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Autore: John Doe    12/07/2006    8 recensioni
Mai dichiararsi ad un licantropo durante la settimana che precede la luna piena, potresti provocare reazioni inaspettate… E Sirius Black lo proverà sulla sua pelle, in un mix di serietà e situazioni divertenti. Fanfic leggera e con lieto fine, per chi vuole farsi due risate senza perdere tutto lo zucchero del dolce amore tra Remus Lupin e Sirius Black.^^
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai dichiararsi ad un licantropo durante la settimana che precede la luna piena, potresti provocare reazioni inaspettate… E Si

Mai dichiararsi ad un licantropo durante la settimana che precede la luna piena, potresti provocare reazioni inaspettate… E Sirius Black lo proverà sulla sua pelle, in un mix di serietà e situazioni demenziali. Fanfic leggera e con lieto fine, per chi vuole farsi due risate senza perdere tutto lo zucchero del dolce amore tra Remus Lupin e Sirius Black.^^

 

Istinto di lupo

 

Remus Lupin era solo nel dormitorio del sesto anno Gryffindor e si stava godendo quell’inaspettato momento di pace.

Seduto alla sua scrivania preferita, quella vicino alla finestra, con gli occhi semichiusi e il calore dei raggi del sole di inizio marzo che gli scaldavano parte del viso, continuava a pensare a quanto culo avesse avuto nel beccare l’intera stanza vuota e silenziosa.

Non poteva sprecare quel momento.

No che non poteva e, deciso a trarne la calma necessaria almeno per i cinque giorni a seguire, continuava a crogiolarsi nello stesso pensiero che avrebbe dovuto rilassarlo e, chissà, magari conciliargli un breve sonno.

Sono solo nel mio dormitorio e, seduto alla scrivania di James che ho sempre voluto per me, ho la prima occasione da una settimana a questa parte di ascoltare il magnifico suono del silenzio, o meglio, il suo calmo respiro perché, tra tanto silenzio, sembra  essersi addormentato anche il silenzio.

Inarcò un sopracciglio…troppi silenzi in quella frase.

Inarcò anche l’altro…ma che gliene fregava delle ripetizioni? Era un suo pensiero e la ripetività dà sicurezza e permette di interiorizzare meglio i concetti. L’aveva fatto apposta, lui! Mica era un tipo che per parlare bene aveva bisogno di prestare attenzione parola per parola, lui!

Tsk, che faccia tosta! Come si permetteva quello di contraddirlo sul suo campo naturale, grammatica e sintassi?

Aspetta, ripetività non si dice! Ripetitività è corretto. Oh diamine, che gli stava succedendo?

Questa è tutta colpa di Sirius! Mi ha contagiato con il suo sgrammaticato modo di parlare!

Deciso a non rivolgere la parola per il resto della vita  al rampollo di casa Black, in modo da decontaminarsi dal morbo che gli aveva attaccato, buttò un occhio all’orologio.

Le cinque e dieci. Aveva perso dieci minuti che potevano essere utilizzati per garantirgli la solidità mentale di affrontare il chiasso fino al prossimo momento di pace, la sua oasi rigogliosa chissà quanto lontana.

Diamine! ‘Fanculo i dormitori, voglio una stanza singola!

Ah, ma l’avrebbe chiesto a Silente, con la scusa che i Prefetti avevano bisogno di non lasciarsi troppo coinvolgere dalla propria Casa in modo da essere del tutto  imparziali!

Ma non era quello il momento di pensarci, meglio iniziare tutto daccapo prima che il tempo scadesse.

Sono solo nel dormitorio del sesto anno Gryffindor e mi sto godendo un inaspettato momento di pace che, se non rovinerò ancora con dubbi grammaticali, potrà essere un inaspettato lungo momento di pace e che, se schianto tutti coloro che vivono qui, potrà diventare un inaspettato lungo lunghissimo momento di pace.

E lui amava gli inaspettati lunghi lunghissimi momenti di pace, che gli ricordavano che lassù qualcuno, nonostante tutta la sfiga che si ritrovava, ancora lo amava.

Inaspettato lungo lunghissimo momento di pace: Ecco le vere parole magiche della sua vita, il suo personale incantesimo per essere felice.

Ma allora, perché sembrava che qualcosa non andasse?

Gli ci volle solo un attimo di riflessione per scoprirlo.

Cazzo! Questo non è un inaspettato lungo lunghissimo momento di pace!

Sono giorni che lo sto preparando!

Come in ogni formula magica, completezza, coerenza e coesione sono indispensabili per garantire il risultato e un lungo lunghissimo momento di pace non era neanche lontanamente paragonabile ad un inaspettato lungo lunghissimo momento di pace.

Per prima cosa mancava in questo modo tutta la natura divina del dono e Merlino solo sapeva quanto avesse bisogno a volte di sentirsi dire “Ecco, questo è perché te lo sei meritato”.

