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Autore: Gea_Kristh    15/11/2011    8 recensioni
In un ipotetico cinque-anni-circa-dopo-Hades, con tutti i Cavalieri risorti (perché altrimenti non sarebbe divertente), Helene, Cavaliere d'Argento della Croce del Sud, racconta delle sue tragicomiche (dis)avventure al Grande Tempio... Povera cara, non è colpa sua se la sfiga non ha occhi che per lei!
Dal primo capitolo:
Aphrodite scoppia a ridere, ed io mi sento andare a fuoco le guance. Cerco di lanciargli un’occhiataccia, ma so già che sarà del tutto inutile.
– Detto tra noi, tesoro, il Cavaliere dell’Ariete è proprio un bel bocconcino, sai? Non mi dispiacerebbe mica dargli una bella strapazz… –
– STOP! –
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco anche il secondo capitolo delle avventure di Helene!
Sono lieta di annunciare che ho quasi terminato di scrivere questa storia, i cui aggiornamenti saranno quindi molto regolari (uno ogni 3 giorni, circa). In tutto ci saranno 7 o 8 capitoli.
Per quelli di voi che attendono l'undicesimo capitolo di "Bleeding Sunset - Occhi di Tigre" non disperate! Ci sto lavorando ^_^
Per ora vi lascio alla lettura, e vi rimando a fine capitolo per le mie note.

Ciao e buona lettura,
Gea

Disclaimer: Saint Seiya e i suoi personaggi appartengono a Masami Kurumada; Helene e Edet, invece, sono assolutamente miei.

La Tragicomica

Capitolo 2 - La Vita fa Proprio Schifo


Quest’oggi sono proprio allegra! Non so, forse è perché mi sono svegliata dalla parte giusta del letto, o magari perché sono tre giorni che sono tornata, e ancora non ho fatto nessuna figura barbina di fronte al mio adorato Cavaliere di Aries.

Com’è bella la vita!

Un momento…

Perché diamine il mio maestro si trova alla Prima Casa? E, soprattutto, perché gli sta parlando? Con quell’espressione in viso poi! Ma… Sono lacrime quelle? Ma cosa cacchio combina?!

Vedo Mu poggiargli una mano sul braccio, comprensivo come sempre. Che caro che è… NO! Un attimo, time out! Ma cosa sta succedendo?

Oddio, questa è la fine. Lo so già.

Avrei dovuto capirlo, in fondo, rassegnarmi all’evidenza dei fatti. Quale allieva con un minimo di senno non si preoccuperebbe, sentendo il proprio maestro dire “ho un piano perfetto”? Io, naturalmente!

Ed eccolo, voltarsi verso di me, con quello sguardo lacrimevole. Oddio, che attore. No, sul serio, è bravo. Quasi mi viene voglia di andare lì e consolarlo – quasi, però.

Vedo Mu voltarsi nella mia direzione – non c’è neanche da dirlo, arrossisco come un peperone – ed annuire a qualcosa che Aphrodite gli sta dicendo. Infine, il mio maestro gli rivolge uno sguardo intenso, che sembra voler dire solennemente “grazie, amico mio, ti sarò per sempre grato”. Eh, l’avevo detto che era bravo.

Quando finalmente quella… peste se ne va, io mi avvicino cauta alla Prima Casa. Tanto già lo so che sta per accadere l’irreparabile, quindi sono pronta.

Sì, non mi farò mettere nel sacco. No no, signori, io non ci casco mica!

Andrò lì, calma e pacata, e risolverò qualsiasi danno il mio adorabile maestro ha combinato. QUALSIASI, capito?

– Helene, – mi saluta cortesemente Mu, ma vedo che un’ombra copre i suoi meravigliosi occhi. Oh, povero caro… Ci dev’essere cascato con tutte le scarpe, lui che è così buono, così puro, nella trama dell’Infido per eccellenza.

Io annuisco, in risposta, perché non riesco manco più a ricordare di avere una lingua per parlare. Maledetti ormoni…

Lui mi fa cenno di avvicinarmi, ed il cuore mi sale in gola. Lui è lì, bello come il sole… che mi chiede di avvicinarmi a lui… Vi prego, se è un sogno non svegliatemi!

