Pendula.
Di Anguilla
Marcia! XD
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Hand of fate is moving
and the finger points to you!
He knocks you to your feet and so
what are you gonna do?…
E’ come una sensazione di paralisi costante, quasi che non
ci fosse scampo da questa prigione immaginaria che va
costruendosi. Come se non avessi punti di riferimento, come
se l’unica cosa che mi rimane fosse un appiglio friabile che può disgregarsi da
un momento all’altro. Anzi, probabilmente è già disgregato. Ridotto in
polvere. Piccoli granelli di sabbia. La stessa cosa che
resterà di me quando sarò arrivato alla fine.
Difficile. E’ veramente difficile immaginarselo. Più che
altro lo trovo inaccettabile.
Osservo la pendola.
Avanti, indietro… avanti, indietro…
Oscillante, dondolante. Ma sempre
con lo stesso ritmo. Sempre fin quando non sarà distrutta, senza interrompersi…
avanti, e indietro… Scandisce il tempo. Sembra farlo apposta. Sempre volermi ricordare… il tempo che altri vivono come un tempo
qualsiasi, è in realtà il mio ultimo tempo. E
sono ben consapevole che per nessuno all’infuori di me questo fattore ha
dell’importanza.
Avanti e indietro.
Your time will come…
… your time will
come…
Pelle grinzosa. Pelle d’un rosato
grigiastro, pelle ricoperta di peli biancastri, pelle di una mummia.
Ornata di tatuaggi. Impregnata dell’odore di ciò che è
stato, di ciò che ha significato per me.
A volte mi era venuto in mente che un giorno tutto è
destinato a finire. Niente dura per sempre.
Sì, mi era sovvenuto molto spesso. Ma
ero giovane. A cinquantacinque anni ero ancora troppo giovane per preoccuparmi di ciò che sarebbe stato poi. Forse… tutti
sono ancora giovani a quell’età.
Un giorno sei un disgraziato sul ciglio dell’abisso, un
altro giorno qualcuno ti trova, tempo mezz’ora, sei il
simbolo del desiderio della popolazione Americana. Ti espandi. Ubriaco della
tua fama, di tutti quei sogni, della passione rossa sbiadita e così
morbosamente afosa… passione di che cosa, poi?
You watch the world
exploding every single night
Dancing in the sun a new born in the light(…)
E così, avanti, indietro… Sembra che
l’universo ti si apra intorno…
Sembra quasi che tu possa salire su un palcoscenico con un
microfono e qualche capellone a circondarti, sembra che il ruggito delle
chitarre, il lamento dei bassi, l’abbaiare delle batterie… tutto questo sembra
una scala. Un’insieme di scalini lisci, lisci, piatti
e facili da percorrere.
Pervasi di un profumo tanto bello da aleggiare nauseabondo.
Da una musica tanto attraente da darti fastidio. Sì, sali quella scala…
penzolante nell’abisso ma ancora troppo in alto per precipitarvi. Ondeggiante sul filo del rasoio appeso per un filo da cucire.
Un piccolo spago sottilissimo.
Avanti, e indietro…
Sali quella scala, e sali fino alla volta celeste, i
pianeti ora sono vicinissimi, il sole ti riduce in cenere, e tu prendi in mano
le stelle, una per una, e brilli di stelle, sei il
nuovo astro, la nuova superstar…
…Nothing you can
contemplate will ever be the same,
every second is a new spark,
sets the universe aflame
E tu agiti la chioma e punti il pugno contro quelle
migliaia di persone che sono venute a vedere come canti e come suoni, sono
venuti a vedere te… E da qualche parte le tue parole vengono
citate su libri e riviste, qualcuno canta le canzoni che hai scritto sotto la
doccia, nascono nuovi dei e nuovi astri, come te… ma non ti sembra possibile.
Chi mai sarà come te? Chi arriverà tanto in alto? Nessun’altro. Ci sei solo
tu. Respiri.
Respiri.