In secondo luogo poi, messo di fronte ai fatti, sapeva di aver imbrogliato per guadagnarsi quel pezzo di oasi pacifica tanto agognata. Non era stato carino da parte sua dire a Peter che aveva sentito la ragazza di lui dire qualcosa di propriamente non molto piacevole sull’appuntamento che i due avevano avuto il giorno prima ad Hogsmeade, soprattutto perché lui non sapeva nemmeno che faccia avesse la ragazza di Wormtail. Non era stato nemmeno tanto gentile mandare un biglietto anonimo al capitano della squadra di Quidditch gryffindor per informarlo che uno dei suoi giocatori del sesto anno, a quanto sapeva, aveva stretto accordi con Lucius Malfoy per far vincere la partita agli odiati Slytherin in cambio di un appuntamento con Narcissa Black, fidanzata del biondo e ragazza a detta di tutti più bella dell’intero anno. Il che, come già ci sarete arrivati, era falso quanto in galeone di bronzo, soprattutto perché i membri in squadra del suo dormitorio erano tutti felicemente fidanzati, tranne James che ancora correva dietro a Lily e che quindi non aveva occhi per nessun’ altra, e Sirius che era legato alla ragazza Slytherin da rapporti di parentela stretti almeno quanto l’odio che provavano l’uno per l’altra.

E, se si voleva essere proprio sinceri, non era stato del tutto corretto far diffondere la voce di un compito in classe a sorpresa preparato dalla Mc Granitt per il giorno successivo e che verteva su un argomento solo casualmente accennato dalla professoressa, in quanto non contenuto nei libri di testo in uso ma solo su un unico tomo custodito gelosamente in Biblioteca dalla Price e che, guarda il caso, non poteva essere portato via di lì se non sotto il permesso della suddetta donna che non aveva la minima voglia di cedere su quel punto.

Infine, ultimo ma non meno importante…ehm…perché non si è mai sentito parlare di una argomentazione con meno di tre punti e quindi ci doveva essere…

Ah sì. La musicalità di inaspettato lungo lunghissimo momento di pace, che stimolava le aree del riposo della sua mente, non si avvicinava neanche approssimativamente a quello di un semplice e banale lungo lunghissimo momento di pace.

Lui questo lo sapeva, anche fin troppo bene, anzi così fin troppo bene che capì immediatamente che la pace era conclusa.

Ma non avrebbe sprecato comunque così il suo sigh solo lungo lunghissimo momento di pace!

Si sarebbe impegnato in qualcosa di utile e rilassante, che non poteva fare nella baraonda a cui era costretto nel dormitorio.

Certamente!

Prima che potesse intavolare un’altra discussione con se stesso basata sulla stupidità di prefiggersi un obiettivo senza che questo fosse stato realmente già scovato, si ricordò della lettera di sua madre arrivatagli quella mattina e decise di rispondervi, nonostante potesse già immaginare l’argomento su cui vertesse.

Caro Remus,

spero davvero con tutto il cuore che le cose lì ad Hogwarts continuino ad andarti bene. Non sai quanta gioia ho provato nel leggere la tua ultima missiva…forse ne ho provata giusto un po’ meno quando è arrivato il richiamo ufficiale da parte di Silente una settimana fa, comunque.

Non voglio neanche sapere cosa diavolo ci facevate tu, Sirius e James nel dormitorio Slytherin in piena notte e come mai vi hanno trovato bacchetta in mano chini sul letto di quel ragazzo.

Si, sto usando il plurale .Nonostante a quanto pare loro hanno detto che tu stavi cercando di fermarli, credo di poter affermare con certezza che basterebbe una semplice magia per dimostrare che parte degli incantesimi dalle conseguenze raccapriccianti usati su quel poverino provengono dalla tua bacchetta.

E sai cosa di dico, Remus? Non ci pensare, figlio mio, e divertiti un po’. ^^

Hai trovato dei veri amici, un po’ matti forse, ma che ti vogliono bene, quindi non lasciarteli scappare. La licantropia sembrava un ostacolo troppo arduo da superare nel raggiungere stretti rapporti umani e invece hai trovato quegli angeli…(che, per inciso, devi assolutamente invitare a passare qualche giorno da noi durante le vacanze estive!!!).

Immagino che ti costi mentire loro così frequentemente sulle tue sparizioni ma, Remus, è necessario. Come al solito utilizzerai la lettera che ti ho mandato per dire che devi venire a trovare la tua pazza e malata madre questo weekend, così da poter raggiungere il Platano Picchiatore senza troppi problemi.

Prego affinché tu non senta troppo dolore nel trasformarti, e che non ti faccia troppo male nella solitudine di quella casa.

Imploro ancora di più, però, affinché tu riesca a liberarti dello spettro del lupo nei giorni in cui sei umano perché Remus, quello che stai trascinando è un fardello che negli anni hai ulteriormente appesantito. Sono certa che la vicinanza dei ragazzi ti farà bene, da questo punto di vista, quindi nonostante non voglia consigliarti sugli incantesimi migliori per danneggiare il prossimo durante il sonno(non saprei neanche dove trovarli poi…magari su qualche vecchio libro di tuo padre…ma non lo farò Remus J. Lupin, no che non lo farò!), credo di potermi fare una risata della descrizione meticolosa degli effetti delle vostre magie su quello Slytherin che TU mi manderai appena possibile.

