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Autore: GinkoKite    15/11/2011    2 recensioni
Capitolo 9 - La sfida della volpe e del leone
Una donna al centro della villa e di alcuni cuori, eppure gli sguardi che si intrecciano all'interno dell'Etoile non sono più casti come un tempo, anzi, si fanno pian piano più audaci.
I giorni si sosseguono tra intrighi e maliziose conversazioni, mentre due cavalieri si lanciano una sfida all'ultimo "sangue" per conquistare Isabeau, oppure solo per rivelare i suoi segreti...
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya; i riferimenti a personaggi storici ed eventi sono frutto di ricerche e riflessioni più o meno personali.


< Che cosa ne dobbiamo fare? >
< Certo non può restare! >
< Se è per quello, non possiamo nemmeno permetterci che fugga, allora! >
< Veh, a me non sembra una cattiva persona! >
< Quindi, cosa facciamo? >
< Potremmo, che so,uc… >
< Oh non ci pensare nemmeno, sottospecie di carnefice! E se le bambine lo venissero a sapere?!>
< Ci conviene aspettare la señorita e… Ah! >
Francis sentiva le voci di diverse persone attorno a lui ed il suo corpo completamente intorpidito da quelle che dovevano essere delle forti corde, ben strette sulle sue membra: i suoi occhi blu si aprirono lentamente, la vista ancora sfocata e la mente rintronata dal colpo ricevuto; quando finalmente riuscì a mettere a fuoco, il biondo poté notare attorno a sé diverse persone, di cui due erano la dama, ora tenuta dietro da un alto moro, e l’energumeno che aveva seguito fino a quel luogo.
- Non ti muovere! – gli intimò lo stesso moro che, da quel poco che ricordava, doveva averlo colpito nel giardino della casa.
- E come potrei? Sono legato! – rispose vivamente il francese.
- Beh, noi veram-!  -
- Ah, sta’ zitto tu, razza di idiota! – incominciò una voce alle sue spalle, che sembrava meglio provenire proprio da un angolo in penombra della stanza – Dì, chi ti manda? I cavalieri del re? Quella sottospecie di comandante-nano*? Oppure qualche criminale, eh? -
- Sentite, io non ho la più pallida idea di che cosa stiate parlando o a chi vi riferiate: mi sono limitato a seguire quei due laggiù! – disse Francis indicando con un gesto del capo la dama e il biondo – Ma esclusivamente per curiosità, niente di più. – tentò di ribattere dando sfogo alla sua voce.
Un uomo circa della sua età , almeno da come appariva, e dai particolarissimi capelli bianchi si sciolse dalla sua posizione rigida, volgendosi verso la donna:
- Eravate seguiti e non ve ne siete accorti? – pronunciò l’uomo con un chiaro, anche se ben nascosto accento prussiano.
- Oh, santo cielo, Gilbert! – sbottò la ragazza, aggiustando una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio e fulminandolo con lo sguardo cristallino – C’erano le bambine da controllare, prima di tutto! Non potevamo metterle in pericolo, in nessuna maniera! –
- Sì, ma così avete messo in pericolo loro, noi… Me! – continuò il tipo con chiara ansia e preoccupazione.
- Oh, smettila, razza di egocentrico! –
Così, il gruppo iniziò a discutere animatamente, uno con e contro l’altro, smettendo di interessarsi a lui, anzi ignorando completamente la sua presenza. Dove diavolo era finito? Certo non poteva dirsi in mano a spregiudicati aguzzini o criminali o adepti di una qualsiasi sorta di setta, dato il ricco ambiente dove si trovavano e lo stesso valeva per l’abbigliamento di quei signori e specialmente per il lessico usato da tutti loro: eterogeneo, ricercato a tratti e a tratti “volgare”.
- Scusate – tentò di iniziare Francis, nella speranza che la sua obiezione venisse ascoltata – Se mi lasciaste spie-! -
E la risposta fu schiacciante e assoluta da parte dell’intero gruppo, eccezione fatta per il biondo e un uomo (o ragazzo forse?) che se ne stavano, uno disperato, l’altro beato, con la schiena contro il muro a sorreggersi:
- Zitto tu! –
Ecco, come aveva previsto.
- Oh, ma quali maniere signori: è così che trattiamo i nostri ospiti adesso? –
Fu così, con quella semplice frase, che l’attenzione di tutti fu catalizzata dalla figura che ora si stagliava sulla porta d’entrata della stanza: era una giovane donna dai capelli biondi raccolti in un elegante chignon francese e dai grandissimi occhi verdi, ora impegnati a scandagliare la stanza.
- Dunque, qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi come mai un uomo, legato per di più, si trova in casa mia? –
I vari personaggi attorno a lui tentarono di trovare una spiegazione a quella “presenza”, ma risultò tutto vano:
- Mademoiselle, noi veramente… -
- …L’abbiamo trovato a curiosare in giardino…-
- E pensavamo fosse una guardia del re… -
