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Autore: Buildingalife    17/11/2011    0 recensioni
Marte era quel tipo di posto che potevano permettersi solo i sognatori, non tutti erano alla sua altezza.
Beh, io ero una grande sognatrice, per me era il posto perfetto.
Ma erano tante le persone che dopo aver saputo dell'esistenza della vita sulla Terra, vi avevano fatto un viaggio per vedere com'era, e poi, guarda un po', non sono più tornate.
Quindi mi chiedevo, era effettivamente un posto migliore del mio?
Genere: Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sentii più niente, niente tranne delle forti braccia prendermi.
L'uomo che mi aveva preso ora, seduto su una panchina, mi teneva stretta a sè, accarezzandomi i capelli.
Era Jared? Ditemi di sì, vi prego.
Avevo paura. Alzare la testa e vedere chi era o no?
Decisi di alzarla.
Oh, sì, era lui, grazie al cielo.
Non sapevo che fare, la tensione si era allentata?
Mi alzai.
O meglio, tentai di alzarmi,  perchè quelle braccia mi tennero a lui.
Esitai all'inizio, ma poi poggiai la testa sul suo petto, mi sentii al sicuro tra quelle braccia.
Mi continuava ad accarezzare i capelli.
Sentii qualcosa che bagnava i miei capelli. Piccole gocce.
Pioveva ora?
C'era la pioggia?
Mi voltai per vedere se c'era ancora il sole.
No, il sole non c'era più.
Nei suoi occhi, il sole era tramontato.
Ops, scusate, volevate sapere se in ciò che tutti comunemente chiamate 'cielo' c'era ancora il sole? Si, là c'era.
Ma il Mio cielo era un altro.
E da quel cielo, sì, stava piovendo.
Non ho mai visto un tramonto così triste. In genere è bello guardare il tramonto, no?
Beh, no in quel caso non lo era.
Ci guardammo dritti negli occhi senza dirci niente, e non ce ne era bisogno.
Continuava a piovere.
Col dorso della mano iniziai ad asciugare la pioggia.
Avevo deciso di richiederglielo, avevo deciso di richiedergli se mi amava ancora.
"Mi ami ancora?" gli chiesi tremando, e urlando dentro di me, mentre il cuore si preparava a scoppiare in un miliardo di pezzi.
Annuì. "Sì." disse lui.
Fu il 'sì' più bello che sentii in tutta la mia vita.
Piansi.
Che palle, piangevo per ogni cosa.
Ma quelle erano lacrime di gioia.
"Non piangere..." disse lui a bassa voce.
"Se non piangi tu, non piango io." dissi sempre a bassa voce come lui, con un tono solenne.
Mi sorrise dolcemente, e in quel momento, sentii le mie labbra occupate.
Fu un bacio pieno di dolcezza. 
Un lungo bacio.
E quando le nostre labbra si staccarono, capii che era tutto perdonato.
"Scusa." gli sussurrai all'orecchio.
Lui mi abbracciò, mi strinse forte a sè, come prima. 
Non volevo più alzarmi sinceramente.
"Andiamo."
Ah, giusto, dovevamo andare alle prove del suo concerto.
Ci alzammo, e lui controllò il suo cellulare.
"Dieci chiamate perse da Shan... Merda. Mi sa che siamo un po' in ritardo."
Corremmo verso la sua macchina.
 
Quando arrivammo, Shan era...beh si era incazzato nero.
"Abbiamo un concerto stasera, lo sai?! Lo sai vero?! Dove stavi, eh?" disse tutto rosso dalla rabbia.
Jared era un po' impaurito, non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva un pochino di paura.
Scoppiai a ridere, la scena era esilarante, Shan urlava, Jared sembrava una pecorella, e Tomo stava dietro a baciarsi con Vicki, fregandosene di ciò che accadeva.
Shannon mi guardò malissimo, ma Jared si avvicinò e con un sorrisetto malefico mi prese in braccio e iniziò a farmi il solletico, e si unì anche suo fratello in seguito.
Dopo tanti "basta" che gridai, decisero finalmente di lasciarmi stare, e andarono a provare.
Iniziarono con una canzone chiamata "Closer to the edge".
Li ascoltai con la bocca aperta. Non per modo dire, tanto che alla fine Tomo è venuto a chiudermela, dicendomi: "Così ti scende la bavetta e ti sporchi.", che scemo.
Arrivò "The Kill".
E poi tante altre canzoni, tra cui una chiamata "A beautiful lie", una "From Yesterday", una "Buddha for Mary", e tante altre.
Le emozioni che mi inondarono mentre li ascoltavo, erano indescrivibili.
Cosa avevo fatto tutto quel tempo su Marte? Mi spiegate?
Tutto questo era molto meglio.
Arrivò una canzone più lenta delle altre, non mi ricordo il titolo, ma parlava del rapporto tra sogno e realtà, dove ci si chiede se è stato un sogno o no. Ah, forse il titolo era proprio quello: "Was it a dream?".
Avevo gli occhi lucidi, era tutto fantastico.
 
Finite le prove, mancava un'oretta e mezzo al concerto, e i ragazzi decisero di prendere qualcosa da mangiare e rilassarsi, sdraiati nei divanetti dei camerini.
Decisero di andare il chitarrista e il batterista, per lasciare me e il signor voce da angelo da soli.
Eravamo sdraiati insieme nel divanetto, con le sue braccia che mi avvolgevano e mi proteggevano, e le sue dita che disegnavano qualcosa sulle mie mani.
Il suo profumo inondava la stanza, e soprattutto, inondava me.
Come avevo fatto a vivere, soltanto vivere, prima di lui?
Era questo il famoso "amore"? 
Forse allora non era esagerato dire che qualcun'altro è la tua metà. Perchè lui, mi completava, era una parte di me, come se fossimo due pezzi di puzzle che si incastrano perfettamente.
"Sei tutto." sentii una voce all'orecchio dirmi questo.
Ma quella voce era reale? Mi sembrava la voce di un angelo più che altro.
Ma, aspettate, lui era un angelo, quindi sì, potevo stare tranquilla.
   
 
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