Saprò se hai calcato troppo la mano, Sig. Prefetto!

Un bacio,

Mamma

 

Sorridendo della scherzosa minaccia della madre e ripromettendosi di far leggere la lettera a Sirius in modo da farlo incazzare un po’ (all’amico era stata mandata da casa una Strillettera che aveva urlato per 20 minuti consecutivi in piena Sala Grande, a causa di quello scherzetto innocente), si mise in cerca di una piuma d’oca, deciso a mettersi all’opera.

Perquisì tutti i cassetti della scrivania prima di rendersi conto che, a parte fogli e foglietti pieni di disegni di boccini d’oro e delle iniziali di Lily Evans in tutte le forme e dimensioni, non avrebbe trovato nulla.

Poi, nello sbattere il ginocchio contro la testata del letto più vicino, ebbe l’illuminazione.

E che illuminazione!

Sirius Black, l’uomo che lo stava portando al rifiuto della lingua corretta, nascondeva in un ripiano segreto del suo baule quella che tutto il dormitorio chiamava con devozione “La Scorta”, ovvero la più grande e fornita riserva di dolci di Mielandia di tutto Gryffindor.

Prima che la sua mente riuscisse a razionalizzare completamente la complessità della parola furto a caratteri neri e in grassetto sulla sua fedina penale, Remus Lupin, prefetto di Hogwarts e bravo ragazzo, si era già riseduto ad una scrivania non sua e stava succhiando, in apparente contemplazione, una piuma d’oca di zucchero.

Reato più, reato meno…

Lo considererò una sorta di parziale risarcimento al danno subito dalle mie capacità dialettiche.

Ecco!

Controllò l’orario all’orologio alla parete, operazione che necessitò di un movimento innaturale del suo collo che gli provocò comunque meno dolore del sapere che mancavano solo 17 minuti alla fine del suo lungo lunghissimo momento di pace.

Doveva muoversi!

Intinse la penna nel calamaio, attento a non inzaccherare di inchiostro lo zucchero della penna e, con un sospiro, si mise all’opera.

Cara pazza e malata madre,

e facciamo corna affinché questa disgrazia non si aggiunga alle altre, come va?

 Si fermò. Forse era un po’ banale, ma tutte le lettere iniziano così.

Sarò felice di metterti al corrente dei risultati ottenuti dal migliore alunno del corso di incantesimi una settimana fa, ma credo che per questo aspetterò l’arrivo di Sirius, che meglio di me ricorderà tutti i dettagli più orripilanti, o di James, che ha avuto la brillante idea di scattargli una foto.

E, non ho calcato troppo la mano, io!

Solo tre o quattro incantesimi, in fondo e, tengo a specificare, il naso non ha subito alcuna trasformazione ma è così di suo.

Prova a dire che ti fa pena e ti sconosco come genitrice…perfino la Mc Granitt ha riso, giusto un po’…beh, gli angoli della bocca si sono piegati all’insù e per quella donna già è un record di livello mondiale.

Beh, forse qualcosa potevamo evitarla comunque…non è stata un’azione molto corretta, in realtà…

Ma diamine, ecco che mi hai fatto sentire in colpa!

Non ho fatto tutto io!

Ho quasi solo guardato, io…

E comunque se l’è meritato, so che stava organizzando qualcosa…

Uno scherzo bruttissimo, tanto brutto che tutti mi avrebbero riso dietro fino all’ultimo giorno dell’ultimo anno e non avrei mai avuto più in coraggio di farmi vedere in pubblico.

Non so cosa ma era così…diamine! Lo so.

Fidati! Il mio istinto non sbaglia (quasi) mai!

Bene, cambiamo argomento…

Non sentì neanche il bisogno di controllare la lettera ricevuta per rendersi conto che era arrivato a dover toccare l’argomento licantropia & ragazzi.

Era sempre così, in ogni lettera.

E, come tutte le volte, gli venne il blocco dell’artista o, più propriamente, del bugiardo.

Cara Mamma,

credo sia il caso che tu sappia che tuo figlio, 16 anni, prefetto ecc ecc, se ne frega decisamente degli statuti di sicurezza e di tutto il resto, ma durante le sere di luna piena se ne va in giro con i suoi -come li hai definiti tu- angeli, per l’occasione in forma canina, di cervo e di ratto, ad esplorare e a mancare per poco la gente evitando per un soffio di infettare poveri innocenti di  quello stesso contagio che ha reso te vedova e madre di un mostro peloso, e me orfano di padre e mostro peloso, appunto.

Ecco, quello era decisamente ciò che non doveva dire, espresso nel modo più crudele possibile e…

“…del tutto falso, Moony.”

