Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: IWontFade    15/11/2011    1 recensioni
Questo è il prologo di quella che è la mia prima vera fanfiction. Quando nello stesso istante una normale ragazza italiana scopre di non essere così normale e un incredibile uomo americano scopre che si, è davvero incredibile, qualcosa di strano può accadere e stravolgere due interi universi.
Io non conosco assolutamente i protagonisti e non so come si comporterebbero in situazione assurde e improababili come queste, ma far galoppare la fantasia è forse una delle qualità migliori che ho e mi piace vivere, morire, sanguinare per lei, nella mente, negli ochhi la posso vedere , è la fantasia.
Di questo parla la storia. Di pura fantasia.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ero stata l’ultima a lasciare il bus, e sembrava che non volessero proprio farmi tornare a casa. Infatti quando ero scesa Shannon dietro di me aveva deciso che sarebbe uscito per fumarsi una sigaretta sotto lo sguardo deluso del fratello, è vero, gli aveva promesso che avrebbe smesso, ma non ci poteva fare niente. In quel caso però la sigaretta sembrò più che altro una scusa per prendersi una boccata d’aria fresca, prima dell’intera notte e il viaggio del giorno successivo dentro allo stretto e scomodo bus.

Sull’asfalto gelido e coperto di fredda pioggia ci eravamo scambiati le ultime parole. Ci eravamo lasciati in modo un po’ triste, Jared continuava a chiamare suo fratello da un finestrino e gli mandava messaggi tipo oppure . Mi faceva morire quell’uomo, anche se mi sentivo un po’ arrabbiata con lui. In tutta la serata mi aveva rivolto solo un paio di occhiate, senza mai interessarsi minimamente di più. Proprio nel momento in cui Shannon mi stava lasciando il suo indirizzo e-mail (incredibile ma vero!) iniziò a nevicare, anzi, venne giù una bufera di neve che mi costrinse a recuperare la macchina e mettermi un strada.

Non era assolutamente il caso di affrontare il viaggio di più di due ore e mezza fino a casa così mi infilai nel parcheggio del primo motel che trovai.
Non ricordo neanche il nome, era un posto abbastanza squallido. Quando entrai nella stanza mi venne una fortissima voglia di casa, ma sapendo che avrei dovuto aspettare ancora un po’, mi feci una lunga doccia calda e mi infilai nel mio pigiamone arancione, che avevo portato prevedendo la notte fuori. Mi misi sotto le coperte pulciose.
Avevo completamente perso di vista l’ora e mi stupii di scoprire che erano le 4 e 40. Il letto era orribile, materasso duro e lenzuola inamidate, insomma non chiusi occhio.
La colpa non fu tutta dell’ambiente ostile, anche i miei pensieri non erano d’aiuto. Mi giravano e rigiravano in testa le scene di quella splendida serata, sapevo che non l’avrei dimenticata.

Mentre pensavo imparai a memoria le crepe del soffitto e le pieghe delle tende ingiallite a fiorellini che a stento coprivano le finestre di legno mangiato dai tarli.
Dopo un po’ mi vennero anche delle specie di allucinazioni, come se mi fossi fatta qualche droga poco consigliabile.

Vedevo delle maschere confuse e colorate sul soffitto, rosse, bianche e nere, ricordavano un po’ quelle di From Yesterday. Vedevo degli strani simboli tremendamente inquietanti, come se stessi avendo contatti con creature aliene. Sentivo anche qualcuno parlare, le maschere che si scioglievano e diventavano un’unica grande faccia, con occhi profondamente neri e un sorriso sadico, alla quale usciva sangue dagli occhi e dalla bocca e le pupille roteavano come tutto il soffitto, facendomi paura.

Poi tutto spariva e le linee delle crepe iniziavano a muoversi come ramoscelli in piena primavera che si intrecciavano, e formavano figure strabilianti che venivano strozzate e stritolate dagli stessi tratti da cui erano nate. Ora una ragazza, ora una tigre, ora Sherlock Holmes, poi un’aquila.

Ero terrorizzata, stavo quasi tremando, facendomi prendere completamente da quello che vedevo, pura finzione della mia testa.

Ci misi un po’ a capire che il mio unico problema era la stanchezza  e per tranquillizzarmi dovetti accendere la luce e spararmi al massimo una ninna nanna di pianoforte nelle orecchie. Riuscii a prendere sonno ma la cosa non durò più di tanto.

Mi avevano detto di lasciare la stanza entro le dieci e io, visto che la mia notte era durata dalle sei alle nove, fui fuori in perfetto orario. Mi misi in macchina controvoglia, e iniziai a passo di lumaca il mio viaggetto. Per fortuna avevo la musica, non penso che sarei sopravvissuta altrimenti. All’ora di pranzo mi fermai in un anonimo autogrill e mi presi un panino. Era una di quelle adorabili aree Wi-fi con accesso gratuito e approfittai per controllare la posta e Facebook. Nessun nuovo messaggio e niente di rilevante sul mio profilo. Ci rimasi un po’ male e feci un giro su Twitter.

“Bellissima serata, grazie Echelon!!! Io detesto i procioni che bisbigliano.”

Questo era  tutto quello che Shannon Leto aveva condiviso con il mondo.

I procioni che bisbigliano.

Adesso il mondo sapeva di me, ero in un commento della vita di Shannon Leto.

