MEZZ’ESTATE
Narcissa
si avvicinò al figlio, che
osservava la grande sala con le braccia incrociate sul petto e uno
sguardo
indifferente.
“Ti
avevo chiesto di fare almeno
finta di non sembrare troppo annoiato.” gli disse sospirando.
“Questo
è il meglio che riesco a
fare.”
“Potresti
almeno avvicinarti agli
ospiti, invece di startene in un angolo…”
“Non
c’è nessuno d’interessante.”
“Lo
so, tesoro, lo so,
è per questo che ti avevo chiesto di
fare finta. – Draco sorrise; il primo sorriso della serata.
– Ecco,
quest’espressione è molto più adatta a
una festa.” aggiunse prendendolo a
braccetto. Il giovane le accarezzò lentamente una mano,
ingioiellata e ancora
morbida. Sua madre adorava le proprie mani; diceva sempre che per
indossare
certi gioielli ci vogliono mani perfette, e le sue lo erano.
“Be’,
la serata non sta andando
così male.” disse Draco.
“Sei
gentile, ma non sono stupida;
la festa è un disastro. Un tempo riempivamo tutta la sala:
la festa di
Mezz’Estate dei Malfoy era uno dei più importanti
eventi dell’anno, e solo le
più importanti famiglie Purosangue potevano partecipare.
Questa festa è uno dei
miei primi ricordi… Io avevo quattro anni, tuo padre sei.
Chi avrebbe potuto
immaginare che quindici anni dopo avremmo annunciato il nostro
fidanzamento, a
quella stessa festa?” Narcissa sorrise, rigirando
pensosamente la fede al dito.
“Mamma,
ti prego, non voglio
ascoltare racconti del secolo scorso.” la donna gli diede una
leggera spallata.
“Tua
nonna mi crucerebbe, se fosse
ancora qui; direbbe che è colpa mia se la festa è
un disastro. Siamo a malapena
trenta… alcune famiglie non hanno nemmeno risposto
all’invito.”
“Temo
che il tempo dei Purosangue
sia finito, mamma. Il nostro tempo.” sussurrò
Draco. Sentì le mani della madre
tremare.
“Io
sono troppo vecchia per
cambiare vita… ma il tuo tempo non è nemmeno
arrivato. – gli disse cercando di
sorridere. – Goditi la festa; ho paura che sarà
l’ultima che daremo.”
“E’
davvero bellissima, grazie a te.”
La
donna gli rivolse uno sguardo
pieno di gratitudine.
“Credo
che andrò a recuperare tuo
padre; quando beve troppo diventa davvero insopportabilmente irritante.
–
Narcissa si staccò dolcemente dal figlio. - Le focaccine
ripiene sono squisite;
ti consiglio di prendere un paio prima che finiscano.”
aggiunse prima di andare
alla ricerca del marito.
Draco
si sistemò la giacca e cercò
di assumere un’espressione almeno vagamente felice.
Arrivato
al tavolo del buffet si
scontrò con una ragazza che, a quanto pareva, stava puntando
le focaccine come
lui.
“Prego,
dopo di lei.” disse
tirandosi indietro. La giovane prese un paio di focaccine, le mise su
un
piattino e glielo porse.
“Era
quello che volevi, no? Io cercavo
altri dolcetti al cioccolato, ma mi sa proprio che sono già
finiti.” gli disse
sbuffando.
“Grazie.
Se vuole posso chiedere
alle cucine di farne altri.” disse Draco prendendo il piatto.
“Se
vuole? Non mi hai riconosciuta,
vero?” gli chiese la ragazza appoggiando una mano sul fianco.
Draco la guardò
con attenzione: capelli castani schiariti dal sole, occhi neri,
vestitino blu e
tacchi alti. Senza gli sarebbe arrivata a malapena alla spalla.
Aveva
qualcosa di vagamente
familiare.
“Ehm…
sei quella lontana cugina Rosier?”
“No!
Sono Astoria. Astoria
Greengrass. La sorella di Daphne!” rispose la ragazza.
“Ah,
Astoria! Mi sembravi
familiare, in qualche modo. Sei…”
“Cresciuta?
Non credo proprio, ho
smesso di farlo a quattordici anni. Ora ne ho diciannove, in caso te lo
stessi
chiedendo.”
“In
effetti, me lo stavo chiedendo.
Hai finito Hogwarts quest’anno?”
“Sì,
ho appena preso i M.A.G.O.;
ora mi sto godendo le meritate vacanze. – disse sorridendo.
Era piuttosto
abbronzata; il naso si era ricoperto di minuscole macchioline scure.
Draco
ricordava vagamente uno scricciolo attaccato a Daphne durante il loro
terzo
anno, poi qualche saluto distratto in Sala Comune o per i corridoi.
– E tu cosa
fai, adesso?”
