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Autore: suinogiallo    12/07/2006    6 recensioni
Una raccolta di miei racconti brevi, tristi, allegri, senza senso, scritti in poche ore o in molti giorni ma tutti con una cosa in comune, nati di Notte quando la mente inizia a vagare per conto suo e vengono le idee più strane.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vittime di Guerra
Vittime di Guerra
Di Suinogiallo


Mi chiamo Abdel Makim Youssuf, ho ventidue anni e sono nato e cresciuto a Bagdad.
Gran bella città. Prima delle bombe, prima degli americani.
Studiavo giurisprudenza all’università. Bei voti, un futuro forse radioso.
Adesso è tutto distrutto, come l’università, come la mia città, come la mia famiglia.
Mia madre è morta sotto i bombardamenti, mio padre è stato arrestato dagli americani e non so dove sia adesso. Forse è morto anche lui.
E tra qualche minuto sarò morto anche io.
Sto guidando una vecchia auto italiana, non so di che marca, so solo che puzza di pesce e di morto.
Per il pesce non so, per il morto è perché l’abbiamo trovata con un cadavere ormai putrefatto dentro.
Aveva un buco grande come un pugno nella testa.
Cammina lenta, come un vecchio in agonia. Ha gli ammortizzatori che gemono ad ogni buca e, ad ogni buca ho una paura sfottuta che tutto quanto salti per aria.
Perché sto guidando un autobomba. E sono io stesso una bomba.
Intorno alla vita ho una cintura che pesa dieci chili. Esplosivo, chiodi e bulloni.
Arriverò fin dove potrò con l’auto, poi scenderò ed innescherò l’esplosivo che la imbottisce.
C4, forse simtek, forse polvere nera. Non so cosa sia.
Scenderò da questa vecchia auto che puzza di pesce e di morto e camminerò per la strada.
Mi avvicinerò al posto di blocco alzando le mani e cercando di spiegare nel mio inglese stentato che la macchina ha avuto un guasto, che non si muove più, che si è rotta.
E mi crederanno.
Ho una faccia che ispira fiducia.
Non sembro quasi neanche un arabo. Non ho la barba ed i miei capelli sono biondi. Non naturali ovviamente, li ho tinti proprio per questo scopo. Ma la carnagione è pallida, quasi cerea.
Mi hanno scelto proprio per questo motivo.
Ho la faccia del bravo ragazzo, di quello che non gli passerebbe neanche per l’anticamera del cervello di farsi saltare in aria con una bomba attorcigliata intorno alla vita.
Mi faranno avvicinare a loro.
Ho già provato.
Due giorni fa.
Stesso tragitto. Stesso copione. Stessa auto.
Però pulita. Senza esplosivo.
E mi hanno fatto passare.
Poi sono tornato indietro dopo qualche ora con due amici che mi hanno aiutato a portare via l’auto.
Con il mio inglese stentato, che fatica però dover storpiare parole che conosco benissimo, dirò che sono rimasto di nuovo senza benzina. Qui è razionata e al mercato nero costa troppo.
Quanti rimangono senza benzina.
Tanti. Ed uno in più non fa di certo scalpore.
Mi avvicinerò e quando sarà il momento schiaccerò il piccolo tasto del detonatore che ho in tasca.
Neanche un secondo.
L’impulso farà esplodere insieme sia l’esplosivo che è nella macchina, sia quello che ho indosso e tutto sarà finito.
Cosi in fretta che neanche me ne renderò conto.
Paura ?
Certo che ho paura.
Chi non ha paura di morire.
Stronzate quelle che vogliono che noi non abbiamo paura della morte.
Tutti hanno paura della morte.
Io ho paura della morte.
Ma se la morte è giusta.
Se la morte è per il mio paese e contro gli oppressori che sono qui per il nostro petrolio.
Se questa mia morte servirà a portare all’inferno chi ci vorrebbe tutti mangiatori di patatine e hamburger sarà una morte giusta.
Ed io, anche se ho paura della morte, morirò.
Perché questa mia morte sarà una morte giusta.

