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Autore: Claire Piece    14/11/2011    5 recensioni
[storia completamente corretta ed epurata da errori grammaticali e sintattici]
"Ma io non voglio un principe e non voglio che tu lo sia… io voglio L e basta! Trovo che sia molto meglio che avere un principe che continua a chiedermi la mano o a dirmi di amarmi… Io voglio che nulla mi sia detto sempre in modo esplicito... voglio i fraintendimenti… amo proprio l’incapacità nel sapermi prendere, l’incostanza dell’ “a volte sì e a volte no”... voglio l’impulsività, la stranezza, la tentazione celata e costante...
Ecco cosa voglio. Sei tu."

La morte le aleggia costantemente intorno... La Wammy's House, geni, killer e l'amore per una persona irraggiungibile, L.
Una giovane donna stringerà tra sue mani tutto questo.
Ciao ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction.
Mi sono cimentata in un campo non mio, ma era molto che ero ispirata e così ho pensato "o la va o la spacca!" Così mi sono messa di buona volontà e ho iniziato a scrivere, da principio da sola e poi facendomi aiutare (purtroppo non sono un'esperta scrittrice e agli inizi non tutti siamo bravissimi) con la correzione degli errori
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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                           Minaccia

Mi prese un'inspiegabile sensazione…Panico, soggezione. Il tutto annullò la mia morbosa curiosità e non riuscii ad entrare.
Mentre mi dileguavo, avrei giurato che Lui si stesse per voltare e che si fosse addirittura affacciato sulla soglia della porta, ma credo che in quegli ultimi mesi di strane allucinazioni ne avevo avute abbastanza. Scendendo le scale mi meravigliai del fatto che ero sconvolta. Un senso di chiusura alla stomaco mi prese e l’asma, dovuta a quelle strane emozioni, mi mozzava il fiato.
Per puro caso incontrai il signor Wammy… Fortunatamente ero uscita dalla “zona vietata” di cui mi aveva parlato tempo prima… L’anziano signore mi prese e mi fece sedere sul sofà nel suo studio, porgendomi poi un bicchiere d’acqua.
“Che cosa le è successo Miss Belle?” domandò.
Il mio cervello riuscì a fare delle connessioni sensate e a fornire una risposta logica alla domanda.
“Soffro molto spesso di attacchi di panico....me ne scuso io...non...” avevo ancora l’agitazione giusta che riuscì a convincerlo della mia menzogna.
La verità è che soffro davvero di attacchi di panico, dovuti alla morte di mia madre. Questo dicevano i luminari che mi avevano psicoanalizzato ai tempi della mia perdita. Non prendetemi per pazza, ma per passare sopra a certi distacchi emotivi non basta un bel “andiamo avanti”… Rimane un marchio a fuoco.
Quando mi ripresi, riacquistai perfino qualcosa che somigliava al colore in viso. Quindi mi girai verso il signor Wammy “Lei ha dei figli per caso?” A quanto pare la mia ficcanasagine non aveva conosciuto i sui limiti con l’episodio di poco prima…
Lui lentamente si sedette su una poltroncina di fronte a me e ribattè “Ho molti figli qui, come può vedere” e gli si aprì un sorriso spontaneo, ma che comunque mi nascondeva qualcosa.
Risposi a mia volta solo sorridendo con una leggera punta di vergogna. Mi guardai intorno. Notai ogni particolare della stanza. Le tende perfettamente dritte a cadenti a terra, con lo sfondo della finestra dai cui spuntavano in bella mostra i rami fioriti di un albero, le pareti scure, i mobili in perfetto stile inglese, l’orologio a pendolo vicino alla finestra che scandiva quei leggeri ticchettii…
Ad un tratto sbarrai gli occhi.
Si erano fatte le nove di sera e nemmeno me ne ero accorta! Balzai dal sofà esclamando “Oh mio Dio!!E’ tardissimo, dovrei già essere a casa....”
Raccattai il golfino, di cui mi ero privata per via dell’attacco di “stupidità”…lo definirei così… e poi mi rivolsi di nuovo al signor Wammy “Ho sentito strane voci. Nel mio quartiere, negli ultimi tempi succedono, cose strane... Qualcuno entra negli appartamenti, rovista. Ma non ruba nulla. Queste cose mi spaventano molto e quindi, se non le dispiace signor Wammy, devo salutarla, così ho anche il tempo di chiudere bene porte e finestre… Non mi esalta l’idea di qualcuno che si fa i fatti miei in casa mia”.
