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Autore: _BlueLady_    16/11/2011    5 recensioni
Raccolta di one-shots, drabble e flashfic, dannatamente RuNami.
#1- Febbricitanti Emozioni - " A stare così vicino a Nami, probabilmente, la febbre l'aveva presa anche lui."
#2- Empatia - " Quando gli occhi di Nami tornavano ad essere lucidi, il suo cuore tornava a piangere in silenzio."
#3- Allergia - "La sua allergia ai mandarini doveva essere davvero grave, se bastava anche solo l'odore per mandarlo completamente in tilt."
Attenzione: il rating potrebbe variare con l'aggiunta dei capitoli.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Febbricitanti emozioni

 

- Sei tutta rossa -
Fu l’affermazione di Rufy non appena la vide.
Nami gli rivolse un’occhiata stanca e spenta, senza proferire parola.
Non si sentiva bene quel giorno: la testa le girava, si sentiva terribilmente accaldata, e un grosso macigno pareva premerle in prossimità dello stomaco, dandole una spiacevole sensazione di nausea che le faceva venir solamente voglia di andare a letto a coricarsi.
- Non è che hai fatto l’ubriacona in compagnia di Zoro anche oggi?- continuò a  domandarle il Capitano con la sua solita ingenuità, che non lo portò a calcolare minimamente le terribili conseguenze a cui sarebbe andato incontro pronunciando quelle fatali parole.
Solamente quando ricevette un’occhiata fulminante da parte della ragazza si tappò la bocca all’istante, conscio di quello che la rossa avrebbe scatenato di lì a poco.
Nami, tuttavia, non si scompose minimamente, troppo priva di energie anche solo per proferire una parola. Non avrebbe risposto a Rufy, non quella volta.
Continuando a tirare dritto per la sua strada, lasciò il Capitano alle sue spalle, ancora ad occhi chiusi in attesa del pugno che avrebbe dovuto ricevere.
Rufy ridusse gli occhi a due fessure, domandandosi il perché fosse ancora del tutto incolume, e si stupì nel vedere la navigatrice distante di qualche metro da lui, completamente indifferente alle sue parole.
- …Nami?- mormorò perplesso, muovendo qualche passo verso di lei.
La rossa biascicò qualche mormorio sommesso che gli risultò incomprensibile, senza aggiungere nient’altro.
Non un urlo, non un pugno, non un “Baka” pronunciato in preda all’ira più totale mentre si avventava con sguardo omicida su colui che aveva osato arrivare a tanto…
Niente. Quella che vedeva era una Nami decisamente troppo diversa dal solito… una Nami che non assomigliava per niente a quella vera, eccetto per le fattezze fisionomiche.
- Nami!- ripeté con più energia, come per assicurarsi che la ragazza rispondesse al suo vero nome.
Colta di sorpresa da un violento capogiro, la ragazza si appoggiò allo stipite della porta della sua cabina, approfittandone per inveirgli contro.
- Accidenti a te, Rufy, vuoi lasciarmi in pace? Mi hai già irritata abbastanza per oggi - fu la sua risposta non appena recuperò un po’ di forze.
Poi abbassò la maniglia, in procinto di entrare nella sua stanza.
Rufy si fermò di botto, riconoscendo in quelle parole la solita grinta della Nami di sempre.
- Ah, allora sei tu!- esclamò, mentre un enorme sorriso spaziava sul suo volto di gomma.
- Che cosa vai dicendo, baka? Certo che sono io! Chi dovrei essere secondo te?- gli disse lei in tutta risposta.
- Non lo so - ribadì lui, con sguardo perso - sei diversa dal solito: sei così pallida e magra in viso... Se non fosse per il colore dei capelli, avrei stentato a riconoscerti, oggi, ti avevo quasi scambiata per Brook, pensa!-
Mentre il suo Capitano ridacchiava, inconsapevole di ciò che aveva appena detto, il respiro della navigatrice si fece più affannoso, l’occhio sinistro che le ballava terribilmente dalla rabbia.
Nonostante avesse l’udito completamente ovattato, e ogni parola che usciva dalle labbra del ragazzo le pareva più che altro un brontolio sommesso e incomprensibile, i suoi sensi, nel sentire quelle fatali parole, improvvisamente si riaccesero.
- Rufy…- mugugnò adirata, mentre negli occhi leggermente lucidi e arrossati le si accendeva una scintilla di rabbia che quel giorno credeva realmente di non possedere, tanto si sentiva debole e affaticata.
- Si?- sorrise lui, ignaro di ciò che si stava scatenando nell’animo della sua navigatrice in quel momento.
- Io…- balbettò, sentendosi avvampare le guance, decisa a tirargli un bel pugno in pieno viso per punire la sua indelicata sfacciataggine.
Aveva pur un orgoglio da difendere!
- Ecco, ora sei di nuovo rossa!- commentò ingenuamente Rufy, mentre le vedeva alzare un pugno in aria, pronta a colpirlo.
La navigatrice raccolse tutte le forze che aveva in corpo decisa a vendicarsi dell’offesa subita, quando un secondo capogiro e un feroce brivido lungo la schiena la costrinsero a retrocedere nelle sue intenzioni.
Rufy la vide abbassare lentamente il pugno e sciogliere la mano lungo il corpo, prima di voltargli nuovamente le spalle, barcollando, con un’espressione affaticata e rammaricata in volto.
- Credo che andrò a coricarmi - furono le sue ultime parole, pronunciate quasi in un sussurro, prima di scomparire dentro la cabina e lasciarlo da solo sul ponte della nave.
Il Capitano inclinò la testa di lato, osservando la porta chiusa di fronte a sé con fare pensoso.
- Eppure Nami continua a non sembrare la stessa…- mormorò tra sé e sé, ponendosi il cappello di paglia in testa.
 