Prima che potesse girarsi, sentì una presenza sopra di lui e due braccia gli circondarono le spalle in un possessivo abbraccio.

Sarebbe stato da lui, Remus Lupin, sussultare a quel contatto improvviso, ma non lo fece.

Questo perché era ancora più da Remus Lupin distinguere la voce di Sirius Black tra mille, forse diecimila altre, e sapere in anticipo quali sarebbero stati i suoi movimenti ancor prima che la mente dello stesso li formulasse.

Ma questa è tutta un’altra storia…

“Buongiorno Signor Padfoot, credevo fosse chiaro il motivo per cui non volevo avere nulla a che fare con i tuoi esercizi di legilimanzia…”

Remus alzò lo sguardo, con un sopracciglio alzato in maniera fin troppo teatrale, per avere una migliore visuale del volto di Sirius Black, che troneggiava, in tutto il suo metro e ottanta di altezza, sulla sedia su cui invece lui era seduto.

“Sinceramente no, Messer Moony…la signoria vostra ha tergiversato più e più volte sulla motivazione, fornendo però un’ampia scelta di minacce e intimidazioni rivolte alla mia persona.”

“Appunto. Il motivo è semplicemente che non lo devi fare.”

Lo faccio anche per te Sirius…fidati!

“Bugiardo” sussurrò l’altro, avvicinando pericolosamente le sue labbra all’orecchio del licantropo, che dovette con tutta la sua forza mentale reprimere un fremito.

“Freddo?”

Quando basta una parola per annunciare di aver fallito su tutta la linea.

Dannazione…no, Sirius Questa è davvero una domanda cretina…

“No, ma a quanto pare sono riuscito a farti cambiare argomento!” lo canzonò prendendo la palla al balzo e donandogli un sorrisetto ironico, giusto un po’ traballante.

“Me lo dirai un giorno, vero?”

“No…”disse sbrigativo, impegnandosi nel rimettere al loro posto le cose di James “Non è importante…”

E, quando Remus Lupin diceva che qualcosa non era importante, ma sembrava che i suoi occhi dicessero tutt’altro, voleva dire semplicemente che era tutta un’altra storia.

“Tornando al discorso originario, comunque” asserì Sirius, più serio, decidendo di utilizzare i suoi arti superiori in modo più utile, ma sfortunatamente non per questo più piacevole “credo che gli ultimi due…quattro, cinque righi debbano essere eliminati”.

La punta della bacchetta del moro si mosse velocemente sul foglio, sortendo l’effetto di una gomma per cancellare.

“Ed adesso…”annunciò con un sorriso, facendogli segno affinché gli cedesse il posto sulla sedia “lascia fare al tuo amico Padfoot, specializzato in spiegazioni, scuse e menzogne di ogni genere!”

Tempo due minuti e l’intera pergamena era riempita della scrittura di Remus, non proveniente però dalla sua mano ma dalla bacchetta del giovane Black.

“ Non banale, non formale, non commovente e soprattutto non patetico…va bene?”

Dopo una veloce sbirciata si trovò a confermare.

“Grazie Sirius…” disse, cercando di utilizzare il tono più adatto.

Inutile, perché l’altro, piuma d’oca in mano e occupato a scrivere, già non lo seguiva più.

“Che stai facendo?”

“Accludo un personale messaggio alla signora Lupin…”sogghignò malvagio, utilizzando un accento aristocratico che non gli era proprio, pronto a farsi beffe delle 4 fasi standard di cui ogni reazione di Remus era composta.

1° stadio: curiosità nelle parole.

“Ma che…?”

2° stadio: curiosità nei gesti.

“Fatti più in là, voglio leggere”

3° stadio: riconoscimento e fruizione dei punti salienti del messaggio. In quel caso:

Cara Signora Lupin,

spero si ricordi di me, Sirius Black, l’amico di suo figlio. Io e gli altri compagni di dormitorio di Remus siamo fieri e annunciarle che il suo ragazzo è finalmente diventato il suo uomo. L’altroieri, 13 marzo, alle ore 9.56, il mio sopraffino occhio ha scorto sulla gota sinistra del ragazzo in questione il primo pelo di barba. Spero concordi con me nell’urgenza di portare Remus ad Hogsmeade per l’acquisto del primo rasoio, priorità che sfortunatamente il suddetto giovane non sembra condividere. Ah la timidezza…dovrebbe essere curata forse ancora più duramente dell’irrequietezza, ma in quel caso a causa di suo figlio perderemmo tutti gli anni la Coppa delle Case. Non si preoccupi, quindi: mi prenderò cura io di lui, mentre pone le prime pietre per la costruzione della sua personale via dell’età adulta.

Sempre vostro,

Sirius Black

4° stadio A (o anche conseguenza 1): arrossamento gote.

4° stadio B (o vedi sopra): incazzatura.

Sirius! Cancella immediatamente!” Sguardo furente.

“Ma perché?” Sguardo da cane (per l’appunto) bastonato.

