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Autore: Revysmile    15/11/2011    2 recensioni
Questa parvenza di sogno svanisce in fretta ed io mi accorgo solo adesso di essere completamente avvolto nelle coperte di un letto, anzi del mio letto, in uno squallido appartamento, mio anch'esso, mentre la mia sveglia gracchia "Sympathy for the devil" dei Rolling Stones.
Sono presenti OC.
[Pairings: FruK, RusGre,AustriaUngheria ed altri]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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03. Come together.

 

I cavi sono collegati, i plettri in mano, Roderich è seduto su uno scatolone e noi siamo tutti pronti per iniziare a suonare.

Mentre stringo il manico della mia chitarra non posso fare a meno di osservare il nuovo venuto, Francis. Si era presentato in modo cortese e gentile, aveva detto di essersi trasferito da poco da una cittadina della Normandia, dopo aver prima abitato alcuni anni in Inghilterra, e di essersi interessato alla nostra proposta dopo averne sentito parlare da un suo amico, una volta tornato.

E' un tipo senz'altro strano e, sorvolando sulla mia naturale avversione, lo ammetto, spesso ingiustificata, per tutto quello che riguardi la Francia, c'è qualcosa nei suoi comportamenti che mi infastidisce particolarmente. Penso sia principalmente a causa del suo modo di comportarsi, infatti, non conosco l'opinione degli altri riguardo a lui, ma a me, appare semplicemente come un tipo vanitoso a cui piace darsi un sacco di arie al fine di essere fascinoso, pensando sia figo enfatizzare in modo assurdo i gesti pacati e lenti, il modo di parlare adagio o il scostarsi i capelli con fare teatrale. Che nervi! Mi bastano pochi attimi per inquadrarlo come il tipico bamboccio, cresciuto nella bambagia che per fingersi figo assume attegiamenti da prima donna melodrammatica e quindi

assolutamente incopatibile con persone come me, o come Ivan. Paragonandolo a Roderich invece la situazione non cambierebbe molto comunque, lui è incompatibile con l'umanità.

Tuttavia è da almeno una decina di minuti che ho abbandonato, temporaneamente, i miei atteggiamenti vagamente bellici, infatti realizzato che prima riesco a fargli suonare qualcosa, prima riesco a sbattergli in faccia la dura realtà, ovvero che i fighetti come lui non c'entrano nulla col nostro gruppo, e prima riesco a togliermelo dai piedi.

Abbandonando quindi i dissapori, inizialmente, gli avevamo fatto strimpellare qualcosa, per poi decidere di suonare un pezzo insieme.

Ora è esattamente al mio fianco, sorridente e leggermente curvo sul il suo strumento, giusto giusto, in modo che i suoi capelli biondi gli nascondano parzialmente il viso, donandogli, però, una posa senz'altro affascinante.

Ma cosa cacchio vado a pensare! E' un narcisista e basta!

-Allora, cosa volete fare?- chiede acido Roderich, sicuramente poco contento di essere seduto su uno scatolone vuoto, rimediato in modo fortuito dallo sgabuzzino degli attrezzi della sala prove.

Tutti stavamo tentando ormai da dieci minuti di non fare battutte sul fatto che il suo nuovo sgabello, un tempo, conteneva cartigenica, ma con scarsi risultati.

-Sei sicuro di volere un nuovo seggiolino? Direi che quello ti dona.- domanda sorridendo in modo fanciullesco Ivan.

Come risposta Roderich, per manifestare la sua massima irritazione decide di non insultare pesantemente il russo, ma, di “deliziarci le orecchie” con una melodia di Mozart che, tuttavia, avendo abbandonato il piano da anni, intona canticchiando a bocca chiusa.

Passati altri minuti in gaia demenzialità per poi finalmente fare le persone serie, per modo di dire, finalmente decidiamo di riprendere a suonare.

-Facciamo qualcosa dei Beatles.- propongo, girandomi verso il francese -Tu li conosci?- chiedo.

-Certamente.- risponde sorridendomi.

Certamente dice lui, adesso lo voglio vedere. Lo trovo assolutamente insopportabile, rimpiango già l'estone.

E poi perchè continua a sorridermi, non ho parole! Solo perchè è l'unico rimasto non vuol dire che lo prendiamo.

Okay, devo aggiungere però che finora non era stato male, anzi. Tuttavia deve guadagnarselo il posto!

