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Autore: Marghe    22/03/2004    4 recensioni
Non ho idea di cosa sia ciò... @___. è soltanto una one shot che mi è venuta in mente, non in un momento di depressione, senso dell'oppressiva eternità, o altre amenità varie. Soltanto mi annoiavo, e ho scritto. Eviterei di raccontarvi la trama, tanto che non si può dire che ce ne sia una... -___- non mi aspetto apprezzamenti di sorta, dopotutto è solo il prodotto di una serata particolarmente... spallevole ^^ Il testo è "Wicker Man" degli Iron Maiden.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pendula

Pendula.

Di Anguilla Marcia! XD

 

 

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Hand of fate is moving and the finger points to you!

He knocks you to your feet and so what are you gonna do?…

 

E’ come una sensazione di paralisi costante, quasi che non ci fosse scampo da questa prigione immaginaria che va costruendosi. Come se non avessi punti di riferimento, come se l’unica cosa che mi rimane fosse un appiglio friabile che può disgregarsi da un momento all’altro. Anzi, probabilmente è già disgregato. Ridotto in polvere. Piccoli granelli di sabbia. La stessa cosa che resterà di me quando sarò arrivato alla fine.

Difficile. E’ veramente difficile immaginarselo. Più che altro lo trovo inaccettabile.

Osservo la pendola.

Avanti, indietro… avanti, indietro…

Oscillante, dondolante. Ma sempre con lo stesso ritmo. Sempre fin quando non sarà distrutta, senza interrompersi… avanti, e indietro… Scandisce il tempo. Sembra farlo apposta. Sempre volermi ricordare… il tempo che altri vivono come un tempo qualsiasi, è in realtà il mio ultimo tempo. E sono ben consapevole che per nessuno all’infuori di me questo fattore ha dell’importanza.

Avanti e indietro.

 

Your time will come…

… your time will come…

 

Pelle grinzosa. Pelle d’un rosato grigiastro, pelle ricoperta di peli biancastri, pelle di una mummia. Ornata di tatuaggi. Impregnata dell’odore di ciò che è stato, di ciò che ha significato per me.

A volte mi era venuto in mente che un giorno tutto è destinato a finire. Niente dura per sempre.

Sì, mi era sovvenuto molto spesso. Ma ero giovane. A cinquantacinque anni ero ancora troppo giovane per preoccuparmi di ciò che sarebbe stato poi. Forse… tutti sono ancora giovani a quell’età.

Un giorno sei un disgraziato sul ciglio dell’abisso, un altro giorno qualcuno ti trova, tempo mezz’ora, sei il simbolo del desiderio della popolazione Americana. Ti espandi. Ubriaco della tua fama, di tutti quei sogni, della passione rossa sbiadita e così morbosamente afosa… passione di che cosa, poi?

 

You watch the world exploding every single night

  Dancing in the sun a new born in the light(…)

 

E così, avanti, indietro… Sembra che l’universo ti si apra intorno…

Sembra quasi che tu possa salire su un palcoscenico con un microfono e qualche capellone a circondarti, sembra che il ruggito delle chitarre, il lamento dei bassi, l’abbaiare delle batterie… tutto questo sembra una scala. Un’insieme di scalini lisci, lisci, piatti e facili da percorrere.

Pervasi di un profumo tanto bello da aleggiare nauseabondo. Da una musica tanto attraente da darti fastidio. Sì, sali quella scala… penzolante nell’abisso ma ancora troppo in alto per precipitarvi. Ondeggiante sul filo del rasoio appeso per un filo da cucire. Un piccolo spago sottilissimo.

Avanti, e indietro…

Sali quella scala, e sali fino alla volta celeste, i pianeti ora sono vicinissimi, il sole ti riduce in cenere, e tu prendi in mano le stelle, una per una, e brilli di stelle, sei il nuovo astro, la nuova superstar

 

…Nothing you can contemplate will ever be the same,

every second is a new spark,

sets the universe aflame

 

E tu agiti la chioma e punti il pugno contro quelle migliaia di persone che sono venute a vedere come canti e come suoni, sono venuti a vedere te… E da qualche parte le tue parole vengono citate su libri e riviste, qualcuno canta le canzoni che hai scritto sotto la doccia, nascono nuovi dei e nuovi astri, come te… ma non ti sembra possibile. Chi mai sarà come te? Chi arriverà tanto in alto? Nessun’altro. Ci sei solo tu. Respiri.

