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Autore: Alyce_Maya    17/11/2011    13 recensioni
- Alice, non Quella Alice, che annoiata decide di dare ascolto ad una inserzione trovata su internet che le propone "un viaggio all'Inferno dantesco".
- Caronte, non brutto e vecchio, ma giovane, bello e cantante in una rock band.
- Gironi infernali che sono più prove per minare la pazienza della protagonista che non veri e propri luoghi di punizione.
→ Ce la farà Alice a raggiungere il Paradiso? O resterà a godersi i piaceri dell'Inferno? ←
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I'M BACK!
Ebbene si, non vi ho abbandonati, o meglio, non ho abbandonato questa storia! (e non intendo farlo)
Come ho già detto in precedenza potranno anche passare anni tra un capitolo e l'altro ma continuerò questa storia fino a quando non l'avrò finita (e mi dispiace dirlo ma non manca molto ç__ç).
Comunque scusate davvero se ho lasciato che passassero 2/3 mesi alla cavolo, ma non ero in grado di scrivere: poco tempo, poca ispirazione, altri impegni... Insomma un sacco di cose mi hanno tenuta lontana da questa storia!!
In ogni caso (grazie anche a qualche VELATA minaccia di morte xP) ora sono di nuovo qua con il quattordicesimo capitolo...

Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi (o che sono arrivati da poco) e BUONA LETTURA!! ^_^

 

CAPITOLO 14 - Quando la fine si avvicina, arrivano i Giganti! -

 