 

¤¤¤¤¤¤
 

 

La sera arrivò presto sulla Sunny, e presto l’intera ciurma di Cappello di Paglia si ritirò nei propri letti, sprofondando in un sonno profondo e ristoratore dal quale si sarebbero risvegliati, la mattina successiva, più energici che mai.
Anche il Capitano, come il resto dei suoi compagni, si era coricato, dopo l’ennesima abbuffata di carne, sazio e soddisfatto, ed ora dormiva beatamente in compagnia dei suoi nakama, comodamente sdraiato su un fianco nella sua amaca.
Il silenzio regnava sovrano su tutta la nave, intrappolando sotto una campana di vetro l’intera ciurma di pirati: perfino il mare mormorava tranquillo quella notte, riflettendo la flebile luce delle stelle che man mano comparivano nel cielo, adornandolo di perle in ogni sua parte.
Le onde si abbattevano gentilmente sulla chiglia, accarezzando il fianco dell’imbarcazione che riconoscente ricambiava quel tocco, ondeggiando in armonia con il ritmo dell’acqua sottostante.
Nulla avrebbe potuto guastare quell’idilliaca atmosfera che pareva fatta apposta per vigilare sul sonno dei Mugiwara… Nulla, eccetto un sibilo d’aria simile a un soffio di vento che giunse diretto all’orecchio di Rufy, strusciando sul suo timpano come un gatto che faceva le fusa.
Un’incrinatura su quella campana di vetro che vegliava sul suo sonno di cristallo.
 
Rufy…
 
Rufy si rigirò nel letto, voltandosi semplicemente dall’altro lato e ponendosi il cappello sull’orecchio scoperto, cercando di riafferrare quel torpore che gli inebriava la mente e che pian piano lo stava abbandonando.
 
Rufy
 
Si sentì ancora chiamare, quasi fosse il lamento soffocato della brezza notturna che si accaniva contro le vele della nave a costringerlo a destarsi dal suo sonno.
Peccato che, in una sera come quella, non spirasse neanche un alito di vento.
 
Rufy
 
Un ulteriore lamento lo costrinse ad aprire gli occhi, incerto se ciò che stava sentendo fosse semplicemente il frutto della sua immaginazione, o di un’allucinazione dovuta alla stanchezza.
Pareva il tono morbido e malleabile di una voce femminile, quello che lo stava chiamando...
Sembrava quasi il tenue accordo di un sussurro flebile e soffocato, capace di perforargli i timpani e di addentrarsi fin dentro la sua mente.
 