Lo guardo con aria di sfida ed avanzo - Suoniamo “Yesterday”.-, anche se, detto così, il mio, più che una proposta sembrava un ordine.

Roderich è sul punto di darci il via ma veniamo interrotti da un -No, non mi piace.-

Appunto.

-Cosa intendi con “non mi piace”, Ivan? Prima iniziamo prima finiamo.- dico voltandomi verso di lui.

-Non mi piace e quindi non la suono.- sentenzia sorridendo.

Ma quanti anni ha? Cinque?

-Ho cambiato idea, non la voglio suonare nemmeno io.- aggiunge l'autriaco incrociando le braccia.

-Sei un bugiardo! Lo so benissimo che ti piace!- sbotto girandomi verso la batteria -Vuoi darmi contro solo per partito preso, perchè ho rotto il tuo sgabello.-

-Si chiama seggiolino, e tanto me lo ripaghi.- replica semplicemente.

-Potremmo suonare “Yellow Submarine”?.- propone il francese guardandoci divertito.

-Va bene.- acconsente Roderich mentre Ivan si prepara.

-Assoulutamente no.-

Se pensi di poter proporre qualcosa sei sulla strada sbagliata, stupido tizio che parla come se fosse una rana. Una rana? Mpf, carina questa, giuro che me la ricorderò per momenti futuri.

-Non puoi proporre qualcosa tu, magari ti sei preparato a casa.- sentenzio incrociando le braccia e fulminandolo con lo sguardo.

Tuttavia Francis non si scompone, anzi, tranquillissimo alza le braccia e dice -Come vuoi. Scegli tu Mon Cher.-

-Mon cher tua sorella! Avanti, facciamo “Come Together”.- okay, nonostante io mi sforzi di comportarmi il più delle volte come un vero gentleman inglese, alcune miei uscite non sono proprio fini, ma, dopotutto, sto per avere una crisi di nervi e se qualcuno osa ribattere faccio una strage.

-Avec plaisire.- dice semplicemente inarcando le sopracciglia, ignorando, con gran classe, il mio insulto.

Dio, quanto lo odio! Ci mancava solo il francese!

Almeno per questa volta nessuno ha da ridire sulla mia scelta e quindi, dopo le battute del batterista, iniziamo a suonare.

Mentre i nostri strumenti creano le prime melodie della canzone della band di Liverpool io non stacco gli occhi da Francis, sono intenzionato a valutare con la massima serietà ogni suo gesto e conoscenza musicale.

-“Here come old flattop

he come grooving up

slowly”-

Mentre canto, realizzo che almeno una cosa devo ammertela: è bravo.

Nonostante sia la prima volta che suoniamo insieme e stiamo improvvisando alla grande, quello che salta fuori non è poi così male.

Per un attimo, mi incanto a guardare le sue lunge dita danzare sulle corde del basso, vengo risvegliato solo dal piede di Ivan che schiaccia il mio, avvertendomi che sono in ritardo con la voce per cantare il ritornello.

-”Come together

right now

over me”-

Okay, ammesso e non concesso, è bravo.

Tuttavia, io preferivo l'estone! Peccato che non abbia la più pallida idea di dove sia finito e, soprattutto, non so come rintracciarlo, considerando il fatto che non avevamo chiesto il suo numero di cellulare. Inoltre, ad essere sinceri, non mi ricordo nemmeno il nome.

In ogni caso pensavo di trovarlo alla fine dell'audizione aspettando il verdetto, il fatto che si spaventasse facilmente non l'avevo considerato.

Per colpa sua adesso mi ritrovo a suonare con un maledetto francese...

-“He got feet down below

his knee”-

Il mio modo di cantare è assolutamente apatico ma non mi importa, sono troppo impegnato ad osservarlo, per concentrarmi, invece Francis sembra completamente a suo agio, rendendomi ancora più nervoso, come se già non lo fossi di mio.

Sento il bisogno impellente di picchiarlo, o almeno, di staccargli, uno a uno, tutti i fottuti peletti della sua curata barba da frocetto di città.

Continuo con questi pensieri per tutta la durata della canzone, finchè, finalmente, smettiamo di suonare.

-Allora, come sono andato?- chiede con fare innocente.

Maledetto, vuoi proprio sentirtelo fare il complimento, vero? Come se tu non lo sapessi di aver suonato bene.