“Perché si!”

“No-no” Canzonatura.

Sirius…non fare l’idiota”

“Mai stato più serio…si tratta di un evento di importanza mondiale per le madri, Remus! E io so quanto ti costa mentirle, quindi…”

Remus Lupin odiava quel sorriso da sadico assassino e, proprio in virtù di ciò, non avrebbe dovuto fermarsi a contemplarlo, dando la possibilità ai riflessi scattanti di Sirius di aggiungere il biglietto alla lettera di Remus e affidarla al suo gufo.

Fatto sta che questo successe…delucidazioni sulle possibili cause? Nessuna disponibile, in quanto sfortunatamente si tratta di tutta un’altra storia.

“E che diavolo, Sirius! No!!”

“Black 1, Lupin 0! Ne devi mangiare di pasta se vuoi anche solo sperare di poter competere con i miei riflessi!”

“ Ma vaff…”

***

Moooooooooooooony?”

Il diretto interessato, steso sul suo letto e dando di proposito e del tutto volutamente (meglio ribadire il concetto, almeno secondo Pemus…)le spalle all’odiato compagno, sbuffò ed emise una sorta di grugnito, a testimoniare la sua ferma volontà di non rivolgergli la parola fino alla prossima Coppa del Mondo di Quidditch.

Mooooooooooooooooooooooooony?”

Ancora niente.

Black, intento anche lui a concedersi un po’ di meritato riposo spaparanzato sul suo letto, dopo le accuse piuttosto pesanti del capitano di Quidditch, cercò inutilmente annullare le distanze toccando con la mano la schiena del licantropo. Questo, però, del tutto disinteressato allo sforzo dell’amico di allungare il braccio il più possibile, si spostò più in là, allontanandosi dal campo d’azione del moro.

Sirius, infelice, riprese a lamentarsi e a chiamarlo ininterrottamente.

A discapito, comunque, degli infantili tentativi dell’amico di richiamare la sua attenzione, Remus Lupin, del tutto indifferente, si era ripromesso di non cedere e di pensare a tutt’altro.

Il problema del ragazzo era che sfortunatamente “tutt’altro”, negli ultimi mesi, sfociava nel giro di 5 secondi e senza tanti complimenti in “tutta un’altra storia”.

E Remus Lupin, sedici anni, prefetto di Hogwarts, tentava con tutta la forza di restare lontano da qualunque cosa che, spacciandosi per niente, fosse invece “un’altra storia”, o meglio la sua “tutta un’altra storia”.

L’altra storia di Moony, bisogna sapere, non era altro che un insieme di messaggi subliminali che la sua mente deviata continuava ad inviargli ogni qual volta non era completamente concentrata su qualcosa.

E, per inciso, nonostante l’appellativo “secchione”, gli alti voti scolastici e la sua serietà e senso della responsabilità, Remus Lupin stava scoprendo che la sua mente riposava troppo, troppo spesso (“troppissimo spessissimo”, aveva pensato una volta, durante una noiosa lezione di Storia della Magia, quando la parte bacata della sua mente aveva iniziato a bombardare con immagini che non avrebbe voluto vedere, quei pochi neuroni con ancora la voglia di lavorare correttamente e bene. Aveva smesso di ribellarsi appena si era reso conto della suddetta castroneria grammaticale che questi avevano espresso in protesta, e si era rassegnato al fatto che di efficienti non gliene erano rimasti assolutamente.)

Tornando in argomento, tutte queste “scene”, della durata per l’appunto di un sogno ad occhi aperti, perché altro non erano, si presentavano nella loro diversità sempre legate ad uno stesso argomento.

Per aiutarvi meglio a capire quale (perché naturalmente in questo sito non ci sono commenti dell’autore, né elenco dei personaggi o delle serie, né raiting…e quindi, poveri sventurati lettori, avete aperto a caso…^^) basti pensare che in quel momento Remus stava riflettendo sulla somiglianza tra la realtà e la sua ultima “visione”.

La sua mente schematica era arrivata in poco alla conclusione che…

In entrambe:

·         Lui e Sirius erano soli nel dormitorio

·         Erano tutti e due stesi su un materasso morbido

·         C’era un gran silenzio, interrotto solo dalla voce dell’amico che lo chiamava.

Il vero problema, analizzava la mente del licantropo, riguardava piccole e sottili differenze che, a causa della sua sfiga congenita, avevano il potere di cambiare completamente tutta la situazione.

Infatti nel sogno:

·         Il letto che li ospitava era uno solo, ma non dava loro nessun fastidio e nemmeno problemi di spazio, visto che non si trovavano l’uno di fianco all’altro ma l’uno sull’altro.

·         C’erano molti meno vestiti ma non sembrava esserci nessun problema, in quanto erano troppo impegnati per sentire freddo.

·         La voce di Sirius era bassa e provocante e, invece di essere intervallata da lamenti e piagnistei si faceva sentire, in un sussurro o poco più, tra un gemito e l’altro.