Rufy…
 
No, quella non era certo un’allucinazione, ora ne era sicuro.
La voce arrivava troppo nitida al suo udito, perché fosse soltanto il prodotto di un sogno.
Preso dall’impulso, si alzò tempestivamente dal suo giaciglio, andando a sbattere in ogni dove nel tentativo di raggiungere la porta della sua cabina.
Fortunatamente, i suoi compagni avevano il sonno pesante: se riuscivano a sopportare il russare di Franky ed Usopp, di certo non avrebbero fatto caso agli strafalcioni contro il muro del loro Capitano.
Quando riuscì finalmente a chiudersi la porta alle spalle senza aver svegliato nessuno dei presenti, tirò un sospiro di sollievo.
Il peggio era passato.
Continuò a camminare alla cieca, senza avere la minima idea di dove andare.
I crampi di fame cominciarono ad assalirgli improvvisamente lo stomaco, creandogli una voragine all’interno che diveniva via via sempre più grande man mano che procedeva avanti.
Del resto, erano le due di notte, aveva finito di cenare solamente da due ore…
Forse, pensò addirittura, era stata semplicemente la fame a svegliarlo, e la voce che aveva udito se l’era soltanto immaginata.
…Male che andasse, il suo stomaco era in grado di parlare e, cosa assai sconcertante, era femmina.
Dirigendosi verso la cucina, la fame che divampava sempre più feroce, passò inevitabilmente davanti alla cabina in cui giacevano Nami e Robin, anch’ella immersa nel silenzio come il resto della nave.
Fu allora che, nel bel mezzo dei mugugni del suo stomaco, udì nuovamente la voce che lo aveva svegliato poco prima nella sua cabina, più concreta e reale che in precedenza.
- Rufy…-
Quella volta era sicuro che non fosse stata l’immaginazione a giocargli un brutto scherzo: c’era davvero qualcuno che lo stava chiamando, e, chiunque fosse, si trovava dentro la cabina in cui alloggiavano le ragazze.
Osservandosi intorno con fare circospetto, abbassò la maniglia della porta, volgendo un’ultima occhiata di fuori, prima di entrare.
All’interno, lo accolse il buio più totale.
L’unico indizio che gli facesse pensare di non essere finito giù in cambusa piuttosto che nella stanza di Nami e Robin, era il respiro pesante della rossa addormentata.
C’era solo lei in stanza, sebbene non fosse in grado di vederla, poiché sapeva che Robin era a fare di vedetta, quella notte.
Desiderò improvvisamente non trovarsi lì in quell’istante, e si maledisse di avere lasciato il suo comodo giaciglio per ritrovarsi nella tana del lupo, ma ormai il danno era fatto.
Non riusciva neppure a ritrovare la maniglia della porta che si era chiuso poco prima alle spalle: possedeva un pessimo senso dell’orientamento alla luce, figuriamoci al buio.
Non poteva puntare tutto sulla sua buona stella e sperare che, qualora fosse andato a sbattere procedendo a tentoni per tutta la cabina, Nami non si sarebbe svegliata.
La navigatrice infatti, lo sapeva bene, era in possesso di un udito sensibilissimo: ogni più piccolo rumore non sfuggiva al suo orecchio attento; anche per questo si era rifiutata di dormire assieme al resto dei suoi compagni; accettando solamente la presenza di Robin accanto a sé.
Dover dormire tutte le notti con la cantilena di Franky e Usopp nelle orecchie sarebbe equivalso a non dormire affatto, oltre al fatto che, se anche avesse potuto sopportare il loro russare, certamente non avrebbe potuto soffrire Sanji, il quale le sarebbe rimasto costantemente appiccicato tutta la notte, come una cozza allo scoglio.
In quel momento, Rufy si ritrovò a pensare (con non poco terrore) al putiferio che la rossa avrebbe potuto scatenare se anche solo avesse osato svegliarla.
Non poteva avanzare, tuttavia, né retrocedere verso la porta.
Perciò, decise di starsene fermo dov’era, in attesa di chissà quale segno dal cielo che gli permettesse di capire dove accidenti si trovasse.
- Rufy…-
Il cielo parve esaudire le sue mute preghiere, poiché il suo nome pronunciato a voce tremante dalla stessa Nami gli permise di individuare con assoluta certezza la posizione della navigatrice, e di dirigersi con sicurezza nella sua direzione, incespicando solamente un paio di volte in qualche oggetto non correttamente identificato e lasciato incustodito.
Quando i suoi occhi riuscirono ad abituarsi al buio, era ormai giunto a destinazione.
