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Autore: HaruHaru19    15/11/2011    6 recensioni
[2Min] "Giudica un libro dalla sua copertina, ma leggi anche quello che c'è scritto dentro se vuoi essere preso sul serio."
Sapevo che erano lì e che ci sarebbero stati finchè non fossero riusciti a tirarmi fuori da quella stanza. Per un attimo ebbi pure l'impressione che una parte di me provasse gratitudine, ma immediatamente ricordai che era impossibile che provassi qualcosa. Come può una persona senza più un cuore, provare qualcosa?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Taemin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Haru's Corner: Ecco finalmente il terzo capitolo. Scusate il ritardo assurdo, ma ho avuto diversi problemi. Spero che sia di vostro gradimento e vi ricordo che commenti e recensioni sono sempre ben accetti! Alla prossima! Ciao!

Aspettando l' alba.
 
Capitolo 3: Don't be afraid of what you are.

 
 
Il freddo vento invernale sferzava violento pungendomi l'unica parte del viso che ero stato costretto a lasciar scoperta per poter vedere, mentre l'aria gelida trapassava senza fatica i tripli strati di vestiti che stavo indossando, penetrando fino alle ossa e causandomi quindi una serie di brividi inconsulti che mi scuotevano dalla testa ai piedi.
<< Hyung, muoviti ad aprire quella dannata porta! >> l'urlo di JongHyun arrivò puntuale come un orologio svizzero. Dopotutto erano quasi cinque minuti che Jinki trafficava con un mazzo di chiavi esageratamente grande, al fine di trovare quella con cui avrebbe aperto la porta del dormitorio, mentre noi tre cercavamo di tenere caldi perlomeno gli organi vitali, sebbene fossimo a diretto contatto con i classici venti gradi sotto lo zero di Seoul.
<< Ho fatto, ho fatto... >> mormorò il leader, aprendo finalmente la porta per poi sparire nell'oscurità del corridoio, seguito a ruota da un Kibum troppo infreddolito perfino per lamentarsi.
<< Forza, Taemin-ah! Entra! >> JongHyun mi spinse poco galantemente in casa per poi catapultarsi a sua volta dentro subito dopo, continuando a mormorare qualcosa riguardo cantanti falliti a causa di sinistre perdite di voce.
Rimasi un paio di secondi a fissarlo perplesso, chiedendomi se il freddo gli avesse per caso ibernato l'ultimo neurone superstite. Con una scrollata di spalle mi trascinai a passo pesante fino alla mia camera da letto, tirandomi dietro la gigantesca valigia.
Arrivato sulla soglia della stanza, abbandonai il bagaglio e corsi con la mano sulla fredda superficie della parete alla ricerca dell'interruttore della luce. Lo trovai e lo premetti ma, non appena la luce invase la stanza, sentii lo stomaco chiudersi in una morsa e il cuore balzare in gola, dove pulsava dolorosamente.
Ebbi la devastante sensazione di essere finito nella casa di un perfetto estraneo: la mia collezione di scarpe era disordinatamente posta alla rinfusa lì dove l'avevo lasciata prima di partire, così come la felpa rigirata sul letto e le cuffie del vecchio i-Pod arrotolate e gettate in malo modo sulla scrivania.
Tutte le mie cose erano rimaste così come le avevo lasciate, immerse nel mio totale e caratteristico disordine, ma ciò che mi lasciò senza fiato fu il completo vuoto dell'altra metà della stanza. Ogni suo oggetto era sparito. Non era rimasto niente di lui, neanche un vecchio calzino dimenticato in un angolo. Perfino il suo letto era stato smontato e messo chissà dove.
Non sapevo neanche io cosa mi aspettassi di trovare al mio ritorno, ma certamente non ero pronto ad affrontare una verità così deprimente e soprattutto così evidente.
Riuscivo a percepire il vuoto. Era come se ogni sua minima cosa che mancava in quella stanza mi stesse urlando contro la sua assenza.
Probabilmente fu in quell'esatto momento che realizzai con estrema precisione la gravità della situazione in cui mi trovavo.
Capii che non ce l'avrei fatta da solo.
Sapevo che la depressione era dietro l'angolo, invitante come una torta al cioccolato nella vetrina di una pasticceria, ma soprattutto ero cosciente del fatto che mi sarebbe bastato lo schioccare di due dita per farmi cadere nella depressione più nera, ora come non mai.
<< Taemin-ah! >> la voce di Kibum mi risvegliò dallo stato di intorpidimento << Sto preparando la cioccolata calda, ne vuoi una tazza?>>
<< No, grazie. >> risposi con un sorriso forzato; la fastidiosa sensazione di occlusione alla bocca dello stomaco era tornata a torturarmi.
<< Ok... >> disse con un filo di voce prima di scomparire nel corridoio.
Nel giro di venti secondi però, lo vidi catapultarsi di nuovo all'interno della mia stanza, trascinando Jinki con sé.
