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Autore: reggina    16/11/2011    8 recensioni
Se la morte di Anthony fosse stato solo l'ennesimo tranello di Iriza, complice la zia Elroy, nei riguardi della dolce Candy? Se il ragazzo, ignaro di ciò, fosse sopravvissuto alla caduta da cavallo, perdendo però i ricordi del suo passato? La vita della giovane sarebbe stata diversa?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony Brown, Candice White Andrew (Candy)
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La rosa profuma di tutta la storia:

Incorona gli amanti,

È sparsa davanti alle spose e agli eroi,

Brilla alla fiaccola di mille feste,

Cade in una pioggia di mille cavalcate,

Sta a mazzi nelle braccia dei Santi,

È simboli di amore e di eternità,

Simbolo di amori terreni e della Regina dei Cieli.

Protegge chi muore con una coltre gentile.

Porta speranza al cuore infranto.

Parla per il taciturno:

È messaggio d’amore e di desiderio.

È passione, trionfo, gioia.

È il dono di un cuore ad un altro

(Pam Brown)

Il Michigan, il lago delle grandi acque, si stagliava con le sue tonalità azzurrognole e scure e i suoi suoni placidi ad abbracciare le colline limitrofe di Lakewood.

Candy correva felice per raggiungere la sommità di una di quelle, la collina dove era cresciuta e dove avrebbe continuato la sua vita.

Di tanto in tanto una spruzzata di piccoli fiori gialli di tormentilla le stuzzicava le gambe nude e piccole chiazze verdi si frapponevano sul rosa del suo sobrio vestito.

Le tornarono in mente le “gonne verdi” di cui aveva parlato qualche giorno prima la zia Elroy e si ritrovò ad arrossire: non voleva dare adito a scherni e a battute bonarie che l’avrebbero avuta come vittima prescelta dagli amici.

I raggi obliqui del sole meridiano catturavano un pomeriggio senza tempo nella ridente località americana e tutto sembrava perfetto per rendere indimenticabile il giorno che avrebbe celebrato Annie ed Archie.

“Avanti Klin, corri!”

Spronò il procione, il suo più grande amico di sempre, affrettando il passo per arrivare prima possibile all’orfanotrofio.

I latrati di Mina e il suo scodinzolare allegro accoglievano quanti arrivavano alla festa: la grossa cagnolona, in preda all’euforia per essere circondata da tante attenzioni, si divideva tra i giochi e i richiami dei bambini, il porgere una zampa affettuosamente a chi la richiamava e il tenere sotto controllo i lavori di allestimento del buffet.

Miss Pony e Suor Maria si prodigavano per tenere tutto sotto controllo: avevano orecchie per ascoltare e mani per accogliere tutti.

Accanto a loro la zia Elroy, sia pur con un certo disagio, cercava di essere di aiuto e cercava di sistemare la tavolata.

All’improvviso Mina sbucò di soppiatto e le poggiò le zampe al petto facendola cadere in terra.

I bambini dapprima risero a quella scena, poi leggendo rimprovero negli occhi di Suor Maria limitarono altre reazioni che potevano apparire offensive verso la vecchia signora.

Avendo assistito alla scena, Candy affrettò il passo per accertarsi che la zia non si fosse fatta male.

Quando fu quasi giunta fu bloccata dalla risata allegra di Elroy.

“Erano secoli che non mi divertivo così tanto!”

Ammise accarezzando Mina.

L’affermazione sconcertò William Albert Andrew a pochi metri di distanza da lei.

“Visto che dai dei soldini a Miss Pony e a Suor Maria per aiutarle a farci crescere sei il nostro benefattore…o anche il nostro quasi papà?”

Gli stava chiedendo una bambina sui quattro anni.

“Noi non abbiamo un papà!”

L’apostrofò Jimmy, masticando un filo d’erba e carezzando la puzzola di Albert.

Il nuovo patriarca degli Andrew aveva ripreso l’abitudine di “raccattare animali feriti nel bosco”, come soleva dire la zia Elroy, per poi risanarli e tenerli con sé.

“Non posso essere il vostro papà ma vostro amico sì! Un grande amico!”

Propose Albert trovandoli tutti concordi.

Candy stava per raggiungere Annie, raggiante e bellissima quel pomeriggio, quando venne immobilizzata da una corda tirata al lazzo.

“L’allievo supera il maestro!”

Esultò Tom, in sella a Furia: contento di essere, sia pur con qualche inganno, riuscito a battere il “Capo” imbattibile quando da ragazzini giocavano a rodeo.

“Si usando modi meschini e ingannevoli!”

Si finse risentita Candy per poi scoppiare a ridere con lui e con Annie.

Suor Maria e Miss Pony guardavano con amore materno quel terzetto di ragazzi: era stato difficile lascarli andare ed ora era ancora più bello rivederli uniti.