“Ho
appena finito un tirocinio di
due anni al Ministero, nella Commissione per le Pozioni Sperimentali;
ci sono
buone probabilità che mi assumano.“ rispose
abbozzando un sorriso.
“Oh,
complimenti! Io sto cercando
di convincere i miei che la Scuola di Specializzazione in Erbologia non
è una
totale perdita di tempo e denaro. Sai, dopo una figlia che vuole
diventare
magiavvocato, speravano che io scegliessi qualcosa di più
elevato rispetto a
raccogli erbacce. Dicono che è un lavoro da elfo.”
disse scrollando le spalle.
“Delle
buone erbe sono fondamentali
per la riuscita di una pozione; un elfo non sarebbe in grado di
sceglierle!”
replicò Draco. Sembrava scandalizzato.
“Io
lo so, prova a dirlo a loro! –
esclamò Astoria annuendo con vigore. – Tra
l’altro Daphne non sta andando molto
bene, ma non amano parlarne.” aggiunse in un sussurro.
“Effettivamente
ero piuttosto
stupito che avesse scelto una carriera così dura…
non mi è mai sembrata particolarmente
interessata alla Magisprudenza.”
“Da
secoli c’è almeno un Greengrass
magiavvocato in ogni generazione; lo studio di famiglia è
sempre stato molto
rispettato, ma negli ultimi anni siamo rimasti in pochi. Mio zio,
l’unico
fratello di mio padre, non ha avuto figli, e non sembra intenzionato ad
averne.
E mio padre… be’, ha avuto solo Daphne. E
me.” disse sistemandosi nervosamente
un bracciale. Sembrava quasi imbarazzata.
“Non
mi sembri così tremenda da
poter rappresentare una delusione per i tuoi
genitori…” disse lentamente Draco.
“Vedi,
per sette mesi i miei hanno
immaginato la mia vita in ogni più piccolo dettaglio:
un’infanzia felice,
Hogwarts, tutti i M.A.G.O., poi la Scuola di Specializzazione in
Magisprudenza e
una brillante carriera. Avrei dovuto essere un altro piccolo, perfetto
Greengrass dagli occhi verdi. Avrei dovuto essere un maschio.
– Astoria fece
una breve pausa. – Il dottore aveva detto loro che era un
maschio. E loro mi
amano comunque, adesso, ma a volte vorrebbero davvero che io fossi un
maschio,
lo so. La nostra famiglia è finita, senza eredi. E Daphne
sta cercando
disperatamente di mantenere una tradizione: almeno un Greengrass per
generazione dev’essere magiavvocato. Sperava che fosse
più facile, però.” concluse
con un profondo sospiro.
“Non
si sono resi conto che il
mondo è cambiato, eh? – disse Draco appoggiando il
piattino, ora vuoto. Astoria
gli passò un tovagliolino, annuendo velocemente. –
Grazie.”
“Prego.”
rispose con un sorriso
timido.
“Anche
questa è una tradizione. Una
stupida tradizione. Balliamo per non affrontare la realtà.
Ma balliamo solo tra
Purosangue, eh. Come se questo avesse ancora importanza.”
disse guardando le
poche coppie che danzavano al centro della sala. Erano solo macerie di
un mondo
distrutto, un mondo che non esisteva più, ma si rifiutavano
comunque di
smettere di ballare.
“Oh,
in tal caso io sono
un’imbucata, allora. – disse Astoria. Draco le
lanciò uno sguardo
interrogativo. – Sai tenere un segreto?” gli chiese
abbassando la voce.
“Per
quasi un anno nessuno si è
accorto che stavo cercando di uccidere Silente. A parte Silente stesso,
intendo.”
“Bastava
un sì. Comunque, il
cognome della mia famiglia deriva dal fatto che per secoli il nostro
tratto
distintivo sono stati gli occhi verdi. Verdi come l’erba.
Sì, non è molto
originale, lo so. – disse prima che Draco potesse fare
qualche battuta. Il
giovane sorrise. – Quindi i miei antenati hanno sempre
cercato di preservare
questa caratteristica, accettando di buon grado anche i matrimoni tra
cugini.
Mia sorella ha gli occhi verdi, entrambi i miei genitori hanno gli
occhi verdi,
mio zio, mio nonno… tutti hanno gli occhi verdi, tranne
me.”
“Stai
cercando di dirmi che tua
madre ti ha avuta con un tizio dagli occhi neri, e non sa se era un
mago?”
“No!
E a mia madre non farebbe
piacere sentire una cosa del genere. – disse Astoria con una
smorfia. – Da
piccola questa cosa mi rendeva triste, perché mi sentivo
esclusa… e brutta.
Finché non ho notato che mia nonna aveva gli occhi proprio
come i miei. Hai mai
incontrato mia nonna?”
