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Autore: Lovely Grace    14/11/2011    7 recensioni
Edward Cullen è un giovane militare arruolatosi nell'esercito a soli diciotto anni. Il suo unico obbiettivo è quello di servire la sua Nazione.
Isabella Swan è una giovane studentessa universitaria che vive con la madre a Phoenix, la città del sole.
Edward Cullen e Isabella Swan s'incontreranno in un caldo ed assolato pomeriggio d'estate, su una spiaggia di Phoenix.
Hanno solo un'estate per amarsi prima che Edward ritorni a combattere in afghanistan, senza sapere se tornerà o meno...
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Note dell'autrice

Buonasera.
Inannzitutto, scusate per il mancato aggiornamento la scorsa settimana, ma è stato davvero un delirio. Spero che questa settimana sia migliore, me lo auguro con tutto il cuore.
Non posso garantirvi un aggiornamento fisso, ma posso assicurarvi che  prima o poi, in maniera discontinua, purtroppo, l'aggiornamento ci sarà. Ripeto: NON HO INTENZIONE Nè DI SOSPENDERE Nè DI CANCELLARE LA STORIA! 
Spero possiate capirmi che continuare a seguirmi, anche se non puntualmente una volta a settimana.
Per chi ha chiesto in quale giorno cade l'aggiornamento, non ho una risposta sicura, ma più o meno penso di continuare a postare il lunedì.
Eccovi qui il capitolo. Non è molto bello, la prima parte è noiosa, lo so, ho avuto moltissime difficoltà nello scriverlo, ma purtroppo è un capitolo importantissimo per lo sviluppo della storia, ci doveva essere.
Detto questo, spero comunque di sentire una vostra opinione. Scusate nel caso ci siano alcuni errori, ma ho appena scritto il capitolo e gli occhi mi si stanno praticamente chiudendo causa insonnia notturna.
 Ci leggiamo sotto, buona lettura :)


