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Autore: eilantha    13/07/2006    7 recensioni
Il funerale di Silente. Remus J. Lupin osserva le persone presenti e ricorda. Ma soprattutto si chiede quale e come sarà il proprio futuro al fianco della piccola peste coi capelli rosa che tiene per mano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’alba di una nuova vita

 

Il funerale di Silente. Le persone che arrivano sono tante. Ho gli occhi umidi. Non riesco a credere che la persona che più di tutti, più di me stesso, ha sempre creduto in me, ora non ci sia più.

Mi guardo attorno. Alcuni sono qui solo per cortesia, come alcuni membri del ministero. La Umbridge. Mi viene il voltastomaco al solo pensiero di come ha trattato Silente ed Harry l’anno scorso.

Ma molti sono sinceramente addolorati. Minerva McGranitt. E’ triste e sola, anche se è circondata dagli altri insegnanti. Forse se fosse rimasta con i membri dell’Ordine non si sentirebbe così sola. Ma non può. Non possiamo stare uniti, mostrarci al mondo. Non ancora.

E’ per questo che pur essendo felice di avere Tonks al mio fianco, so che non dovremmo. Questa posizione, il fatto di stare mano nella mano. E’ come se gridassimo al mondo la nostra condizione. E siamo in pericolo. Lo so, l’ho sempre saputo. Per questo non volevo cedere. Ma anche io non ho saputo resistere a lungo. Vedere i suoi occhi che mi fissavano in lacrime. Leggervi la disperazione per la perdita di un amico, di un maestro come Silente. E saperla nuovamente sola, nuovamente senza una famiglia. Non potevo resistere oltre. Non potevo non consolarla. Non potevo lasciare che il mio cuore piangesse ancora a lungo da solo, quando anche il suo piangeva.

E vederla ora al mio fianco, con i capelli finalmente tornati color rosa, non può che portare gioia al mio cuore. Anche in un momento come questo.

 

Il funerale è finito. Sono in molti ad andarsene senza una parola, ancora in lacrime. Non mi sono mosso. Tonks ha provato più volte ad alzarsi stringendomi la mano come a chiedere una mia reazione. Ma non ci riesco. Non riesco a distogliere lo sguardo da quella tomba. Non riesco a non pensare al fatto che oramai sono l’unica persona rimasta a Harry. E che Harry ha già dovuto subire troppe perdite nella sua giovane vita.

Finalmente le lacrime, che trattenevo, iniziano a scendere e a rigarmi il volto. Tonks non sa come consolarmi. Mi abbraccia, posando il capo sulla mia spalla. E sento che anche lei piange.

Non so quanto siamo rimasti in quella posizione. So che quando finalmente, ci siamo separati, attorno a noi non c’era più nessuno di quelli che conoscevo.

E probabilmente per quello mi sono arrischiato a baciarla. Un bacio molto bagnato, devo ammetterlo. Ma finalmente ad entrambi è tornato il sorriso.

Stavamo per andarcene anche noi quando con la coda dell’occhio noto una piccola figura bianca e nera vicino alla tomba di Silente.

 

Mi blocco, indicandola con un leggero movimento della testa a Tonks. Anche lei è insospettita, il suo addestramento da Auror entra subito in azione. Ci dividiamo e la avviciniamo da strade differenti, per impedire che fugga. Non sappiamo se si tratti di un pericolo o meno. Ma non possiamo correre rischi.

Mentre mi avvicino, passando dal Lago Nero, mi accorgo che la figura è una bambina. Non avrà più di tre o quattro anni. Ed è inginocchiata ai piedi della tomba, come se stesse pregando.

Tonks è più vicina di me. E forse è meglio che sia lei ad avvicinarla per prima. Di sicuro fa meno paura di me, che porto sul viso i segni dell’ultima luna piena e della recente battaglia.

La bambina non sembra spaventata dall’arrivo di Tonks. Anzi, seppur a una certa distanza la vedo sorridere. Un bel sorriso, molto tenero. La bambina scuote il caschetto nero. Prende la mano che Tonks le offre e si dirigono verso di me. Quando mi vedono, Tonks mi indica. La bambina la guarda, poi guarda me, sorride e si mette a correre nella mia direzione, lanciandosi in un salto finale che mi costringe a prenderla in braccio mentre urla qualcosa che non capisco. Che non capisco fino a quando la bambina, oramai tra le mie braccia, non lo ripete ancora.

- Papà! -

Devo avere una faccia sbigottita mentre la guardo. ‘Papà’. Sentirsi chiamare ‘Papà’. Non è mica una cosa da tutti i giorni. Soprattutto da una bambina che di sicuro non può essere mia figlia. Ma che ora mi sta abbracciando con tanto slancio e tanto calore.