– Ascolta Helene, il tuo maestro è molto preoccupato per te. –

Io non lo ascolto minimamente, troppo concentrata a osservare il movimento ipnotico delle sue labbra carnose. Oddio, che farei a quella bocca…

– Mi ha confessato che ti vede piuttosto turbata, da quando sei tornata dalla tua missione. –

I suoi occhi…  Così intensi… Come fa qualcuno ad avere delle iridi così verdi? Sembrano due gemme di peridoto…

– Lui ha provato a darti tempo, ma si dice molto in pena, nel vederti soffrire. –

I suoi capelli si muovono con la brezza, dolcemente; sono così lucenti, così chiari, così perfetti… Non posso fare a meno di desiderare intensamente di  passare le mie dita tra quelle ciocche pesanti, di avvertire tutta la loro morbidezza, di sentire il loro profumo…

– Quindi mi ha chiesto di aiutarti a ritrovare un po’ di pace. –

Il suo profumo… Non avevo mai fatto caso a quest’essenza, così mascolina; mi fa girare la testa, e venire in mente pensieri che mi fanno arrossire ancora di più – no, non ve li confesserò, ‘sti pensieri. Avrò diritto o no a un po’ di privacy?

– Ed è per questo che vorrei ci incontrassimo tutti i giorni per cercare una soluzione. –

Vogliamo parlare della sua voce? Così profonda, sensua… No, aspetta un attimo. Cosa ha detto? Cosa accidentaccio ha detto?

Io in questo momento lo guardo con tanto d’occhi. Ma è mai possibile che mi cacci sempre in queste situazioni assurde?

– Allora ci vediamo domani sera. – E così, soave come sempre, si volta e rientra.

Ed io vorrei morire.

La vita fa proprio schifo.

 

 

 

– Maestro! Ma cosa avete combinato per l’amor di Atena?! –

Mi fiondo nel salottino della Dodicesima Casa e su di lui, lanciando all’aria il libro che sta leggendo per potergli afferrare le spalle e scuoterlo.

Sì, sono in stato di shock e no, non ho istinti suicidi. Anche se forse…

– Cara, toglimi le mani di dosso, – comanda lui, ed io, a malincuore, eseguo.

– Ora, di grazia, vorresti dirmi perché sei arrivata qui come un gorilla impazzito? –

Io prendo un profondo respiro, cercando di recuperare un minimo di lucidità nella mia disperazione.

– Maestro! Mu! – Riesco a dire solamente, ma lui sembra capire perfettamente, perché mi rivolge un sorriso smagliante.

– Oh, ma non devi ringraziarmi cara! –

No, non ha capito una sega. Mi mordo la lingua per non dirgli dove glieli metterei, quei ringraziamenti.

Altro respiro. Ecco, vedi Helene? Sei una persona civile.

– Ma come cavolo vi è venuto in mente di fare una cosa simile!? – Bèh, non proprio i massimi livelli di educazione, ma suvvia, mi si può perdonare, no?

– Oh, tesoro, questo è il mio genio! –

No, questo è totalmente, assolutamente e completamente frustrante.

– Maestro! Io non posso passare tutto quel tempo con lui! – Cerco di spiegare, ancora, ma già so che è inutile. Perché, quando sono nata, la sfiga ha deciso che le piacevo così tanto?

– Ma certo che puoi! Non preoccuparti, cara, nessuno ti giudicherà. È normale sentirsi turbati dopo essere stati in missione così a lungo. –

– Ma io non sono affatto turbata! –

– Ma lui questo non lo sa, cara. –

Aphrodite mi guarda confuso, non capendo proprio cosa ci sia che non vada, ed io decido di rinunciare. Sì, dichiaro sconfitta. Kaput. Bandiera bianca.

– Sì, avete ragione voi. Ora penso che andrò a dormire. Credo di non sentirmi molto bene… –

Sento il mio maestro borbottare qualcosa a proposito del genere femminile, ma non me ne curo, mentre mi dirigo nella stanza che ancora occupo, nella Dodicesima.

 

 

Ed eccomi qui.

Sono pronta. Sì. Ora, Helene, tu andrai lì, e gli dirai che gli sei molto grata, ma che non hai bisogno del suo aiuto perché hai già risolto da te, okay? Sarai cortese, ma irremovibile. Assolutamente.

Non esiste che io, Helene della Croce del Sud, venga qui tutte le sere. Nel modo più categorico.

– Helene, sei qui, – mi sorride, e tutti i miei buoni propositi vanno a farsi benedire.

Perché? Perché dico io?

– Dai, accomodati, – mi fa strada all’interno della sua Casa, ed io devo ammettere che sono curiosa come una scimmia.

È un posto ordinato, totalmente differente nella sua semplicità dal salottino di Aphrodite, che sprizza opulenza da tutti i pori – e sì, lo so che i salotti non ce li hanno, i pori, ma potete pure concedermi una licenza poetica, no?

Ci sono un tavolo, due sedie, un divano. Stop. Ah bèh…

Lui mi fa accomodare sul divano e si siede accanto a me. Oddio, sento il cuore che vorrebbe scoppiarmi in petto. Lui è così dannatamente bello e sensuale, ed è così vicino

C’è di nuovo quel profumo nell’aria, ed io, nonostante la maschera, lo respiro a fondo – anche se questo mi fa venire i brividi, ed accelerare il battito cardiaco, ed arrossire fino a temere di fondere la maschera con la mia pelle…

– Allora, prima di tutto vuoi parlarmi di questo tuo turbamento? –

Mi sta guardando. Intensamente.

