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Autore: MeiyoMakoto    15/11/2011    1 recensioni
'Tu sei tutto ciò che c'è di buono e bello in questo mondo di cani rognosi come me.'
Ok, ora non pensate male, non è una storia romantica.
Meiyo
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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‘Tu non mi ucciderai, Albus.’

Albus.

Mi guardo intorno, terrorizzato, ma nessuno, nella folla che si è raggruppata intorno a noi, sembra essersi accorto che Gellert mi ha chiamato col mio nome di battesimo. Ovunque solo facce smorte di preoccupazione, o splendenti di speranza, o uno strano miscuglio di entrambi.

‘E perché no?’, domando sfrontato (Come ho fatto a mascherare il tremito della mia voce?)

‘Perché sei tutto ciò che c’è di buono e bello in questo mondo di cani rognosi come me.’

L’ha pronunciata in tono canzonatorio, questa frase, tutti intorno a me probabilmente credono che sia un inutile tentativo di distrarmi, ferirmi, prendermi in giro…

Ma io so che è istinto di sopravvivenza: le ha sempre usate, quelle parole suadenti, per scusarsi delle peggiori infamie… Anche dopo Ariana…

Lo ucciderò, Dio sa che lo ucciderò: per lei. Oppure per me, perché così facendo mi libererò finalmente da questa benedizione di ragazzo, da questa maledizione di uomo.

‘Tu invece sei il male, Gellert, e lo sai.’

Diavolo, il nome di battesimo è scappato anche a me. Lui se ne accorge, sorride: vincerà.

‘E il tuo guaio, Albus, è che rifiuti di credere che il male possa vincere il bene; non ne hai la forza.’

È vero, Dio santissimo, è tutto vero! Ma come faccio ad ammetterlo davanti a tutta questa gene che crede in me?

Basta, non voglio più pensare, voglio solo che sia finita!

‘Avada Ked…’

‘CRUCIO!!!!’

Dolore. Come non ne ho mai provato prima. Accecato dal dolore. Poi tutto finisce.

Perché? Perché mi ha torturato?

L’ho deluso, ecco la verità: non voleva credere che fossi capace di uccidere; non lui, soprattutto… E quindi mi ha punito, come un padrone punisce il suo docile cane che gli ha morso la mano che brandiva il bastone.

‘CRUCIO!!!’

Dolore. Credo di aver urlato; non so più nulla. Mi lascia un attimo di respiro, poi continua il suo castigo infernale.

Solo che stavolta è per la folla: tutti devono vedere che neanche Albus Silente può vincerlo.

Una altro attimo di tregua: forse dopotutto è stancante anche per lui. Ma dopo continuerà, lo farà ancor e ancora e ancora, e io questo non posso sopportarlo.

‘Avada… Kedavra.’, mormoro come una preghiera.

Aspetto il dolore; non arriva.

Apro gli occhi, ma non vedo nulla. Mi alzo in un capogiro. Capisco.

Gellert è morto… Il mio Gellert… L’ho ucciso io; non per la gente che piange di gioia intorno a me, l’ho ucciso per non provare più dolore, per egoismo, per viltà.

Piango: non a causa del dolore (quello è solo una pallida ombra della maledizione Cruciatus) ma perché non ho più nessuno al mondo: non mi merito più nessuno.

Perché io l’ho ucciso; prima Ariana, poi lui.

L’ho ucciso.

L’ho ucciso.

L’ho ucciso. 

  
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