Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: annalisaechelon    16/11/2011    3 recensioni
"Lui era lì, dentro quel computer, a sorriderle. Lui era lì, dentro quell’i-pod, a cantarle tutto il suo amore. Lei viveva di questo, quasi come fosse il suo ossigeno, perché lui, solo lui le permetteva di vivere ancora."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Due giorni dopo i medici fecero gli ultimi controlli a Jen e le riferirono, gioiosi, che sarebbe potuta tornare la sera stessa a casa, senz’altri indugi. Alcuni lividi ancora le facevano male e, guardandosi il ventre, notò anche alcuni graffi ormai secchi che s’insinuavano dentro di lei, oltre la pelle. Per quanto tempo era stata incosciente della situazione? Per quanto non aveva sentito nulla? Ormai non contava più. Osservando quella stanza, si rese conto di quanto volesse chiudere le porte alla vita che si stava disintegrando alle sue spalle con l’ultimo episodio e di quanto desiderasse continuare a vivere quell’immensa felicità che riusciva a provare solo stando con Jared. Scostò lentamente le tendine azzurrine delle finestre e un inaspettato raggio di sole le sfiorò lo sguardo, provocandole fastidio, reagì chiudendo di scatto gli occhi per poi riaprirli lentamente. Fuori regnava la calma, stranamente. Era quasi dicembre ma il sole ammaestrava quel cielo limpido, ornato da qualche nuvola. Si guardò attorno e finì per spaventarsi di quell’incontrollabile tranquillità. Jared non c’era, ma aveva lasciato un bigliettino scritto, sul mobiletto affianco al letto. Un po’ stropicciato e macchiato di caffè, recitava:

“Sono tornato a casa, verranno a prenderti Tomo e Shannon, ti aspetto.. –Jared.”

Perché era andato via? Perché mandava Shannon e Tomo a prenderla?
Domande che si ripetevano insistenti nella sua mente come lampadine ad intermittenza che si accendono e spengono senza sosta. Nessuna risposta, nessuna supposizione. Il vuoto. Dopo pochi attimi, entrò nella sua stanza una giovane infermiera, sulla trentina. I capelli biondi erano raccolti in uno chignon, il volto chiaro colorato sugli zigomi da alcune velature più scure, gli occhi marroni esprimevano serenità e le labbra, tinteggiate di rosa, si aprivano in un grande sorriso, pronte ad annunciare a Jen l’ora di poter tornare a casa.
- Shannon! Tomo! – provò a gridare, con un tono di voce flebile.
- Jen, siamo venuti a salvarti! – dichiarò Shannon, ridendo tra sé e sé, lanciando un’occhiata divertita al collega di fianco.
- Eh già, io sono il Messia! – fece Tomo, pavoneggiandosi a più non posso, ironicamente.
Jen, divertita, li abbracciò. Più da Echelon che da donna di Jared.
- Tomo, senti caro mio però eh, questi sono discorsi nostri, degli Echelon.. tu.. non puoi dirtelo da solo! – rise fragorosamente, seguita dai due.
Stringendola forte, la fecero sentire a casa, come nuova, ripulita. La speranza, pensò. La solita speranza, quella che l’aveva salvata, sempre, da sempre. Loro erano la sua famiglia. I loro abbracci significavano più di ogni altra cosa, funzionavano più di ogni altra medicina, cancellavano il dolore meglio di qualsiasi lavaggio del cervello. Erano la soluzione ad ogni problema, il tanto atteso respiro dopo l’apnea, il meritato sorriso dopo fiumi di lacrime.
Congedando i dottori, si recarono all’uscita, dirigendosi verso la Mercedes nera di Shannon e con una leggera musica di sottofondo che acquietava i rumori della città, si fiondarono a casa, dove Jared con l’aiuto di persone molto speciali stava preparando una sorpresa per la sua amata.
- No, no, no! – disse divertito, correndole incontro.
Tomo nello stesso momento, lo prese in giro gridando – I will never forget! No, no! – cominciò a ridere, osservato dallo sguardo rassegnato alla sua stranezza di Jared.
- Non esiste, dovete bendarla o altrimenti non vale! – gli occhi gli si illuminarono, due piccoli diamanti sostituirono le sue pupille.
Tomo e Shannon rimediarono subito una fascia per coprirle gli occhi assicurandosi che non riuscisse a vedere nemmeno uno spiraglio di luce. Jared le fermò il viso e con estrema pacatezza le stampò un bacio sulle labbra scure, particolarmente provate.
- Sei pronta? – le sussurrò accanto ad un orecchio.
- Credo di si.. – sorrise, sentendosi leggera, libera come una farfalla capace di librarsi nei cieli più alti.
Jared la condusse, tenendola per mano e passando per il vialetto contornato da pietrine e aiuole verdeggianti, in casa. Aprendo il portone principale, spense le luci, facendo segno alla folla che all’interno l’aspettava di liberarsi in un gran coro, non appena lui le avesse sciolto la benda. Mentre Jen si reggeva al muro, lui con le dita faceva una specie di conto alla rovescia.
“Tre, due, uno!”
Mosse le mani, sciolse la benda.
Un’enorme folla di Echelon, vestiti come meglio potevano rappresentarsi, era lì ad accoglierla. Glyphics, Provehito in altum, Mythra, Triad. Ovunque. E quando Jared, Tomo e Shannon si posizionarono agli strumenti, cominciarono a cantare, come se tutto fosse stato già programmato per lei, in funzione di lei.

“I won’t suffer, be broken, get tired or wasted, surrender to nothing or give up what I started and stopped it from end to beginning, a new day is coming and I am finally free!”

Le cantarono in coro, per spronarla a reagire, mostrandole il loro sincero affetto.

“Here we are at the start, I can feel the beating of our hearts..”

Le lacrime cominciarono a scenderle sul viso, delicatamente, come se s’intrufolassero in lei in punta di piedi. Le carezzavano la pelle, le solleticavano ogni piccolo poro, nutrendolo di vita. La gioia stava inondando la sua anima. Quell’uomo l’aveva riempita, l’aveva completata. La sua famiglia, gli Echelon e i 30 Seconds to Mars, come sempre nella vita, erano stati capaci di rendere l’inferno, paradiso, eliminando il buio, dando spazio alla luce più bella, quella dell’amore.
Gioirono insieme, dimenticando il dolore.
Arrivata la sera, prima di tuffarsi a letto, Jen perse un po’ di tempo per pensare tra sé e sé, a tutto quello che le stava capitando e nel caos dei vari avvenimenti si accorse che mancava qualcosa. Da più di un mese.
Corse da Jared mentre un sorriso timido cominciò ad insinuarsi sul suo viso.
- Jared, credo di essere incinta. – si fermò immobile al centro della stanza.
La raggiunse e la baciò, ancor più timidamente, ancor più dolcemente perdendosi in lei e nell’amore più grande.
- Ogni cosa, con te.. –  

  
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