Capitolo 15

Edward Pov

Point of no return

“Allora, allenatore, quali acrobazie sono previste per questo intenso pomeriggio di allenamento?” La voce tranquilla di Bella, ormai immersa nell’acqua fino alle clavicole, allontanò tutte le preoccupazioni nate grazie alle parole di Alice, quella mattina.
Un litigio con Jacob Black. Ecco cosa aveva sognato.
Credevo fermamente ai presagi di Alice, ma spesso le sue sensazioni cambiavano, i suoi sogni si realizzavano in modo completamente diverso… E non riuscivo proprio ad immaginare un mio litigio con lui…
“Sei pronta per imparare lo stile della rana?” Tornai a concentrarmi su di lei, cosa che tra l’altro non mi veniva nemmeno difficile.
Bella sorrise, le sue labbra si incurvarono dolcemente verso l’alto e i suoi occhi si illuminarono.
Ero fiero di lei, dei suoi progressi: aveva sconfitto la sua paura più grande, grazie a me.
Annuì tranquilla, schizzandomi con l’acqua, come molte volte aveva fatto.
“Però” Aggiunse avvicinandosi a me, fino ad arrivare al mio orecchio. “Voglio un premio dopo” Sussurrò facendomi rabbrividire.
“Vedremo, vedremo” Sussurrai Bagnandomi i capelli, recuperando il controllo.
Era passata ormai una settimana da quando avevamo iniziato con le nostre lezioni, e Bella aveva davvero superato sé stessa, stupendomi ogni giorno di più.
Erano le dieci del mattino, il sole era ormai alto nel cielo, e l’oceano era ancora calmo, l’acqua era calda, molto di più rispetto al normale.
In quella settimana di lezioni, la pelle di Bella era completamente cambiata: si era abbronzata.
Invece di essere bianca come il latte, la sua carnagione era dorata. E le donava incredibilmente.
“Terra chiama Edward” Solo in quel momento mi resi conto che, probabilmente, me ne stavo fermo a fissare il vuoto da parecchio ormai.
“Non credi che sia meglio che tu mi mostri cosa fare?” Disse ridacchiando, spostandosi i capelli all’indietro.
Sembrava una sirena.
“Dimostrazione. Uhm, certo” Borbottai ritornando con i piedi ben piantati a terra.
Le mostrai quello stile che tanto amavo, cercando di essere il meno imbranato possibile.
Quando fu il suo turno di provare, si mosse con un’agilità e coordinazione che nemmeno lei pensava di avere.
“Come sono andata?” Domandò eccitata fermandosi per riprendere fiato.
Sorrisi. “Direi che non c’è bisogno di me, a questo punto.”
Ridacchiò, prendendomi per mano e avvicinandosi a me.
“ Ti sbagli, invece. È proprio ora che mi servi” Rispose facendomi l’occhiolino, scoppiando a ridere subito dopo.
Non capii subito ciò che intendesse dire, e al momento non vi prestai nemmeno troppa attenzione, concentrandomi di nuovo di quella sorta di lezione.
In fondo, anche se continuavamo a chiamarla tale, era molto, molto di più di una semplice lezione di nuoto…
“Prova ad aprire un po’ di più le gambe, come un ranocchio” Suggerii, vedendo il viso di Bella avvampare, facendomi scoppiare a ridere.
Mi divertivo a provocarla in quel modo, amavo le sue guance rosse, il suo sguardo imbarazzato. La facevano sembrare ancora più viva, più allegra, più bella.
In quel momento, Bella tirò un urlo talmente soffocato che temetti fosse scivolata nell’acqua.
Mi voltai istintivamente, trovandola a pochi passi da me, in piedi, una smorfia di dolore sul suo viso.
“Che succede?” Domandai affiancandola immediatamente.
“Non lo so, credo mi abbia punto qualcosa” Rispose alzando la gamba destra e ispezionando la pelle alla ricerca del danno.
Ma non c’era poi da cercare molto, dato che una serie di bolle facevano bella mostra di sé in alto, sulla sua coscia.
“è una medusa. Ti fa molto male?” Domandai sfiorando delicatamente una delle tante bollicine.
“Direi di sì” Borbottò Bella, evidentemente in imbarazzo.
“Andiamo via, coraggio” Dissi passandogli una mano dietro la schiena, tenendola stretta a me.
Sapevo che non era niente di preoccupante, avevo visto ferite ben peggiori, eppure era diverso.
Come se Bella fosse una bambola di porcellana, delicata, fragile, ed io fossi il suo proprietario, il suo custode.
Eravamo come una barca e il suo marinaio: affonda una, affonda anche l’altro.
Non osavo pensare che cosa sarebbe successo qualche mese più tardi, quando a separarci non sarebbero stati solo centinaia di kilometri, ma una guerra vera e propria…