La vide, Nami, sdraiata nel suo letto, che si rigirava di continuo in preda all’agitazione, pronunciando più volte le sillabe del suo nome nel sonno.
- Rufy…-
Lo stava chiamando, lo sentiva, e non seppe il perché, ma il sentirle pronunciare il proprio nome gli fece esplodere un fuoco in petto di cui nemmeno lui riuscì a spiegarsi l’origine, lo stomaco che si contraeva chetando quella fame aggressiva che lo aveva spinto fin lì.
Il cibo era ormai un ricordo lontano, quello che ora gli premeva di più sapere era il perché Nami pareva essere così agitata nel sonno.
Respirava a fatica, riusciva a percepirlo, come se qualcosa le stesse premendo sulla gola e le impedisse di far fuoriuscire l’aria dai polmoni.
Il viso era contratto, i muscoli tesi, le mani stringevano nervosamente la coperta, ormai avvolta in mille pieghe e risvolti.
Alcune gocce di sudore le solcavano il viso, percorrendo quell’espressione contratta e sofferente per poi morirle in petto, lì dove i battiti del cuore si facevano più veloci, e la pelle più calda al contatto.
Una morsa di compassione attanagliò il cuore di Rufy, nel vedere la ragazza ridotta in quello stato: lei, Nami, lei, l’impavida navigatrice che guidava la nave con il suo infallibile intuito, lei, la gatta ladra, la donna fiera ed indomabile che mai nessuno avrebbe potuto imprigionare sotto la sua custodia.
Lei, che mai aveva mostrato la sua debolezza alla ciurma e al suo stesso Capitano, pur essendo consapevole dei propri limiti.
Lei, che preferiva soffrire nel silenzio, invocando aiuto nel sonno.
Ora Rufy riusciva a comprendere lo strano comportamento che Nami aveva tenuto quella stessa mattina di fronte a lui.
Le toccò la fronte sudata col palmo della mano: era fredda.
Tutto il corpo era percosso da violenti brividi, perfino le dita delle mani parevano due ghiaccioli a contatto con quelle incandescenti di lui.
A contatto con la pelle di Rufy, la pelle di Nami vibrò, incapace di scaldarsi sotto il tocco rovente delle sue dita.
- Rufy…-
Lo chiamò ancora, cercandolo nel sonno senza trovarlo.
Improvvisamente, Rufy sentì muoversi qualcosa in petto.
Sentì che voleva davvero fare qualcosa per lei, voleva davvero guarirla dal suo male per evitarle quel supplizio.
Certo, chiamare Chopper sarebbe certamente stata la cosa più saggia da fare, eppure Rufy sentiva il bisogno di rendersi utile oltre il limite delle sue possibilità.
Voleva mettersi in gioco per un suo nakama, per la sua navigatrice, per lei, per Nami, perché sentiva di volerla proteggere personalmente, come non aveva mai fatto prima d’ora.
Il suo voleva essere un modo per sdebitarsi di essergli stata accanto fino a quel momento: per una volta sarebbe stato lui a stare accanto a lei, e non il contrario.
Scostò di poco l’angolo della coperta, in modo da potercisi infilare dentro senza turbare più di tanto la navigatrice.
- Rufy…- continuava a ripetere lei tra i sospiri, mentre la sua schiena si inarcò involontariamente non appena avvertì il tocco del capitano sulle sue spalle.
Rufy si infilò tra le coperte, facendo aderire per bene il suo corpo caldo a quello gelido di Nami, nel tentativo di donarle quel poco di calore che le coperte sembravano negarle.
Non appena avvertì la schiena gelida della rossa contro il proprio petto ed il proprio addome, sentì la pelle bruciare al contatto, quasi stesse stringendo a sé un intero blocco di ghiaccio.
Le cinse la vita con un braccio, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
Intrecciò la mano libera a quella della navigatrice, mentre una nuova sensazione nell’avvertire il corpo sinuoso della ragazza così premuto contro il suo accaldava il suo petto.
Nami sospirò quando avvertì quel nuovo tepore percorrerle le membra, il fiato caldo di Rufy sul collo parve donarle una nuova, piacevole sensazione di pace interiore.
Il suo viso si rilassò, i tremiti si fecero via via sempre più deboli e distanti l’uno dall’altro.
- Rufy - ripeté un’ultima volta nel sonno, quasi come se avesse riconosciuto quel corpo che la stava stringendo a sé, prima di sprofondare in un sonno tranquillo e ristoratore.
Il ragazzo sorrise nel vederla sorridere inconsciamente.
- Sono qui - le sussurrò all’orecchio, prima di addormentarsi anche lui sotto il battito irregolare del proprio cuore, che pareva cantargli una silenziosa ninna nanna mai udita prima.
 

