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Autore: Sky_July    13/07/2006    16 recensioni
Un matrimonio. Una bambina in arrivo. Un compleanno. Un incidente. Queste sono le premesse della mia prima fanfiction su Kodomo no Omocha. Devo dire che è una fanfiction un po' insolita, perché penso che mai e poi mai qualcuno farebbe accadere quello che ho fatto accadere io. Comunque sia, spero che vi riesca a trasmettere qualcosa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io e te, un solo significato
Breve premessa..
I nostri personaggi hanno ventiquattro anni, e ognuno di loro ha percorso la sua strada con esiti abbastanza positivi. Ora mi odierete perché non posso anticipare nulla di più, ma durante i nuovi capitoli tutto diventerà più chiaro. Comunque non tirate conclusioni affrettate.
Inoltre, questa fanfiction si basa sul manga, ma ci sono dei riferimenti del cartone animato e cercherò con tutta me stessa di non cambiare i personaggi, cercherò di mantenerli uguali a come li conoscete. Perciò, accetto consigli su cambiamenti e su proposte.
Ora vi lascio al mio primo capitolo. Buona lettura!

Era seduto per terra, accanto al divano, da quasi un'ora, stava ricordando. Ricordare lo feriva, lo faceva sentire male ma era inevitabile ricordare il passato.
Un'ora prima, stava cercando un libro nel salotto, e dal libro era caduto un amuleto viola. Lo aveva riposto lì per non vederlo mai più. Solo vederlo gli ricordava quel tremendo giorno. Quel giorno era indelebile nella sua memoria anche dopo quattro anni.

Un fischio della gomma che frenava violentemente, un rumore improvviso, un brutto presentimento, questo aveva sentito quando era lì in quel supermercato.

Quattro anni fa, c'era stato un incidente. Una macchina aveva investito una donna. La gente dilagava intorno alla donna, immobile per terra, parlava parlava ma l'ambulanza non arrivava. Non riusciva a percepire neanche in lontananza il suono della sirena.

E poi, l'attesa quella eterna attesa e quella promessa strappata tra la morte e la vita, sentiva di avere paura. Paura di perderla per sempre. Ma lei era sempre stata una donna forte, corraggiosa e tenace. Non poteva morire. No.

Un altro flash back, ricordava il dottore che gli parlava, con un volto serio, non triste per la terribile notizia, era ovvio quante volte aveva dato quella notizia, quante volte aveva finto di essere dispiaciuto, ma quella era solo una maschera perché dopo aver informato i parenti del paziente, lo attendeva un'altra operazione e forse un'altra squallida notizia. Tanto per lui non era importante se i parenti del paziente avrebbero vissuto per gli anni successivi in incertezza, imbevuti di speranza, che si spegneva anno dopo anno.

Prima di lasciarlo in quello stato di dormiveglia, attento ma stanco, le aveva donato un qualcosa di prezioso, le aveva donato Namiko.

Namiko era la loro figlia, aveva quattro anni ed era identica alla madre, per aspetto e per carattere. Era l'incarnazione della vita, Namiko voleva vivere.

Solo per lei, aveva continuato a vivere tutti quegli anni, aveva cercato di mantenere la promessa che aveva fatto a Sana su quella maledetta strada, aveva cercato di occuparsi di Namiko nel miglior modo possibile.

Namiko, dal canto suo, era molto indipendente, cercava di aiutare il padre, ma non le pesava, per lei la vita non era un peso, era una gioia. Proprio come pensava Sana.

Gli venne in mente un altro flash back, lui che stringeva la mano di Sana fra le sue, lei sdraiata sulla strada.

Aveva un'espressione stanca, ma ebbe la forza di parlare.

S: Akito.

A: Si, Sana. Sono qui.

S: Mi devi promettere una cosa.

A: Cosa?

S: Promettimi che ti prenderai cura di Namiko. Qualsiasi cosa succeda.

A: No, non dire così. Ce ne prenderemo cura insieme e tu mi insegnerai a fare il genitore. Mi dirai di non portarla alle lezioni di karate, di non viziarla..

Anche se lui aveva intenzione di tranquillizzarla non ci riusciva, la sua voce tremava leggermente, lei era importante per lui, e lui era importante per lei. Avrebbero entrambi dato la vita per l'altro.

S: Akito, ti prego. Promettimelo.

A: No, Sana! Io non voglio. Perché questo significherebbe che..

S: Che io vi starò sempre vicino. Ma tu ti dovrai prendere cura di lei.

A: Io non so se ne sarò in grado.

S: Io ne sono sicura. Dille che le ho dato la vita per "amore".

A quelle parole, Sana svenì e da quattro anni non aveva più riaperto gli occhi. Non gli aveva più urlato, né picchiato. Niente.

Ora era solo lui e sua figlia. Tutto il resto non contava più nulla.

  
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