Tonks scoppia a ridere mentre mi guarda. E così fa la bambina, senza però staccare le braccine dal mio collo.

- Dora? Cosa sta succedendo? – Non volevo, ma la voce che mi esce è abbastanza isterica. Tonks ride ancora e la bambina si rivolge a me.

- Mamma e Papà non ci sono più. Tonks mi ha detto che potevo considerarti il mio nuovo Papà! –

- Come ti chiami? – le chiedo mentre il mio sguardo si addolcisce e si rattrista allo stesso tempo. “Un’altra piccola vittima di questa guerra” mi dico.

- Eileen Alanna Liriel – ha un’aria saputella la bambina, mentre mi dice questo.

- Remus, scusa, non te l’ho presentata. Lei è la mia figlioccia Eileen. Le ho promesso di trovarle una nuova famiglia. E non ho saputo resistere a farti questo scherzetto con lei. – Tonks adesso allunga le braccia per dire alla bambina di tornare in braccio a lei.

Ma la piccola Eileen non sembra volersi muovere. Appoggia la testa sulla mia spalla e nasconde il viso. Profuma di biscotti. E mi abbraccia ancora più stretto.

Non so resisterle. Le dò un bacio leggero sulla testa e mi incammino verso il castello, lasciando che Tonks ci insegua.

- Ehi! Non vi sarete mica offesi! – la guardo mentre mi raggiunge e vedo che i suoi capelli sono virati verso un blu elettrico, segno evidente dell’imbarazzo in cui si sente.

Non parlo con lei, ma mi rivolgo alla piccola.

- Eileen, perdoniamo Dora? -

- No. Mi ha detto che tu saresti stato il mio Papà. Non puoi proprio esserlo? – la piccola mi guarda con due occhi grandi e pieni di lacrime.

Tonks cerca di intervenire: - Eileen, non si può. E poi hai bisogno di una Mamma e di un Papà. E Remus non può badare da solo a te, ha il suo lavoro e tanti impegni e… -

- Ma ci sei tu Tonks! – pur essendo piccola la bambina ha la risposta pronta. Mi ricorda qualcuno.

Che strano. Il nostro maestro, colui che ci ha insegnato tanto, donandoci tanto amore è appena stato sepolto ed io mi ritrovo a pensare, nonostante tutto, che non sarebbe male tenere con noi la bambina. Come faremo, assolutamente non lo so, ma so solo che non riesco più a staccarmi da lei. E da Dora.

Ma conosco i pericoli. Siamo membri dell’Ordine, sempre all’erta. Ed in più sono un lupo mannaro. Come posso pensare a farmi una famiglia? Come potrei proteggerle entrambe?

Il mio cuore è dilanianto. Non so più come comportarmi. Inizio a scavare con la scarpa un buco nel terreno ai miei piedi, ma non lascio la bambina.

Il suo calore sta penetrando nel mio cuore. La sua testardaggine mi fa sorridere. Ma anche la sua innocenza.

Tonks sta ancora cercando di convincere Eileen a lasciarmi, quando io ricomincio a camminare, con la piccola ancora in braccio.

- Remus! – mi chiama, ma non mi volto. Non stavolta. Ho preso una decisione che cambierà la nostra vita, l’ho presa per entrambi, e forse sto impazzendo. O forse, solamente, mi sto lasciando contagiare dall’amore che provo per Dora e dalla dolcezza di questa bambina.

 

Eileen alza il viso a fissarmi ed io percepisco la sua domanda silenziosa.

- Se smetti di piangere tesoro chiediamo a Mamma Dora di comprarci il gelato mentre torniamo a casa. – le mie parole le fanno spalancare gli occhi e gridare – Sì! – dalla felicità. E non solo smette di piangere, ma comincia a ridere.

Giro leggermente la testa e vedo che Dora si è bloccata. I suoi capelli ora sono di un incredibile verde acido, ma lentamente stanno di nuovo cambiando per diventare rosso acceso.

Alza il viso, che teneva puntato sui suoi piedi, mi guarda e mi chiede preoccupata:

- Mamma Dora? -

- Sì, proprio tu, perché Papà Remus oggi non ha i soldi per il gelato… - è strano, per me, scherzare su queste cose. Ma con Dora tutto diventa possibile, anche per uno come me.

- Malandrino! Mi hai imbrogliato tu, stavolta. – mi sussurra all’orecchio mentre mi prende a braccetto e si rivolge poi alla bambina:

- Di che gusto il gelato, Eileen? –

- Gusto rosa cicca! Come i capelli di Mamma Dora! –

Tutti e tre scoppiamo a ridere.

 

Il sole sta tramontando sulla bara bianca, lasciando che venga tinta di una strana sfumatura rossastra, ma per noi questo momento è e rimarrà sempre, l’alba della nostra nuova vita insieme.

 

 

 

  
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