Il signor Wammy era preoccupato in volto ed avvicinandoci alla porta tentennò un po’. Poi disse “Posso accompagnarla se vuole. Stia tranquilla, c’è sempre Roger a sostituirmi in questi momenti di assenza” .
Roger era una sorta di vice direttore e collaboratore del signor Wammy. Era un tipo molto calmo e con un animo buono. Alcuni ragazzi a volte si approfittavano di quest’ultima caratteristica e si prendevano gioco di lui.
L’offerta del signor Wammy mi allettò non poco e decisi di accettare.
Non ci mettemmo molto ad arrivare a casa mia, anche perché saranno stati seicento metri a piedi dall’orfanotrofio.
Appena arrivati notai qualcosa di strano… La luce del mio appartamento era accesa…
Ecco di nuovo l’ondata di panico che veniva su…
Il signor Wammy se ne accorse e mi prese per un braccio. Non me ne ero resa conto, ma stavo tremando. Lui mi aiutò con mia grande fatica a salire le scale. Avevo una tremenda paura di inserire le chiavi nella serratura.
Sì… stavo ancora tremando!
-Oh mio dio!- pensai. Il signor Wammy mi prese la mano e finalmente aprimmo la porta. Sbarrai gli occhi.
Non capii nulla.
Davanti a me dominava una scritta fatta completamente di sangue…: VATTENE TU SEI SOLO UN OSTACOLO.
Corsi immediatamente in camera mia, lì c’era il cofanetto porta gioie di mia madre, l’unica cosa che avevo portato con me quando avevo deciso di partire. Dentro non c’erano gioielli o particolari valori. Era di mia madre, era semplicemente qualcosa di suo, punto.
Con grande sorpresa potei constatare che la mia camera fosse intatta, con un ordine che strideva in confronto alla caotica situazione che c’era nel soggiorno....
Ma la sensazione di sollievo durò poco…
I miei occhi finirono sul comodino.
Ricordo solo le lacrime.
Ricordo di essere caduta a terra con in mano il porta gioie in frantumi.
Era completamente rosso… era stato immerso nel sangue…
I piccoli tesori erano sparsi ovunque e i danni procurati al cofanetto erano irreparabili.
Sentendo il silenzio, alternato ai singhiozzi, il signor Wammy varcò la soglia della mia stanza. Aveva un’espressione indecifrabile, sembrava quasi sapere cosa potesse essere successo… Che quello non era un semplice furto, era una minaccia, un avvertimento.
Sentii il signor Wammy che cercava di sollevarmi e mi girai di scatto gli occhi sgranati, dai quali sgorgavano copiose le lacrime. Quasi avevo scordato che anche lui era lì con me. Mi alzò da terra e carezzandomi i capelli mi disse “Belle, è il caso che tu ti stabilisca all’orfanotrofio per la tua sicurezza. Non preoccuparti, mi occuperò di tutto io. Ora andiamo, oggi non hai avuto una bella giornata”
In quella situazione irreale riuscii ad accorgermi che mi stava dando del tu e mi parlava come ad una figlia, con pacatezza e infondendomi una calma assurda, che mi faceva provare un forte senso di colpa per la contraddittorietà della situazione. Mi sentivo estenuata e divenni quasi apatica. Ed il mio sguardo cadde su uno dei tanti oggetti brillanti a terra. Era lui, uno degli anelli che preferivo tra le gioie di mia madre. Aveva la forma di una coroncina, con una pietra rossa incastonata al centro. Mi accucciai a terra, lo raccolsi e lo misi all’indice sinistro, perchè la piccola misura non mi sarebbe entrato in nessun altro dito, credo. Allontanandomi da quella che in quel nuovo posto chiamavo “casa”, mi prese una sensazione mista tra la liberazione e la paura di aver perso qualcosa di prezioso.
Ora ritengo che quella non fosse la paura dell’estraneo che aveva tentato di rubare in casa o quella del porta gioie distrutto in mille pezzi...
No. Quella sensazione era un orrore tangibile e vero: adesso non avevo più qualcosa di materiale e concreto che mi legasse a Lei... a mia madre...
Mi chiesi -può esserci qualcosa di peggio di tutto questo? Potrei soffrire più di adesso?-

Giunti alla Wammy’s House, ho vaghe tracce dei momenti precedenti il sentirmi rimboccare le coperte dal signor Wammy e chiudere gli occhi.
Ma sono sicura di averlo rivisto, Lui. Alle spalle del signor Wammy. Alto, magro, bianco quanto me, ma così sfocato...
Caddi in un profondo sonno con sogni quanto meno deliranti.

   
 
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