*****

Una volta tornati a casa, avevo fatto sedere Bella sul divano, andando alla ricerca della cassetta del pronto soccorso.
La trovai nascosta dentro l’armadio dell’ingresso, ma avevo altro a cui pensare che alla sua strana quanto insolita ubicazione.
Raggiunsi di nuovo Bella sul divano, e mi inginocchiai davanti a lei, tra le sue gambe.
Dovevo ammetterlo: come posizione era leggermente imbarazzante, ma di nuovo, non persi tempo a fare il ragazzino imbarazzato.
Disinfettai la ferita con una manciata abbondante di bicarbonato, facendo attenzione a non farle male.
Osservai più da vicino la pinzatura, e intravidi i tentacoli attaccati alla pelle di Bella.
“Credo che adesso ti farò un po’ male” Dissi calmo, cercando di farla sorridere.
“Più di adesso? Nah, non credo” Rispose tranquilla Bella, sorridendo.
“Non è colpa mia se hai la pelle estremamente delicata” Borbottai  solleticandole i fianchi, facendola scoppiare a ridere mentre si divincolava tra le mie braccia.
Quando tornai a concentrarmi sul mio lavoro, il suo viso era finalmente disteso, le sue labbra curvate all’insù.
Se stava bene lei, allora, stavo bene pure io.
“Ok, sei pronta? Inizio a staccare questi stupidi tentacolini”.
Bella annuì, e con estrema cautela, iniziai a rimuovere quei piccoli frammenti usando le mie stesse mani, evitando così la lacerazione dei tessuti , in modo da non far fuoriuscire tossine dannose.
Bella gemette piano, il capo volto all’indietro, posato sul divano, mentre le sue mani si torturavano le une con le altre.
Sapevo che la puntura di una medusa poteva essere dolorosa, ed imprecai dentro di me chiedendomi perché avesse punto lei e non me.
In quel momento, sentimmo una porta sbattere, e prima che potessimo fare o semplicemente dire qualcosa, Jacob entrò nel salotto.
Si bloccò immediatamente non appena ci scorse sul divano.
Non ero mai stato bravo a capire le persone, ciò che gli passa per la mente, eppure in quel momento fu come se riuscissi a leggere nel pensiero.
Qualcosa in lui scattò.
Da tranquillo che era, il suo sguardo s’incupì, finchè le sue braccia non caddero rigide, i pugni serrati con forza, sui fianchi.
Successe tutto in pochi secondi.
Un attimo prima ero lì, inginocchiato tra le gambe di Bella, mentre un attimo dopo, ero in piedi, davanti a lui: mi stava fronteggiando.
Non so se domandò “che cosa sta succedendo qui?” o se lo pensò soltanto. In ogni caso, riuscii a sentirlo.
Forse, dopotutto, quando riguardava Bella avevo persino i superpoteri.
Misi a tacere la vena ironica che pian piano stava smettendo di pulsare e mi concentrai su ciò che stava succedendo.
Ero un soldato, e forse solo grazie a questo riuscii a schivare il pugno che rischiò di tirarmi in pieno volto.
“Jacob NO!” Gridò Bella spaventata, posizionandosi subito in mezzo a noi, tenendo le braccia indietro, verso di me.
“Cosa diavolo stai facendo?” Ringhiò lui, cercando di toglierla di mezzo.
“Cosa diavolo stai facendo tu?! Dì un po’, ti ha per caso dato di volta il cervello??!” Gridò così forte che quasi temetti di vederle la testa scoppiare.
La sua faccia era simile ad un’aragosta cotta qualche minuto in più del lecito.
“ Che cosa stavate facendo? Cosa?” Continuò.
“Mi ha punto una medusa, mi stava semplicemente DISINFETTANDO. Vuoi che ti faccia lo spelling?” Domandò sarcastica, con un tono che non le avevo mai sentito usare prima.
Jacob la guardò intensamente, gli occhi ridotti a due fessure.
Poi, dopo qualche istante, spostò lo sguardo verso di me, esaminandomi dall’alto in basso.
Quando fu certo che nessuno dei due gli stesse mentendo, chiuse gli occhi e fece un bel respiro profondo.
Si allontanò da noi, facendo avanti e indietro per il salotto, mentre Bella mi stringeva la mano, esausta.
“scusate” Sputò Jacob, senza guardarmi negli occhi.
“Credevo che… Avevo frainteso la situazione” Borbottò ancora cupo in volto.
Bella alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