Panico - panico - panico - panico - panico - panico!

Lui sospira. – Lo so che non è semplice, Helene. Hai la mia parola che non ti giudicherò, ma per aiutarti ho bisogno prima di sapere cosa ti affligge. –

– Io… – Riesco solo a dire. Mi schiarisco la voce, deglutisco a vuoto. Ho già detto che sono nel panico?

– Io… – Tento ancora, con scarsi risultati. Mi passo una mano – sudata, tanto per cambiare – tra i capelli, e sento i miei ricci opporre resistenza – mica come i capelli di Mu, eh, che sono lisci e perfetti e profumano pure.

Mu, che bisognerebbe farlo santo, è paziente e non mi mette fretta, permettendomi di riordinare le idee. Cosa dovevo dirgli? Ah, sì. Che non ho bisogno del suo aiuto. Mica ne sono più tanto sicura, però.

– Io credo che il mio maestro abbia esagerato, – riesco a dire, dopo un tempo che parve infinito.

Mu aggrotta la fronte, ma mi invita a continuare.

– Se mi vede turbata, non è certo per la missione, – ecco, chiudendo gli occhi riesco persino a parlare. Il trucco, Helene, è non guardarlo!

Ma lui è così carino! Come faccio a privarmi di questa visione celestiale? Ditemelo, vi prego, come?

Deglutisco, e mi passo la lingua sulle labbra, secche come sono – e questa, ve lo posso garantire, è un’impresa TITANICA con la maschera addosso.

– Ne vuoi parlare? – Mi sprona lui, cortese come al solito. Sicuramente starà pensando che sono una povera scema.

– Io… No, non credo sia il caso. Io vi ringrazio tanto per la vostra cortesia, Mu, ma davvero, il mio venerabile maestro ha frainteso. –

Wow. Ce l’ho fatta. Ce l’ho fatta! Ho detto una frase di senso compiuto, per di più contenente il suo nome, senza sembrare una completa deficiente!

Mi alzo, pronta ad andarmene, ma la sua mano sul mio braccio mi blocca. Mi blocca proprio, letteralmente: smetto di muovermi, pensare, respirare.

– Rimani un altro po’, – mi chiede, ed io mi sciolgo.

E, più per continuare a vivere che altro, riprendo a respirare quasi normalmente. Mi metto di nuovo a sedere, rigida come un tronco di pino.

– Sai, tu mi incuriosisci molto, Helene, – mi confessa, sorridendo.

No, dico. IO lo incuriosisco. Io! Capito? Eh?

– Sei sempre così taciturna, – aggiunge.

Oddio, se ne è accorto. Ti prego, Atena, fa che non se ne sia accorto! Dai, Helene, non è la fine del mondo, su. Lui ora ti dirà che sa di cosa tu provi per lui, che questo gli fa piacere – perché lui è sempre così cortese – ma che non ricambia i tuoi sentimenti. Poi ti chiederà, gentilmente, di alzarti e di non farti mai più rivedere. Dai, non è la fine del mondo.

– Credevo davvero che mi odiassi, – un attimo, cosa? – anche se il tuo maestro mi ha assicurato che non è così. Mi sentivo un po’ agitato nel vederti questa sera, per questo motivo. –

Lui… Credeva che IO lo odiassi? Io? Quella che gli muore dietro da quasi dieci anni? Evviva l’ottusità!

– Ma io non vi potrei mai odiare, – trovo la forza di dire, scioccata.

Lui sorride. – Ne sono felice. Mi sarebbe dispiaciuto, anche se me ne ero ormai quasi fatto una ragione. –

Io scuoto la testa, incredula. Odiarlo? Ma siamo pazzi?

– Tu sei sempre così silenziosa attorno a me, – cerca di spiegarmi, – sembra davvero che tu debba sforzarti per rivolgermi la parola. –

Mu, io ti adoro. Tu sei l’uomo della mia vita, anche se non lo sai. Però certo che, in quanto a donne, sei proprio un emerito imbecille.

– No, non è questo. – Ecco, ed ora come glielo spiego, il perché io non riesca a spiccicare due parole in sua presenza? – Mi dispiace molto se vi ho fatto pensare di odiarvi, ma non è così. Penso che voi siate una delle persone più gradevoli dell’intero Santuario. –

Ecco, beccati questa!

– Ti ringrazio, Helene. Ma allora perché, tutti quei silenzi? –

Oh, cacchio. Ma perché non molli, mannaggia a te!

