Cap.
1
Il
suono della sveglia risuonava forte nella sua testa e, dallo stato di
coma profondo dovuto alla comodità del divano del suo monolocale,
era saltata sull’attenti pronta a iniziare un’altra giornata.
Vogliamo
aggiungere un’altra “qualità”
a Violet? Era molto critica con se stessa.
E
da buona torturatrice dell’animo si stava punendo nei
più svariati modi possibili
immaginabili, tanto per esempio si stava sottoponendo ad una doccia
fredda e si
era negata la colazione.
Pensava
che se non riusciva a gestire la sua vita e a controllare le sue
cattive
abitudini non sarebbe mai riuscita a gestire nient’altro
nella vita, per questo
era così severa con se stessa.
Sempre
per la stessa qualità si negava le feste che duravano fino a
tardi, e come
Cenerentola rientrava a casa prima della
Ma a Violet non importava di ciò che
pensavano gli altri.
Pronta
in poco tempo per uscire aveva preso il suo amato iPod e cartella e si
era
diretta alla fermata dell’autobus; la aspettavano la bellezza
di trenta minuti di
viaggio per raggiungere la scuola, questo non la rendeva di certo felice,
ma in
quel tempo poteva leggere e isolarsi nel suo mondo fatto di fantasia e
se
necessario poteva anche ripassare le lezioni.
La
musica e la lettura era i suoi veri interessi; da quando si era
emancipata dai genitori
e si era trasferita nel monolocale, aveva speso la maggior parte dei suoi risparmi in CD e
libri. Erano
l’unico svago che si concedeva davvero.
La
musica creava l’atmosfera e stimolava i pensieri, mentre la
lettura ampliava
gli orizzonti e concedeva una visione alternativa della vita.
I
romanzi che leggeva erano per lo più romantici, ma lei
sapeva benissimo che si
discostavano dalla realtà e che le storie raccontate erano
inventate e che
relazioni del genere si vedevano solo nei film del grande schermo.
Passavano
le ore a scuola e lei prendeva appunti per poter fare meno fatica a
studiare a
casa; era un metodo collaudato e questo le permetteva di avere
più tempo per
coltivare i suoi interessi.
Dopo
la mattinata di scuola faceva il turno pomeridiano alla cassa del
negozio
alimentari e questo le garantiva i soldi necessari per le sue varie
spese.
Grazie allo sconto da lavoratore dipendente aveva un bel risparmio
sugli
alimentari di prima necessità, più i vari sconti
sulla merce che era sugli
scaffali da qualche giorno. Questo era davvero una pacchia, risparmiava
davvero
tanto e in più era avvantaggiata dal fatto che non mangiasse
molto.
Il
suo esile corpicino riusciva a incamerare quantità di cibo
assai limitate. Non
guadagnava molto, per sole tre ore al giorno, ma l’affitto non
era un problema,
grazie alla sua eccellente media scolastica la scuola le pagava quel
misero
appartamento. Ma si accontentava. A caval donato non si guarda in
bocca.
La
neve scendeva fitta e nonostante a casa avesse il
riscaldamento a Violet piaceva passare il tardo
pomeriggio post-lavoro a leggere nel Café della signora Callaway, la quale a causa della
neve e dell’età era temporaneamente impossibilitata a servire ai tavoli. La poverina era
caduta un paio di giorni prima, scivolando su della neve compattata
che stava
diventando ghiaccio.
Con l’avvento dell’inverno sembrava che andasse in
letargo non solo la natura, ma anche il settore servizi. Potevano passare giorni senza che nessuno pulisse le strade e solo dopo le numerose proteste che interrompevano la quiete del municipio il servizio veniva ripristinato.
Ecco perché quel Nathan lavorava lì, la signora Callaway aveva bisogno di una mano visto che era segregata alla cassa con tanto di gesso decorato dai suoi
nipoti.