-Ci riuniamo un attimo.- rispondo liberandomi dalla mia chitarra e trascinando lontano Ivan e Roderich.

-Allora? Che cosa facciamo?- chiedo bisbigliando.

-A me non dispiace.- risponde il russo grattandosi il mento.

-Come se avessimo molta scelta Kirkland, quanti altri bassisti vedi?- sentenzia il batterista in modo antipatico.

-A me invece non piace.-

-Conoscendoti, Arthur, non ti piace semplicemente come persona. Come musicista è più che valido e, come dice lui- avanza Ivan, puntando l'austriaco -Non abbiamo molta scelta. Soprattutto, ci manca il tempo, quindi, dato che la colpa della nostra scarsità di alternative è in parte tua, non essere infantile.-

Questo è troppo.

-Tu che dai dell'infatile a me?! Ma se la tua età mentale è, più o meno, sui cinque anni! Inoltre...- ma lascio in sospeso la frase e tento di cambiare in fretta il discorso, Ivan comincia ad inquietarmi. – Non mi piace come parla! Ha l'accento francese!-

-E io ho quello russo. Problemi?- Mi interroga, proponendomi quel suo sorriso in apparenza cortese, ma che io so celare una serissima minaccia nei miei confronti.

Okay, forse mi sto lentamente scavando la fossa con le mie mani.

Mi gratto la testa, scompigliando i miei corti capelli biondi, ed intanto tento di pensare e prendere una decisione.

-Un'ultima cosa.- bisbiglio ai miei compagni alzando l'indice, come se volessi chiedere tempo.

-Hey tu!- urlo verso Francis che mi guarda sornione.

-Ouì?-

-Smettila di parlare francese! Comunque, ti piace il cantante statunitense Alfred F. Jones?- chiedo incrociando le braccia.

Come risposta il francese estrae con molta calma un elastico dalla tasca dei pantaloni, con il quale comincia a farsi una coda, per poi dire -Sinceramente non molto. Penso che i testi di alcune sue canzoni siano molto belli, come, per esempio, “A sad story”. Tuttavia non mi convince molto come canta.-

Bravo francese, almeno una qualità positiva ce l'hai.

-Per me, è preso.- sentenzia Ivan ad alta voce.

Io e il russo, oltre al mondo musicale, non abbiamo molti interessi ed opinioni in comune, ma di certo, una di queste, è il nostro odio verso Jones.

Roderich mi guarda e mi fa un cenno con la testa, raddrizzandosi i suoi occhiali, come a significare che anche lui è d'accordo.

Ci avviciniamo a Francis e, controvoglia, mi sento obbligato a tendergli una mano.

-Beh, benvenuto nel nostro gruppo, gli Underdogs.-

 

Era stata una serata tranquilla, o almeno, così pensava Heracles Karpusi, gestore dell'Eliotropilaki, mentre cominciava a pulire un tavolo sporco di birra.

Il locale era deserto e silenzioso, visto la tarda ora di chiusura, tranne per il canticchiare sommesso di Feliks, che asciugava diligentemente un bicchiere.

Non aveva visto nessuno dei ragazzi degli Underdogs quella sera, tranne ovviamente Ivan, che, ormai, lì vi aveva dimora fissa. Il greco, ripensando alle visite del ragazzo russo, era giunto alla conclusione che forse altro non erano che un pretesto per non rimanere da solo. Improvvisamente fu distolto dai suoi pensieri dal rumoroso squillo del telefono, posto dietro al bancone.

-Prontooo?- rispose Feliks con voce melensa mentre attorcigliava il dito attorno al filo, come una quattordicenne dal viso devastato dall'acne che telefona al ragazzo che le piace. Tuttavia anche il volto del cameriere polacco era abbastanza devastato, ma non di certo da brufoli, difatti si potevano scorgere delle piccole macchiette rosse, che ben presto sarebbero diventati lividi, causati dal lancio continuo di bacchette di legno da parte di Yao e Im Yong Soo, un batterista coreano, che avevano scambiato il ragazzo per un bersaglio mobile.

-Pronto? Cioè, tipo, non ti sento.- disse Feliks aggrottando la fronte, mentre tentava di decifrare le parole provenienti dall'apparecchio.