“Credo
di sì, ma non mi ricordo di
preciso di lei.”
“Esile,
capelli neri, carnagione
ambrata… occhi neri?”
“Negli
ultimi anni non era molto
esile, però?”
“No,
non molto, in effetti. Fatto
sta che mia nonna non era legata in alcun modo alla famiglia
Greengrass, e
ovviamente non rispondeva al requisito degli occhi verdi, o almeno
chiari. Un
bel giorno mio nonno la incontrò a Londra, e
s’innamorò di lei; lavorava a
King’s Cross, vendeva i biglietti. I biglietti dei treni
Babbani.”
“E
perché una strega dovrebbe fare
una cosa del genere?”
“Forse
perché non era una strega...
mia nonna era una Babbana.”
“Una
nata Babbana, intendi?” le
chiese Draco.
“No,
una Babbana. Una Babbana fatta
e finita. Ma mio nonno l’amava troppo, così
s’inventò che era una nobile
Purosangue mediorientale trasferitasi da poco in Inghilterra. Le
raccontò tutto
del nostro mondo e le comprò una bacchetta, ma nessuno la
vide mai compiere una
magia. Semplicemente perché non poteva.” rispose
Astoria stringendosi nelle
spalle.
“Quindi
la tua famiglia non è più
Purosangue?...”
“No.
Ed io ne sono la prova
vivente. Ho gli occhi neri come il peccato di cui si è
macchiato mio nonno. –
disse solennemente, prima di mettersi a ridere. – Nessuno lo
sa, a parte me;
mio nonno lanciava gli incantesimi al posto suo. Non l’ha mai
capito nemmeno
mio padre. Li hanno fregati tutti per trent’anni. Vi hanno
fregati. – si corresse
da sola. - Ora sei il portatore di un importantissimo
segreto.”
“E
non hai paura che lo dica a
qualcuno?”
“Nessuno
ti crederebbe. E potrei
sempre obliviarti.” tirò fuori la bacchetta dalla
borsa con un gesto veloce.
Draco alzò le mani in segno di resa.
“Mi
arrendo. Il tuo segreto è al
sicuro con me.” disse mimando l’atto di cucirsi la
bocca con due dita. Astoria
mise a posto la bacchetta.
“Tra
qualche anno questa questione
del sangue sarà dimenticata da tutti; non porta
più nessun privilegio. Ma
vorrei lasciare intatta la memoria dei miei nonni. Si amavano davvero
molto. –
disse guardando la sala. La musica continuava, ma sempre meno coppie
ballavano.
– Uno dei miei primi ricordi è in questa sala,
sai? C’erano anche i miei nonni.
E mi ricordo anche di te.” aggiunse con un cenno del capo
verso il giovane.
Draco
la guardò negli occhi: provò
l’irrefrenabile impulso di stringerla, e baciare quel naso
ricoperto di
lentiggini. Si limitò a toccarle una mano.
“Senti,
che ne dici di dare
scandalo ballando insieme? – le chiese dopo qualche secondo
di silenzio. – Un
Malfoy non ha mai ballato con una donna che non fosse una Purosangue in
questa
sala; saresti la prima.”
Astoria
si sistemò ancora una volta
un braccialetto, nervosa.
“Io…
sì, sì. Ne sarei onorata,
grazie.” disse stringendo la mano del ragazzo.
Danzarono
insieme tutta la sera, e
dopo la fine della festa Draco la portò nelle cucine e fece
preparare altri
dolcetti al cioccolato.
L’anno
successivo, il ragazzo pregò
la madre di dare ancora la festa di Mezz’Estate; da quasi un
anno si mormorava
che il giovane Malfoy e la piccola Greengrass si frequentassero, ma
loro non
avevano mai confermato nulla. Non avevano mai neanche smentito,
dicevano i più
pettegoli.
Ballarono
ancora insieme per tutta
la serata, così come l’anno successivo; le voci di
un loro matrimonio segreto
si rincorrevano sempre più insistentemente. Qualcuno disse
che Astoria sembrava
ingrassata, e subito tutti si convinsero che fosse incinta. Loro
ballavano e
sorridevano, senza curarsi degli altri.
Ad
un certo punto effettivamente si
sposarono, ma invitarono solo i parenti più stretti. La
ristretta comunità dei
Purosangue si era ormai completamente disgregata.
Alla
festa di cinque anni dopo
Astoria ballò veramente poco; era all’ottavo mese
di gravidanza.
Anche
se sono una fan convinta
della coppia Draco/Hermione, non potevo continuare a fare finta che
Astoria non
esistesse… XD
Io
l’ho immaginata così, dato che
la Rowling non ci ha detto nulla dei lei; spero che la
“mia” Astoria vi sia
piaciuta.
Grazie
per essere arrivati fin qui!
:)
Contessa