Li guardai sbalordito e perplesso, chiedendomi cosa stessero facendo e temendo per la mia incolumità, conoscendo la forza distruttiva dell'elemento "Kim Kibum".
Come avevo giustamente temuto, Kibum mi prese per un braccio, lanciandomi letteralmente fuori dalla mia stessa camera.
<< Jong---! >> urlò quel pazzo furioso << Tieni occupato Taemin finché non avremo finito, va bene? >>
<< Finito di fare cosa, scusa? >> chiesi guardandolo spaesato.
<< Non mi piace la tua stanza, quindi tu stai lontano finché io e Jinki non avremo finito di rimodernarla, ok? >>
<< Ma io stavo per ordinare del pollo fritto... >> cercò di svignarsela il leader.
<< Tu adesso mi aiuterai! >> decretò il più giovane con l'ultima parola, chiudendomi la porta in faccia e bloccando qualsiasi via di fuga al proprio Hyung.
Fissai disorientato la porta chiusa per qualche secondo, finchè la figura di JongHyun che saliva le scale a passo pesante non catturò la mia attenzione.
<< Cosa urlava quel sociopatico? >> mi domandò con il suo classico sopracciglio alzato.
<< Ha detto che devi tenermi compagnia finché lui e Jinki-Hyung non hanno finito di sistemarmi la stanza. >> risposi citando le parole del folle.
<< Perchè non può farlo JongHyun? >> la voce di Jinki ci arrivò ovattata da dietro la porta.
<< Perchè lui non ne è capace! E aiutami a spostare 'sta roba! >> rispose esasperato Kibum.
<< Andiamo via prima che cambi idea e mi costringa a fare chissà cosa! >> JongHyun mi trascinò fino alla camera che condivideva con Kibum e si buttò a pelle d'orso sul letto.
Lo seguii esitante, sedendomi sulla poltrona girevole.
<< Allora, Taemin? >> il cantante cercò un appiglio per iniziare una conversazione << Cosa mi racconti? >>
<< Niente di che >> risposi con un'alzata di spalle << Non ho fatto molto in questi ultimi tempi, a parte sprecare il mio tempo attenggiandomi ad ameba. >>
<< Sai Taemin, forse ti sembrerà un po' scontato, ma c'è un detto che dice "meglio aver amato e perso che non aver amato affatto! >>
<< Se è per quello Hyung, anch'io ne conosco uno... >> risposi << dice "meglio tacere a passare da idioti che aprir bocca e togliere ogni dubbio!" Lo conoscevi? >>
Il nostro adorato main vocalist mi guardò con un'espressione a metà tra il divertito e l'essere comprensivo.
<< Prova a fidarti del tuo Hyung. >> mi disse in tono quasi paterno.
Scossi la testa cercando di cancellarmi quello stupido sorriso dolceamaro dal viso << L'ultima volta che l'ho fatto ne sono uscito piuttosto malmesso. >>
A quel punto JongHyun si alzò dal suo letto dove era sdraiato e venne a sedersi accanto a me. Mise una mano tra i miei capelli e li scompigliò ridendo.
<< Ah, il nostro piccolo Minnie sta crescendo! >> disse stringendomi con un braccio dietro le spalle << Imparerai a superare anche questi momenti, non preoccuparti. >>
<< Vedremo... >> dissi assecondandolo.
<< Ti va di giocare a carte? >> propose improvvisamente.
<< Va bene. >> acconsentii.
Passarono così, tra una partita e l'altra, qualche battuta, chiacchiere varie e una serie di urla di Kibum, ben tre ore. Sentimmo più volte il leader uscire e rientrare in casa a causa di alcune compere commissionate dalla Diva. Poi, dopo un fin troppo lungo e strano periodo di silenzio che ci fece temere il peggio per il povero Jinki, apparve il fashion-maniac.
<< Ok, ho finito! >> esclamò entusiasta.
<< Certo, io invece sono l'avatar che non ha fatto niente, vero? >> disse un sarcastico e distrutto Jinki.
<< Vai a vedere, Taemin! >> mi consigliò Kibum.
Decisi di assecondarlo e, dopo aver attraversato il corridoio, entrai nella mia camera, quasi elettrizzato e un po' impaurito.
Per i primi secondi rimasi perplesso alla vista di una camera quasi totalmente estranea. Gli spazi erano completamente diversi: riconoscevo la mia stanza, ma Kibum aveva rigirato gran parte del mobilio e fatto piccole modifiche qua e là in modo tale da renderla quasi irriconoscibile. Era carina, forse un po' troppo rosa, ma mi piaceva.
Soprattutto perchè adeso il senso di vuoto era sparito: non era come se l'assenza di Minho occupasse lo spazio, era come se Minho non fosse mai esistito.
Corsi alla finestra spalancandola e, ignorando i lamenti per il freddo dei bandmates, mi cullai nel vento gelido per qualche secondo, permettendo al freddo di insinuarsi fino alle ossa, svegliandomi.
<< Hyung? >> chiesi voltandomi verso Kibum << E' ancora valida l'offerta per la cioccolata calda di prima? >>
<< Umma te la prepara subito! >> rispose correndo in cucina, trascinandosi dietro anche Jinki e JongHyun.
Regalai alla notte un ultimo sorriso e lentamente chiusi le ante della finestra.
Avrei definitivamente cancellato Minho dalla mia vita.
  
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