Heracles gli si avvicinò, facendo un cenno con la testa come per chiedere l'identità dello sconosciuto, ma, come risposta, il polacco fece solo le spallucce, per poi dire ancora una volta -Tipo, ho detto che non ti sento. Ma che rumore è? Sembra, tipo, un aereo. Pronto?-

Fece un attimo di silenzio, per poi dire -Non ho capito il tuo nome, che hai detto? Pronto? Che hai detto?-

Fu allora che Feliks spalancò gli occhi, come un pesce che si trova fuori dall'acqua, ed allontanando il più possibile la cornetta dal proprio orecchio, lasciò diffondere una voce dal tono increbibilmente alto, come se stesse parlando con uno stupido.

-...DETTO CHE MI CHIAMO EILEEN O'RILEY, STO CHIAMANDO DA UNA CABINA TELEFONICA DA DUBLINO, CERCO ARTHUR KIRKLAND!-

Feliks, riprendendosi dallo spavento, riavvicinò la cornetta e disse- Mi dispiace, ma non c'è.-.

Tuttavia, dalla cornetta non giunse la risposta scontata, e il ragazzo riattaccò giustificandosi -E' caduta la linea. Che tipo, vero Heracles?-

Ma il greco non rispose, perso nei suoi pensieri e ricordi, rievocati da una voce conosciuta ed un nome familiare.

 

Uno squillo distante mi strappa dal mio sonno leggero.

Apro gli occhi, ma non riesco a scorgere nulla, solo qualche contorno offuscato dall'oscurità della mia casa. Allungo una mano verso il comodino alla ricerca dell'interruttore della bajour, trovandolo infine, ma non con poca fatica. La luce si accende improvvisamente e mi trafigge le pupille con violenza, obbligandomi ad abbassare le palpebre di scatto, facendomi desiderare il ritorno delle tenebre.

Intanto il mio telefono continua a squillare dal corridoio imperterrito, nonostante siano le... Le quattro? Appena realizzo che ore sono, guardando la sveglia, mi rizzo a sedere di scatto sul letto, facendo volar via le coperte. Chi è che mi chiama alle quattro del mattino?

Con estrema goffaggine, quasi degna di un ippopotamo con le anche anchilosate, mi alzo dal materasso, dirigendomi celermente verso l'apparecchio in corridoio.

Tendo prontamente la mano verso la cornetta, ma, improvvisamente, mi blocco, vedendo il numero familiare lampeggiare sul display. Il telefono squilla ancora, ma io non riesco decidermi a rispondere, una forma di orgoglio, a me ben conosciuta, blocca ogni mio movimento.

Intanto l'avviso di chiamata termina e scatta la segreteria telefonica, dopo le frasi di routine registrate in memoria, sul fatto che non sia in casa, di lasciare un messagio o richiamare, la voce profonda di mio fratello William riempie il silenzio di casa mia.

-Richiamami coglione appena ti svegli, tanto lo so che non hai una vita sociale e che sei in casa.-

Lo farò sicuramente, intendo richiamarlo.

Appena l'inferno gelerà.

-Che cosa è successo?- la comparsa improvvisa di questa voce, non familiare eppure ben conosciuta, fa la sua comparsa nella stanza.

Cazzo, per un attimo mi sono dimenticato di lui e,soprattutto, degli avvenimenti delle ultime ore che hanno portato Francis a vivere nel mio misero appartamento.

 

 

 

 

Okay, lo so. E' passato un sacco di tempo dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo, indi per cui, mi scuso. Comunque, finalmente si è scoperto il nome della band di Arthur e se vi ricorda qualcosa, ma non sapete cosa, appunto perchè sono lenta come la fame a scrivere, andate a vedere nel capitolo 1.

Inoltre volevo ringraziare tutti, ma proprio tutti, quelli che hanno recensito questa storia, aggiunta nelle preferite o seguite, oppure semplicemente letta, grazie! :)

Tornando a questo capitolo, che non mi piace come è venuto ma la mia creattività ha deciso di andare in vacanza, si vede la comparsa di altri due miei OC che ci tengo a presentare. La prima è Eileen O'Riley e rappresenta l'Irlanda, intesa come Eire però, non tutta l'isola! Per il secondo siete liberi di insultarmi pesantemente, ma la mia fantasia ha deciso di andare assieme alla creattività, accompagnate da “non ho voglia di cercare un altro nome su google come ho fatto per Irlanda”, quindi, ovviamente, William altri non è che Scozia.

E per oggi chiudo qui, grazie ancora di tutto!

  
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