Il ragazzo dai capelli castano chiaro sospirò, rassegnato.

A questo punto ritengo quasi inutile dire che Remus Lupin aveva una cotta di grado superiore al settimo per Sirius Black.

Una cotta molto lunga e molto intensa.

Alla pari, sembra stupido precisare che Remus Lupin non aveva mai fermato Sirius Black in mezzo ai corridoi per dirgli “senti, mi piaci da impazzire”, ma aveva semplicemente deciso che una cotta è una cosa stupida, che a lui, persona seria e responsabile, sarebbe passata in un attimo.

Questo, intendo la decisione, due anni prima e, proprio in virtù del fatto che per gli animali, e quindi anche per i lupi, un anno è un tempo esageratamente lungo rispetto alla concezione umana, saltava subito all’occhio che qualcosa non quadrava.

Adesso il problema era capire se questo qualcosa era la sua mente, il suo cuore o semplicemente il bel corpo di Sirius, la sua risata cristallina, il suo modo di camminare sempre a testa alta, i suoi occhi acquosi e luminosi, il suo…basta così Remus!

E lui, Remus Lupin, lo avrebbe scoperto e neutralizzato in nome della sua sanità mentale e dell’amicizia con i ragazzi. Anzi, avrebbe iniziato subito a lavorarci!

Peccato che tutto passò immediatamente in secondo piano quando si rese conto di non essere più l’unico ad occupare il suo letto.

Sirius.

Oddioddioddio!!!

Ecco, quella era esattamente una reazione che, in virtù del suo proponimento di eliminare la minaccia Sirius, non avrebbe dovuto avere.

Ma poteva ancora recuperare! Si, che poteva.

Moooooony?” Remus si rese conto di dargli ancora le spalle e, ricordando che poteva ancora recuperare –si che poteva- (il messaggio era non si sa come diventato il suo grido di guerra e il suo slogan personale) ordinò a se stesso di non voltarsi e di ignorarlo.

I circuiti mentali di Sirius però, messi KO dal crescente amor proprio, narcisismo, egocentrismo e vanità, non concepivano neanche lontanamente l’idea che qualcuno potesse essergli indifferente.

Menchemmeno Moony.

Ma non perché Moony era suo amico –James non aveva esitato a mandarlo a quel paese quando aveva iniziato a strepitare- ma semplicemente perché Moony è Moony e mi ascolta sempre.

Iniziò quindi, Sirius, una intensa e confidenziale conversazione con la schiena di Remus, che aveva provveduto ad avvicinare a sé con un abbraccio fin troppo forte all’altezza del petto del licantropo.

“Cioè…tu devi capire, Moony! Mi è cugina!!! E poi…una serpeverde. Ma no…

E quello continuava a strepitare…per non parlare poi di James che stava iniziando a scaldarsi…’IO AMO LILY’ ha urlato ad un certo punto…e poi lui lo ha preso per il bavero e allora io ho detto che non si doveva permettere e lui ha detto che il capitano era il capitano e che io ero io…e io gli ho detto ‘lo so, lo so…proprio per questo se non lo lasci ti spacco la faccia’ e allora lui ha detto…”

Circa dieci minuti dopo…

“Cioè, tu mi hai capito, vero Moony?”

“Oh, si si…certamente…!”

Ma solo perché sono io l’artefice di tutto. Cercare di capirti quando sei preso in un racconto è impossibile…sembra che tu ci tenga davvero molto a saltare volutamente tutte le parti chiave del discorso per soffermarti sui dettagli più stupidi e noiosi…

“E cosa devo fare secondo te?”

Baciarmi, più o meno. Sono certo che la tua vita diventerebbe perfetta.

“Semplicemente niente…lascia perdere. Più ci rimugini sopra più tutto ti sembrerà di proporzioni maggiori della realtà…”

E, lettori, non c’è nessun riferimento sessuale riguardante i pensieri di Lupin su una determinata parte del corpo di Sirius Black…o almeno credo. E’ lui che parla.

Remus sentì l’innato bisogno di farsi del male. (Appunto…-__-)

“Per te è tutto facile…come si fa a non pensarci? Mi hanno deliberatamente accusato di essere una sorta di spia Slytherin…di essere un traditore!!! Ma capisci?”

E tu stai deliberatamente mandando a farsi fottere tutti i miei buoni propositi di non saltarti addosso. Ma capisci?

“Si che ho capito. Senti, alzati di qui e fa qualcosa che di faccia rilassare…che so, una doccia? Trasformarti in Padfoot e rincorrerti la coda…”

 Oppure utilizzare una volta sola in tutta la tua vita il cervello in modo intelligente, per capire che il tuo amico ha una cotta per te…ma no, questo non è rilassante…

“Una cosa che mi rilassi?” Sirius sembrava interessato.

“Si, la cosa più rilassante che ti venga in mente al momento…” rispose paziente Remus, sperando di toglierselo di dosso, prima che i suoi neuroni rimasti si unissero al coro Oddioddioddio.