Mi chiamo Stephen Killroy, ed ho ventidue anni. Sono nato a Little Rock, Maine, e sono un marine.
Sono qui a Baghdad da sei mesi ed ogni santo giorno sono a questo fottuto posto di blocco a controllare chi entra e chi esce, sempre con il dito sul grilletto e sempre con la paura fottuta che qualche pazzo di kamikaze mi si faccia esplodere davanti.
Con noi ci sono agenti della polizia irachena, la nuova polizia. Bravi ragazzi, addestrati da cani, ma pieni di buona volontà e di tanta fame. Solo chi ha tanta fame può accettare di fare da bersaglio mobile per questi bastardi che non vedono l’ora di farsi saltare in aria insieme a più gente possibile.
Merda, ma cosa vogliono di più ? Gli abbiamo dato la libertà, abbiamo eliminato il tiranno che li opprimeva, stiamo lavorando per aiutarli a farsi una nuova vita e loro, per tutto ringraziamento si mettono una bella cintura esplosiva e si vengono a far saltare a due passi da noi.
Non puoi stare mai tranquillo.
Qualsiasi auto può nascondere un kamikaze ed ogni volta che si avviciniamo per un controllo sentiamo il cuore che si mette a pompare da matti ed il culo che si stringe.
Ho visto gli effetti di un esplosione su di un corpo umano. Ti ritrovi sparpagliato tutto in giro e se sei fortunato magari muori subito, altrimenti magari ti ritrovi su di una sedia a rotelle senza gambe e braccia, e magari anche senza qualche altra cosa, ma con una bella medaglia sul petto.
Se la ficcassero su per il culo la medaglia. Una passeggiata. Cosi ci avevano detto.
Andiamo, bombardiamo e poi entriamo in città con la gente che ci lancerà fiori e le ragazze che faranno a gara per venire a divertirsi con noi.
Fottuti tutti. Si, altro che fiori, ci hanno lanciato addosso di tutto e adesso ci lanciano addosso le autobomba, e tanto chi ha deciso che dovevamo venire qui se ne sta da qualche parte, bello tranquillo. Tanto, mica ci sta lui qui, con un mitra a farsela nei calzoni ogni volta che un auto arriva magari troppo veloce ad un posto di blocco, che poi, se parte un colpo o due e qualcuno ci lascia la pelle tutti ad incazzarsi e a dire che siamo tutti dei cowboys dal grilletto facile.
Stateci voi qui, che ve ne state belli tranquilli seduti sui vostri divani a bere birra e a guardare la guerra dalla tranquillità del vostro salotto, poi voglio vedere se non premereste anche voi il grilletto al primo segno ostile, fosse anche solo un auto che arriva troppo veloce ad un posto di blocco.
Paura ?
E chi cazzo volete che non ha paura.
Qui ogni volta che usciamo per le strade non sappiamo mai come torneremo a casa, se avvolti nella stars and stripe dentro una bara, o senza una gamba o un braccio, e tutto perché qualche fottuto idiota pensa che sia giusto farsi saltare in aria. Gliela infilerei su per il buco del culo quella dannata cintura esplosiva e poi lo farei saltare in aria.
Dicono che è una morte giusta, che lo fanno per combattere contro noi oppressori, anche quando si fanno saltare in aria e ammazzano dei ragazzini.
Morte giusta.
Esiste forse una morte giusta?
Esiste forse un omicidio giusto?
Esiste forse qualcosa di giusto in tutto questo?

Mi chiamo, come tanti altri, ed ho gli anni che hanno in molti, e vivevo qui, a Baghdad.
Prima della guerra andavo a scuola o facevo un lavoro come tutti, ero felice e triste, ero solo e in compagnia, ero ricco ma anche povero, ero un uomo cosi come ero una donna.
Vivevo in una bella casa, con un bel giardino e vivevo in una catapecchia senza neanche il bagno. Facevo parte del regime ed ero perseguitato da esso.
Sono morto sotto una bomba americana e sono stato ucciso da un’autobomba dei miei fratelli.
Adesso sono solo una vittima di questa guerra.

Vittime di Guerra

2005 © Suinogiallo

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Quattro Chiacchiere Con L’autore

Questa storia la presentai all'inizio con un'altro nick, Vvardenfell, con il quale avevo scritto altre storie corte e molto diverse dal mio stile solito, poi la spostati sotto al mio nick ufficiale e adesso fa parte di questa raccolta di one shot.
Come è nata questa storia?
Beh, posso dire che è nata una notte, di fronte allo schermo bianco di un pc.
La prima parte è venuta cosi, rapida, da sola, senza neanche cercarla, il resto è venuto poi di conseguenza. Una storia contro la guerra, dalla parte di chi la guerra la subisce e anche dalla parte di chi la guerra la fa perche deve farla.
Una storia che nasce anche davanti a telegiornali, quando si sentono notizie di bombardamenti e di autobombe, di militari morti e di civili vittime collaterali, una storia che è ambientata in Iraq ma che potrebbe essere ambientata in molti altri posti, basterebbe solo cambiare qualche nome.
Una storia che spero piacerà.

Suinogiallo
   
 
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