La casa di Pony sarebbe sempre stata la loro casa: sulle verdeggianti colline circostanti avevano imparato le loro prime parole e i loro primi giochi, con le soffici coltri di neve d’America avevano costruito i loro pupazzi di neve e fatto i loro giochi con gli slittini, sulle siepi dei recinti avevano sbucciato le loro ginocchia e le stelle di Lakewood erano tornate ogni sera a raccogliere le lor risate e le lacrime di chi conosce la vita, iniziando a crescere.

Erano giovani e, come le religiose avevano detto un giorno ad Anthony, la giovinezza e l’amore rendono tutto possibile purché non si sprechino.

“Candy ho una sorpresa per te!”

Le andò incontrò la signorina Brighton, seguita dal suo quasi marito.

“Domani al mio matrimonio ci sarà una persona speciale!”

Aveva pronunciato la frase a voce più alta, quasi fosse l’imput per richiamare qualcuno.

Voltando l’angolo, Patty raggiunse il gruppetto con la piccola Iris tra le braccia.

“Ciao Candy!”

Le due amiche si abbracciarono senza bisogno di parole. Patty era stata sulla tomba di Stear prima di andare alla festa e aveva parlato a lungo con lui.

Era stato un po’ come rivederlo e questo aveva lenito il dolore degli ultimi mesi e dato nuove speranze per il futuro.

“Dov’è Anthony?”

Nella confusione dei saluti, la giovane infermiera non si era accorta dell’assenza della persona più importante per lei.

“Ha giocato a fare castelli e case degli indiani con noi, con cumuli di terra e poi ha detto che ti avrebbe aspettato accanto a Papà Albero!”

L’avvisarono i bambini.

“Torno subito!”

Avvisò Candy prendendo a correre verso la sua collina.

“Non correre a quel modo Candy!”

Venne accompagnata dalla raccomandazione che Miss Pony le rivolgeva sempre quando era bambina.

Il grande abete sovrastava, alto e maestoso, lo spazio circostante e faceva ombra all’erba sotto i suoi aghi verdi.

Avvicinandosi Candy fu sopraffatta da un senso di malinconia e di tristi pensieri: l’ultima volta che si era rivolta a papà albero era stato poco prima di partire per la Saint Paul School.

Credeva di aver perso Anthony allora e aveva sempre affidato le sue domande all’abete, sicura che avrebbe potuto trovare le risposte per lei.

Le gironzolarono, come in quei tristi giorni, le parole che Anthony le aveva detto pochi giorni prima della caccia alla volpe per tranquillizzarla.

“Le rose ad ogni inverno appassiscono per risbocciare più belle l’estate successiva! Ma anche se non rifioriscono continuano a vivere e a restare per sempre belle nel cuore di chi le ha amate!”

“Anthony…Anthony dove sei?”

Iniziò a chiamarlo, avendo scorto la sua stampella abbandonata sull’erba.

“Aspetta non avvicinarti!”

La fermò il ragazzo, che stava con la schiena contro il tronco di papà albero.

“Voglio venire io da te!”

Si staccò dal sostegno e, prima che Candy potesse obiettare, claudicò verso di lei con passi incerti.

Quel piccolo progresso rese felici entrambi.

“Ti stavo aspettando! Devi mostrarmi un posto che voglio conoscere da tanto tempo!”

“Si andiamo sulla mia amata collina di Pony!”

Acconsentì Candy prendendolo per mano e mostrandogli ogni angolo della terra della sua infanzia: ogni lembo di terra custodiva un aneddoto, un fiore, un piccolo pezzo custodiva anche la Dolce Candy che Candy vi aveva piantato nei tempi difficili, vinta dal dolore.

Quando ogni angolo fu esplorato si lasciarono cadere in terra, senza preoccuparsi del tempo che volevano tutto per loro.

“Stavo pensando ad una nuova rosa! Ho già i bulbi da seminare…quando sboccerà te la regalerò!”

Rivelò all’improvviso Anthony.

“E se non sarà il mio compleanno?”

Rise la bella figlia adottiva degli Andrew, girandosi sulla pancia e portando le mani sotto il mento per fissarlo negli occhi.

“La darò alla stessa ragazza a cui ho dato la Dolce Candy ma stavolta per…chiederla in sposa!”

A quella dichiarazione Candy trasalì, lo bacio con trasporto, ridendo , piangendo e poi facendo entrambe le cose contemporaneamente.

“Ne sono sempre più sicuro: sei più carina quando ridi!”

La prese in giro Anthony, poi entrambi sentirono un suono di cornamuse nelle vicinanze.

“Hai sentito anche tu?”

Sussurrò Anthony.

“Sembra uno strisciare di lumache!”

Commentò Candy, come aveva detto la prima volta che lo aveva udito al suo principe della collina.

Poi il suono della cornamusa si fece sempre più distante e scomparve nelle acque del lago Michigan.

Albert avendo scorto i giovani nipoti a coccolarsi e a farsi promesse d’amore, aveva preferito fare la strada lunga e costeggiare le rive del lago: dopotutto Candy aveva già trovato il suo principe.

Fine

   
 
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