“Come sempre” Sbottò infine, prendendomi per mano e trascinandomi al piano di sopra.
“Dove state andando?” Domandò il fratello, bloccandole il passo.
“Nella MIA stanza, quella in cui non entrerai per le prossime ore se hai un minimo senso di sopravvivenza” Disse Bella dura, autoritaria.
Jacob rimase stupito di fronte a quell’atteggiamento, alle dure parole di Bella.
“Non sono più una bambina, Jake. Lasciami vivere, per favore” Mormorò triste, passandogli velocemente e con delicatezza le dita sul dorso della mano, ancora stretta a pugno.
Seguii Bella al piano di sopra, incerto su come muovermi, cosa dire…
Una volta entrati nella sua stanza, si lasciò scivolare lungo la porta di legno chiaro, chiudendo gli occhi e respirando profondamente.
Quando li riaprì, mi osservò per qualche secondo da sotto le sue ciglie lunghe e scure: sembrava un piccolo cerbiatto.
La stanza, intorno a me, era piccola, estremamente semplice, ma con un tocco di eleganza e romanticismo in cui Bella si specchiava completamente.
La piccola finestra di legno color panna era socchiusa, il sole entrava da lì, creando uno strano quanto dolce gioco di ombre tutto intorno a noi, sul suo viso, sul suo corpo.
“Tutto bene?” Domandai osservandola attentamente.
Fece un mezzo sorriso, spostandosi verso di me.
Solo in quel momento si accorse del luogo in cui eravamo, ovvero a un metro dal suo letto, soli, nella sua camera.
Rimasi immobile:  doveva spettare a lei qualsiasi decisione.
Non volevo né tantomeno pretendevo nulla, e speravo che lo capisse.
Volevo solo che fosse tranquilla, serena, felice.
Senza dire una parola, mi superò, sedendosi sul letto, dietro di me.
Vedevo chiaramente l’imbarazzo nei suoi gesti, eppure vedevo anche la decisione nei suoi occhi.
“Vieni a sederti qui con me” Sussurrò piano, come se le mancasse improvvisamente la voce o come se fosse talmente emozionata da non riuscire a parlare.
Eravamo lì, seduti a pochi centimetri di distanza, su un letto-il suo- a guardarci negli occhi così intensamente da sembrare due pazzi.
Era come tenere una muta conversazione: i nostri occhi parlavano da soli.
Poi, imbarazzata e con le guance in fiamme per la confessione che da lì a pochi secondi avrebbe fatto, iniziò a torturare con le dita il copriletto di pizzo bianco.
“è la prima volta che un ragazzo entra nella mia stanza. Eccetto Jacob, certo” Sussurrò nervosa, osservando attentamente il pezzo di stoffa che teneva in mano.
Risi piano. Era estremamente dolce quando era imbarazzata.
“Beh, adesso siamo pari” Risposi allungando una mano verso di lei.
Esitò un attimo prima di prenderla, ma non per paura, piuttosto per distrazione.
Quando finalmente le sue dita sudaticce si intrecciarono alle mie, tirai un debole sospiro di sollievo.
Le massaggiai piano il palmo, sentendola sospirare piano, la bocca socchiusa come quella di un bambino mentre dorme tranquillo nella sua culla.
“Sei nervosa?” Domandai continuando ad accarezzarla.
Si morse con tanta forza il labbro inferiore che temetti se lo fosse rotto.
Due secondi dopo, il mento le iniziò a tremare, dapprima piano, impercettibilmente, poi sempre più forte finchè non alzai gli occhi ed incontrai i suoi, rossi e pieni di lacrime.
Rimasi un attimo interdetto, spaventato all’idea dell’aver detto qualcosa di sbagliato.
“Stenditi qui insieme a me” Sussurrò flebilmente pochi istanti dopo, facendomi spazio accanto a lei nel suo piccolo lettino a una piazza e mezzo.
Mi sdraiai goffamente accanto a lei, aprendo le braccia e chiudendole come una morsa intorno al suo corpo quando si stese con me, nascondendo il viso nel mio petto.
“Hey, che succede?” Domandai pacato, accarezzandole i capelli.
“Sono un disastro” Singhiozzò Bella, iniziando a bagnarmi la camicia.
“Perché lo pensi Belli?” Domandai perplesso.
Non riuscivo davvero a capire come potesse pensare una cosa del genere.
Dato che continuava a singhiozzare senza parlare, presi un bel respiro, iniziando con il mio monologo.