< Allora vuoi dirmi chi è si o no? >, chiese per l'ennesima volta Caronte.
Adesso so che potrà sembrarvi assurdo, ma sono certa che mi stesse facendo una scenata di gelosia.
Il che non aveva senso, perchè lui non provava niente per me, giusto?!
Ecco, chiarito questo - perchè, lo ripeto, Caronte non poteva avere una cotta per me - se volete vi spiego che stava succedendo: il mio affascin... Ehm, il mio accompagnatore stava sbraitando da mezz'ora per sapere chi fosse, parole sue, "il sicuramente orribile ragazzotto di cui dovevo cercare un poster grandezza naturale da appendere in camera".
Insomma, era se stesso a ben pensarci: faceva il cretino urlando a destra e a manca cose senza senso.
< Ma non ti sei ancora stancato?! Ti ho ripetuto mille volte che non è nessuno... >, dissi alzando gli occhi al cielo.
"Beh Tom Felton non è proprio nessuno", si sentì in dovere di intromettersi Vocina.
< Non ti ci mettere anche tu, per favore... >, la supplicai.
Caronte intanto continuava con i suoi monologhi sulle ingiustizie della vita e sul dispiacere di essere confinato in un lavoro dove ben poche belle ragazze gli facevano visita.
< E questo cosa c'entra? >, chiesi bloccandolo.
< Beh se non facessi questo lavoro potrei sfondare con la mia band, diventare famoso e a quel punto avere tante belle ragazze che comprano il MIO poster e non quello di un damerino biondo >, spiegò.
< Allora lo sai chi è Tom Felton >, lo accusai.
< Ti ho appena fatto un complimento e tu pensi a quello? >.
Inarcai un sopracciglio.
Io quel complimento non l'avevo visto neanche con il canocchiale.
Caronte sbuffò impaziente.
< Ho velatamente accennato al fatto che tu potresti essere una di quelle BELLE ragazze che comprerebbero il MIO poster >, gesticolò.
"Temo di aver bisogno di un aiuto Vocina...", pensai rivolta a lei.
"Che c'è?".
"Mi ha per caso dato della bella ragazza?", le domandai con pensiero stridulo.
"Si direi di si, e, dato che sono certa tu non te ne sia accorta, ti rivelo un'altra cosa se vuoi", disse maliziosa.
"Spara".
"Ti sta dietro come un cagnolino da quando ti ha chiesto il numero di telefono!", rise.
< Ma non dire cavolate! >, dissi a voce troppo alta.
Caronte mi fissò stupito.
< Ce l'hai con me? >, chiese.
Mi ritrovai ad arrossire come un pomodoro.
< Ehm no, parlavo con Vocina >, sussurrai.
Lui accennò un dolce sorriso e mi accarezzò una guancia. < Sei davvero adorabile quando fai così >, disse.
Arrossì ancora di più e mi ritrovai a balbettare suoni senza senso compiuto.
< Fa caldo qua dentro, vero?! >, chiesi a quel punto per distogliere l'attenzione di entrambi da quel discorso.
Stavo soffocando, ci saranno stati almeno un 40° in quel posto ne ero certa.
In più se ripensavo alle parole di Caronte e Vocina non potevo far altro che ribollire ancora di più dall'interno, cosa che poi mi portava ad avere ancora più caldo.
< Oddio ho bisogno di una doccia >, me ne uscii all'improvviso.
Caronte mi lanciò uno sguardo ammiccante e sorrise maliziosamente.
< Se ti serve una mano sono disponibile >, disse.
Lo fulminai con lo sguardo.
< Grazie ma so cavarmela da sola e non osare neanche pensare a quello che credo tu stia pensando >, lo minacciai.
Lui rise forte.
< E com'è che sai a cosa sto pensando? Ci stai facendo un pensierino anche tu, per caso? >, ammiccò.
Trattenni bruscamente il fiato.
Come osava quello sbruffone fare simili insinuazioni sulla mia regale persona?!
"Hai notato che quando sei particolarmente imbarazzata tendi a parlare come una dama dell'800?", chiese Vocina ghignando.
Mandata al diavolo anche lei, feci un paio di respiri profondi e decisi di ignorare entrambi.
Un po di silenzio fino al prossimo girone avrebbe fatto bene a tutti.
Ad un certo punto vidi Caronte alzare la mano come un bravo scolaro che chiede la parola per poter dire la sua.
< Che vuoi? >, chiesi bruscamente.
< Sai ho una di quelle domande esistenziali che mi tormentano da una vita e volevo sapere se eri disposta a dare una risposta alla mia domanda >, fece cortese e distaccato.
Mi scappò una risata.
Era davvero buffo.
< Cosa vorresti sapere? >, mi arresi.
Lui si sistemò in modo da potermi guardare dritto negli occhi.
< Già che siamo in tema: perchè voi donne state ore e ore sotto la doccia? >, domandò.
Lo fissai con sufficienza facendogli intendere che era ovvio: < Perchè noi abbiamo più cose da lavare rispetto a voi >, risposi sicura di me.
Lui mi guardò confuso per poi puntare, sfacciatamente, lo sguardo sul mio petto.
Indignata, gli tirai un pugno sulla spalla.
< Maiale! Mi riferivo alla testa! Cosa che voi uomini decisamente non avete! >.
Lui si massaggiò la spalla dolorante guardandomi sdegnato.
"Ahah sai anche a me vengono in mente un paio di cose che gli uomini devono lavarsi che non non abbiamo", rise sguaiatamente Vocina.
< Ma ti prego! Sei una pervertita! >, le dissi scioccata.
Lei continuò a ridere mentre Caronte prese a guardarmi storto.
< Non è affatto gentile da parte tua >, disse offeso.
Lo liquidai con una scrollata di spalle: lui faceva di tutto per farmi arrossire e farmi sentire una cretina, io davo a lui dell'idiota. Era più che equo, non vi pare?!
< Comunque, quanti gironi mancano? >, chiesi incuriosita.
Ormai dovevamo essere quasi alla fine.
"Non pensi sia triste? Non rivedremo più Caronte", pensò dispiaciuta Vi.
< Mhm se non sbaglio, dopo questo, ce ne saranno massimo altri due >, rispose con sguardo triste.
Non ne capivo il motivo: anche lui, come Vocina, aveva paura che non ci saremmo più visti?!
Insomma la nostra città di certo non era una metropoli, in qualche modo avremmo potuto trovarci ancora! E poi lui aveva anche il mio numero di cellulare: una chiamata e tutto risolto.
< Senti... >, cominciò Caronte.
Lo fissai incuriosita ma lui non finì la frase: senza neanche rendermene conto, eravamo arrivati davanti al portone del girone che recitava "I Giganti hanno passi pesanti".
< Non ha senso! >, dissi a Caronte indicando il cartello.
< E cosa ne ha qua dentro? >, chiese di rimando.
Continuava ad avere quello sguardo mezzo triste.
< Vai ci vediamo all'uscita >, disse e sparì dietro l'angolo.
Guardai ancora per qualche secondo il punto in cui era scomparso poco prima per poi incamminarmi all'interno del girone.
Feci tutto il corridoio con la mente altrove tanto che, quando arrivai al centro della stanza, non mi accorsi neanche di un enorme omone che mi si era piazzato davanti e mi gridava davanti alla faccia.
Urlò e urlò mentre io continuavo a pensare a Caronte.
< Basta, ci rinuncio >, fece il gigante davanti a me. < Ma non hai neanche un po di paura? >, chiese.
< Eh? >, feci distratta.
< Dimmi piccola ragazza, cosa ti preoccupa? >, chiese gentilmente l'omone sedendosi difronte a me.
Quando si gettò a terra, lo scossone fu tale da farmi quasi cadere: era davvero enorme quel gigante ora che ci facevo caso.
< Vedi non so se, finito questo viaggio, rivedrò più Caronte >, confessai.
Era bizzarro confidarsi con uno sconosciuto, per di più alto oltre tre metri.
Ma, andiamo, chi ero io per giudicare?!
< Ahah non essere sciocca piccoletta >, rise divertito. < Gli unici che rischiano di non rivederlo siamo noi giganti: per noi è così piccolo che rischiamo di passargli accanto senza neanche accorgercene. Ma, per tua fortuna, tu hai le sue stesse dimensioni e questo non potrà mai accadere >, mi rincuorò il gigante.
Risi divertita.
< Si, penso tu abbia ragione >, dissi. < Ora credo proprio di dover andare, Caronte ancora non lo sa che per noi sarà decisamente semplice rivederci >.
Il gigante annuì e mi indicò l'uscita.
Feci la strada correndo e ridendo felice, lo ammetto, di aver finalmente capito quello che Vocina stava cercando di dirmi da un pezzo: io ero cotta di Caronte e, per mia fortuna, anche lui lo era di me.

 

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A voi il giudizio!! ;-)

Alla prossimaaaa!! Un bacio!! =)

   
 
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