 

¤¤¤¤¤¤
 

 

Quando Nami si svegliò, si stupì di ritrovarsi il cappello di paglia tra le mani.
Era piuttosto rintontita, la testa le girava parecchio, e in un primo momento faticò addirittura a riconoscere dov’era.
Quando realizzò che si trovava nel suo letto, e che la mano che stava stringendo la  sua era quella del suo Capitano, si ritrovò più confusa di prima.
Non capiva come ci fosse finito, lì con lei.
Rufy dormiva beatamente seduto accanto al bordo del letto, la testa pesantemente appoggiata su un braccio, mentre l’altro era affiancato a quello di Nami, lì, fin dove le loro mani si incontravano.
Presa dalla curiosità, la ragazza prese a spintonargli leggermente il capo con un dito.
- Ehi, Rufy!- cominciò a chiamarlo – Svegliati, dai!-
Il ragazzo emise un mugugno sommesso, prima di lanciare un sonoro sbadiglio nella sua direzione.
- Finalmente ti sei svegliata, Nami! Cominciavo a temere che non ti riprendessi più!- le disse, sfoggiando un enorme sorriso.
- Svegliarmi?- ripeté quella piuttosto perplessa – Perché, ho dormito tanto?-
- Altroché se hai dormito!- scoppiò a ridere Rufy, riponendosi il cappello di paglia in testa – Circa due giorni e mezzo…-
- Due giorni e mezzo?!- esclamò Nami allarmata, spaccando i timpani al povero Capitano – Intendi dire che siete stati senza la mia navigazione per più di due lunghissimi, interminabili giorni?-
Rufy fece cenno di si con la testa.
- Ma come è potuto accadere?- si domandò la navigatrice, mettendosi le mani nei capelli.
- Avevi la febbre alta, così Chopper ha ritenuto più saggio lasciarti a letto a dormire - le rispose Rufy, con la più pacata tranquillità - Puoi stare tranquilla, ce la siamo cavata alla grande durante la tua assenza!- la rassicurò poi, con il suo solito sorriso.
- Chi si è occupato di tracciare la rotta?- domandò Nami, ancora  leggermente allarmata.
Il Capitano alzò le spalle disinvolto:- Robin si è occupata della navigazione, Zoro ha dormito come suo solito, Franky si è occupato della nave assieme ad Usopp, Brook ha suonato tutto il tempo, Sanji si è disperato per le tue condizioni, Chopper si è preoccupato di curarti, e io mi sono occupato del resto, anche se ho passato praticamente tutto il tempo a sorvegliarti…- ammise infine, abbassando lo sguardo.
Al suono di quelle parole, Nami sgranò gli occhi incredula: - Tu…tu sei rimasto qui con me tutto il tempo?- mormorò, le gote che si arrossavano appena.
- Giorno e notte!- affermò fiero Rufy - Pensa che ho anche convinto Robin a trasferirsi in cucina finché tu non ti fossi ripresa -
- Tu hai fatto CHE COSA?!- strillò Nami adirata, nell’udire quell’ultima frase - Hai mandato Robin a dormire in cucina?!-
- L’avrei soltanto disturbata standomene sveglio tutta la notte a sorvegliarti…- mormorò Rufy nascondendo la testa nelle spalle - E' compito di un bravo capitano prendersi cura della propria ciurma…- e terminò lì la frase, poiché intuì di aver parlato troppo come suo solito.
Difatti Nami, ancora profondamente contrariata per il trattamento che era stato riservato a Robin, aveva preso a strillare come un ossesso, lanciandogli qualsiasi cosa le capitasse sottomano.
- IDIOTA! BAKA! STUPIDO CHE NON SEI ALTRO! TRATTARE COSI’ LA POVERA ROBIN! ESCI SUBITO DI QUI!-
- Ho cercato solamente di essere d’aiuto!- si difese prontamente il povero Rufy, che tentava disperatamente di sfuggire agli oggetti che la navigatrice gli indirizzava contro.
- Tu adesso esci di qui e fai tornare subito Robin, sono stata chiara?- aveva ordinato Nami, con un tono che non ammetteva eccezioni.
Il ragazzo abbassò la testa in segno di rassegnazione, voltandole le spalle e accingendosi ad aprire la porta per uscire.
- Aspetta!- esclamò Nami alle sue spalle, lanciandogli il cuscino sulla schiena nel tentativo di fermarlo prima che se ne andasse.
Rufy si voltò verso di lei, e attese.
- Grazie…- mormorò lei a bassa voce, ma non così tanto perché lui non la potesse sentire.
Quando vide quello splendido sorriso spaziare sul suo volto, illuminandole gli occhi di una nuova luce, faticò ad ingoiare un bolo di saliva che gli era rimasto bloccato in gola.
Improvvisamente sentì la testa girare, e un nodo alla bocca dello stomaco prendere il sopravvento.
Le volse un cenno col capo prima di uscire, sentendosi le guance avvampare e il respiro farsi sempre più pesante.
Non appena fu fuori dalla cabina, dovette appoggiarsi allo stipite della porta per non inciampare sui suoi stessi piedi.
Passandosi una mano sulla fronte, la sentì fredda e sudata, mentre le sue gote già si imporporavano di uno strano rossore che non aveva mai avuto prima.
Scosse la testa, come per dare a quei curiosi sintomi un’unica, fondamentale causa.
A stare così vicino a Nami, probabilmente, la febbre l’aveva presa anche lui