“Tu non sei un disastro, amore mio. Non riesco a capire come tu possa anche solo pensarlo. Non sei perfetta, è vero, ma lo sei per me. Ed è tutto ciò che conta”. Mi fermai un attimo, aspettando che ricominciasse a parlare, o almeno a singhiozzare.
Niente.
Se ne stava con la testa premuta contro il mio petto, i pugni stretti attorno alla stoffa della mia camicia, senza dar cenno di voler mollare la presa.
Non che mi dispiacesse, certo, ma avrei voluto vederla in viso, o almeno ricevere un qualche segnale di vita.
“Perché pensi che tu sia un disastro? Per le lezioni di nuoto? Per il piccolo incidente di percorso di prima? Bella, cose del genere capitano ogni giorno. Sono piccole disavventure della vita. Certo, tu hai il pallino per queste cose, ma cosa importa? Ci sono sempre io a salvarti. Il Sergente Maggiore Capo Edward Cullen” Riuscii a farla ridacchiare, e non potei far altro che sentirmi meglio.
Con un sospiro lunghissimo, Bella si staccò da me, e le porsi un fazzolettino che usò per soffiarsi piuttosto rumorosamente il naso.
Si voltò verso di me, leggermente imbarazzata ma estremamente grata per quello che avevo detto.
“Vieni qui” Mormorai sedendomi accanto a lei e aprendo le braccia.
Senza farselo dire due volte, si accoccolò velocemente contro di me, chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare.
“Quando sono con te, io non ho paura” Ammise infine, sospirando. “Non so perché. A volte persino stare con Jacob mi mette a disagio, a volte non riesco a farmi coccolare da lui. Con te no. È come se sapessi che posso fidarmi ciecamente di te, come se tutto questo l’avessi già vissuto… Non è per niente razionale, me ne rendo conto, eppure… Quando sono con te… Tutto il resto perde importanza, valore. Non mi interessa mangiare, bere, dormire, osservare il cielo, il mare… non mi interessa niente. Solo tu. Sei… il mio centro, Edward. E anche se forse dovrei aver paura di questo… di questo sentimento, di questo legame talmente forte da stordirmi, non ci riesco. Più tempo passo con te, più separarci è dura. Probabilmente penserai che sono la solita ragazzina adolescente innamorata ma… non ho mai provato nulla di simile, Edward. E sono certa che anche se avessi alcuni… come dire… Campioni di Paragone, non sarebbe la stessa cosa. Io… Io mi sono innamorata di te, Edward. E… ti amo” Le ultime parole furono un soffio, sì, ma capace di bloccarmi il respiro e farmi salire le farfalle nello stomaco.
MI aveva detto Ti amo.
Forse era stupido sentirsi così… non potevo descrivere le mille emozioni che il mio cervello viveva  subito scartava, facendo spazio ad altre, ancora più grandi, travolgenti.
Non avevo mai creduto all’amore vero, eppure lo stavo toccando.
“Dì qualcosa, ti prego” Mormorò con voce flebile Bella, e solo in quel momento mi resi conto di essere rimasto immobile come un’idiota per minuti interi.
“Dico che… Ti amo. E non sai da quanto volevo dirtelo, solo che volevo… volevo il momento perfetto, la musica… Volevo un’atmosfera surreale ma è vero: la perfezione è solo uno stupido cliché irraggiungibile. Ed io sono stato uno stupido”.
Bella sorrise, gli occhi le risplendevano di luce propria.
“Ti amo, Edward Cullen” Mormorò sulle mie labbra, un’istante prima di sugellare quelle parole con un dolce e lungo bacio, di quelli talmente dolci da farmi venire il diabete.
Per una volta, non importava essere perfetto, fare in modo che tutto fosse perfetto: la perfezione era banale, uno stupido cliché inesistente, dopotutto.
E anche se probabilmente avevo speso più energie del necessario a cercare un modo per dire quelle due parole semplici ma al contempo cariche di significato, riceverle era stato ancor più bello, ancor più emozionante.
Perché in fondo, quel “ti amo”, era soltanto il modo più conosciuto per tirar fuori i propri sentimenti, ma per noi non bastava.
Erano due parole troppo piccole, troppo apatiche per noi.