Sentì uno spostamento d’aria e capì che l’altro si stava alzando.

Inaspettato fu però il ritrovarselo dopo un minuto inginocchiato davanti a lui al lato del letto, in modo da poterlo guardare bene in faccia.

“Cosa c’è adesso?” disse Remus, stanco, abbandonando il suo morbido cuscino per mettersi seduto sul letto.

“Ci ho pensato…” sussurrò l’altro con voce roca ed espressione incredibilmente seria.

“E allora?” ribatté l’altro strofinandosi gli occhi.

“Coccolami.”

Remus era una persona molto controllata e seria.

Remus era l’amico migliore da chiamare quando si ha bisogno di aiuto.

Remus era anche tremendamente cotto di Sirius.

Ma, Remus era anche un marauders, e quel titolo a discapito di molti commenti, se lo era meritato.

Alla luce di ciò, sarà facile capire perché, ancor prima di arrossire e di maledirsi per averlo fatto, Remus Lupin scoppiò in una malcelata risata.

Il giovane Black, inaspettatamente, aspettò seriamente che l’attacco di ridarella dell’amico si spegnesse e continuò a fissarlo, in silenzio.

Ecco cos’era quello che il licantropo amava e odiava allo stesso tempo.

Sirius, o meglio il suo modo di fare.

Perché il moro, bisogna sapere, sembrava il più delle volte aspettare che fossero soli per lasciarsi andare ad un qualcosa che assomigliava terribilmente a flirtare.

Con lui: Remus.

E no, non stava esagerando. Sapeva solo che quello era l’ostacolo più difficile da superare nel considerare Sirius solo come un semplice amico.

Sirius era sensibile. Ma solo con lui.

Sirius abbassava le difese e si mostrava debole. Ma solo con lui.

Ma, nonostante questo sembrava rientrare in un concetto di amicizia molto stretta,

Sirius era anche fisico. Mooolto fisico. Ma solo con lui.

Remus sapeva quindi che probabilmente l’amico non stava scherzando e le sue gote presero colore. Ancora.

Dannazione!

Nonostante la fama di scarso pensatore, l’altro non aveva potuto fare a meno di riflettere sulle strane reazioni dell’amico e ciò, in un modo o nell’altro, l’aveva tangibilmente subito ricondotto a uno studio sul suo di comportamento.

Come diavolo gli era venuto in mente di chiedere a Remus di coccolarlo?

Doveva solo pensare ad una cosa rilassante…non a arghhh!

La realtà era una sola però. Avrebbe deciso di passare tutta la sua vita nella forma canina senza tante riflessioni, se questo avesse significato essere esposti sempre alle particolari attenzioni dell’amico.

A volte, infatti, dopo la luna piena, quando Remus si svegliava nella Stamberga Strillante, poco vestito, stanco e dolorante come un moribondo, e vedeva Padfoot davanti a sé, addormentato, prendeva ad accarezzarlo, con la poca forza che gli rimaneva e a grattargli dietro le orecchie con uno sguardo che, agli occhi socchiusi di un cane che finge di dormire, sembrava colmo di sentimento.

Si era chiesto spesso se fosse stato crudele da parte sua desiderare che tutte le notti ci fosse la luna piena per ricevere quell’amorevole trattamento…e si era risposto di si, perché lo voleva solo per un suo piacere personale.

Al diavolo Remus, dannazione!

 Perché non si comportava come lui? Perché non gli dimostrava il suo affetto, quello che sentiva? Il loro rapporto era speciale…o forse era solo lui a pensarlo?

Abbracci, carezze, contatti fisici erano sensazioni che a Moony, il suo Moony, non faceva mancare, perché sapeva che a lui servivano.

Lo sentiva.

Ma allora perché per l’altro non era lo stesso? Perché senza sollecitazioni non lo stringeva in un abbraccio, non gli parlava all’orecchio, non lo prendeva per mano, non lo…baciava?

Riflessione.

Baciava?

Voleva davvero che Remus lo baciasse?

E cos’era quel possessivo vicino al nome dell’amico?

Cioè lui non…vero?

Cazzo, che casino!

Al diavolo Remus!

O, fondamentalmente, a me Remusma su questo era meglio non soffermare l’attenzione.

“Ehm ehm…” Remus fece prepotentemente riconoscere la sua presenza.

Panico.

Moony...carissimo. Anche lei in questo parco.”

Ma Remus non voleva scherzare.

E, probabilmente, se avesse saputo cosa dire, neanche Sirius avrebbe voluto farlo.

Però poteva ancora uscirne fuori…

“Cosa c’è, Remie?”

Si, stava riprendendo il controllo di se stesso.

Yu-huuuu.

“Niente Sirius…” rispose l’altro, stendendosi nuovamente sul letto con le braccia incrociate sotto la testa.

Niente Sirius…mi hai solo chiesto di coccolarti. Vigliacco.

“Bene…e allora?”

“Allora cosa?”