Uscendo dall’autogrill con il panino in mano e pensieri felici in testa, sbarrai gli occhi. Sotto la tettoia, a fare benzina, c’era nientemeno che il tourbus dei 30 Seconds To Mars.
Non ci potevo credere, mi veniva da ridere a pensarci.
Allora era proprio destino, non c’era altra spiegazione.
Mentre addentavo l’ultimo morso di panino mi resi conto di non essere andata in bagno, e ne avevo realmente bisogno!
Feci una piccola corsetta in mezzo alla strada e mi infilai di nuovo negli incomprensibili labirinti della stazione di servizio.

Cioccolata, vini, salami, peluche, caramelle…

Ah! Bagno, finalmente.

Maschi sinistra, femmine destra. Oh santo cielo.

Coda.

Desiderio di essere maschio.

Desiderio di arrivare al gabinetto!

Rimpianto di non averla fatta nei cespugli; sarebbe stato più comodo, veloce e pulito.

Vorrei che inventassero un corso nelle scuole di Educazione a centrare il water oppure Educazione al rispetto dei luoghi pubblici, molto meglio.
Forse l’eccesso di felicità mi rende un po’ anormale, mi fa pensare a cose strane. Sarà la concentrazione di una di quelle innumerevoli sostanze che finiscono in –ina associate ai sentimenti. E mi accorgo sempre che sarebbe stato più utile nella mia vita fare il medico o studiare anatomia.

Risi di me stessa sotto i baffi uscendo dal bagno, mi contorsi un po’ per passare la fila controcorrente e feci qualche passo verso l’uscita. Sfortunatamente davanti a me non notai l’enorme cartello giallo “attenzione pavimenti bagnati” e ci andai addosso con tutto il mio peso, distruggendolo e scivolando sul pavimento che in realtà era zuppo, non bagnato. Qualcuno ridacchiò qualcuno fece l’indifferente. Una mano forte ma leggera mi prese per aiutarmi ad alzarmi. Girandomi per ringraziare penso di aver vissuto il momento più imbarazzante della mia vita.

Era Jared, Jared Leto.

Guardandogli il viso mi sentii avvampare e, mentre mi chiedeva se mi ero fatta male, non potei fare a meno di abbassare lo sguardo. Dissi che non mi era successo niente e che stavo bene ma in realtà la caviglia sinistra mi faceva un male cane, non sapevo se sarei riuscita a camminare.

Arrivò una donna che sembrava cilena o peruviana e si mise a borbottare in spagnolo, chiedendo chi fosse la causa di tutto quel disordine. Mi nascosi con nonchalance dietro ad un gruppetto di ragazze in fila, giusto per evitare la donna e riprendermi un po’.

Mi scappò un “ahia” mentre facevo quei quattro passi e ritrovai accanto a me, appoggiato al mio stesso metro di muro, Jared.

- Sei sicura di stare bene?

La sua voce mi faceva sempre lo stesso effetto sconvolgente. D’altronde ero la stessa ragazza timida che si era limitata a fotografarlo da lontano e sveniva per due parole dette con gentilezza.

- Si, si. Non ti preoccupare, è solo la botta, tra poco passa.

- Non credo, riusciresti a camminare se fosse solo una botta.

Lo guardai dal basso in alto, cercando di non concentrarmi troppo sui suoi occhi.

-Ti serve che qualcuno ti aiuti almeno ad arrivare fino al parcheggio.

- Riesco benissimo ad arrivarci da sola, non c’è problema.

Mi ripetevo che ero arrabbiata con lui, non volevo affezionarmici. Ma come si può essere arrabbiati con quel sorriso, con quella delicatezza e preoccupazione, con quegli occhi??
Restammo ancora qualche secondo in silenzio, apparentemente distaccati. Ad un certo punto mi si mise di fronte.

- Senti, non possiamo stare qui tutto il giorno. Facciamo così, io ti porto da qualche parte, così ti fai una lastra o qualunque cos’altro si usi in questo strano paese, e tu la smetti di essere arrabbiata con me. O almeno a provarci.

Sbarrai gli occhi. Come diavolo faceva a sapere quello che stavo provando a fare? Nessuno mi aveva mai detto che ero così espressiva. Non so perché ma presi quella frase sul personale, profondamente. Ah si, Jared Leto? Ci tieni ad aiutarmi? E allora fallo, a me non cambia la vita. Forse. E sicuramente non sono fatti tuoi se voglio essere arrabbiata. Avrei voluto dirglielo, ma non ne fui capace, non sono quel tipo di persona che dice tutto ciò che pensa senza riflettere sulle conseguenze e sugli effetti delle parole sui sentimenti altrui. Beh a volte rifletto anche troppo.

- Ok, Jared Leto. Aiutami ad uscire di qui.

Mi fece mettere un braccio intorno alle sue spalle e mi ritrovai praticamente sollevata da terra. Stranamente non ero imbarazzata, anzi mi sentivo al sicuro e protetta. Non ho idea del perché ma sapevo che per nulla al mondo quell’uomo mi avrebbe lasciata andare.

Da quel momento più spesso desiderai di cadere, con la speranza che un individuo come lui mi venisse a salvare. Ma sempre c’e la consapevolezza che non accadrà mai due volte, contrastata dalla speranza di sentirsi importanti per qualcuno di speciale.
Voglio cadere, voglio cadere. 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: IWontFade