*****

Quando, parecchie ore dopo, uscii da casa di Bella, il sole stava iniziando a tramontare.
Era il momento della giornata che preferivo, quello in cui buio e giorno si incontravano, non prima di essersi uniti ed aver formato un colore nuovo, come un’arancio rosato, antico, romantico.
Ero un semplice ragazzo poco più che ventenne, è vero, ma ero un soldato, i miei sensi erano molto affinati, allenati.
Per questo mi accorsi subito che qualcuno mi stava seguendo.
Feci finta di nulla per vedere quanto ancora avrebbe continuato.
Quando arrivai a poca distanza da casa mia, mi fermai improvvisamente, sorprendendolo.
“Jacob” Dissi con voce piatta, calma, incolore.
“Edward” Mi imitò, con la sola differenza che la sua voce era dura, ferma, carica di odio, di rancore.
“Sono così interessante da meritare di essere seguito per più di un isolato?” Domandai sarcastico, voltandomi verso di lui, in modo da fronteggiarlo.
Come altezza e muscoli non era messo male, dopotutto, ma non possedeva certo le mie doti.
Se ce ne fosse stato bisogno, sarei stato in grado di cavarmela, e piuttosto alla grande, oserei dire.
Rise piano, ma il suono della sua risata era cattivo.
“Sono solo venuto a rinfrescarti la memoria. Oggi ti è andata bene, ti ha difeso mia sorella, ma non sarà così per sempre. Ascolta bene il messaggio, Cullen, perché non lo ripeterò più: stai alla larga da Bella”.
Scossi la testa, un sorriso amaro sul mio volto.
“Non puoi chiedermi una cosa del genere così, Jacob. Dovresti pensare anche ai sentimenti di tua sorella… E comunque, non permetterebbe mai un mio allontanamento”.
“Se solo oserai toccarla anche solo con un dito, io giuro che…”
Lo interruppi prima che potesse continuare.
“Che cosa? Avanti, spiegami cosa vuoi fare. Sai bene che non dipende tutto da me. Siamo una coppia, Jacob, che tu lo voglia o no. Queste decisioni non spettano a te” Dissi duro, stringendo i pugni talmente forte da produrre un debole ma minaccioso scricchiolio.
“Io sono suo fratello. Lo sto facendo per il suo bene” Rispose guardandomi dritto negli occhi: nei suoi, sembrava fosse scoppiata una tempesta, tanto erano scuri, solidificati.
Mi aprì in una risata sarcastica, scuotendo la testa. “Per il suo bene dovresti imparare ad accettarmi”.
Questa volta fu lui a sorridere, le sue labbra si stesero in un ghigno terrificante.
“Preferirei Morire che accettare uno come te nella mia famiglia” Sputò come veleno.
“Se questo è tutto, adesso vorrei tornarmene a casa. Arrivederci, Jacob”.
Voltai le spalle, ma proprio mentre stavo per riprendere a camminare, la sua voce mi bloccò, spezzandomi il respiro.
“Cosa pensi che succederà quando tu partirai per la guerra e lei resterà da sola?”.
Detto questo, si allontanò a grandi passi, con la vittoria in tasca, mentre una parte del mio cuore si sgretolava.

*****

Bella Pov

Scesi nel salotto, sedendomi sul divano, quando la porta si aprì e un insolito Jacob si affacciò, il viso stravolto.
“Dove sei stato?” Domandai mentre si toglieva le scarpe, venendosi a sedere accanto a me.
“A sistemare delle questioni giù al molo, nulla di cui tu ti debba preoccupare, sorellina” Disse regalandomi un’enorme sorriso.
Lo guardai sospettosa, ma sembrava tranquillo come non mai.
“Mi dispiace per oggi, Jacob. Non volevo alzare la voce con te, però è vero, e sai che ho ragione. Io… Apprezzo moltissimo tutto quello che fai per me, ogni singolo giorno, davvero. Ma ho una vita pure io ed è giusto mettere un po’ di distanza, staccare il cordone, capisci? Quindi, telo chiedo per favore, Jake, per favore: non vedere Edward come una minaccia per me, o per il nostro rapporto fraterno. Tu sarai sempre, e sottolineo sempre, il mio fratellino” Mormorai abbracciandolo forte.
“Lo so Bella, lo so” Rispose.
Eppure, per la prima volta in 18 anni di vita, la sua voce aveva un qualcosa di differente. Di crudele


Note dell'autrice

Eccoci qua.
Probabilmente avrete molti dubbi, molte perplessità, vi capisco, io stessa le ho, per quanto sembri incredibile.
Molte di voi probabilmente non si sarebbero mai aspettate una cosa del genere, spero di non aver deluso nessuno, ma la storia, nonostante qualche piccola difficoltà, si sta scrivendo da sola, io mi limito a seguirla.
Come si suol dire, ogni cosa a suo tempo, e in questo caso, prima o poi tutto verrà spiegato per bene.
Dovete solo cercare di essere pazienti...
Spero di riuscire a continuare ad aggiornare ogni 7, 10, massimo 15 giorni, ma in ogni caso, sappiate che sono viva e che sto solo cercando un pò di tempo per scrivere o per riacchiappare la mia ispirazione viaggiatrice.
Un grazie di cuore a tutte quelle lettrici che mi seguono dall'inizio, a chi lo faceva già prima, e a tutte le nuove arrivate.
Vi metto l'indirizzo della mia PAGINA FACEBOOK, dove troverete spoiler o eventuali avvisi.
Buon inizio settimana ma, soprattutto, buona visione di Breaking Dawn!
Un bacio, Chiara. 
   
 
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