Dillo Sirius. Dillo. ‘Era uno scherzo Remus…di certo non vengo a farmi coccolare da te…Ti piacerebbe, eh?’ Dillo e ti uccido.

“Avevi detto che mi avresti aiutato a rilassarmi…”

“Veramente le parole non sono state proprio quelle…”

“Sottigliezze…su su. Fammi spazio su quel maledetto materasso”

“Perché?” ribatté il licantropo, occupando più spazio possibile.

“Perché ho voglia di attenzioni da parte del mio Moony.”

“Uno: Non chiamarmi ‘mio Moony’…è orribile. Due: Sirius, non sei un cane! Cosa vuoi che faccia? Non posso grattarti dietro alle orecchie…”

Sirius, questa è induzione alla violenza!!!

Dirò al giudice che le tue parole mi hanno reso momentaneamente incapace di intendere e di volere.

Sirius Black non sembrava averla presa molto bene. Invece di limitarsi a fargli il muso e ad andarsene continuava a fissarlo, irato.

Remus, intanto, si dava del cretino.

Padfoot…”

“Non chiamarmi Padfoot…è orribile!”gli fece il verso l’altro.

Sirius…”

“Che c’è?”

Padfoot te lo sei scelto tu come soprannome…” disse, seccato.

“Ah!”

“Beh?”

“Senti Remus, lasciami in pace!”

“Adesso ce l’hai con me? Non ho mica detto io al capitano della squadra che te la fai con tua cigina!” (Ehm ehm…-_-)

“IO NON ME LA FACCIO CON MIA CUGINA!”

“Appunto.”

“ E comunque non è per questo ce sono arrabbiato con te…”

Remus roteò gli occhi, teatrale.

“Su, allora. Dimmi cosa ho fatto?”

“Cosa non hai fatto!!!” ruggì l’altro.

“Cosa vuoi che ti dica, Sirius? ‘Oh povero ragazzo maltrattato da tutti, vieni qui! Farò tutto quello che vuoi pur di renderti felice di nuovo’”?.

“Sul serio?”

“Trova qualcosa di fattibile e ti darò una mano…Pensaci!” ammise l’altro, socchiudendo gli occhi e abbandonando il capo sul cuscino, mentre aspettava che Sirius lo coinvolgesse nell’ennesima partita a Scacchi Magici.

Sospirò. La sua occasione se l’era ormai giocata, ma era quello che andava fatto. Non poteva lasciarsi ancora andare ad atteggiamenti intimi con l’altro, come se stessero flirtando, quando in realtà non c’era niente…almeno non per Sirius.

Depression

Il giovane Black, nel frattempo era preso da tutt’altri pensieri e sorrideva come un idiota vagliando le varie opportunità.

Non solo ne era uscito, ma se giocava bene poteva anche sperare in un bottino.

‘Farò tutto quello che vuoi per renderti felice’ aveva detto Remus, e lui l’avrebbe preso in parola.

Inutile riproporgli di far finta che fosse Padfoot e trattarlo come tale…il licantropo non si sarebbe lasciato andare.

Era troppo…timido? Mah…questo non lo sapeva.

Più probabilmente lui non covava gli stessi desideri…

Depression…?

Quasi. Prima che gli venisse un’idea formidabile, ma pericolosa sia per la possibile reazione dell’amico, sia per quello che avrebbe significato per lui.

“Allora Sirius…mi sto addormentando. Dì la prima cosa che ti viene in mente e finiamola” Il ragazzo dai capelli castano chiaro aveva aperto un occhio nella sua direzione.

Oh Remus. Non avresti dovuto farlo.

E’ un segno del destino che tu mi abbia fermato a questa riflessione.

E chi era lui, Sirius Black, per opporsi alle forze superiori del cosmo?

Remus…”

“Eh?” Entrambi gli occhi puntati su di lui.

“Chiudi gli occhi e non ti muovere.”

Remus ebbe una strana sensazione, che lasciò però subito spazio a due nuove consapevolezze.

Sirius non era pesante ma anzi il suo corpo su di lui esercitava una pressione…gradevole.

Le labbra di Sirius, sebbene screpolate dalle intemperie e dai troppi allenamenti all’aria aperta, erano morbide e dolci…irresistibili.

Appena si rese conto di ciò che stava succedendo, il licantropo sentì una strana scossa dentro di lui. Una sensazione fisica particolare, che non aveva mai provato.

Si sentì sicuro di sé e abbandonò tutte le ansie, le inibizioni e la sensazione di inadeguatezza dovuta alla sua scarsa esperienza, chiudendole a chiave in una parte della sua mente che, per un bel po’, non avrebbe utilizzato.

Di nuovo quella scossa, e altri messaggi al suo cervello.

No, non era una sensazione.

Si trattava di un istinto.

Sarebbe stato il caso di preoccuparsi, se non fosse stato troppo occupato a chiedersi quante nuove consapevolezze sarebbe riuscito a fare sue, prima che tornassero gli altri.

 

Continua…

  
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