– Io… – Sbuffo, cercando le parole giuste. Mi passo ancora una mano tra i capelli, frustrata. – No, io… Oh, cielo, questa situazione è una pessima idea. –

Mi alzo, per andarmene. Okay, lo ammetto: per fuggire a gambe levate. Peccato, eh, che non riesca neanche a fare mezzo passo che quella sua dannatissima e bellissima mano si posa ancora sul mio braccio.

– Aspetta, per favore. Se in qualche modo ti ho offesa ti prego di perdonarmi, non era mia intenzione. –

Sono. Totalmente. Paralizzata.

– Non avete fatto nulla di male, ve lo assicuro, – riesco a biascicare, ma a fatica. Sento il cervello andare in pappa alla sua vicinanza. Dio, quant’è bello.

E i suoi pettorali? Dio, ho mai parlato di quegli splendidi muscoli che si trovano proprio lì, a giocare a nascondino sotto la sua maglietta, ad un passo dal mio naso? No, eh?

– Spiegami, allora. Vorrei capire il perché di questa ritrosia nei miei confronti, quando so per certo che sei molto allegra ed aperta con gli altri Cavalieri d’Oro. –

Cerco di liberarmi dalla sua stretta, ma, manco a dirlo, avrebbe potuto benissimo essere una statua a trattenermi. Bèh, a qualcosa serviranno pure tutti quei bei muscoli dietro ai quali sbavo da anni, no?

Okay, Helene, ora puoi fare due cose: o continui a negare l’evidenza, o, finalmente, ti levi questo peso di dosso. In fondo, quale migliore situazione? Lui è lì che ti sta pregando di dirglielo! Che poi lui si aspetti una risposta completamente diversa sono solo quisquiglie.

Prendo un respiro profondo, distogliendo lo sguardo dal suo che sembra volermi leggere nell’anima – grazie al cielo sono in grado di erigere un minimo di barriere mentali, altrimenti addio amore segreto!

– La verità, – comincio, indecisa. Su, Helene! O la va, o la spacca. – La verità è che faccio fatica a pensare, quando vi sono vicina. Io… Mi dispiace, non vi starei dicendo questo se voi non aveste insistito così a lungo, e sono mortificata se questo vi mette in imbarazzo; ma credetemi se vi dico che non vi odio affatto, ed anzi non sono per nulla indifferente al vostro fascino. –

L’ho detto. Oddio. L’ho detto! Non ci posso credere.

Non. Ci. Posso. Credere!

Ecco, questi sono i momenti in cui vorrei avere una macchinetta fotografica. L’espressione di Mu è tutto un programma, e quasi mi fa venir voglia di ridere – quasi, perché sono totalmente imbarazzata, al momento. Dai, almeno ho la maschera, che mi aiuta a darmi un’aria dignitosa.

Mu pare riprendere un minimo del suo solito contegno, anche se lo shock è ancora ben visibile nei suoi occhi.

– Il mio fascino? – Ripete, incerto.

Cosa ho da perdere?

Annuisco, lentamente.

– Perché non Milo, o Camus, o Kanon? – Mi chiede allora.

La domanda, a pensarci, è meno stupida di quanto uno si aspetterebbe. La popolazione femminile del Santuario muore dietro a quei tre, ed io devo dire che sono certamente dei bellissimi uomini. Kanon, poi, è un sogno erotico sceso tra noi – ve l’ho mai raccontato di quella volta che l’ho beccato a fare il bagno nudo in mare? No? – ma sorvoliamo. Il punto è che io muoio dietro a lui, non a degli altri.

Scrollo le spalle, per quanto la presa salda sul mio braccio me lo consenta. – Perché io non sono attratta da Milo, o da Camus, o da Kanon. – Okay, piccola bugia. Tutto l’universo femminile è attratto da Kanon, è fisiologico, quindi non me ne posso fare una colpa, no? E poi, come ho già detto, quella è pura e semplice attrazione: Kanon però mica mi fa rincoglionire come l’uomo che ho di fronte in questo momento; né mi fa salire i brividi lungo la schiena con la sua semplice presenza, e certamente non mi fa sentire il cuore in gola.

Insomma, avete capito, no?

– È così difficile credere che una donna possa essere attratta da voi? –

Alla mia domanda, lui finalmente mi lascia andare, ed io ne approfitto per la mia fuga. In fondo il concetto l’ho espresso chiaro e tondo, no? Ed anche lui l’ha fatto, con il suo silenzio. Dopo tutto lo sapevo, di non interessargli minimamente… Però è brutto, e fa male, e fa venire voglia di piangere, sapere di avere ragione.

La vita fa proprio schifo.


Dunque...!
Cosa ne pensate? Vi piace Helene?
(Stavo pensando di realizzare una fanart con lei ed Edet... Dovrei proprio trovare il tempo...)
Fatemelo sapere!

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