo il collo, sulla guancia, sugli occhi. Su tutto il viso. Mi culla fra le sue braccia, mentre chiudo gli occhi e mi stringo a lui.
Il nostro tempo insieme finirà non appena sarà il suo compleanno, quindi non vedo motivo per non approfittarne il più possibile. Mancano solo sette giorni, dopotutto.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: bells swan