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Autore: MrScruff    15/11/2011    0 recensioni
Una rivalità tra razze...un antico manufatto, un ragazzo...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA CHIAVE MALEDETTA
La tetra foresta si stagliava all’orizzonte come un puntino. La battaglia per il controllo dell’altopiano Hyuten, aveva raggiunto il suo apice. Mi era stata affidata la consegna di un  manufatto da portare  presso il tempio di Khjut  situato al ridosso del bosco. Non potevo fallire, almeno non oggi. Io, elfo silvano, abituato a mansioni di basso livello, avevo ricevuto un incarico cruciale in cui, un singolo errore, avrebbe potuto  causare la disfatta dell’intero popolo. Con mille pensieri che danzavano nella mia testa, mi domandavo l’entità della reliquia, ma ricordando gli ammonimenti dell’Elfo Saggio, frenai il mio istinto indiscreto. – Mi raccomando Vren , non devi aprire assolutamente la sacca che ti è stata data; se ti troverai in una situazione critica,distruggila pur di non farla avere al nemico.- così disse. Destatomi dalle mie idee, con l’avvicinarmi alla boscaglia, potevo percepire seppur  tenuamente il canto disperato delle piante causato dall’infuriare dello scontro. Raggiunsi l’entrata della foresta segnalata dagli Alberi della Fede. Imponenti come pochi, questi arbusti erano piuttosto rari nel regno di Baltorea. Completamente bianchi, il tronco maestoso ben proporzionato alla chioma argentea la quale, al chiaro di Luna, risplendeva come una piccola stella in Terra. Tuttavia, la caratterista principale che fece guadagnare a questa pianta l’appellativo di “Regina”, furono i frutti: diamanti grezzi grandi come mele. Per la loro eleganza e per la loro appartenenza ad un’elite ristrettissima,questi alberi divennero oggetto di culto e furono paragonati persino a colture divine cresciute sul mondo terreno. Senza indugiare ulteriormente, mi addentrai nel bosco inghiottito dalle tenebre più assolute che dominavano sovrane in quel silenzio così  surreale rispetto al frastuono del fronte di guerra. Camminavo silenziosamente prestando attenzione ad ogni elemento o rumore sospetto. Improvvisamente  un sibilo catturò la mia attenzione; quello che quasi sicuramente doveva essere un dardo,partì più veloce di una saetta e nonostante i miei riflessi sviluppati, penetrò nella spalla lacerandomi la carne . Lanciai un grido di dolore e caddi a terra senza fiato. Sanguinavo copiosamente e se non avessi fermato l’emorragia velocemente sarei morto dissanguato. Aguzzai la vista per scorgere l’aggressore: un mantello nero , nessuna persona al suo interno. Vi era solo manto oscuro fluttuante che si ergeva minaccioso impugnando un grosso arco .-Chi diamine sei ?- domandai.  Rimase immobile, ci fissammo per svariati minuti poi, con voce profonda iniziò a cantilenare una litania il cui significato trascendeva dalla mia conoscenza. Al termine del rito una nube nera pervase la zona circostante fino a raggiungermi; la nuvola tossica s’insinuò nelle mie narici causandomi debolezza progressiva e incapacità di ragionamento. Con il lume della ragione rimasto decisi repentinamente di aprire il manufatto sperando che in qualche modo mi avesse aiutato a non morire sotto l’effetto del miasma infernale. Fu questioni di attimi: tolsi la sacca e una luce intensa m’investì. Quando riaprii gli occhi dolenti a causa del bagliore, notai che l’entità oscura era scomparsa insieme alla nube ed inoltre mi trovai in mano una chiave d’ossa. – L’ho scampata bella – pensai. Tuttavia avevo bisogno di cure immediate per la spalla in modo da arrestare in flusso di sangue che continuava a zampillare incessante. Mi alzai faticosamente ed un capogiro improvviso fece salire un conato di vomito. Resistetti alla nausea poi, dopo aver appeso la strana chiave al collo, strappai un lembo di tunica e la legai intorno alla ferita con la speranza di rallentare l’epistassi. Camminavo  più lentamente a causa del dolore, ma nonostante ciò riuscii a raggiungere il tempio tanto desiderato. Entrai velocemente, le forze cominciavano a mancare, ma imposi alla mia mente e al mio corpo di resistere ancora un po’. Squadrai il luogo e notai con mio sommo stupore che era costruito interamente in legno che molto probabilmente era ebano. Sulle pareti spiccava un motivo geometrico armonioso dettato dalla presenza delle venature del legno. Sul soffitto le venature convergevano in punto centrale dove era incastonato un grosso smeraldo dalle molteplici sfumature cromatiche. L’organizzazione era alquanto semplice: c’erano tre navate le quali  terminavano ognuna una porta lignea che si differenziava dalle altre grazie ad un’incisione in lingua elfica arcana. Per concludere un fitto colonnato finemente decorato ed inciso sorreggeva la struttura. – C’è qualcuno? – gridai. Inizialmente non ricevetti risposta poi un rumore altisonante di ciondoli si stava  avvicinando verso di me. Scorsi un elfo di mezza età venirmi incontro; indossava una toga viola scuro finemente ricamata con fili d’oro. – Chi sei? – mi chiese. – Vi prego aiutatemi sto sangui … - non riuscii a terminare la frase che il corpo divenne dannatamente pesante. La vista si offuscava, le palpebre erano pesanti. Lasciavo la realtà sperando che quell'individuo mi salvasse.- Ehi ti senti bene ?- gridò. Nella mia mente, come lievi fruscii di vento quasi impercettibili, rimbombavano le parole della creatura, ma troppo stanco per rispondere mi abbandonai all’abbraccio delle tenebre.

QUESTA PICCOLA INTRODUZIONE APRE LE PORTE ALLA STORIA VERA E PROPRIA : ) BEH CHE DIRE, SE VI E’ PIACIUTA MAGARI SE VOLETE LASCIATEMI UN PICCOLA RECENSIONE COSI’ POTRO’ REGOLARMI NELLA STESURADEI PROSSIMI CAPITOLI CHE NATURALMENTE SARANNO PIU’ LUNGHI ED ABBONDERA’ IL DISCORSO DIRETTO CHE QUI HO UTILIZZATO POCHISSIMO. ALLA PROSSIMA !
  
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