Respiri e respirano con te miliardi di persone.
Avanti, indietro… Avanti, indietro… Fermati. Adesso,
fermati.
E’ finita. Sei vecchio.
La pelle marcisce e aderisce alle ossa. Il cervello si
rimpicciolisce. Le cellule muoiono. Le malattie trionfano.
Hai solo due scelte per fare strada nel rock and roll, o
almeno questo è quello che si direbbe: muori, o dai scandalo.
Fatti secco, o fatti fotografare con il cazzo in un
calzino. Forse allora ti ricorderanno.
… lo faranno? No. Nel mio caso no.
No, non ricorderanno la mia morte come hanno ricordato Cobain, non ci saranno statue che mi raffigurino…
ero una stella. Dovevo adattarmi all’idea: il cielo trabocca di stelle. E sono tutte uguali, seppure… Alcune più calde, alcune più
fredde.
Avanti, indietro…? No. La pendola è ferma.
Il tuo cuore è fermo. O si fermerà
tra breve. E tu non puoi far più niente per evitarlo.
Osserva come la vita degli altri scorre fuori
dalle finestre in un fiume in piena dalle acque torbe, inarrestabile,
fino alla cascata, e poi all’abisso. Ed è allora, in
quell’istante fatale, che capisci tutto quello che avresti dovuto capire prima.
Allora ti rendi conto che la tua vita o la tua morte non faranno
nessuna differenza. Allora saprai che da morto, forse, ti ricorderanno più di
quand’eri vivo… o forse non ti ricorderanno affatto.
Nessuno mi ricorderà.
L’America resterà l’America. La gente continuerà a vivere.
Nessuno puoi piangerti. Possono soltanto seppellirti,
scolpire il tuo nome sulla pietra, metterci una foto, e nella cappella, la Gibson rossa di fiamme.
…the shadow of the
Wicker Man is rising up again…
L’astro morrà, e la Morte arriva, sale
le scale, e non bussa mai alla porta. Senti i suoi passi, e li ignori. Senti
che sarebbe dovuto succedere, ma non vuoi.
La pendola continua a muoversi. E
so che continuerà a muoversi anche dopo. Sempre. Come l’America.
So say goodbye to gravity and say
goodbye to death,
hello to eternity and live for every
breath.
E se esiste un’eternità, la vivrò. Ma ormai l’astro è bruciato e consumato, e non arderà nè
proverà più niente, fino alla fine di tutti i mondi.
Forse è semplicemente una questione di paura… chi vuole
ammettere d’esser morto? Per tutti costoro c’è l’aldilà. Per me ci sarà un buco
per terra, sul suolo freddo e duro. Per me ci sarà una lenta decomposizione, un
susseguirsi di passaggi naturali, fin quando nelle ossa brulicheranno vermi e
insetti sotterranei.
E la gente…
La gente passerà al cimitero, a salutare i suoi cari. Chissà che qualcuno non indugi sul mio nome e rimanga estasiato
dalle finissime e costose decorazioni in madreperla sulla chitarra. Può
darsi…
Ma so che tutti vedranno soltanto un monumento.
Costruito e frangibile. Niente di particolarmente spirituale. Una lastra di pietra e una cappella.
Con sotto delle ossa. E
fischietteranno delle mie canzoni.
Le canzoni che un tempo sgorgavano
dalla gola della carogna umana che un giorno giacerà a terra, marcescente,
puzzolente, totalmente fatto a pezzi. Com’è destino di ciascuno.
Aspettiamo questo giorno che dovrà venire. Che gli astri brucino ancora in cielo, che muoiano lascino che altri idoli
nascano a rimpiazzarli, che le guerre si susseguano e che la gente discuta,
litiga, protesti. Nessuno mai farà qualcosa di abbastanza grande da non morire
e da non finire, un giorno o l’altro… sepolto. Ricongiunto
alla terra, in tutto e per tutto.
Avanti, indietro… così, semplicemente, morirai.