Angolo Autrice:

Omioddio, non so neanche perchè io abbia deciso di postarla, forse perchè, ricevendo qualche insulto da parte vostra, finalmente mi renderò conto che scrivere fanfiction su OnePiece non è proprio nel mio genere... Vi prego solamente di usare un certo tatto nell'insultarmi: non sembra, ma sono sensibile anche io!
...
Aparte questa breve nota di autocommiserazione introduttiva, sono lieta di riannunciare il mio ritorno con una nuova raccolta di one-shots e drabble sulla coppia più bella che ci sia: Rufy e Nami (almeno, per me!)
La mia intenzione è quella di raccogliere qui tutti i miei scritti inerenti alla coppia (perciò consiglio vivamente a coloro che sono allergici alla RuNami di non procedere oltre nella lettura), e farne una sorta di fiction, in cui i capitoli possono essere visti separatamente, come singole storie totalmente distaccate l'una dall'altra, oppure nell'insieme, come "un crescendo" di emozioni da parte del capitano per la sua bella navigatrice (?)
Insomma, in poche parole, potete vederci o una storia vera e propria, o singoli racconti per nulla a che fare gli uni con gli altri.
Prima di procedere oltre, però, intendo specificare che non so se aggiornerò regolarmente, dato che l'ispirazione giunge quando capita, e se proprio ritenete che la fic faccia pena, vi prego di riferirmelo personalmente, così evito di faticare ore e ore davanti al computer nel tentativo di scrivere qualcosa di decente che poi neanche piace.
Tremo al pensiero di avere reso i personaggi tremendamente OOC, perciò vi prego di segnalarmi anche questo piccolo appunto, se lo ritenete necessario.
Inutile dirvi che qualche commento mi farebbe piacere, giusto per sapere se è il caso di ritirarmi o meno dalla scrittura, e rinunciare alla stesura di queste shots.
Detto questo, credo non ci sia più nulla da dire, se non un grazie anticipato a chi recensirà (se ci sarà mai qualcuno a farlo) e un appuntamento al prossimo capitolo, nel caso la fic riscuota successo e qualcuno di voi desidera che io proceda con gli aggiornamenti :)
Vi ho rubato fin troppo tempo, tra poco il mio commento rischia di diventare più lungo della fic (e ce ne vuole), dunque è giunto il momento di salutarvi.
Ah, un'ultima cosa...
...Credete davvero che la frase a fine capitolo sia riferita al fatto che Rufy si sia ammalato perchè è stato contagiato da Nami?
...Non potrebbe essere che, invece, abbia scambiato qualcos'altro, per pura e semplice febbre?
La scelta del titolo non è casuale, dopotutto...
Rifletteteci su ;)

Ci sentiamo presto (si spera!) e un grazie a chi legge!


_BlueLady_ 




 

  
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