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Autore: annalisaechelon    15/11/2011    2 recensioni
"Lui era lì, dentro quel computer, a sorriderle. Lui era lì, dentro quell’i-pod, a cantarle tutto il suo amore. Lei viveva di questo, quasi come fosse il suo ossigeno, perché lui, solo lui le permetteva di vivere ancora."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Jared, vado a fare la spesa, vieni anche tu? – gridò Jen dall’altra stanza.
- No amore, tra un po’ mi raggiungono Shannon e Tomo, dobbiamo provare un pezzo – le rispose a voce alta – probabilmente dobbiamo chiamare ancora una volta gli Echelon per un po’ d’aiuto! – si mise a sfogliare le scartoffie che aveva poggiato sulla scrivania con fare rilassato.
Jen si recò nella stanza in cui si trovava Jared, avvicinandosi piano a lui. Era ancora una volta soddisfatta del suo lavoro, del suo rapporto con la famiglia, della sua voglia d’interagire con loro.
- Posso partecipare anch’io? – chiese con un sibilo, arrossendo leggermente in viso.
Lui rispose con una leggera risatella, ma particolarmente compiaciuto, annuì. Si alzò dalla sedia, recandosi in cucina per sorseggiare un bicchiere d’acqua fresca. L’aria era calda in casa e fuori dalle finestre si percepiva il clima autunnale. I colori caldi che s’intrecciavano col vento dello scirocco.
- Ho intenzione di coinvolgere tutti gli Echelon del mondo, tutti quelli che hanno la possibilità di raggiungerci.. – riempì il bicchiere, poi continuò – abbiamo bisogno del loro aiuto, senza, non potremmo andare avanti.. – finì.
- Sono orgogliosa di te, orgogliosa di voi.. – gli accarezzò la mano che teneva poggiata sul tavolo.
Lui le strinse la vita, sorridendole spontaneamente, prima di salutarla vedendola andare via.
- Allora io vado.. – fece chiudendosi la porta alle spalle.
Giunta al supermercato, si aggirava tra gli scaffali con aria spensierata. Osservava con attenzione ogni prodotto, per scegliere quello migliore, soprattutto a seconda delle loro esigenze vegetariane-biologiche. Riempì in poco tempo un enorme carrello, approfittò della situazione per fare rifornimento, prevedendo un’altra grande cena in compagnia, con l’arrivo imminente di Nick. Sorrideva all’idea di quell’apparente felicità.
Tutto d’un tratto si sentì poggiare una mano fredda sul fianco leggermente scoperto e che lentamente le alzava la maglietta di lana grigia. Sentì il tocco intrufolarsi sul suo ventre e, istintivamente, si girò di scatto.
Zach.
Lasciò il carrello per spingerlo via, ma fu subito bloccata dal tocco prepotente delle mani del ragazzo dagli occhi smeraldo. Per un attimo, fissandolo, rimase come intontita, riprendendo dopo qualche secondo i sensi. Cercò di liberarsi, fallendo. E lui, non curandosi né del luogo, né della situazione, le fiondò una mano tra i capelli, tirandoglieli rozzamente, per avvicinare il suo viso a quello di lei. Un grido, nessuna risposta. Lui poteva benissimo controllare la situazione dato che nessuno era pronto a soccorrerla.
- Non ci sono fotografi adesso, non preoccuparti! – biascicò lui con sguardo felino.
Jen, impotente, si abbandonò alla parete e chiuse gli occhi, in segno d’arresa. Zach, poggiò una sua mano sul suo viso, le rubò un bacio, leccandole le labbra e le alzò violentemente la maglietta per stringerle i seni. Jen, seppur debole, gettò un altro grido di disperazione, presa dalla paura, per chiedere aiuto. Da lontano una donna vide tutta la scena, e prima di intervenire, chiamò la polizia che però, tardava ad arrivare, così corse a chiedere aiuto stesso nel negozio, per evitare che Jen dovesse subire altri maltrattamenti. Nel frattempo però, Zach continuava a violare il suo corpo.
- Sei mia! – le ringhiò contro – Non puoi scapparmi Jen! – con occhi di fuoco.
- Zach, fermati.. – lacrime.
Lui si guardò attorno e non scorgendo alcuna presenza, s’intrufolò nello sgabuzzino del supermercato, portandosi Jen dietro, ormai sconfitta. Nel buio più totale prese controllo del suo corpo, sbattendola al muro. Decise di non accendere la luce, per evitare che si potesse notare dall’esterno e nella finta notte, continuò a toccare la ragazza ovunque. Le sbottonò i pantaloni per infilarle una mano negli slip, ma prima di farlo, esitò un attimo per prenderle le mani e poggiargliele sulla sua intimità, facendo per muoverlo su e giù.
- Jen, lo hai capito cosa voglio da te vero? – le infilò una mano nelle mutandine.
- Zach, basta.. – singhiozzi.
In quello stesso istante la polizia buttò a terra la porta, correndo verso Zach per rinchiuderlo in manette e vedendo Jen buttarsi a terra, piangendo. Con il pantalone ancora sbottonato e la testa tra le mani, ripensava a tutto l’accaduto e a Jared, a quanto sarebbe stato male sapendolo, perché era lui l’unico suo pensiero, l’unica sua preoccupazione, più che la sua sofferenza.
La portarono fuori dal negozio e, scorrendo tra la rubrica del suo cellulare, trovarono il numero di Jared per chiamarlo. Dopo nemmeno un quarto d’ora lui arrivò e spaesato, con il pianto in gola, la portò in ospedale.
Giaceva in quel letto senza odori e senza colori, col cuore in mano, distrutto in mille piccoli pezzetti. Era stata umiliata per l’ennesima volta dalla stessa persona. Sentiva ancora il dolore dei lividi che lui le aveva provocato su alcune parti del corpo e, immobile, guardava Jared stringerle una mano.
- Scusami.. – sussurrò.
- Non è colpa tua.. – una lacrima gli solcò il viso.
Un gemito, un singhiozzo. Sconfitta, dolore. Aveva visto la cattiveria nei suoi occhi, il suo desiderio di scopersela, di farla sua, di tirarla via dal cuore di Jared e di prendere il controllo. Si era vista vittima di violenza. Si era vista subire quel male. Era convinta che la sua vita fosse tranquilla, perfetta, tutta “rosa e fiori”, ma si sbagliava di grosso. Aveva solo una grande paura in quel momento, paura di perdere ancora, paura di non riuscire più ad andare avanti.
Doveva scappare, non letteralmente, ma doveva trovare una via di fuga da quel vortice nero che stava risucchiando la sua felicità. La luce, aveva bisogno di colore, di qualcosa che sarebbe stato in grado di illuminare la sua vita. Quanto altro tempo avrebbe dovuto aspettare?
- Ogni cosa, per te.. – le dichiarò Jared. 

  
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