- Ed era armato! –
La donna chiuse gli occhi facendo ricorso a tutta la propria pazienza e, con un gesto della mano, zittì tutti:
- Sciogliete i nodi. –
- Fräulein, non mi sembra ad-. –
- Non era un invito, Ludwig, ma un ordine. –
- Ja, fräulein Isabeau. –
Finalmente il corpo di Francis era libero dalla sedia cui era stato legato in precedenza e, andando ad inginocchiarsi di fronte alla dama bionda, non poté che pronunciare prendendole la mano:
- Grazie, grazie, mademoiselle… -
- Non ringraziatemi ancora – iniziò lei, sottraendo da quelle labbra fin troppo voraci la sua pallida mano – Anzi, seguitemi ed anche tu, Elizaveta, vieni con noi, per cortesia. –
Elizaveta, così si chiamava dunque la donna che aveva seguito proprio quella mattina, lo aiutò a rialzarsi e con gesti pacati e gentili lo condusse fuori dalla stanza al seguito di Isabeau, mentre dietro quella porta riprendeva un concitato brusio.
- Ebbene – cominciò a parlare la bionda mentre alle sue spalle Elizaveta restava in atteggiamento ritroso con le mani nelle ampie tasche dell’abito di casa – Posso ora sapere chi siete? Chi vi ha condotto a sapere di questo luogo? –
- Mia signora – disse Francis con il tono più quieto possibile – Come ho già detto ai signori in quella stanza, a condurmi qui è stata la semplice curiosità e non riesco nemmeno a capire come qualcuno potrebbe essere interessato ad un semplice istituto, mi pare di capire: in fondo, in Inghilterra, è frequente moda condurre le proprie figlie o figli in un luogo simile e voi siete istitutori, certo particolari ma… Istitutori, vero? –
Le due donne tentarono di trattenere invano un risolino ed alla fine la bella bionda gli si avvicinò posandogli la mano sul braccio:
- Ora posso seriamente credere che voi siete innocente e totalmente all’oscuro di ciò che si cela sotto questo istituto, anche se, non posso mettere ulteriormente in pericolo le vite di coloro che risiedono sotto questo tetto. – concluse rialzando lo sguardo ferino, di un verde smeraldo abbagliante, e, ad un suo gesto, la rapida Elizaveta aveva già portato un sottile stiletto al collo del francese.
- Chi siete dunque voi mademoiselle? –
- Io sono la duchessa Isabeau de Saxe-Cobourg et Gotha, proprietaria di questa villa e direttrice dell’Istituto Etoile, nonché istitutrice di letteratura antica: questo è un rifugio per tutti coloro che lo trovano e per coloro che non sanno più dove andare o sono affidati ad esso; qui essi avranno pace, un alloggio, vitto ed istruzione, potranno svolgere una vita serena nella segretezza più assoluta al riparo dalle brame dei rivoluzionari che devastano la Francia. Ed ora veniamo a voi… -
- Conte Francis di Bonnefoy –
- Conte, poiché avete trovato questo luogo, vi siete introdotto in esso e avete scoperto parte dei segreti che in esso sono custoditi, ora avete due scelte: restare qui, senza più tornare alla vostra corte e mantenere assieme a noi questo segreto, oppure assicurarlo con il silenzio della tomba. –
Elizaveta premette la lama sul collo avoreo di Francis, mentre un rivolo di sudore freddo scivolava lungo la fronte dell’uomo:
- Allora, la vostra scelta signore? –
Ed ora? Che cosa avrebbe dovuto rispondere a quella donna che sembrava ben pronta a dare l’ordine di sgozzarlo proprio lì, su quegli eleganti tappeti persiani ed i marmi pregiati d’ingresso?
Avrebbe potuto tentare di liberarsi dalla presa, vero, inoltre la sua prestanza fisica l’avrebbe sicuramente aiutato a liberarsi dalle esili braccia della dama dietro di sé, ma sarebbe stato abbastanza veloce anche per sfuggire alla lama affilata del pugnale? Oh certamente, avrebbe potuto implorare pietà, promettere, magari, una gran somma di denaro da destinare allo stesso istituto o a qual si altra forma di deposito e ritirarsi nella sua villa in Normandia senza più tornare a Parigi; eppure in quel preciso momento vedeva tutte quelle possibilità sfuggire dalle sue mani, sciogliersi come neve al sole per lasciare spazio ad un unico sentimento.
La paura.
Quindi cosa fare? Morire come martire del suo stesso onore o provare a trovare un accordo con quella folle “Isabeau”?
Sciocchezze, non c’era altro da dire se non:
- …Accetto. –

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Note al testo: Ovviamente il "comandante-nano" è Napoleone Bonaparte, all'epoca semplice luogotenente.
Note dell'autrice: Eccomi dunque giunta al secondo capitolo e devo ammetterlo: è stato un vero parto.
Ma come sempre ci deve essere un'ottima "ostetrica" e la mia c'era e spero sarà sempre al mio fianco in ogni momento.
Merçi ma petite chouchou.

xXx
  
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