Respiri.

Respiri e respirano con te miliardi di persone.

Avanti, indietro… Avanti, indietro… Fermati. Adesso, fermati. 

 

E’ finita. Sei vecchio.

 

La pelle marcisce e aderisce alle ossa. Il cervello si rimpicciolisce. Le cellule muoiono. Le malattie trionfano.

Hai solo due scelte per fare strada nel rock and roll, o almeno questo è quello che si direbbe: muori, o dai scandalo. Fatti secco, o fatti fotografare con il cazzo in un calzino. Forse allora ti ricorderanno.

… lo faranno? No. Nel mio caso no.

No, non ricorderanno la mia morte come hanno ricordato Cobain, non ci saranno statue che mi raffigurino… ero una stella. Dovevo adattarmi all’idea: il cielo trabocca di stelle. E sono tutte uguali, seppure… Alcune più calde, alcune più fredde.

 

Avanti, indietro…? No. La pendola è ferma.

Il tuo cuore è fermo. O si fermerà tra breve. E tu non puoi far più niente per evitarlo.

 

Osserva come la vita degli altri scorre fuori dalle finestre in un fiume in piena dalle acque torbe, inarrestabile, fino alla cascata, e poi all’abisso. Ed è allora, in quell’istante fatale, che capisci tutto quello che avresti dovuto capire prima. Allora ti rendi conto che la tua vita o la tua morte non faranno nessuna differenza. Allora saprai che da morto, forse, ti ricorderanno più di quand’eri vivo… o forse non ti ricorderanno affatto.

Nessuno mi ricorderà.

L’America resterà l’America. La gente continuerà a vivere. Nessuno puoi piangerti. Possono soltanto seppellirti, scolpire il tuo nome sulla pietra, metterci una foto, e nella cappella, la Gibson rossa di fiamme.

 

…the shadow of the Wicker Man is rising up again…

 

L’astro morrà, e la Morte arriva, sale le scale, e non bussa mai alla porta. Senti i suoi passi, e li ignori. Senti che sarebbe dovuto succedere, ma non vuoi.

La pendola continua a muoversi. E so che continuerà a muoversi anche dopo. Sempre. Come l’America.

 

So say goodbye to gravity and say goodbye to death,

hello to eternity and live for every breath.

 

E se esiste un’eternità, la vivrò. Ma ormai l’astro è bruciato e consumato, e non arderà nè proverà più niente, fino alla fine di tutti i mondi.

Forse è semplicemente una questione di paura… chi vuole ammettere d’esser morto? Per tutti costoro c’è l’aldilà. Per me ci sarà un buco per terra, sul suolo freddo e duro. Per me ci sarà una lenta decomposizione, un susseguirsi di passaggi naturali, fin quando nelle ossa brulicheranno vermi e insetti sotterranei.

E la gente…

La gente passerà al cimitero, a salutare i suoi cari. Chissà che qualcuno non indugi sul mio nome e rimanga estasiato dalle finissime e costose decorazioni in madreperla sulla chitarra. Può darsi…

Ma so che tutti vedranno soltanto un monumento. Costruito e frangibile. Niente di particolarmente spirituale. Una lastra di pietra e una cappella.

Con sotto delle ossa. E fischietteranno delle mie canzoni.

Le canzoni che un tempo sgorgavano dalla gola della carogna umana che un giorno giacerà a terra, marcescente, puzzolente, totalmente fatto a pezzi. Com’è destino di ciascuno.

 

Aspettiamo questo giorno che dovrà venire. Che gli astri brucino ancora in cielo, che muoiano lascino che altri idoli nascano a rimpiazzarli, che le guerre si susseguano e che la gente discuta, litiga, protesti. Nessuno mai farà qualcosa di abbastanza grande da non morire e da non finire, un giorno o l’altro… sepolto. Ricongiunto alla terra, in tutto e per tutto.

 

Avanti, indietro… così, semplicemente, morirai.

 

  
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